body shaming

Body shaming Cos'è il body shaming e cosa prevede la proposta di legge che vuole istituire la giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico

Cos’è il body shaming

Il body shaming è l’atto di deridere o discriminare una persona per il suo aspetto fisico. Questo comportamento prende di mira qualsiasi caratteristica fisica, colpendo chiunque non aderisca ai canoni estetici della società. Questi standard estetici, spesso irrealistici e non rappresentativi della maggioranza, possono indurre vergogna e colpevolizzazione nelle vittime, causando problemi di autostima, ansia, depressione, disturbi alimentari e, in casi estremi, suicidio. Il fenomeno colpisce soprattutto gli adolescenti, le ragazze in particolare, ma non sono immuni da derisioni e offese neppure gli adulti. I canali più utilizzati sono i social network, che hanno un impatto considerevole a causa della potenziale capacità diffusiva dei messaggi denigratori.

Body shaming: giornata nazionale per la sensibilizzazione

La proposta di legge A.C. 1049, presentata dalla parlamentare Martina Semenzato, mira a istituire una Giornata Nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico 16 maggio di ogni anno. Questa iniziativa si propone di sensibilizzare il pubblico sui danni del body shaming, un fenomeno odioso di derisione e discriminazione basato sull’aspetto fisico delle persone.

Il testo della proposta, presentata il 28 marzo 2023, è in corso di esame alla Commissione Affari sociali in sede referente.

Proposta di legge: cosa prevede

La proposta di legge si articola in sei punti principali:

  • Istituire una Giornata Nazionale contro il body shaming il 16 maggio con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui comportamenti offensivi e promuovere le iniziative necessarie per prevenirli.
  • Invitare le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile e le associazioni a promuovere eventi e campagne informative per contrastare il body shaming nella giornata dedicata, favorendo l’accettazione del proprio corpo e il rispetto per gli altri.
  • Dare le disposizioni necessarie alle scuole di ogni ordine e grado affinché organizzino iniziative didattiche e momenti di riflessione sul fenomeno del body shaming e le sue conseguenze in occasione della celebrazione della Giornata Nazionale.
  • Rimettere alle istituzioni pubbliche e alle associazioni la promozione di campagne di sensibilizzazione sui media, informando il pubblico sulle gravi conseguenze del body shaming e incoraggiando un uso consapevole del linguaggio e delle tecnologie digitali.
  • Assicurare che il servizio pubblico radiotelevisivo dedichi spazio adeguato ai temi legati alla Giornata Nazionale, sensibilizzando il pubblico attraverso la programmazione nazionale e regionale.

L’importanza della sensibilizzazione

La proposta di legge sottolinea l’importanza di una disciplina unitaria a livello nazionale per affrontare il body shaming. La sensibilizzazione attraverso campagne informative, eventi nelle scuole e l’uso responsabile dei media e delle tecnologie digitali rappresenta un passo cruciale per combattere questo fenomeno e promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione.

testimonianza prossimo congiunto

La testimonianza del prossimo congiunto Sollevata l'incostituzionalità dell’art. 199 c.p.p co. 1 nella parte in cui non prevede l’astensione per la persona offesa dal testimoniare contro il prossimo congiunto

Testimonianza penale: facoltà di astensione dei prossimi congiunti

L’ordinanza del tribunale di Firenze, I sezione penale, del 12 febbraio 2024 solleva una questione di legittimità costituzionale dell’art. 199, comma 1, c.p.p.. La disposizione prevede, nello specifico, che i prossimi congiunti dell’imputato non siano obbligati a testimoniare, il tutto al fine di bilanciare l’interesse pubblico all’accertamento della verità e quello privato alla tutela del rapporto familiare.

Il Tribunale di Firenze, nello specifico, solleva la questione di legittimità costituzionale in relazione all’articolo 199 comma 1 c.p.p per violazione degli artt. 3, 27 comma 2, 29 e 117 della Costituzione, in relazione all’art. 8 della CEDU, contestando l’eccezione che obbliga i prossimi congiunti a testimoniare quando essi o un loro prossimo congiunto sono persone offese dal reato o quando hanno presentato denuncia, querela o istanza.

Per identificare i soggetti che beneficiano del diritto al silenzio è necessario il richiamo al contenuto  dell’art. 307 c.p, che identifica, agli effetti della legge penale, i prossimi congiunti, includendo parenti stretti e affini, ampliati successivamente anche alle unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Il Giudice remittente precisa comunque che lo status di prossimo congiunto che giustifica l’astensione dal diritto di testimoniale va riferito al processo, non al momento in cui il reato viene commesso. Solo durante il processo infatti sorge il contrasto tra l’obbligo di dire la verità e la volontà di non danneggiare il congiunto imputato.

La facoltà di astenersi comunque non esclude a priori la testimonianza del familiare, ma affida al giudice la valutazione della sua utilità e veridicità, con la possibilità di responsabilità penale per falsa testimonianza. Se un congiunto sceglie di testimoniare, deve farlo infatti secondo verità, pena la punibilità per falsa testimonianza.

