adempimento collaborativo

 Adempimento collaborativo: requisiti e adesione Adempimento collaborativo: pubblicato sulla GU il decreto del MEF che stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi di accesso al regime

Adempimento collaborativo, il decreto

Il regime di adempimento collaborativo rappresenta un modello avanzato di trasparenza fiscale tra contribuenti e amministrazione finanziaria. Istituito dal Decreto legislativo n. 128/2015, esso promuove la certezza del diritto e riduce il rischio di controversie tributarie.

Sulla GU n. 295 del 17 dicembre 2024 è stato pubblicato il decreto del MEF del 6 dicembre 2024  che stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi per accedere a questo regime.

Requisiti soggettivi

I contribuenti possono aderire se soddisfano specifici parametri di volume d’affari o ricavi, progressivamente ridotti nel tempo:

  • 750 milioni di euro dal 2024.
  • 500 milioni di euro dal 2026.
  • 100 milioni di euro dal 2028.

Possono accedere anche contribuenti che effettuano nuovi investimenti e ricevono parere favorevole dall’Agenzia delle Entrate, membri di un gruppo societario che include almeno un soggetto conforme, o appartenenti a un gruppo IVA già ammesso al regime.

Requisiti oggettivi

Per accedere, è indispensabile disporre di un sistema integrato di controllo del rischio fiscale conforme ai criteri stabiliti. Questo sistema deve:

  • essere certificato da esperti indipendenti;
  • basarsi su una strategia fiscale chiara, approvata dai vertici aziendali;
  • garantire una gestione e un controllo puntuali dei rischi fiscali;
  • integrare una mappatura dei processi aziendali e dei rischi correlati;
  • adattarsi dinamicamente ai cambiamenti interni ed esterni.

Adesione all’adempimento collaborativo

La domanda di adesione si presenta esclusivamente in via telematica tramite un modello fornito dall’Agenzia delle Entrate. Gli indirizzi PEC e, per i soggetti non residenti, di posta elettronica ordinaria, sono indicati nel decreto.

I richiedenti devono allegare una documentazione dettagliata, che comprende:

  • la descrizione delle attività svolte;
  • la strategia fiscale approvata;
  • la certificazione del sistema di controllo del rischio fiscale;
  • la mappatura dei processi e rischi aziendali.

Per chi presenta domanda nel 2024, la certificazione può essere integrata entro il 31 dicembre 2025.

 

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assegno di inclusione

Assegno di inclusione: le date dei pagamenti Assegno di inclusione: l’INPS comunica le prossime date di pagamento della misura che contrasta povertà ed esclusione sociale

Assegno di inclusione contro povertà ed esclusione

L’assegno di inclusione (ADI), si ricorda, è una misura di contrasto alla povertà  e all’esclusione sociale. Promuove l’inserimento lavorativo e la formazione. L’ADI è attivo dal 1° gennaio 2024 (Decreto-Legge 4 maggio 2023, n. 48).
Esso offre sostegno economico e inclusione sociale ed è vincolato alla prova dei mezzi e alla sottoscrizione di un percorso personalizzato. L’ADI rappresenta un’integrazione al reddito familiare fino a una certa soglia e una misura di supporto per le famiglie in affitto con un contratto registrato.
Il beneficio è efficace dal mese dopo alla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD), previa istruttoria positiva. Per le domande presentate entro gennaio 2024, il beneficio decorre da gennaio stesso. La durata massima è di 18 mesi, rinnovabili per altri 12 mesi con sospensione di un mese.Il pagamento avviene mensilmente tramite Carta di Inclusione (Carta ADI). L’importo può essere diviso tra i membri adulti della famiglia.

Date dei pagamenti assegno di inclusione

Con il messaggio n. 4326 del 18.12.2024 l’INPS rende note le prossime date di pagamento della misura che sostiene le famiglie vulnerabili con percorsi personalizzati, garantendo stabilità economica e inclusione lavorativa e sociale.

Date di pagamento 2024

  • 13 dicembre 2024: primo pagamento e arretrati per domande approvate entro novembre 2024.
  • 21 dicembre 2024: rinnovi per beneficiari con requisiti confermati.

Calendario pagamenti 2025

  • Primi pagamenti ed eventuali arretrati: 15 gennaio, 15 febbraio, 15 marzo, 15 aprile, 15 maggio, 14 giugno, 15 luglio, 14 agosto, 15 settembre, 15 ottobre, 15 novembre, 15 dicembre 2025.
  • Rinnovi mensili: 27 gennaio, 27 febbraio, 27 marzo, 26 aprile, 27 maggio, 27 giugno, 28 luglio, 27 agosto, 27 settembre, 27 ottobre, 27 novembre, 20 dicembre 2025.

 

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interessi legali 2025

Interessi legali 2025 Interessi legali 2025: il decreto del MEF del 10 dicembre pubblicato in GU stabilisce il nuovo tasso nella misura del 2%

Interessi legali 2025: cosa cambia

Dal 1° gennaio 2025 gli interessi legali scendono al tasso del  2%. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha stabilito questa modifica con il Decreto del 10 dicembre 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 294 del 16 dicembre 2024.

Variazione annua interessi legali articolo 1284 c.c.

