Meccanismo “scalino preferenziale”
Contributi tv locali: con la sentenza n. 44/2025, la Corte costituzionale ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio di Stato riguardanti il sistema di assegnazione dei contributi pubblici alle emittenti televisive locali. In particolare, è stata confermata la legittimità del cosiddetto scalino preferenziale, meccanismo che prevede una ripartizione delle risorse in base alla posizione in graduatoria.
Nessuna violazione dell’art. 77 Cost.
La Corte ha anzitutto escluso che gli emendamenti, con cui sono state legificate le norme regolamentari in materia di contributi, abbiano violato l’articolo 77 della Costituzione. Non sussiste, infatti, il difetto di omogeneità tra il contenuto originario dei decreti-legge e le disposizioni successivamente introdotte.
Irrilevante interferenza con giudizi
Sono state inoltre dichiarate infondate le censure relative all’interferenza con l’esercizio del potere giurisdizionale. Il meccanismo in esame non compromette né i giudicati formatisi né i giudizi ancora in corso, risultando compatibile con il principio di separazione dei poteri.
Lo “scalino preferenziale” non lede il pluralismo
La Corte ha chiarito che il criterio che assegna il 95% dei contributi alle prime cento emittenti in graduatoria e solo il 5% alle restanti non viola i principi del pluralismo informativo e della concorrenza.
Panorama informativo e ruolo della qualità
Nel motivare la decisione, la Consulta ha evidenziato il profondo mutamento del sistema dell’informazione, oggi fortemente influenzato dalla digitalizzazione, che ha eliminato molte barriere tecniche ed economiche, permettendo una moltiplicazione delle fonti. In questo contesto, l’obiettivo diventa la salvaguardia della qualità dell’informazione, più che l’aumento delle voci presenti nello spazio pubblico.
Contributi tv locali e scalini preferenziale
Il meccanismo dello scalino preferenziale mira a premiare le emittenti più strutturate, promuovendo l’uso di tecnologie avanzate e la produzione di contenuti informativi di qualità. La Corte ha ritenuto tale scelta non irragionevole, poiché orientata a sostenere imprese editoriali capaci di affrontare il mercato e garantire occupazione stabile nel settore.