Irragionevole non tutelare il rapporto familiare quando il teste è la persona offesa

L’art. 199 c.p.p obbliga i congiunti a testimoniare se hanno presentato denuncia o querela, o se loro stessi o un loro congiunto sono offesi dal reato.

Dubbia per il remittente la ragionevolezza dell’eccezione contemplata dall’art. 199 c.p.p. Il vincolo affettivo che caratterizza i contesti familiari, è privato della sua tutela nel momento in cui la persona offesa dal reato è esposta al rischio concreto di commettere falsa testimonianza al fine di tutelare il proprio familiare.

Non tutelare il rapporto familiare quando il teste è persona offesa dal reato è infatti irragionevole se il giudizio di non meritevolezza è limitata al processo in cui viene contestato il reato ai danni del prossimo congiunto. In un processo eventuale ed ulteriore a carico dello stesso soggetto, ma per altri fatti, il medesimo prossimo congiunto potrebbe infatti regolarmente avvalersi della facoltà di non testimoniare.

Illegittimità costituzionale art. 199 comma 1 c.p.p.

Il Tribunale richiede quindi alla Corte Costituzionale di dichiarare illegittima la norma di quell’articolo 199 co. 1 c.p.p, nella parte in cui, con riguardo alla facoltà dei prossimi congiunti dell’imputato di astenersi dal deporre, prevede un’eccezione per la persona offesa dal reato anche nell’ipotesi in cui la deposizione del prossimo congiunto non sia assolutamente necessaria per l’accertamento dei fatti.

donazione vantaggi

Donazione: i vantaggi Meglio la donazione o la successione? La donazione, rispetto al testamento o alla successione legale, presenta diversi vantaggi, vediamo quali

Donazione o testamento

Quando i genitori iniziano ad essere anziani capita che si chiedano se sia meglio fare un testamento per disporre dei loro beni per il momento in cui non ci saranno più o se sia meglio fare delle donazioni in favore dei loro successori. Cerchiamo di capire quale, tra i due istituti, presenta i maggiori vantaggi legali e fiscali.

Donazione e testamento: quale presenta i maggiori vantaggi fiscali

E’ bene sapere che sia la donazione che il testamento sono esenti dal pagamento dell’imposta di successione o di donazione nelle seguenti ipotesi:

  • il valore del bene non supera 1 milione di euro se l’avvicendamento nella titolarità del bene avviene tra coniugi, tra ascendenti e discendenti in linea retta, quindi tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, ecc.;
  • il valore del bene non supera 1,5 milioni di euro e il beneficiario è un soggetto affetto da disabilità;
  • il valore del bene non supera i 100.000 euro e lo scambio si verifica tra fratelli e sorelle.

L’imposta viene invece applicata nei seguenti casi:

  • il valore del bene supera 1 milione di euro: l’aliquota del 4% viene applicata sull’importo eccedente;
  • il valore del bene che passa a un beneficiario portatore di handicap supera 1,5 milione di euro: l’aliquota del 4% viene calcolata sull’importo eccedente;
  • il valore del bene che passa tra fratelli e sorelle supera i 100.000 euro: l’aliquota del 6% viene applicata sull’importo eccedente.

L’imposta viene invece applicata senza franchigia nei seguenti casi:

  • se la successione o la donazione avvengono in favore dei parenti fino al quarto grado o agli affini fino al terzo grado l’aliquota d’imposta è le 6%;
  • se invece successione o donazione vengono effettuate in favore di altri soggetti l’aliquota sale all’8%.

Successione o donazione di un bene immobile

I beni che più di frequente sono oggetto di successione inter vivo o mortis causa sono i beni immobili. In questo caso la legge prevede il pagamento.

  • dell’imposta di registro;
  • dell’imposta ipotecaria;
  • dell’imposta catastale.

Chi riceve un bene immobile in virtù di una donazione o di una successione può beneficare del bonus prima casa. In questo caso però il soggetto che riceve l’immobile se non ha la proprietà o altro diritto reale di altri beni immobili nello stesso comune e se non beneficia già del bonus in un altro Comune, deve assumersi l’impegno di trasferire la sua residenza nello stesso Comune in cui è sito l’immobile entro il termine di 18 mesi.

Alcuni problemi possono insorgere quando l’immobile viene trasferito per causa morte a più coeredi. In questo caso essi potranno optare per una delle seguenti opzioni:

  • procedere alla divisione materiale del bene, se possibile;
  • assegnare l’intero bene a uno degli eredi, con successiva liquidazione delle quote agli altri coeredi;
  • vendere il bene e dividere il ricavato tra tutti gli eredi nel rispetto delle quote di ciascuno.

I vantaggi della donazione

Non è infrequente che quando c’è un immobile da dividere tra i coeredi si rimetta la decisione della divisione a un Tribunale. Questo però comporta una notevole perdita di tempo e di denaro. Per cui, se il testatore non abbia disposto l’assegnazione dell’immobile tramite l’istituto del legato, senza ledere le quote della legittima, la donazione rappresenta la scelta migliore.