L’aggiornamento annuale del saggio degli interessi legali è disciplinato dall’articolo 1284, primo comma, del Codice Civile. Questo prevede che il tasso sia rivisto in base al rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata fino a dodici mesi, considerando anche il tasso di inflazione registrato.

Interessi legali 2025 più bassi rispetto al 2024

Nel 2024 il tasso era fissato al 2,5%, ma la nuova valutazione del rendimento dei titoli e dell’inflazione ha portato a una riduzione per il 2025. Questa variazione avrà impatti significativi in ambito fiscale e giuridico.

Effetti della modifica

Uno degli ambiti in cui la variazione incide maggiormente è il ravvedimento operoso. Chi regolarizza posizioni fiscali tramite questa procedura deve calcolare gli interessi legali giorno per giorno, applicando il tasso in vigore nei diversi periodi. Questo significa che, in caso di operazioni che coprono più anni, potrebbe essere necessario considerare tassi differenti.

Il nuovo tasso del 2% si applicherà a tutti i conteggi dal 1° gennaio 2025. È quindi importante che professionisti, aziende e cittadini adeguino i calcoli ai nuovi parametri per evitare errori e sanzioni.

Il decreto rappresenta un punto di riferimento essenziale per chi opera nel campo legale, fiscale e amministrativo. Monitorare questi aggiornamenti consente infatti di mantenersi conformi alle normative e di pianificare con precisione le proprie attività.

 

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la sostenibilità

La sostenibilità come fattore strategico per la governance La governance aziendale sta evolvendo verso un modello etico e la creazione di valore condiviso con un approccio che abbraccia una prospettiva strategica più ampia

Sostenibilità e governance

La sostenibilità come fattore strategico per la governance. La governance aziendale, tradizionalmente orientata al raggiungimento di obiettivi finanziari e al soddisfacimento delle aspettative degli azionisti, sta progressivamente evolvendo verso un modello che incorpora principi di gestione etica e trasparente e promuove l’impegno per la creazione di valore condiviso. Questo approccio supera la semplice attenzione alla redditività immediata, abbracciando una prospettiva strategica più ampia e lungimirante, volta a perseguire obiettivi di lungo periodo che tutelino il benessere e gli interessi di tutti gli stakeholder.

Cambiamento culturale necessario

Il cambiamento culturale necessario per promuovere questa trasformazione deve essere guidato dall’alto, instaurando una cultura aziendale in cui la sostenibilità sia riconosciuta come valore fondante e strategico. Programmi di formazione continua, anche mediante il supporto di consulenti esterni qualificati, possono rivelarsi strumenti essenziali non solo per promuovere una cultura organizzativa orientata alla sostenibilità, ma altresì per dotare il consiglio delle capacità necessarie per comprendere e valutare pienamente l’impatto dei fattori ESG sulle decisioni aziendali. Per le realtà imprenditoriali più strutturate, può risultare utile integrare funzioni aziendali specifiche con ruolo di guida e coordinamento delle iniziative ESG, come ad esempio comitati dedicati o un Chief Sustainability Officer (CSO). Questi ruoli e funzioni specializzati contribuiscono a mantenere alta l’attenzione sugli obiettivi di sostenibilità, supportando il consiglio di amministrazione nell’allineamento degli stessi con la strategia aziendale complessiva.

Strategia aziendale

Nella definizione di una strategia aziendale che incorpori valutazioni di sostenibilità, l’analisi di “doppia materialità” rappresenta uno strumento strategico di primaria importanza, consentendo al management di identificare gli impatti, i rischi e le opportunità connessi ai fattori ESG. Questo approccio valutativo esamina non solo l’impatto che l’attività aziendale esercita su ambiente e società, ma anche i rischi e le opportunità che i fattori esterni legati alla sostenibilità possono generare per le performance finanziarie dell’azienda. Attraverso una tale analisi, il consiglio di amministrazione è in grado di definire priorità chiare e di allocare risorse in maniera mirata, promuovendo scelte strategiche consapevoli e orientate al lungo termine.

È fondamentale che l’analisi di doppia materialità incorpori anche il punto di vista degli stakeholder, per identificare tempestivamente rischi e opportunità che potrebbero influenzare il futuro dell’azienda. In questo contesto, intraprendere iniziative volte al coinvolgimento degli stakeholder, come l’organizzazione di sessioni di ascolto e consultazione degli stessi in occasione del processo di pianificazione strategica, permette di assicurare che le loro aspettative siano adeguatamente considerate e integrate nelle decisioni aziendali. Tale dialogo non deve essere visto come un ostacolo, bensì come un’opportunità per ottenere una visione più completa e prospettica del contesto in cui opera l’azienda. Il confronto costante con gli stakeholder permette, infatti, di anticipare e gestire con maggiore efficacia i potenziali rischi e di cogliere opportunità che potrebbero emergere dal cambiamento delle aspettative o delle condizioni di mercato.

Integrazione della sostenibilità nella governance

Un’efficace integrazione della sostenibilità nella governance aziendale passa anche attraverso la creazione di sistemi di monitoraggio, che permettano di valutare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi ESG e di apportare le necessarie correzioni al piano strategico. Questo impegno richiede, inoltre, l’integrazione di indicatori di natura non finanziaria nei piani di incentivazione del management, sia di breve che di lungo termine, al fine di orientare e motivare i dirigenti al perseguimento degli obiettivi prefissati.

