pensione supplementare

Pensione supplementare Pensione supplementare: definizione, destinatari, requisiti, funzionamento, domanda e giurisprudenza di rilievo

Cos’è la pensione supplementare?

La pensione supplementare è un trattamento previdenziale erogato su domanda dell’interessato e dei superstiti. Essa consente di far valere i contributi che il lavoratore ha versato in una gestione previdenziale diversa rispetto a quella in cui ha maturato ed è diventato titolare di pensione. Questa prestazione consente quindi di valorizzare i contributi versati, integrando la pensione principale già percepita da un altro ente previdenziale.

In base al soggetto che richiede la prestazione, ossia il titolare della pensione o il parente superstite, la pensione supplementare può essere di vecchiaia, di invalidità e ai superstiti.

A chi è rivolta la pensione supplementare

Essa spetta:

  • per i contributi versati all’AGO (FPLD – Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti e gestioni speciali degli autonomi) ai lavoratori che sono titolari di una pensione a carico di un fondo esclusivo, esonerativo o sostitutivo;
  • ai pensionati già titolari di un trattamento previdenziale principale presso un altro ente (ad esempio, FPLS);
  • ai pensionati che percepiscono il trattamento a carico del Fondo Clero destinato ai ministri del culto di confessioni diverse rispetto a quella cattolica;
  • coloro che percepiscono assegni vitalizi al posto della pensione.

Come funziona

L’importo della prestazione viene calcolato in base ai contributi versati nell’AGO. Il calcolo avviene con il sistema retributivo, misto o contributivo, a seconda della data di versamento dei contributi e dell’anzianità contributiva del richiedente.

Requisiti principali

  • Età pensionabile: il richiedente deve aver raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia nella gestione in cui si richiede la pensione supplementare:
  • Titolarità o liquidazione in corso della pensione principale;
  • Contributi insufficienti per la pensione autonoma nella gestione in cui si chiede la pensione supplementare.

Requisiti specifici sono richiesti per la pensione supplementare di invalidità e ai superstiti.

Quanto spetta con la pensione supplementare

L’importo della pensione supplementare dipende da diversi fattori;

  • contributi versati;
  • sistema di calcolo applicabile (retributivo o contributivo).
  • rivalutazione dei contributi versati.

Non esiste un importo fisso, ma in media la misura è rappresentata da una percentuale limitata della pensione principale.

Come fare domanda per la pensione supplementare

La domanda deve essere presentata telematicamente all’INPS attraverso i seguenti canali:

  • Portale INPS: accedendo con SPID, CIE o CNS.
  • Patronati e CAF: che forniscono assistenza gratuita nella compilazione e invio della richiesta.
  • Contact Center INPS: numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare.

Documenti necessari

  • Documento d’identità e codice fiscale.
  • Certificazione dell’ente previdenziale principale attestante la titolarità della pensione.
  • Estratto conto contributivo INPS per verificare i periodi di contribuzione AGO.

Giurisprudenza rilevante

Diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno chiarito aspetti rilevanti dell’istituto:

Cassazione n. 29247/2023

La pensione supplementare rappresenta un beneficio autonomo e distinto, il cui regime di età pensionabile deve essere determinato in base alla data di presentazione della domanda amministrativa per tale pensione, e non alla data in cui si maturano i requisiti per la pensione principale. Di conseguenza, le clausole di salvaguardia relative ai requisiti anagrafici e contributivi, previste per la pensione di anzianità o di vecchiaia, non sono applicabili al trattamento della pensione supplementare.

Cassazione n. 36199/2023

Un assicurato iscritto alla gestione separata, che possiede anche contributi versati presso l’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), ha la possibilità di scegliere tra due opzioni:

– ottenere una pensione autonoma a carico dell’AGO, utilizzando i contributi maturati in quella gestione, e impiegare quelli della gestione separata per una pensione supplementare.

– concentrare tutti i contributi nella gestione separata, al fine di ottenere un’unica pensione calcolata con il metodo contributivo.

La decisione spetta esclusivamente all’interessato. Pertanto, l’integrazione dei contributi maturati in altre gestioni nella gestione separata può avvenire solo su esplicita richiesta. Fino a quando il pensionato non esprime questa volontà, tali contributi non possono essere considerati nella gestione separata.