Chi riceve un immobile per donazione infatti acquisisce la proprietà intera dell’immobile senza doversi preoccupare della comunione ereditaria e della successiva procedura di divisione.

Un vantaggio ulteriore della donazione è rappresentato dal diritto agli alimenti che viene garantito  al donante. Nel caso in cui il donante si dovesse trovare in una situazione di disagio economico il donatario ha diritto a percepire gli alimenti dal donatario.Lo stabilisce l’articolo 437 c.c, che così dispone: “Il donatario è tenuto, con precedenza su ogni altro obbligato, a prestare gli alimenti al donante, a meno che si tratti  di  donazione fatta in riguardo di un matrimonio o di una donazione rimuneratoria”.  

C’è poi un ulteriore aspetto da considerare, e che rappresenta un vantaggio notevole per chi riceve uno o più beni tramite l’istituto della donazione, ossia la possibilità di poter disporre subito del bene o dei beni senza dover attendere la morte del donante.

irregolarità contributiva

Pensioni: si può sempre agire per recuperare contributi non versati Per la Cassazione, il lavoratore vanta un diritto soggettivo alla integrità contributiva e al regolare versamento dei contributi versati

Irregolarità contributiva

La Cassazione, con l’ordinanza n. 11730-2024, ha stabilito che ogni lavoratore ha sempre un interesse attuale e concreto a il conseguente diritto di agire in giudizio contro il proprio datore di lavoro per ottenere l’accertamento e la successiva regolarizzazione dei contributi non versati. Non occorre dimostrare un danno previdenziale concreto in grado di ripercuotersi sul futuro trattamento pensionistico. La decisione  rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori perché con l’affermazione di questo principio viene rafforzata la protezione giuridica dei lavoratori contro le irregolarità contributive dei datori di lavoro.

Richiesta di adeguamento della posizione contributiva

La decisione della Cassazione è stata presa perché un lavoratore, socio e dipendente di una cooperativa, aveva chiesto al Tribunale il riconoscimento delle differenze retributive maturate per aver svolto ore di lavoro aggiuntive rispetto al contratto. Nel caso di specie il lavoratore, regolarizzato con un contratto part- time, aveva affermato di svolgere di fatto un’attività lavorativa a tempo pieno. La Corte d’Appello aveva rigettato la domanda, sostenendo che il lavoratore non avesse legittimazione ad agire. Non c’era infatti un pregiudizio concreto e attuale alla sua posizione previdenziale. Il lavoratore aveva quindi presentato ricorso in Cassazione.

Irregolarità contributiva: il lavoratore può agire a prescindere dal danno

La Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore e ha cassato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. Secondo i giudici, il lavoratore ha il diritto di agire contro il proprio datore di lavoro per ottenere la regolarizzazione della sua posizione contributiva, anche in assenza di un danno concreto alla sua prestazione previdenziale.

Il diritto del lavoratore a tutelare la propria posizione contributiva è basato su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Questo diritto esiste indipendentemente dal raggiungimento dell’età pensionabile e dal verificarsi di un danno concreto. La tutela della posizione contributiva è infatti un diritto costituzionale sancito dallart. 38 della Costituzione Italiana, che prevede che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.

La Suprema Corte ha quindi individuato due strumenti principali di tutela per il lavoratore:

  • l’azione di condanna al risarcimento del danno di cui all’art. 2116 del Codice Civile, ai sensi del quale, le prestazioni previdenziali obbligatorie sono dovute al lavoratore anche se il datore di lavoro ha omesso di versare i contributi. Se gli istituti di previdenza non possono corrispondere le prestazioni previste a causa delle irregolarità contributive, il datore di lavoro è tenuto a risarcire il danno causato dalla sua condotta omissiva;
  • l’azione di accertamento dell’omissione contributiva volta a riconoscere il comportamento irregolare e potenzialmente dannoso del datore di lavoro. Questo strumento può prevenire danni futuri e garantire la regolarizzazione dei contributi non versati.

La Cassazione, nel disporre la cassazione della decisione impugnata e il conseguente rinvio alla Corte di Appello per un nuovo esame, pronuncia il seguente principio di diritto: “Il lavoratore, a tutela del proprio diritto allintegrità della posizione contributiva, ha sempre linteresse ad agire, sul piano contrattuale, nei confronti del datore di lavoro, per laccertamento della debenza dei contributi omessi in conseguenza delleffettivo lavoro svolto, prima ancora della produzione di qualsivoglia danno sul piano della prestazione previdenziale e senza che sia necessario integrare il contraddittorio nei confronti dellINPS”.

Allegati

bonus sar sostegno reddito

Bonus SaR: cos’è il bonus di sostegno al reddito Bonus SaR (Sostegno al reddito): requisiti, importo, come fare domanda e scadenze dell'aiuto concreto per lavoratori disoccupati in Italia

Bonus SaR 2024

Il Bonus SaR, o Sostegno al Reddito, è un’indennità mensile erogata a favore di lavoratori disoccupati che hanno avuto in passato un contratto di lavoro regolare in somministrazione a tempo determinato o indeterminato, anche nella forma dell’apprendistato. Il Bonus SaR 2024 rappresenta un sostegno economico importante per lavoratori disoccupati in Italia. Rispettando i requisiti e seguendo correttamente le procedure per la domanda, è possibile ricevere un aiuto concreto durante il periodo di transizione tra un’occupazione e l’altra.