Per assicurare che la sostenibilità non sia percepita come un’iniziativa isolata, ma venga incorporata come un pilastro dell’operatività aziendale, è fondamentale che i leader aziendali comunichino chiaramente l’importanza di queste iniziative a tutti i livelli dell’organizzazione, promuovendo un dialogo continuo che favorisca il coinvolgimento e la consapevolezza tra i dipendenti. Un approccio olistico, che valorizzi il contributo di ogni funzione aziendale, contribuirà a radicare la sostenibilità come valore distintivo e orientamento strategico dell’impresa.

Integrare la sostenibilità nella governance aziendale non è un processo immediato; richiede un impegno costante, una pianificazione rigorosa e una gestione attenta delle risorse e delle competenze. Tuttavia, l’adozione di queste pratiche consente al consiglio di amministrazione di trasformare la sostenibilità in un elemento cardine della strategia aziendale, offrendo benefici concreti per la società e l’ambiente e vantaggi strategici per l’impresa. Una transizione sostenibile attuata con serietà e determinazione può, infatti, aumentare la resilienza dell’impresa, ridurre i rischi e migliorare la competitività, consolidando al contempo una reputazione di azienda responsabile, virtuosa e orientata all’innovazione.

 

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doveri dell'avvocato

I doveri dell’avvocato Doveri dell’avvocato: previsti dalla disciplina dell’ordinamento della professione forense e dal Codice deontologico

Doveri dell’avvocato: le fonti normative

I doveri dell’avvocato sono molteplici. L’attività legale in Italia è infatti regolata da norme precise che definiscono non solo i diritti degli avvocati, ma anche i loro doveri professionali nei confronti dei clienti, della giustizia e della collettività. La Legge 247 del 2012 e il Codice Deontologico Forense rappresentano le principali fonti normative in materia di deontologia professionale e disciplinano i comportamenti degli avvocati. Questi testi normativi assicurano che la loro attività sia condotta con etica, trasparenza e rispetto delle regole.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio i doveri dell’avvocato, analizzando gli aspetti principali della legge n. 247/2012 e del Codice Deontologico Forense, per comprendere l’influenza di questi testi sull’esercizio della professione legale e sulla tutela degli interessi dei clienti e della giustizia.

Doveri dell’avvocato nella Legge 247/2012

La Legge 247 del 2012 rappresenta una normativa fondamentale per la professione forense in Italia. Essa ha introdotto importanti novità in materia di formazione, accesso alla professione e disciplina dell’attività. La legge stabilisce i principi fondamentali che devono orientare l’operato dell’avvocato, tracciando un quadro normativo che bilancia i diritti della professione con i doveri nei confronti dei clienti, della giustizia e della collettività. Vediamo quali sono i doveri degli avvocati in base alla legge 247 del 2012.

Obbligo di lealtà e correttezza

La Legge 247 stabilisce che l’avvocato debba agire con lealtà e correttezza nei confronti del cliente, della controparte, dell’autorità giudiziaria e degli altri professionisti. Questo dovere implica che l’avvocato non possa adottare comportamenti fraudolenti, ingannevoli o dilatori. Il professionista deve evitare ogni azione che possa compromettere l’integrità del processo.

Obbligo di competenza professionale

L’avvocato è tenuto a esercitare la professione con competenza. La legge impone l’obbligo di mantenere una costante formazione professionale e di non assumere incarichi in materie di cui non ha adeguata conoscenza. La responsabilità di garantire un’assistenza legale adeguata al cliente è uno dei principali fondamenti della professione.

Obbligo di indipendenza

L’avvocato deve esercitare la professione in piena indipendenza, evitando conflitti di interesse e garantendo che la sua attività non sia influenzata da pressioni esterne. Questo principio è essenziale per tutelare l’autonomia dell’avvocato nella difesa dei diritti del cliente.

Obbligo di riservatezza

Uno dei doveri più importanti dell’avvocato è il rispetto del segreto professionale. La Legge 247 del 2012 stabilisce che l’avvocato debba mantenere riservate tutte le informazioni confidenziali acquisite durante l’esercizio della professione. Questa norma ha lo scopo di garantire la fiducia del cliente nell’avvocato e di tutelare i suoi diritti.

Obbligo di assistenza legale continuativa

L’avvocato ha l’obbligo di fornire un’assistenza legale continuativa al cliente, tenendo conto delle specifiche esigenze del caso. L’avvocato deve impegnarsi per risolvere le problematiche legali del cliente nel miglior modo possibile, rispettando i termini e le scadenze procedurali.

Obbligo di informazione al cliente

L’avvocato deve informare il cliente sull’evoluzione del caso e le possibili strategie da adottare, rendendo noto anche il possibile esito della causa e le eventuali implicazioni legali ed economiche.

Doveri dell’avvocato nel Codice deontologico forense

Il Codice Deontologico Forense, approvato dal Consiglio Nazionale Forense (CNF) e aggiornato periodicamente, è il documento che disciplina in modo dettagliato l’etica e la condotta degli avvocati italiani. Esso si integra con la Legge 247 del 2012 e rappresenta una guida di comportamento che l’avvocato deve rispettare quotidianamente. Esso definisce i doveri nei confronti del cliente e la parte assistita, dei terzi e delle controparti, ma anche nei confronti delle istituzioni giudiziarie e forensi, della collettività e  dei colleghi.

