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Compenso dell’avvocato: spese liquidate sul decisum La Cassazione stabilisce che i compensi professionali dell’avvocato devono essere liquidati in base al decisum e non al petitum

Compenso dell'avvocato

La vicenda processuale

Compenso dell’avvocato: un legale aveva impugnato in Cassazione la decisione con cui la Corte d’appello aveva rideterminato i suoi compensi professionali sulla base del valore effettivo della lite definito dal giudice (decisum) e non in base allo scaglione riferito alla domanda originaria (petitum).

Secondo il ricorrente, il criterio applicato non rispettava le tariffe corrispondenti allo scaglione della domanda, da cui sarebbe derivato un maggiore riconoscimento degli onorari.

La decisione della Suprema Corte

La Cassazione civile, con la sentenza n. 23875 del 2025, ha respinto il ricorso. I giudici hanno chiarito che le spese devono essere liquidate in base all’esito complessivo del giudizio e al valore della lite riconosciuto in sentenza, cioè sul decisum, non su quanto richiesto e non integralmente accolto.

La regola, ribadisce la Corte, è che il criterio da applicare è quello dell’effettivo risultato della controversia, salvo l’ipotesi in cui l’appello abbia come unico obiettivo ottenere una somma superiore rispetto a quella già riconosciuta in primo grado e venga rigettato. In questo caso, invece, l’appello della parte soccombente era stato parzialmente accolto, giustificando la liquidazione sul decisum.

Compenso dell’avvocato: le motivazioni dei giudici

La Suprema Corte ha evidenziato che il ricorrente non aveva contestato adeguatamente il principio secondo cui le spese si liquidano sul decisum, limitandosi a sostenere che fosse stato applicato un errato scaglione di riferimento. Inoltre, non aveva neppure censurato l’altra ratio decidendi della Corte d’appello, ossia la liquidazione effettuata in funzione dell’esito complessivo del giudizio di secondo grado.

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