Normativa di riferimento

La norma di riferimento del bonus SaR è l’articolo 12 del decreto legislativo n. 276/2003. Il comma 1 di questa norma prevede che i soggetti autorizzati alla somministrazione del lavoro sono tenuti a versare a fondi specifici un contributo calcolato in percentuale sulla retribuzione corrisposta ai lavoratori assunti con contratto a tempo determinato o indeterminato in somministrazione per finanziare, tra le altre cose, misure previdenziali di sostegno al reddito 

A chi spetta il bonus SaR 2024

Per poter richiedere il Bonus SaR 2024 è necessario rispettare alcuni requisiti fondamentali:

  • essere disoccupati da almeno 45 giorni e avere maturato contestualmente 110 giorni di lavoro (o 440 ore di lavoro se il contratto era part-time verticale o misto o se il lavoratore era stato assunto contratti MOG, monte ore garantito) negli ultimi 12 mesi a partire dall’ultimo giorno di lavoro effettivo;
  • essere disoccupati da almeno 45 giorni e aver maturato 90 giorni di giornate lavorative o aver lavorato 360 ore (se il contratto era part time verticale, misto o prevedeva un Monte Ore garantito) negli ultimi 12 mesi, sempre decorrenti dalla data dell’ultimo giorno di lavoro in somministrazione;
  • essere disoccupati almeno da 45 giorni e aver portato a termine la procedura MOL (mancanza occasioni di lavoro).

Gli importi per il 2024

L’importo del Bonus SaR 2024 varia in base a due casistiche:

  • 000 euro spettano ai lavoratori che hanno maturato almeno 110 giorni di lavoro negli ultimi 12 mesi, oppure 360 ore se lavoratori part-time con contratto MOG;
  • 780 euro spetta invece a chi ha maturato almeno 90 giorni di lavoro negli ultimi 12 mesi, oppure 270 ore se lavoratori part-time con contratto MOG.

Come chiedere il bonus di sostegno al reddito

La domanda per il Bonus SaR 2024 può essere presentata esclusivamente online dal portale https://www.formatemp.it/ tramite i sistema FTWEB, in una delle seguenti modalità:

  • rivolgendosi agli sportelli sindacali del territorio competenti: Felsa Cisl, UilTemp, Nidil Cgil;
  • previa registrazione alla piattaforma, compilando tutti i campi necessari, allegando quanto richiesto e compilando il modulo specifico, che andrà prima sottoscritto digitalmente e poi trasmesso.

Documenti per la domanda

Per presentare la domanda per il Bonus SaR 2024 è necessario avere a portata di mano i seguenti documenti:

  • documento di identità;
  • codice fiscale;
  • IBAN del conto corrente su cui ricevere il bonifico;
  • eventuale documentazione relativa a periodi di malattia, maternità, congedi, aspettative e documenti INPS in caso di dimissioni;
  • estratto contributivo dell’INPS;
  • copia delle buste paga dell’Agenzia per il lavoro al fine di attestare le giornate lavorative svolte con contratto di somministrazione negli ultimi 12 mesi.
elezioni europee 2024

Elezioni europee 2024:  come si vota Breve guida alle elezioni europee 2024: quando si vota, come, dove, chi può votare e le regole per i fuori sede e i residenti all’estero

Elezioni europee 2024

Tra il 6 e il 9 giugno 2024, milioni di cittadini europei sono chiamati a partecipare alle elezioni europee per eleggere 720 eurodeputati, un numero aumentato di 15 unità rispetto alla precedente legislatura. In Italia, le urne saranno aperte sabato 8 e domenica 9 giugno, e i cittadini avranno la possibilità di eleggere 76 rappresentanti per il Parlamento Europeo. Vediamo nel dettaglio come e quando si vota, chi può votare e tutte le informazioni utili per partecipare a questo importante appuntamento elettorale.

Partecipare alle elezioni europee è un diritto e un dovere civico fondamentale. Informarsi sulle modalità di voto e sui candidati è essenziale per esercitare questo diritto in modo consapevole e contribuire alla costruzione del futuro dell’Unione Europea.

Come si vota

Secondo la legge elettorale europea, tutti i Paesi membri devono utilizzare un sistema elettorale proporzionale. Questo sistema garantisce che i seggi siano assegnati alle liste in proporzione ai voti ottenuti. In Italia, si utilizza il voto di preferenza, che permette agli elettori di esprimere fino a tre preferenze per i candidati della stessa lista, a condizione che siano di sesso diverso.

Per esprimere il voto è sufficiente indicare sulla scheda solo il cognome oppure il nome e il cognome del candidato prescelto. Si può votare anche tracciando un simbolo che corrisponde alla lista favorita, il voto in questo caso andrà al capolista che è stato indicato dal partito.