Vediamo quindi quali sono i principali doveri dell’avvocato previsti dal Codice Deontologico.

Incompatibilità

L’avvocato deve evitare di svolgere attività che siano incompatibili con la sua iscrizione all’albo. Non deve svolgere inoltre attività che possano contrastare clan i doveri di dignità, probità, decoro e indipendenza.

Dignità professionale

L’avvocato deve astenersi da comportamenti che possano danneggiare la dignità della professione, come il ricorso a tecniche aggressive, minacciose o disoneste. Il rispetto per la giustizia e per gli altri professionisti deve sempre prevalere.

Dovere di fedeltà

Il legale deve rispettare il mandato ricevuto e deve svolgere la sua attività tutelando l’interesse della parte e rispettando il ruolo costituzionale e sociale della attività difensiva.

Diligenza e competenza

L’avvocato deve esercitare l’attività con coscienza, diligenza e competenza per garantire la qualità della prestazione. A tal fine è tenuto anche al rispetto del dovere di aggiornamento professionale e di formazione continua.

Segretezza e riservatezza

L’avvocato è tenuto al rispetto del segreto professionale nello svolgimento dell’attività stragiudiziale, giudiziale e di consulenza. Tali principi devono ispirare la sua condotta anche quando si rapporta con gli organi dell’informazione.

Adempimenti fiscali, contributivi e assicurativi

Come tutti i lavoratori autonomi l’avvocato è tenuto a rispettare i vari adempimenti fiscali, contributivi e assicurativi imposti dalla legge.

Lealtà e onestà professionale

L’avvocato è chiamato a comportarsi con lealtà verso tutti gli attori del processo: il cliente, la controparte, i giudici e gli altri professionisti. Deve evitare pratiche ingannevoli o dilatorie, agendo sempre con trasparenza.

Rispetto dell’autonomia del cliente

L’avvocato deve rispettare l’autonomia decisionale del cliente, consigliarlo in modo corretto e non forzarlo a prendere decisioni contro la sua volontà o interesse. L’assistenza legale deve sempre essere volta a tutelare gli interessi del cliente e a far rispettare i principi della giustizia.

Divieto di promesse di risultati

L’avvocato è tenuto a non può promettere o garantire l’esito positivo di una causa. Ogni causa porta con sé delle incertezze, e l’avvocato deve informare il cliente circa le probabilità di successo, ma non deve mai fare dichiarazioni che possano ingannarlo.

Obbligo di assistenza equa

Il Codice Deontologico impone che ogni avvocato, anche se incaricato in una causa in cui non vi è un interesse economico diretto, debba assicurare la migliore assistenza legale possibile, rispettando i principi di equità e giustizia.

Divieto di conflitto di interessi

L’avvocato deve evitare qualsiasi situazione di conflitto di interessi che potrebbe compromettere la sua imparzialità e la difesa dei diritti del cliente. In caso di conflitto, l’avvocato è obbligato a rinunciare all’incarico.

Obbligo di educazione e correttezza verso i colleghi

L’’avvocato deve mantenere rapporti di cortesia e rispetto con i colleghi e gli altri operatori del diritto. La concorrenza tra avvocati deve essere sana e improntata al principio della correttezza professionale, evitando comportamenti denigratori o sleali.

Mancato rispetto dei doveri dell’avvocato: conseguenze

Il mancato rispetto dei doveri professionali stabiliti dalla Legge 247 del 2012 e dal Codice Deontologico Forense può comportare sanzioni disciplinari per l’avvocato. Queste sanzioni vanno dal semplice  avvertimento alla radiazione dall’albo. Nei casi più gravi la sanzione disciplinare può essere aumentata.

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mantenimento figlio maggiorenne

Mantenimento figlio maggiorenne: addio se 7 anni fuori corso Mantenimento figlio maggiorenne: addio se è 7 anni fuori corso e non dimostra interesse a raggiungere l'indipendenza

Mantenimento del figlio maggiorenne

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 31564/2024 ha ribadito un principio fondamentale: il diritto al mantenimento del figlio maggiorenne non è automatico e perpetuo. I genitori non sono obbligati a garantire un sostegno economico indefinito se il figlio non dimostra di perseguire con impegno l’obiettivo dell’autosufficienza economica.

Revocato il mantenimento del figlio maggiorenne

La Corte ha respinto il ricorso di una madre e di suo figlio, un uomo ultratrentenne, contro l’ex marito. Il padre, infatti, aveva ottenuto la revoca giudiziale dell’obbligo di mantenimento a seguito della prolungata inattività accademica del figlio, che si trovava sette anni fuori corso senza aver completato neanche un corso di laurea triennale.

Il punto cruciale della decisione è stato l’onere probatorio. Per i giudici di merito il figlio non aveva saputo dimostrare le presunte difficoltà personali o oggettive che avrebbero giustificato il ritardo nel completamento degli studi e la mancata indipendenza economica. L’inerzia e la mancanza di iniziativa personale sono state decisive per la revoca del mantenimento.