Cassazione n. 31519/2021

Il decreto ministeriale 2 maggio 1996, n. 282, art. 1, comma 2, stabilisce che:

  • Pensione supplementare: gli iscritti alla gestione separata che non raggiungono i requisiti per una pensione autonoma possono ottenerne una supplementare se sono titolari di un trattamento pensionistico erogato dall’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o da altre gestioni previdenziali obbligatorie (come le forme esclusive e sostitutive dell’AGO, le gestioni speciali per i lavoratori autonomi e le casse dei liberi professionisti).
  • Requisiti anagrafici: per accedere al trattamento pensionistico supplementare, è necessario soddisfare il requisito di età previsto dalla L. 335/1995, art. 1, comma 20.
  • Utilizzo dei contributi: i contributi versati nella gestione separata, insufficienti per una pensione autonoma, vengono utilizzati per calcolare il trattamento supplementare.
  • Autonomia del beneficio: la pensione supplementare è distinta dal trattamento principale sia per la decorrenza (dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda) sia per il calcolo, che include eventuali aumenti per i familiari.
  • Aggiornamenti normativi: il requisito anagrafico è soggetto a modifiche legislative nel tempo, in base al regime della gestione presso cui si richiede il trattamento supplementare.

 

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pensioni

Pensioni: le indicazioni Inps sulle novità della legge di bilancio L'istituto fornisce indicazioni sulle nuove disposizioni introdotte dalla legge di bilancio 2025 in materia di pensioni

Pensioni e legge di bilancio 2025

La legge di bilancio 2025 ha previsto nuove disposizioni in materia di pensioni. Alcune sono di immediata applicazione, altre per la loro piena operatività necessitano dell’emanazione di decreti ministeriali attuativi. L’INPS, pertanto, con la circolare n. 53 del 5 marzo 2025, condivisa con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, fornisce le indicazioni per l’applicazione delle disposizioni normative di immediata operatività.

La circolare INPS

In particolare, la circolare illustra:

  • gli effetti pensionistici derivanti dalla modifica dei limiti ordinamentali;
  • l’abrogazione dell’articolo 2-ter del decreto-legge n. 30 del 1974, sull’utilizzazione dei contributi accreditati nell’AGO ai pensionati delle gestioni dei lavoratori autonomi;
  • l’estensione di Opzione donna alle lavoratrici che abbiano perfezionato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2024;
  • la pensione anticipata flessibile al raggiungimento, nel 2025, dell’età di almeno 62 anni e dell’anzianità contributiva minima di 41 anni;
  • la proroga dell’APE Sociale al 31 dicembre 2025;
  • l’incremento delle pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS per il 2025 e il 2026;
  • l’aumento dell’importo dell’incremento della maggiorazione sociale per il 2025;
  • la riduzione, fino a 16 mesi, del requisito anagrafico per accedere alla pensione contributiva in favore delle lavoratrici madri con quattro o più figli.

Circolare dopo decreti attuativi

Una successiva circolare, anticipa infine l’istituto, fornirà le istruzioni sulle disposizioni in materia pensionistica introdotte dalla legge di bilancio 2025 che necessitano dell’emanazione dei decreti ministeriali attuativi.

lavori usuranti

Lavori usuranti: domanda pensione entro il 1° maggio L'INPS ha fornito istruzioni sulla domanda di pensione anticipata per lavori usuranti per chi matura i requisiti dal 2026

Lavori usuranti: le istruzioni INPS

L’INPS ha fornito le istruzioni per la domanda per la pensione anticipata per lavori usuranti. Già con il messaggio n. 812/2024, l’istituto aveva fornito importanti indicazioni per i lavoratori che desiderano richiedere il riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti.

Domande entro il 1° maggio 2025

Le domande devono essere presentate entro il 1° maggio 2025 per coloro che maturano i requisiti per il pensionamento dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2026.

L’opportunità è rivolta non solo ai lavoratori dipendenti, ma anche a quelli del settore privato che hanno accumulato contributi in gestioni speciali per lavoratori autonomi.

È fondamentale, raccomanda l’INPS, che la documentazione necessaria venga presentata telematicamente, utilizzando il modulo AP45 e includendo la documentazione specificata nel decreto del Ministro del Lavoro.