Orari e procedure

In Italia, le urne saranno aperte sabato 8 giugno dalle 14:00 alle 22:00 e domenica 9 giugno dalle 7:00 alle 23:00. Contemporaneamente, si terranno anche le elezioni regionali in Piemonte e le elezioni amministrative in 3.700 comuni italiani. Lo spoglio dei voti inizierà subito dopo la chiusura delle urne, alle 23:00 di domenica.

Per votare, è necessario presentarsi al seggio elettorale di appartenenza con la tessera elettorale e un documento d’identità valido. 

Le circoscrizioni elettorali

L’Italia è suddivisa in cinque circoscrizioni elettorali europee:

  • Nord Occidentale
  • Nord Orientale
  • Centrale
  • Meridionale
  • Insulare

Ogni circoscrizione riceve un numero di seggi proporzionale alla popolazione residente.

I candidati

I candidati alle elezioni europee sono cittadini italiani che abbiano compiuto 25 anni entro la data delle elezioni, oppure cittadini di altri Paesi membri residenti in Italia e iscritti nelle apposite liste aggiunte. Per poter essere eletti, i candidati devono possedere i requisiti di eleggibilità al Parlamento europeo secondo l’ordinamento italiano e non devono essere decaduti dal diritto di eleggibilità nel loro Paese di origine.

Le liste dei candidati devono essere presentate dai partiti o gruppi politici, che devono aver depositato il proprio simbolo al Ministero dell’Interno e aver presentato le liste agli uffici elettorali delle Corti d’Appello. Le liste devono superare la soglia del 4% dei voti validi espressi a livello nazionale per ottenere seggi.

Chi può votare

Hanno diritto di voto alle elezioni europee:

  • i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni;
  • i cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia;
  • I cittadini italiani residenti all’estero e iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero).

I cittadini dell’UE votanti in Italia devono essere registrati come elettori entro la scadenza stabilita.

Dove si vota

Ogni elettore deve votare nel seggio elettorale indicato sulla propria tessera elettorale. Chi non possiede la tessera deve richiederla presso il proprio Comune di residenza.

Voto fuori sede

Grazie alla legge 38/2024, gli studenti fuori sede possono votare in un comune diverso da quello di residenza se hanno presentato la domanda entro il 5 maggio al proprio Comune di residenza. A questo ente è stato affidato infatti il compito di trasferire le informazioni necessarie al Comune di domicilio o al capoluogo di Regione. Gli studenti ammessi devono rivivere un’attestazione con l’indicazione del seggio in cui votare.

Residenti all’estero: come votano

I cittadini italiani residenti in un altro Stato membro dell’Unione Europea, iscritti all’AIRE, possono votare presso i seggi allestiti dalle sedi diplomatico-consolari italiane nel Paese di residenza.

decreto liste attesa

Liste d’attesa: il piano del Governo Decreto liste d’attesa e disegno di legge per la garanzia delle prestazioni sanitarie: cosa prevedono i testi approvati dal Consiglio dei ministri

Decreto liste d’attesa

Il 4 giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge dedicato alle misure urgenti per la riduzione dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie. Tra i provvedimenti più importanti ci sono quelli dedicati alla piattaforma nazionale che dialoga con le piattaforme regionali delle liste di attesa, all’organismo di verifica e di controllo sull’assistenza sanitaria, alle dipendenze del Ministero della salute e il CUP unico ossia un codice unico che identifica un progetto di investimento pubblico. Questo testo di legge è integrato da un disegno di legge, anch’esso finalizzato a contrastare le liste d’attesa sanitarie e a garantire le prestazioni sanitarie.

Piattaforma nazionale per le liste d’attesa

Viene istituita presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali una piattaforma nazionale per le liste di attesa. Questo strumento servirà al Ministero della salute per monitorare i tempi di attesa effettivi delle prestazioni sanitarie. Attraverso la creazione di un dialogo tra piattaforma nazionale e piattaforme regionali si vogliono superare le difficoltà attuali attraverso la conoscenza specifica dell’offerta di prestazioni rispetto alla domanda.

Organismo di verifica e controllo

Viene istituito un Organismo di verifica e di controllo sull’assistenza sanitaria alle dirette dipendenze del Ministero della salute. L’organismo potrà accedere a tutte le strutture sanitarie e verificare le disfunzioni su segnalazione del cittadino, degli enti locali e delle associazioni di categoria degli utenti sanitari. Questo organismo inoltre potrà chiedere chiarimenti e acquisire documentazione. Le Regioni e le aziende sanitarie saranno tenute a fornire riscontro, anche in modalità telematica, nel termine di 15 giorni.