Figlio responsabile nel raggiungimento dell’autonomia

L’obbligo di mantenimento del figlio maggiorenne non può perdurare se emergono chiari segnali di negligenza o mancanza di impegno. Il figlio deve dimostrare di aver incontrato ostacoli concreti, come problemi di salute o difficoltà oggettive nel mercato del lavoro, che gli impediscano di raggiungere l’indipendenza economica.

Il mantenimento genitoriale rappresenta uno strumento di sostegno temporaneo e non una soluzione permanente. L’obiettivo è fornire al figlio gli strumenti necessari per rendersi autosufficiente. Tuttavia, è responsabilità del beneficiario impegnarsi attivamente nel percorso di studi o professionale.

Inadempimento paterno: inerzia ingiustificata

Nel caso specifico, la madre e il figlio avevano sostenuto che il mancato pagamento delle tasse universitarie da parte del padre fosse la causa principale del ritardo accademico. Questa giustificazione, però, è stata rigettata. I giudici hanno evidenziato che il figlio si trovava già fuori corso da sette anni prima dell’interruzione del pagamento delle tasse. Pertanto, il parziale inadempimento del padre non poteva giustificare l’inerzia dello studente. Inoltre, l’obbligo del padre non era stato interamente disatteso: egli aveva continuato a versare un assegno mensile di mantenimento pari a 600 euro.

Mantenimento figlio maggiorenne: proporzionalità non abuso

Un altro elemento chiave della sentenza riguarda la proporzionalità degli obblighi genitoriali. La Suprema Corte ha chiarito che il genitore obbligato al mantenimento ha il diritto di richiedere la revoca dell’onere quando emergono comportamenti di colpevole inerzia da parte del figlio.

Questo principio si fonda su un equilibrio tra i diritti e i doveri delle parti coinvolte. I genitori devono fornire un supporto concreto per lo sviluppo del figlio, ma quest’ultimo deve dimostrare serietà, impegno e determinazione nel raggiungere l’autonomia economica.

Il diritto al mantenimento non può trasformarsi in un abuso. I figli maggiorenni devono dimostrare di meritare il supporto economico dei genitori, impegnandosi attivamente negli studi o nella ricerca di un lavoro.

Un percorso di vita segnato da inerzia e mancanza di iniziativa non può gravare indefinitamente sui genitori. La responsabilità individuale è fondamentale per l’equilibrio familiare e sociale.

 

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riforma fiscale irpef

Riforma fiscale Irpef e Ires Riforma fiscale IRPEF e IRES: tante le novità per i lavoratori dipendenti, ma soprattutto per liberi professionisti,  autonomi e forfettari

Riforma IRPEF e IRES

Il decreto legislativo di riforma IRPEF E IRES, approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 3 dicembre 2024, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre per entrare in vigore il 31 dicembre 2024.

L’intervento attua la Legge delega fiscale (L. n. 111/2023), con l’obiettivo di modernizzare e rendere più equo il sistema fiscale italiano.

Il decreto n. 192/2024, formato da 21 articoli è diviso in tre titoli distinti.

  • Titolo I: revisione redditi agrari, nuove forme di coltivazione, incentivi per l’agricoltura tecnologica e moderna.
  • Titolo II: cambia la tassazione del lavoro dipendente, autonomo e d’
  • Titolo III: aggregazioni fiscali per gli studi professionali, maggiore neutralità fiscale in presenza di fusioni, trasformazioni e conferimenti.

Obiettivi della riforma fiscale IRPEF e IRES

La riforma punta a semplificare la tassazione, ridurre gli oneri per i cittadini e le imprese e favorire l’innovazione economica. Il testo introduce misure che toccano lavoratori dipendenti, autonomi, professionisti e imprese. L’approvazione  di questo decreto segna un importante passo verso un fisco più competitivo e allineato agli standard europei.

Novità per i lavoratori dipendenti

La riforma introduce importanti benefici per i redditi derivanti dallo svolgimento del lavoro dipendente. Tante le novità, vediamo quelle principali.

  • I premi e i contributi versati dal datore di lavoro per polizze assicurative, inclusi quelli per patologie gravi, non saranno più tassati. Questo vale anche per i familiari a carico.
  • Le agevolazioni riguardano le spese legate alla mobilità sostenibile, alla previdenza complementare, all’ assistenza sanitaria e all’efficientamento energetico.
  • Le indennità per i trasporti e i viaggi non richiederanno più una documentazione specifica per non essere tassate.
  • I regali di Natale fino a 258,23 euro saranno esenti da tassazione. Superata questa soglia, l’intero valore sarà tassato come fringe benefit.

Cosa cambia per chi svolge un lavoro autonomo

Per i lavoratori autonomi, la riforma IRPEF introduce misure di semplificazione e di omogeneità fiscale particolarmente interessanti e innovative.

  • Le operazioni straordinarie tra gli studi associati e le società di professionisti non subiranno impatti fiscali, al fine di garantire una maggiore efficienza.
  • Dal 2024, le sopravvenienze e le liberalità saranno tassate. In questo modo si amplia la base imponibile e il sistema risulta più trasparente.
  • Per i beni immateriali come la clientela, ad esempio, il periodo di ammortamento sarà ridotto da 18 a 5 anni.