I requisiti

I requisiti per accedere al trattamento pensionistico variano a seconda della categoria di lavoratori. Ad esempio, i lavoratori dipendenti devono avere almeno 35 anni di anzianità contributiva e un’età minima di 61 anni e 7 mesi, mentre i lavoratori autonomi devono avere un’età minima di 62 anni e 7 mesi.

Come presentare domanda

Per poter beneficiare del riconoscimento lavori usuranti, l’Istituto con il messaggio 5 marzo 2025, n. 801 ricorda, da ultimo, che la presentazione della domanda oltre il termine stabilito comporterà un differimento della decorrenza della pensione; è consigliabile, quindi, rispettare la scadenza, per non subire ritardi nei pagamenti.

Nel messaggio n. 801/2025 sono presenti tutti i dettagli, la documentazione necessaria e le indicazioni specifiche sui requisiti e sulla procedura da seguire.

incentivo al posticipo

Incentivo al posticipo del pensionamento: al via le domande Implementato dall'Inps il servizio per la presentazione della domanda di incentivo al posticipo del pensionamento

Incentivo posticipo pensionamento

Con il messaggio n. 799/2025, l’INPS ha reso noto di aver implementato il servizio per la presentazione della domanda di incentivo al posticipo del pensionamento.

Il servizio online, che gestisce le domande di pensione, consente la presentazione della domanda dell’incentivo, previsto dalla legge di bilancio 2023 (art. 1, legge 29 dicembre 2022, n. 197) e modificato dalla legge di bilancio 2025 (art. 1, legge 30 dicembre 2024, n. 207).

Come richiederlo

lavori usuranti

Lavori usuranti Lavori usuranti: cosa sono, chi rientra nell'elenco, qual è la normativa e come ottenere la pensione anticipata

Cosa sono i lavori usuranti

I lavori usuranti sono quelle attività lavorative caratterizzate da un’elevata gravosità fisica o da condizioni ambientali particolarmente difficili, che possono compromettere la salute del lavoratore nel lungo periodo. A causa di tali fattori, chi svolge queste mansioni ha diritto alla pensione anticipata rispetto ai requisiti ordinari previsti per la pensione di vecchiaia.

Quali sono i lavori usuranti

Secondo il D.Lgs. 67/2011, rientrano tra i lavori usuranti le seguenti categorie:

  • Lavori in galleria, cave o miniere con esposizione a polveri e agenti nocivi.
  • Lavori in cassoni ad aria compressa e ad alte pressioni.
  • Lavori svolti ad alte temperature, come in fonderie o forni industriali.
  • Lavori notturni svolti per almeno 64 notti all’anno.
  • Lavori su turni con almeno 6 ore tra mezzanotte e le 5 del mattino.
  • Conducenti di veicoli adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo, con capacità superiore a 9 posti.
  • Lavori di catena nell’industria manifatturiera, come il settore tessile o alimentare.

Perché danno diritto alla pensione anticipata?

L’esposizione prolungata a condizioni di lavoro gravose incide negativamente sulla salute del lavoratore, determinando un maggiore rischio di patologie professionali. Per questa ragione, la legge prevede misure previdenziali specifiche che consentono ai lavoratori usuranti di accedere alla pensione con requisiti ridotti.

Requisiti per la pensione anticipata

La pensione anticipata per i lavori usuranti può essere ottenuta con:

  • Quota 97,6: almeno 61 anni e 7 mesi di età, con 35 anni di contributi (per i dipendenti).
  • Quota 98,6: almeno 62 anni e 7 mesi di età, con 35 anni di contributi (per gli autonomi).
  • Pensione anticipata con Ape Sociale per chi ha almeno 63 anni di età e 36 anni di contributi.

Normativa di riferimento

Le principali norme che regolano i benefici previdenziali per i lavoratori usuranti sono:

  • D.Lgs. 67/2011: disciplina i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata.
  • Legge 232/2016 (Legge di Bilancio 2017): introduce l’Ape Sociale per alcune categorie.
  • D.L. 4/2019: modifica alcuni requisiti di accesso alla pensione anticipata.

Come fare domanda lavori usuranti

La domanda deve essere presentata all’INPS entro il 1° maggio di ogni anno per poter usufruire del pensionamento anticipato nell’anno successivo.