CUP unico di progetto

Viene istituito il codice unico di progetto regionale o infra regionale sia per le prestazioni pubbliche che per quelle fornite dal settore privato convenzionato. Il collegamento con i CUP pubblici rappresenterà requisito necessario per l’accreditamento istituzionale delle strutture autorizzate. In caso di mancata erogazione della prestazione nei tempi previsti dalle classi di priorità il cittadino potrà accedere alla prestazione ricorrendo all’intramoenia o al privato accreditato. Le aziende sanitarie ospedaliere non potranno sospendere o chiudere le attività di prenotazione. Previste nuove soluzioni digitali sia per la prenotazione che per il pagamento del ticket. Il CUP dovrà garantire al cittadino un sistema per la conferma o la cancellazione della prestazione entro il termine di due giorni prima dell’erogazione, al fine di scongiurare che le prestazioni prenotate non vengano effettuate.

Esami e visite anche il sabato e la domenica

La fascia oraria dedicata agli esami diagnostici alle visite viene estesa anche al sabato e alla domenica. Al fine di bilanciare adeguatamente le prestazioni ospedaliere e quelle libero professionali intramoenia ogni azienda sanitaria dovrà prevedere che le ore di attività libero professionale non superino quelle dedicate all’attività ordinaria.

Più personale per la sanità

Previsto un incremento del 15% del fondo sanitario per l’assunzione del personale. Dal 2025 il tetto di spesa viene abolito e al suo posto viene introdotto un meccanismo collegato alla programmazione delle aziende e al fabbisogno di personale sanitario.

Piano d’azione e flat tax

Per sette regioni del sud, a cui è dedicato il programma nazionale di equità nella salute relativa agli anni 2021 2027, viene introdotto il piano di azione per il rafforzamento dei servizi sanitari e sociosanitari. Prevista infine una flat tax del 15% da applicare alle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari in relazione all’attività svolta per ridurre le liste di attesa.

DDL garanzia prestazioni sanitarie

Il Disegno di legge che accompagna il decreto legge sulle liste d’attesa mira a introdurre diverse misure per migliorare l’efficienza e ridurre i tempi di attesa nel sistema sanitario italiano.

Queste misure intendono migliorare l’accessibilità e l’efficienza dei servizi sanitari, nonché supportare il personale sanitario e le strutture esistenti. Tra le misure previste, vi sono:

  • Registro nazionale per le segnalazioni dei cittadini: attivo sul portale del Ministero della Salute per segnalare disservizi.
  • Esami diagnostici di primo livello negli studi dei medici di famiglia: disponibili anche in ambulatori privati accreditati e farmacie, per ridurre le liste d’
  • Misure per il personale sanitario: aumento della tariffa oraria per prestazioni aggiuntive, indennità di disagio e incarichi per specializzandi.
  • Sistema di premi e sanzioni per incentivare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle liste d’
  • Piano nazionale di gestione delle liste dattesa coordinato dal Ministro della Salute, con Regioni responsabili dell’attuazione e monitoraggio.
  • Rafforzamento della salute mentale grazie all’utilizzo delle risorse del programma nazionale Equità della salute 2021-2027.
  • Scuola nazionale dellalta amministrazione sanitaria per specializzare i vertici dirigenziali del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
violenza donne lavoro

Violenza donne sul lavoro: cosa prevede la direttiva UE La Direttiva UE 2024/1385 mira a contrastare la violenza sulle donne anche nei luoghi di lavoro, per garantire parità, salute e sicurezza

Direttiva UE: lotta a ogni forma di violenza sulle donne

Pubblicata la Direttiva (UE) 2024/1385 sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Il Titolo del provvedimento tuttavia non deve trarre in inganno. La Direttiva vuole fornire infatti un quadro giuridico generale per prevenire e combattere la violenza contro le donne in ogni suo aspetto e variante.

L’articolo 1, dedicato alle definizioni ai fini della Direttiva, precisa infatti che per “violenza contro le donne” deve intendersi qualsiasi atto di violenza di genere perpetrata nei confronti di donne, ragazze o bambine solo perché donne, ragazze o bambine, o che colpisce le donne, le ragazze o le bambine in modo sproporzionato, che provochi o possa provocare danni o sofferenza fisica, sessuale, psicologica o economica, incluse le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, nella sfera pubblica come nella vita privata.” 

La Direttiva si occupa, nello specifico di mutilazioni ai genitali femminili, di matrimoni forzati, di condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, di stalking online, di molestie online, di istigazione alla violenza o all’odio online contro le donne, di istigazione al favoreggiamento, al concorso e al tentativo dei reati suddetti e non solo.

Molestie sul lavoro: formazione contro la discriminazione

Di particolare interesse è la parte della normativa europea dedicata alle molestie e alla violenza sessuale sui luoghi di lavoro, nel rispetto della convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, che è stata firmata a Ginevra il 21 giugno 2019.

La Direttiva dispone che, per prevenire e affrontare efficacemente i casi di molestie sessuali sul lavoro, è necessario formare i soggetti con funzioni di vigilanza, se la condotta molesta  è qualificata come illecito penale dal diritto nazionale.

I soggetti con funzioni di vigilanza dovrebbero ricevere inoltre opportune informazioni sul rischio di violenza da parte di terzi, ipotesi che si realizza quando la lavoratrice subisce violenza sul posto di lavoro da un soggetto diverso da un collega (Es: infermiera molestata da un paziente).