Principio di onnicomprensività

La riforma fiscale IRPEF e IRES, nel rispetto del principio di onnicomprensività, che diventa il criterio per calcolare il reddito da lavoro autonomo, stabilisce che lo stesso andrà calcolato considerando la differenza tra tutti i compensi percepiti e le spese sostenute nel periodo d’imposta, relative all’attività professionale. Viene così superata la problematica dei rimborsi spese contrattualmente a carico del committente, che non concorreranno più al reddito imponibile dell’autonomo né saranno deducibili. Questo approccio evita l’assoggettamento a ritenuta su somme che non rappresentano un reale incremento di reddito, confidando nel contrasto di interessi tra professionista e committente per prevenire comportamenti evasivi. Ne risulta un sistema più equo e semplificato.

Regime forfetario: rimborsi spese esenti

Dal 2025 i professionisti che operano in regime forfetario beneficeranno di un’importante modifica fiscale. I rimborsi per i viaggi, il vitto e l’alloggio non saranno più tassati. Questa modifica elimina una penalizzazione che gravava sui forfetari, alleggerendo coì il loro carico fiscale.

Quali benefici per le imprese?

La riforma agevola anche le imprese con misure che favoriscono l’efficienza fiscale.

Le spese per le ristrutturazioni e gli ammodernamenti saranno deducibili in sei anni. In questo modo   la gestione fiscale subisce un’ importante semplificazione.  Le plusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni in società inoltre saranno soggette a tassazione separata, per favorire in questo modo la competitività.

Impatto generale della riforma IRPEF e IRES

Questa riforma rappresenta un progresso significativo nel processo di modernizzazione del sistema fiscale italiano. Riduce la complessità burocratica e favorisce la competitività economica, garantendo maggiore equità tra diverse categorie di contribuenti. Sebbene alcune misure entreranno in vigore nel 2025, l’approvazione del decreto segna un passo avanti per un fisco più semplice e inclusivo.

 

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Ddl concorrenza: legge in vigore In vigore dal 18 dicembre 2024 la legge annuale per il mercato e la concorrenza che prevede novità in materia di concessioni autostradali, startup e dehors

DDL concorrenza e mercato

Il ddl concorrenza è in vigore. Dopo l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge di conversione del decreto approvato dal CdM il 26 luglio 2024, il testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 dicembre per entrare in vigore il 18 dicembre 2024.

La nuova legge n. 193/2024 prevede diverse misure in materia di concessioni autostradali, dehors per migliorare la ricettività e il decorso urbano, di portabilità delle scatole nere per favorire la mobilità, di trasporto pubblico non di linea per contrastare l’abusivismo, di monitoraggio e rilevazione dei prezzi, di shrinkflation a garanzia del consumatore e di start up innovative per premiare le imprese che presentano maggiore potenzialità.

Ecco le misure più importanti della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023.

Concessioni autostrade: procedure pubbliche o in house

Si mira a far incassare allo Stato una parte dei pedaggi, invece che alle aziende concessionarie, per redistribuire i fondi. Le concessioni autostradali saranno aggiudicate per mezzo di procedure pubbliche o con affidamenti diretti del ministero dei Trasporti a società in house posta sotto il  controllo dal ministero dell’Economia. I pedaggi verrano versati in un fondo per investire nelle reti autostradali e in un dedicato alle concessioni, che verranno gestiti dal Ministero dei Trasporti.

Dehors: più servizi ai cittadini e decoro urbano

Nuove regole del Ddl concorrenza 2024 sui dehors per migliorare i servizi ai cittadini e il decoro urbano. Regole precise per mettere ordine nel settore, incentivando investimenti e migliorando la qualità delle aree urbane. Entro un anno, un decreto legislativo sarà emanato su proposta del Mimit e in concerto con vari ministeri, per coordinare la concessione di spazi pubblici ai locali. Particolare attenzione alle aree di interesse culturale e paesaggistico. I Comuni dovranno aggiornare i regolamenti per garantire il passaggio sicuro dei pedoni e delle persone con disabilità. Le norme legate alla pandemia rimarranno in vigore fino alla fine del 2025.

Scatole nere: nuove regole per la portabilità

Le assicurazioni non potranno inserire clausole che impediscano ai clienti di disinstallare senza costi i dispositivi di monitoraggio (scatole nere) alla scadenza del contratto. Si introduce la portabilità dei dati registrati dalle scatole nere, che i consumatori possono richiedere per mezzo della compagnia assicurativa. I dati (percorrenza totale, strade percorse, orari di guida) devono essere forniti in un formato leggibile e comune. Istituito un sistema informativo per prevenire le frodi assicurative, sotto la vigilanza di IVASS, con costi a carico delle assicurazioni.

Trasporto pubblico non di linea: lotta all’abusivismo

Per contrastare l’abusivismo nel trasporto pubblico non di linea prestato da taxi e Ncc, sono previste sanzioni per la mancata iscrizione al registro, come la sospensione e la revoca della licenza. I Comuni possono verificare i dati nel registro e comunicare eventuali revoche al Ministero dei Trasporti, per facilitare un controllo più efficace delle licenze.