Procedura:

  1. Verifica dei requisiti contributivi attraverso l’estratto conto INPS.
  2. Presentazione della domanda tramite:
    • Portale INPS (SPID, CIE o CNS);
    • Patronati e CAF;
    • Contact Center INPS (803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare).
  3. Attesa della certificazione INPS che confermi il diritto alla pensione anticipata.
  4. Presentazione della domanda di pensione vera e propria, una volta ottenuta la certificazione.

Giurisprudenza rilevante

La Corte di Cassazione e il Consiglio di Stato hanno emesso diverse sentenze sui lavori usuranti:

  • Cass. civ. n. 27390/2019: ha chiarito che l’attività lavorativa deve essere valutata nella sua continuità per stabilire il diritto alla pensione anticipata.
  • Cass. civ. n. 4568/2020: ha stabilito che anche i lavoratori part-time possono accedere ai benefici se dimostrano la continuità dell’attività usurante.
  • Cons. Stato n. 789/2021: ha affermato che l’onere della prova della natura usurante dell’attività spetta al lavoratore, ma l’INPS deve fornire criteri oggettivi di valutazione.

 

riscatto contributi omessi

Riscatto contributi omessi: le novità del Collegato lavoro Riscatto contributi omessi: anche il lavoratore e i suoi superstiti hanno il diritto di chiedere la rendita vitalizia con oneri a loro carico

Riscatto contributi omessi: contesto normativo e novità

La legge n. 203/2024, entrata in vigore il 12 gennaio 2025, ha modificato l’articolo 13 della legge n. 1338/1962, introducendo importanti novità in materia di riscatto dei contributi previdenziali omessi dal datore di lavoro. Questa modifica legislativa rappresenta un passo significativo verso la tutela dei diritti dei lavoratori, offrendo loro la possibilità di sanare periodi contributivi scoperti e di garantire una pensione più adeguata.

Riscatto contributi: il diritto del lavoratore

La nuova disposizione riconosce anche al lavoratore e ai suoi superstiti il diritto di richiedere la costituzione di una rendita vitalizia a proprio carico per gli oneri contributivi omessi e prescritti dovuti dal datore di lavoro. Questo significa che, anche in caso di inadempienza del datore di lavoro, il lavoratore può intervenire per colmare le lacune contributive e assicurarsi una copertura previdenziale completa.

Requisiti e modalità di richiesta

Per ottenere la rendita vitalizia, il lavoratore deve dimostrare l’esistenza e la durata del rapporto di lavoro, la qualifica ricoperta e le somme percepite a titolo di retribuzione. La richiesta può essere presentata solo dopo che sia decorso il termine di prescrizione per l’esercizio delle facoltà previste dai commi 2 e 5 dell’articolo 13 della legge n. 1338/1962.

Riscatto contributi: il ruolo dell’INPS

L’INPS, con la circolare n. 48 del 24 febbraio 2025, ha fornito le istruzioni amministrative necessarie per l’applicazione della nuova normativa. L’Istituto sottolinea l’importanza della verifica della prescrizione dei diritti del datore di lavoro e del lavoratore, nonché della corretta documentazione del rapporto di lavoro.

La prova del rapporto di lavoro

Un aspetto cruciale è la prova del rapporto di lavoro. Il lavoratore deve fornire documentazione che attesti l’effettiva prestazione lavorativa, la sua durata e la retribuzione percepita. A tal fine, possono essere utilizzati diversi tipi di documenti, come contratti di lavoro, buste paga, comunicazioni aziendali e testimonianze.

Implicazioni e vantaggi per i lavoratori

La nuova normativa offre ai lavoratori una maggiore tutela e la possibilità di sanare periodi contributivi scoperti, anche in situazioni complesse. Questo rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore equità nel sistema previdenziale.

Le novità in sintesi

  • Autonomia del lavoratore: il lavoratore e i suoi eredi possono ora agire autonomamente, senza limiti di tempo.
  • Onere finanziario: il lavoratore si assume interamente l’onere del riscatto.
  • Prescrizione: la richiesta di riscatto da parte del lavoro è possibile solo dopo la prescrizione dei diritto del datore di lavoro e del lavoratore in sostituzione.
  • Prova del rapporto: il lavoratore deve dimostrare il periodo di lavoro.
  • Ruolo dell’INPS: l’INPS verifica la corretta applicazione della normativa e nella circolare detta regole specifiche per la richiesta della rendita a seconda che l’istanza venga presentata prima o dopo l’entrata in vigore del collegato lavoro, legge n. 203/2024.

