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Riscatto della laurea: INPS responsabile della notifica negativa Riscatto della laurea: l’INPS è responsabile della mancata ricezione della risposta se inviata all’indirizzo errato del richiedente

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Riscatto della laurea: INPS onerato a comunicazione efficace

Sulla responsabilità dell’INPS in merito alla notifica fallita di una comunicazione relativa al riscatto della laurea fa chiarezza l’ordinanza della Corte di Cassazione n. 23911/2025. Gli Ermellini ribadiscono in particolare che l’onere di una comunicazione efficace ricade sull’ente previdenziale. L’INPS non può limitarsi a inviare l’atto a un indirizzo vecchio se ha la possibilità di conoscerne uno aggiornato. Questo principio tutela il diritto del cittadino a portare a termine la procedura di riscatto, impedendo che un errore o una negligenza dell’ente possano causare un pregiudizio economico.

Domanda di riscatto della laurea: il diritto si sviluppa in diverse fasi

La vicenda ha inizio con la domanda di riscatto presentata da un lavoratore all’INPS nel 1981. Dopo molti anni il lavoratore scopre di non avere la copertura contributiva per il periodo di studi, poiché la risposta dell’INPS era tornata al mittente per “compiuta giacenza”. Il richiedente contesta l’operato dell’INPS, sostenendo che l’ente non ha rispettato le proprie procedure interne che prevedono verifiche e un nuovo invio delle comunicazioni che non sono state recapitate.

Il Tribunale respinge le eccezioni dell’INPS, chiarendo che il diritto al riscatto della laurea si sviluppa in più fasi. La domanda iniziale è solo il primo passo; il processo si completa solo dopo che l’INPS comunica l’importo da versare e il lavoratore effettua il pagamento. Di conseguenza, non si applicano i termini di prescrizione o decadenza finché l’INPS non adempie correttamente al suo obbligo di comunicazione. Inoltre, il Tribunale stabilisce che non si può parlare di rinuncia tacita da parte del lavoratore.

La Corte d’appello di Torino conferma la decisione di primo grado e respinge anche in seconda istanza il ricorso dell’INPS, confermando la condanna dell’ente a comunicare al richiedente l’importo della riserva matematica per il riscatto del periodo di studi. La somma viene calcolata secondo le normative e le tabelle vigenti all’epoca della domanda iniziale, nel 1981, e non con i parametri attuali.

INPS: sufficiente la notifica inviata all’indirizzo del richiedente

L’INPS a questo punto ricorre in Cassazione. Per l’Ente la notifica deve ritenersi valida una volta inviata all’indirizzo fornito dal richiedente, senza l’obbligo di compiere ulteriori accertamenti. L’INPS ritiene piuttosto che la responsabilità sia del lavoratore per la mancata comunicazione del cambio di residenza e che la mancata ricezione comporti la decadenza del diritto a quelle condizioni.

Riscatto della laurea: presunzione di conoscenza

La Corte di Cassazione però rigetta il ricorso dell’INPS. I giudici evidenziano infatti che la notifica si presume conosciuta solo se inviata all’indirizzo corretto del destinatario. Nel caso in esame, il richiedente aveva formalizzato il suo cambio di residenza nel 1990, e l’INPS ne era a conoscenza grazie a documenti lavorativi inviati nel 1991 e 1992. Di conseguenza, l’ente non ha dimostrato di aver agito con la dovuta diligenza per accertare il nuovo indirizzo. La presunzione di conoscenza non opera se il destinatario si trova, senza sua colpa, nell’impossibilità di ricevere la comunicazione. Ora, poiché la notifica dell’INPS non è giunta all’indirizzo corretto, i termini per il riscatto non sono mai partiti per il lavoratore.

 

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