Monitoraggio e rilevazione prezzi più efficiente

Il monitoraggio dei prezzi e delle tariffe, attività compiuta dalle Camere di Commercio, viene reso più efficiente. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi può infatti individuare i prodotti da controllare e adottare linee guida per uniformare le rilevazioni dei prezzi.

Shrinkflation: etichette per informare i consumatori

Per contrastare la shrinkflation, pratica che consiste nel ridurre la quantità di prodotto mantenendo lo stesso confezionamento, viene introdotto lobbligo di informare i consumatori mediante unetichetta specifica sui prodotti esposti.

Startup innovative

Ampliata la definizione di start up innovative attraverso l’introduzione di nuovi criteri per premiare le imprese con più potenziale.  La stessa deve essere una micro impresa o un’impresa piccola o media (raccomandazione Commissione UE 2003/361/CE) e non deve svolgere attività di agenzia e consulenza.

Buoni pasto

Dal 1° gennaio 2025 ai gestori privati dei ticket privati sarà applicato il tetto del 5% alle commissioni. La novità riguarderà solo i ticket di nuova emissione, per quelli già emessi varranno le regole previste fino al 31 agosto 2025.

Energia

I clienti vulnerabili potranno chiedere di accedere ai servizi che prevedono tutele graduali presentando domanda entro il 30 giugno del 2025.

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Decreto Ambiente: cosa prevede la legge Dalla semplificazione della VIA alla siccità sino alla promozione dell'economia circolare ecco tutte le novità del Decreto Ambiente convertito in legge in vigore dal 17 dicembre 2024

Decreto Ambiente: in vigore la legge

Il Decreto Ambiente, diventato legge dopo che il 10 dicembre il ddl di conversione ha ricevuto l’ok definitivo della Camera con 141 voti a favore, 80 contrari e 3 astenuti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre per entrare in vigore il 17 dicembre 2024.

La nuova legge (n. 191/2024) rafforza la tutela delle acque per intervenire contro i fenomeni crescenti di siccità, modifica i sistemi dei gestione degli imballaggi e dei rifiuti, così come disciplinati dal Codice dell’Ambiente e promuove l’economia circolare.

Questi sono solo alcuni dei temi affrontati dalla legge di conversione del decreto contenente “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”.

Testo Unico Ambiente

Il testo va a riformare il TUA, il Testo Unico Ambiente, che racchiude le principali norme in materia di tutela ambientale e gestione dei rifiuti. La legge entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.

Vai al testo coordinato del decreto Ambiente e della legge n. 191/2024

Le misure del DL Ambiente

Le misure introdotte, in base alle volontà espresse dal Governo nel comunicato del 10 ottobre 2024 hanno lo scopo di semplificare i procedimenti relativi alle valutazioni ambientali, dare impulso alle bonifiche e al contrasto al dissesto idrogeologico, rafforzare la tutela delle acque e promuovere leconomia circolare”.

Il testo, modificato nel corso del passaggio in Senato:

  • modifica la normativa in materia di valutazione ambientale condizionando la verifica di assoggettabilità alla VIA, in relazione ai progetti di competenza statale e regionale alle regole del decreto legislativo che si occupa della disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
  • sancisce che il rilascio dell’AIA ossia della Autorizzazione Integrata ambientale spetti al direttore generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica;
  • affida a un decreto il compito di definire progetti strategici per raggiungere gli obiettivi del PNIEC;
  • in presenza di esigenze contingenti motivate si consente l’assegnazione dei progetti spettanti alla Commissione tecnica PNRR-PNIEC alla Commissione tecnica VIA-VAS;
  • per i progetti di produzione di energia da fonte fotovoltaica, solare termodinamica, a biomassa, a biogas e di produzione di biometano, il proponente del provvedimento di VIA deve allegare una dichiarazione sostitutiva di certificazioni o di atto di notorietà che attesti la legittima disponibilità della superficie su cui realizzare l’impianto;
  • il Ministero della difesa potrà definire un programma di interventi per la transizione energetica di siti, infrastrutture e dei beni del demanio militare presenti sul territorio nazionale e disciplinare l’eventuale procedimento di valutazione o autorizzazione ambientale del programma o dei singoli interventi;
  • vieta la concessione dei permessi di ricerca e di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi sul territorio nazionale e nel mare, fatte salve specifiche eccezioni;
  • previene i fenomeni siccitosi e prevede la realizzazione interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque;
  • promuovere leconomia circolare, anche attraverso la modifica della legge n. 60 del 2022, che contiene disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne;
  • incentiva le operazioni di recupero dei rifiuti e di riutilizzo dei materiali di prossimità provenienti dalla realizzazione degli interventi relativi al tunnel sub-portuale e alla diga foranea di Genova;
  • consente il raggiungimento, entro le scadenze previste, degli obiettivi PNRR di bonifica e riqualificazione dei siti orfani;
  • istituisce una struttura di supporto al Commissario straordinario per l’attuazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito di bonifica di interesse nazionale (SIN) di Crotone – Cassano e Cerchiara;
  • prevede misure finalizzate ad attuare interventi per difendere il suolo e mitigare il dissesto idrogeologico;
  • Introduce disposizioni per le amministrazioni operanti nei settori dell’ambiente e della sicurezza energetica (SNPA, ISPRA, ISIN) e garantisce le funzionalità del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.