 

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pensione di reversibilità

Pensione di reversibilità Pensione di reversibilità: definizione, beneficiari, riduzioni per reddito del beneficiario, perdita, coma fare domanda e giurisprudenza

Cos’è la pensione di reversibilità?

La pensione di reversibilità, detta anche “pensione ai superstiti”, è una prestazione economica erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. Se il lavoratore era ancora in attività al momento del decesso e aveva maturato almeno 15 anni di contributi o 5 anni (di cui almeno 3 negli ultimi 5 anni), la prestazione viene riconosciuta sotto forma di “pensione indiretta”.

A chi spetta la pensione di reversibilità?

L’INPS eroga la pensione di reversibilità ai seguenti soggetti, secondo un ordine di priorità stabilito dalla normativa vigente:

  1. coniuge superstite (o l’unito civilmente): inclusi il coniuge separato e divorziato (se titolare di assegno divorzile e non risposato);
  2. figli: minori, studenti fino a 26 anni (se a carico del defunto) o inabili al lavoro;
  3. genitori: se a carico del defunto e di età superiore a 65 anni.
  4. fratelli e sorelle: se inabili al lavoro, a carico del defunto e non titolari di altra pensione.

Importo della pensione di reversibilità

L’importo della pensione varia in base al rapporto di parentela con il defunto:

  • Coniuge: 60% della pensione del deceduto.
  • Coniuge e un figlio: 80%.
  • Coniuge e due o più figli: 100%.
  • Un solo figlio: 70%.
  • Due figli: 80%.
  • Tre o più figli: 100%.
  • Genitori, fratelli e sorelle: 15% ciascuno, fino a un massimo del 100%.

Riduzione per reddito

L’importo della pensione di reversibilità può essere ridotto in base al reddito del beneficiario. Per il 2025 questi i tagli:

  • Nessuna riduzione se il reddito non supera i 23.579,22 euro;
  • Riduzione del 25% se il reddito è compreso tra 23.579,22 e 31.438,96 euro;
  • Riduzione del 40% se il reddito è compreso tra 31.438,96 e 39.298,70 euro;
  • Riduzione del 50% per redditi che superano i 39.298,70 euro.

Quando si perde la pensione di reversibilità?

La pensione di reversibilità può essere revocata nei seguenti casi:

  • Nuovo matrimonio del coniuge superstite: viene erogata un’indennità pari a due annualità della pensione e poi cessata.
  • Perdita dei requisiti di età o di dipendenza economica per figli, genitori, fratelli e sorelle.
  • Condanna per omicidio del pensionato da parte del beneficiario (art. 463 c.c.).

Come fare domanda

La richiesta va presentata online tramite il sito dell’INPS, tramite patronato o al Contact Center INPS al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164 164 da cellulare.

Documenti necessari

  • Documento d’identità e codice fiscale del richiedente.
  • Certificato di morte del pensionato/lavoratore deceduto.
  • Autocertificazione di stato di famiglia.
  • Dichiarazione reddituale del richiedente.
  • Se separato/divorziato: sentenza di separazione/divorzio e attestazione assegno divorzile.

Giurisprudenza rilevante

La Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze fondamentali in materia:

Cassazione n. 14287/2024: Chi era a carico di un familiare che percepiva una pensione di reversibilità, e non una pensione diretta, non ha diritto a ottenere, a sua volta, la pensione di reversibilità alla morte di quest’ultimo.

Cassazione civile SU n. 22434/2018: Il coniuge divorziato che ha ricevuto l’assegno divorzile in un’unica soluzione non ha diritto alla pensione di reversibilità. Ai fini del riconoscimento di tale prestazione, secondo l’art. 9 della L. 1 dicembre 1970, n. 898, modificato dalla L. 6 marzo 1987, n. 74, è necessario che l’ex coniuge sia titolare di un assegno divorzile attuale e concretamente fruibile al momento della morte dell’ex coniuge. La semplice esistenza di un precedente diritto all’assegno, se già estinto mediante pagamento in un’unica soluzione, non è sufficiente per ottenere la pensione di reversibilità.