La Direttiva chiarisce poi che le molestie sessuali perpetrate sul luogo di lavoro consistono in una forma di discriminazione fondata esclusivamente sul sesso. Questo tipo di molestie hanno conseguenze negative sia per la vittima che per il datore di lavoro. Qualora tale condotta sia contemplata come reato dal diritto nazionale dovrebbero essere forniti servizi di consulenza interna o esterna per offrire informazioni sulle modalità più adeguate per affrontare i casi di molestie sessuali sul posto di lavoro e sui mezzi più efficaci per allontanare l’autore del reato dal posto di lavoro.

Entro il 14 giugno del 2032 la Commissione deve valutare infine la necessità di prevedere misure ulteriori a livello europeo per contrastare efficacemente le molestie e le violenze sessuali sui luoghi di lavoro, tenendo conto delle convenzioni internazionali, del quadro giuridico europeo sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego e del quadro giuridico in materia di salute e di sicurezza sul posto di lavoro.

Magistratura onoraria: le nuove regole Approvato dal Cdm il disegno di legge che modifica la disciplina della magistratura onoraria: nuove disposizioni su orari di lavoro, compensi e regime contributivo

Ddl riforma magistratura onoraria

Nella seduta del 4 giugno 2024 il CdM ha approvato in esame definitivo il disegno di legge contenente le modifiche alla disciplina della magistratura onoraria. Il provvedimento, che passa ora al vaglio del Parlamento e che è stato emanato per scongiurare il deferimento alla Corte di Giustizia, introduce norme applicabili con riguardo ai giudici onorari che sono in servizio alla data di entrata in vigore del Decreto legislativo n. 116/2017.

Orario di lavoro e disciplina

Il disegno di legge disciplina in primo luogo l’impegno complessivo dei magistrati onorari confermati. La durata dell’orario di lavoro non deve superare le 36 ore per ogni settimana per i magistrati che hanno optato per il regime di esclusività e non deve superare le 16 ore per ogni settimana per i magistrati che non hanno optato per il regime di esclusività. Le ore devono essere svolte nel rispetto del programma lavorativo definito dal presidente del tribunale o dal procuratore della Repubblica presso il tribunale, in base alle indicazioni fornite dal Consiglio superiore della magistratura (CSM).

Compenso

Il disegno di legge disciplina anche il compenso spettante ai magistrati onorari confermati. Ai magistrati che svolgono le loro funzioni in via esclusiva, è corrisposto un compenso annuo di 58.840 euro, che viene corrisposto in tredici mensilità.

Ai magistrati che esercitano in via non esclusiva, è corrisposto il compenso annuo di 20.000 euro, erogato in dodici mensilità. Il compenso viene adeguato al costo della vita.

Inoltre, ai magistrati onorari è riconosciuta la spettanza dei buoni pasto nella misura spettante al personale dell’amministrazione giudiziaria, qualora venga superata la soglia delle sei ore di presenza all’interno dell’ufficio giudiziario.

Contributi e previdenza

Il disegno di legge prevede altresì specifiche disposizioni relative al regime contributivo e previdenziale. I magistrati onorari confermati che svolgono l’attività in via esclusiva sono assicurati all’INAIL contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, sono iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’assicurazione generale obbligatoria dell’INPS e sono iscritti a specifiche forme di previdenza e assistenza sociale.

I magistrati onorari confermati che non esercitano in via esclusiva, invece, sono iscritti alla Gestione separata INPS e assicurati all’INAIL contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Inoltre, i magistrati onorari in regime di non esclusiva che hanno titolo per l’iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense mantengono l’iscrizione alla Cassa medesima.

Incompatibilità

Il provvedimento prevede ex novo alcune cause di incompatibilità. I magistrati onorari che vengono confermati non possono svolgere la loro attività negli uffici giudiziari dello stesso circondario in cui il coniuge, i conviventi, i parenti fino al secondo grado o gli affini fino al primo grado esercitano la professione di avvocato.

Rimessione nei termini e conferma

Prevista infine una procedura di rimessione nei termini per la richiesta di conferma nella magistratura onoraria, riservata ai magistrati onorari che non l’avevano ancora presentata. Tale procedura è applicabile quando, all’esito delle procedure di conferma già concluse, residuano risorse disponibili. Il CSM bandisce con delibera una nuova procedura di valutazione per un numero di posti corrispondente alle risorse disponibili.

I magistrati onorari non confermati potranno presentare domanda entro sessanta giorni dalla pubblicazione della delibera, sino al compimento del settantesimo anno di età. Riguardo l’opzione per l’esclusività, si prevede che i magistrati confermati possano chiedere di esercitare l’opzione entro il 31 luglio di ogni anno successivo a quello di immissione nel ruolo. Questa domanda transitoriamente può essere esercitata nel termine di trenta giorni dall’entrata in vigore del provvedimento.