Allegati

liquidazione giudiziale

Liquidazione giudiziale Liquidazione giudiziale: procedura concorsuale disciplinata dal Codice della crisi e dell’insolvenza, che ha sostituito il fallimento

Liquidazione giudiziale: cos’è

La liquidazione giudiziale è una procedura prevista e disciplinata dal Codice della Crisi e dell’insolvenza di cui al Decreto legislativo n. 14/2019, che ha sostituito il fallimento. A questo proposito occorre però precisare che la disciplina contenuta nella legge fallimentare continua tuttavia ad applicarsi ai ricorsi che sono stati depositati anteriormente al 15 luglio 2022.

Ambito soggettivo della liquidazione giudiziale

La liquidazione giudiziale, come dispone l’art. 121 del Codice della Crisi e dell’insolvenza, riguarda gli imprenditori commerciali che non dimostriamo di essere in possesso, congiuntamente, dei requisì indicati dall’articolo 2, comma 1, lettera d):

  • attivo patrimoniale complessivo annuo non superiore a euro000,00 nei tre esercizi anteriori alla data di deposito della istanza di apertura della liquidazione giudiziale o dall’inizio dell’attività se la durata è inferiore;
  • ricavi annui complessivi non superiori a euro000 nei tre esercizi anteriori alla data di deposito dell’istanza di apertura della liquidazione giudiziale o dall’inizio dell’attività se la durata è inferiore;
  • debiti anche non scaduti non superiori a euro 500.000.

Gli organi della procedura di liquidazione

La liquidazione giudiziale è una procedura complessa, che vede protagonisti i seguenti soggetti:

  • il tribunale concorsuale, organo investito dell’intera procedura;
  • il giudice delegato, che esercita funzioni di vigilanza e di controllo affinché la procedura si svolga regolarmente;
  • il curatore, che gestisce la procedura di liquidazione sotto la vigilanza del giudice delegato e del comitato dei creditori;
  • il comitato dei creditori, che svolge funzioni di vigilanza sull’attività del curatore.

Beni del debitore soggetti a liquidazione

La sentenza di liquidazione toglie al debitore l’amministrazione dei suoi beni, compresi quelli acquisiti durante la procedura. Il curatore può rinunciare ai beni con valore di realizzo inferiore ai costi di gestione.

Beni del debitore esclusi dalla liquidazione

Non tutti i beni del debitore però vengono liquidati. Non si liquidano infatti i beni personali e alimenti essenziali, gli stipendi, le pensioni e i salari necessari al mantenimento familiare, i beni non pignorabili e i patrimoni protetti da norme specifiche. I limiti vengono determinati dal giudice delegato. In mancanza di mezzi di sostentamento, il giudice delegato può concedere sussidi per il debitore e la famiglia. La casa del debitore resta utilizzabile fino alla liquidazione, se necessaria per l’abitazione.

Concorso dei creditori

La liquidazione giudiziale si regge su regole chiare e processi definiti che coinvolgono il patrimonio del debitore e il soddisfacimento dei creditori. La procedura attiva infatti il concorso dei creditori sul patrimonio del debitore. Ogni credito o diritto deve essere accertato secondo la normativa del capo III. Le stesse regole si applicano ai crediti esentati dal divieto di esecuzione.

Come si svolge la liquidazione giudiziale

Il curatore gestisce la liquidazione, affiancato da esperti per la stima dei beni. Le stime seguono regole specifiche e si depositano telematicamente. I beni di modesto valore possono evitare la stima.
La vendita si realizza tramite procedure competitive e adeguata pubblicità per garantire trasparenza e partecipazione. Il curatore può proporre rateizzazioni o ribassi del prezzo in caso di aste deserte. Deve inoltre liberare gli immobili occupati dal debitore o da terzi non opponibili. I beni mobili trovati nell’immobile sono considerati abbandonati se non rimossi entro i termini assegnati.
Il curatore informa il giudice delegato sull’andamento delle operazioni. Se vi sono procedure esecutive in corso, può subentrarvi o chiederne la chiusura.

Casi di chiusura della liquidazione giudiziale

Il sistema della liquidazione giudiziale mira a garantire il soddisfacimento dei creditori in modo equo, attraverso processi trasparenti e supervisionati. La chiusura della procedura avviene solo quando tutti i crediti sono risolti o le attività si dimostrano insufficienti.

La liquidazione giudiziale si chiude infatti nei seguenti casi:

  • nessuno ha presentato domanda di ammissione al passivo entro il termine stabilito;
  • tutti i crediti ammessi e i debiti sono stati soddisfatti o risultano estinti;
  • l’attivo è stato ripartito completamente;
  • mancano i fondi necessari per soddisfare i creditori o sostenere le spese della precedura;
  • in caso di chiusura della procedura giudiziale delle società di capitali (nei casi di cui alle lettere a) e b) comma 1 art. 233) il curatore convoca l’assemblea dei soci per decidere sulla ripresa o sulla cessazione dell’attività. Se la procedura invece si chiude dopo la riparazione dell’attivo o perché la prosecuzione dell’attività non soddisferebbe comunque i creditori concorsuali, allora il curatore procede alla cancellazione dal registro delle imprese.

 

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