Cassazione civile n. 24694/2021: La pensione di reversibilità non spetta alle convivenze di fatto terminate prima dell’entrata in vigore della legge n. 76/2016 sulle unioni civili.

Nel caso esaminato, il partner superstite di un architetto deceduto prima della legge aveva richiesto l’applicazione retroattiva della norma per ottenere la pensione di reversibilità. La Corte d’Appello aveva accolto la richiesta, basandosi sull’art. 2 della Costituzione e senza coinvolgere la Corte Costituzionale. Tuttavia, la Cassazione ha annullato la decisione, ribadendo il principio di irretroattività delle leggi ed escludendo un contrasto diretto con la Costituzione.

 

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cumulo della pensione

Cumulo della pensione Cumulo della pensione: cos'è, come funziona, requisiti, quando conviene, come fare domanda e giurisprudenza  

Cos’è il cumulo della pensione?

Il cumulo pensionistico è un meccanismo che consente ai lavoratori di sommare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali senza dover effettuare la ricongiunzione onerosa. Questo strumento è stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2013 (Legge n. 228/2012) e successivamente modificato dalla Legge n. 232/2016. Il decreto legislativo n. 4/2019 inoltre ha esteso il beneficio del cumulo pensionistico anche a chi desidera andare in pensione con quota 100.

Grazie al cumulo, i lavoratori che hanno contribuito a più enti previdenziali possono ottenere un’unica pensione, evitando di perdere i periodi contributivi maturati in diverse casse previdenziali.

Come funziona il cumulo della pensione?

Il cumulo dei periodi assicurativi permette di raggiungere i requisiti per la pensione considerando i contributi versati in diverse gestioni, tra cui:

  • INPS (Fondo pensione lavoratori dipendenti e gestione separata);
  • Casse previdenziali dei liberi professionisti (come INARCASSA, CNPADC, ENPAM, ENASARCO);
  • Ex-INPDAP, Ex-ENPALS.

Il calcolo della pensione avviene con il sistema pro-rata, ossia ogni ente eroga la quota di pensione relativa ai contributi versati nella propria gestione, applicando il sistema di calcolo vigente (retributivo, misto o contributivo).

Quali sono i requisiti per il cumulo?

I principali requisiti per accedere al cumulo pensionistico sono:

  • per la pensione di vecchiaia: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi
  • per la pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.
  • per la pensione dei lavoratori che hanno svolto attività usuranti: regole specifiche per alcune categorie di lavoratori con attività gravose.

Quando conviene il cumulo pensionistico?

Il cumulo pensionistico è vantaggioso quando:

  • si hanno contributi in diverse gestioni previdenziali e si vuole evitare la ricongiunzione onerosa;
  • si desidera accedere alla pensione anticipata considerando tutti i contributi accumulati;
  • si vuole ottenere un trattamento pensionistico più favorevole rispetto al calcolo con singole gestioni.

Tuttavia, potrebbe non essere conveniente se:

  • una gestione previdenziale offre condizioni migliori di calcolo rispetto ad altre;
  • l’importo finale risulta penalizzante rispetto a un’altra opzione disponibile (come il riscatto o la totalizzazione).

Come presentare domanda di cumulo pensionistico?

Per richiedere il cumulo dei periodi assicurativi, il lavoratore deve:

  1. Accedere al sito INPS con SPID, CIE o CNS e compilare la richiesta online.
  2. Rivolgersi a un patronato o CAF, che fornisce assistenza gratuita nella presentazione della domanda.
  3. Contattare direttamente la cassa previdenziale di appartenenza, nel caso di contributi versati a enti diversi dall’Inps.

Giurisprudenza rilevante sul cumulo pensionistico

Diverse sentenze hanno chiarito aspetti importanti dell’istituto del cumulo pensionistico:

Cassazione n. 15329/2024: Per la pensione di vecchiaia nella gestione separata, se l’assicurato sceglie di includere anche i contributi versati nell’assicurazione generale obbligatoria, ricorrendo all’istituto del cumulo dei contributi, il trattamento pensionistico non decorre dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dell’età pensionabile, ma dalla data di presentazione della domanda di opzione, come previsto dall’art. 3 del D.M. n. 282/1996 e dall’art. 6 della L. n. 155/1981, poiché solo da quel momento tali contributi possono essere considerati per il calcolo della pensione.