IMU

IMU: guida breve all’Imposta Municipale Unica IMU, imposta municipale unica: cos’è, chi sono i soggetti tenuti al pagamento, in quali casi è prevista l’esenzione, quando e come si paga

IMU: cos’è

L’IMU, o Imposta Municipale Unica, è un tributo locale italiano istituito nel 2012, che colpisce il possesso di immobili situati nel territorio dello Stato. L’IMU sostituisce in gran parte l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) ed è parte delle misure di riforma fiscale introdotte per migliorare il bilancio pubblico. Il presupposto dell’imposta è rappresentato dal possesso dell’immobile che sia detenuto a titolo di proprietà o di altro diritto reale.

Chi deve pagare l’IMU

Sono quindi tenuti al pagamento dell’IMU i proprietari di immobili, i titolari di diritto reale di usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie sugli stessi, i concessionari in caso di concessione di aree demaniali, i locatari di immobili in virtù di un contratto di leasing, il genitore assegnatario della casa familiare.

Qualora l’immobile sia detenuto in comproprietà, ogni comproprietario è responsabile singolarmente del pagamento dell’imposta sulla propria quota.

Gli immobili soggetti a IMU

L’IMU si applica a diverse categorie di immobili, tra cui:

  • le abitazioni principali di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9);
  • le seconde case;
  • gli immobili commerciali;
  • i terreni agricoli e le aree edificabili;
  • gli immobili produttivi (cat. D)

Esenzioni e riduzioni

La legge prevede forme di esenzione in ragione della tipologia di immobile o in ragione di particolari requisiti dei contribuenti.

Non sono infatti soggetti all’IMU:

  • le abitazioni principali non di lusso e le relative pertinenze (civili abitazioni nelle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6 e A/7);
  • i fabbricati rurali ad uso strumentale;
  • gli immobili posseduti da anziani o disabili ricoverati in modo permanente in case di riposo, a condizione che non siano locati;
  • i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati (beni merce).

Per l’anno 2024 valgono ancora le riduzioni relative alle seconde case e alle abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito dai genitori ai figli. Oltre a queste agevolazioni sono previste riduzioni particolari per gli immobili di interesse storico artistico, per gli immobili inagibili o inabitabili non utilizzati, per le abitazioni concesse in locazione a canone concordato, per le proprietà di pensionati che risiedono in uno Stato diverso da quello italiano e che siano titolari di pensioni in virtù di convenzioni internazionali con l’Italia.

IMU: come si calcola

Il calcolo dell’IMU si basa sulla rendita catastale dell’immobile, rivalutata del 5% e moltiplicata per un coefficiente variabile a seconda della categoria catastale dell’immobile. L’importo così ottenuto viene moltiplicato per l’aliquota IMU stabilita dal comune, che può variare entro certi limiti fissati dalla legge.

Aliquote IMU

Le aliquote base sono stabilite dal governo, ma i comuni possono deliberare variazioni, entro limiti prefissati. Per il 2024, le aliquote e gli incrementi comunali sono i seguenti:

  • per le abitazioni principali di lusso e le pertinenze l’aliquota base è dello 0,5% con incremento comunale fino allo 0,6% o riduzione fino all’azzeramento;
  • per gli altri immobili, inclusi i terreni fabbricabili, l’aliquota base è dello 0,86 %, i comuni possono incrementare fino alla percentuale dell’1,06% o ridurre fino all’azzeramento;
  • per gli immobili ad uso produttivo del gruppo D l’aliquota base è dello 0,86%, i comuni possono incrementare fino all’1,06% o ridurre fino alla percentuale minima dello 0,76%;
  • per i terreni agricoli la percentuale base dello 0,76%, con possibilità di incremento fino all’1,06% o riduzione fino all’azzeramento
  • per i fabbricati rurali ad uso strumentale l’aliquota base è dello 0,1% ma i comuni possono ridurre l’aliquota fino all’azzeramento;
  • Per i fabbricati merce non locali l’aliquota base dello 0,1% con possibile incremento da parte dei comuni fino allo 0,25%

Dal 2025, in virtù del decreto del 7 luglio 20 23, i comuni potranno stabilire aliquote IMU personalizzate per diverse categorie di immobili.

Scadenze e modalità di pagamento

L’IMU si paga in due rate:

– prima rata (acconto): entro il 16 giugno (che slitta al 17 perché il 16 cade di domenica);

– seconda rata (saldo): entro il 16 dicembre.

È possibile pagare l’intero importo annuale in un’unica soluzione entro il 16 giugno. Il pagamento può essere effettuato tramite modello F24, presso banche, uffici postali, o online attraverso i servizi di home banking.

Sanzioni e interessi

In caso di mancato o insufficiente pagamento dell’IMU, sono previste sanzioni amministrative e interessi di mora. Le sanzioni possono essere ridotte mediante ravvedimento operoso, se il contribuente regolarizza spontaneamente la propria posizione entro un certo periodo.

Dichiarazione IMU

I contribuenti devono presentare la dichiarazione IMU nei casi in cui siano intervenute variazioni rispetto a quanto dichiarato precedentemente (es. acquisto, vendita, variazione della destinazione d’uso dell’immobile) entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui è avvenuta la variazione.