Cassazione n. 3635/2023:  La legge non prevede alcun divieto per un professionista iscritto a un ente di previdenza che desideri ricongiungere i contributi versati alla propria cassa con quelli accreditati nella Gestione Separata dell’INPS.

 

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assegno di vedovanza

Assegno di vedovanza Assegno di vedovanza: cos'è, a chi spetta, come richiederlo e che cosa ha chiarito la Cassazione quando lo ha riconosciuto

Cos’è l’assegno di vedovanza?

L’assegno di vedovanza è un’integrazione economica riconosciuta ai titolari di pensione di reversibilità che si trovano in condizioni di invalidità totale o che hanno diritto all’accompagnamento. Questa misura di sostegno è rivolta a vedovi e vedove con gravi difficoltà economiche e viene erogata dall’INPS.

Introdotto per tutelare economicamente i superstiti invalidi, l’assegno di vedovanza può essere cumulato con la pensione di reversibilità.

A chi spetta l’assegno

L’assegno di vedovanza è destinato a:

  • vedovi o vedove titolari di pensione di reversibilità;
  • con un’invalidità riconosciuta del 100% o essere titolari dell’indennità di accompagnamento;
  • in difficoltà economiche, con redditi entro i limiti stabiliti dall’INPS.

Sono esclusi da questo beneficio i veloci e le vedovi di lavoratori autonomi iscritti alla gestione Inps come artigiani, mezzadri, coloni e commercianti.

Come fare domanda

Per ottenere l’assegno di vedovanza, il richiedente deve seguire questi passaggi:

Verifica dei requisiti: controllare il grado di invalidità e la titolarità della pensione di reversibilità.

Raccolta della documentazione:

  • certificato medico che attesti l’invalidità;
  • ultima dichiarazione dei redditi per dimostrare la situazione economica;
  • modulo INPS specifico per la richiesta;
  • certificato di morte del coniuge, per calcolare la decorrenza dello stato di vedovanza;
  • documento di identità e codice fiscale.

Presentazione della domanda

  • Online tramite il portale INPS con SPID, CIE o CNS.
  • Presso un CAF o Patronato, che offre assistenza gratuita.
  • Chiamando il Contact Center INPS (803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare).

Attesa dell’esito: l’INPS risponde entro 90 giorni dalla presentazione della domanda.

Importo dell’assegno di vedovanza

L’assegno di vedovanza viene calcolato in base alla pensione di reversibilità e all’invalidità del richiedente.

L’importo può variare ogni anno in base alla rivalutazione INPS e si attesta attualmente intorno a 53 euro  euro mensili. Tale cifra viene erogata in aggiunta alla pensione di reversibilità e può essere richiesta anche per gli arretrati degli ultimi 5 anni, se in passato non è mai stata avanzata questa richiesta.

Giurisprudenza rilevante

La Cassazione è stata la prima a riconoscere l’assegno di vedovanza e a fornire importanti chiarimenti sulla sua spettanza.

Cassazione n. 7668/1996: ha aperto la strada al riconoscimento dell’assegno di vedovanza. In coniuge inabile al lavoro rientra infatti tra i possibili destinatari dell’assegno nucleo familiare anche in assenza di contitolari della reversibilità. La Cassazione con questa pronuncia ha infatti sancito che l’assegno per il nucleo familiare, regolato dall’art. 2 del D.L. 69/1988 (convertito in L. 153/1988), è un sostegno economico destinato alle famiglie in condizioni di bisogno. L’importo varia in base al numero di componenti, al reddito e alla presenza di soggetti con disabilità o difficoltà permanenti che impediscano lo svolgimento di un lavoro produttivo. Secondo il comma 8 dello stesso articolo, l’assegno spetta anche al coniuge superstite titolare di pensione per i superstiti, se affetto da un’infermità che ne comprometta in modo assoluto e permanente la capacità lavorativa.

 

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Contributi figurativi Contributi figurativi: cosa sono, quando si possono riscattare, normativa di riferimento, come chiederli e giurisprudenza  

Cosa sono i contributi figurativi

I contributi figurativi sono periodi di contribuzione accreditati dall’INPS senza un effettivo versamento da parte del lavoratore o del datore di lavoro. Sono riconosciuti in determinate situazioni che impediscono la normale attività lavorativa, in modo da garantire la continuità dei diritti previdenziali e pensionistici. Questi contributi possono essere determinanti per il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, anticipata o per altre prestazioni previdenziali.

Quando si possono ottenere i contributi figurativi

I contributi figurativi possono essere riconosciuti automaticamente dall’INPS o su richiesta del lavoratore. Le principali situazioni in cui vengono concessi includono:

  • disoccupazione indennizzata NASpI;
  • cassa integrazione e integrazioni salariali;
  • maternità e congedo parentale (sia per lavoratrici dipendenti che autonome);
  • malattia e infortunio sul lavoro;
  • servizio militare o civile;
  • aspettativa per cariche elettive o sindacali;
  • congedo per donne vittime di violenza:
  • periodi di assistenza a familiari con disabilità grave;
  • permessi per donazione di midollo osseo e sangue
  • periodo di studio universitario riscattato.

Normativa di riferimento

La disciplina dei contributi figurativi è regolata da diverse norme, tra cui:

  • Legge n. 155/1981: ha introdotto il riconoscimento dei contributi figurativi per la disoccupazione indennizzata;
  • Lgs. n. 564/1996: disciplina il riscatto dei periodi di studio universitario;
  • Legge n. 388/2000: ha esteso il riconoscimento automatico di alcuni contributi figurativi;
  • Legge n. 335/1995 (Riforma Dini): ha riformato il sistema previdenziale, introducendo il calcolo contributivo anche per i contributi figurativi;
  • Legge n. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017): ha ampliato i diritti ai contributi figurativi per lavoratori in determinate condizioni.

Come fare domanda per il riscatto

Alcuni contributi figurativi vengono accreditati automaticamente, mentre altri devono essere richiesti all’INPS. Ecco come procedere:

  1. Verifica della posizione contributiva: consultando l’estratto conto previdenziale tramite il portale INPS.
  2. Presentazione della domanda: attraverso:
    • Il portale INPS con accesso tramite SPID, CIE o CNS;
    • Patronati o CAF che forniscono assistenza gratuita;
    • Contact Center INPS (numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare).
  3. Attesa dellistruttoria: l’INPS verifica la documentazione e comunica l’esito della richiesta.

Per il riscatto dei periodi di studio universitario, è prevista la possibilità di accedere al riscatto agevolato, introdotto dal Decreto-Legge n. 4/2019, che consente il versamento di contributi a condizioni vantaggiose.

Giurisprudenza rilevante

La Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze in materia di contributi figurativi:

Cassazione n. 20828/2022: Non è ammissibile richiedere in giudizio solo l’accertamento del grado di invalidità per ottenere prestazioni previdenziali o assistenziali, poiché non si possono proporre azioni autonome su singoli elementi di un diritto senza richiederne il riconoscimento complessivo. Nel caso specifico, il contribuente, non avendo presentato domanda amministrativa per la pensione, non poteva chiedere in giudizio l’accredito dei contributi figurativi.

Cassazione n. 4254/2023: La contribuzione figurativa è una copertura assicurativa garantita dallo Stato per proteggere i lavoratori nei periodi in cui, senza loro colpa, l’attività lavorativa è sospesa. Si tratta di un accreditamento fittizio dei contributi per situazioni eccezionali rispetto alla contribuzione obbligatoria, come malattia, infortunio, servizio militare, maternità, disoccupazione e incarichi pubblici. Pur essendo regolata dalla legge, mantiene la sua natura anche se concessa d’ufficio o su richiesta.

Cassazione n. 24916/2024:  Nel sistema previsto dall’art. 24, comma 10, della legge n. 214/2011, che consente la pensione anticipata con un’anzianità contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne, è possibile includere la contribuzione figurativa. Diversamente, nel sistema di cui al comma 11, che prevede il pensionamento anticipato anche in base all’età anagrafica, la contribuzione richiesta deve essere effettiva.

 

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