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Decreto flussi: le novità Decreto flussi: quote rosa, nulla osta, Carta Blu UE e protezione internazionale, maggiori tutele e procedure aggiornate
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Decreto flussi, ok della Camera
Il 26 novembre, la Camera ha approvato la fiducia al disegno di legge di conversione del Decreto Flussi (decreto legge n. 145/2024), ottenendo 152 voti a favore, 108 contrari e 4 astensioni.
Il testo, in cui è confluito il decreto “Paesi Sicuri”, è ora al Senato per l’esame e deve essere convertito in legge entro il 10 dicembre. Il decreto introduce importanti cambiamenti nella gestione dei flussi migratori, concentrandosi sull’inclusione e la protezione dei diritti dei lavoratori stranieri e delle donne.
Per il lavoro subordinato, sia stagionale che non stagionale, è riservata una quota del 40% alle donne nei settori dell’assistenza familiare e sociosanitaria. Le associazioni rappresentative degli stranieri avranno un ruolo chiave nell’accompagnare i nuovi arrivati, offrendo percorsi informativi e facilitando il dialogo con le prefetture. Le richieste di permesso di soggiorno saranno rifiutate se il datore di lavoro è implicato in crimini legati allo sfruttamento o alla tratta di persone. Per i lavoratori altamente qualificati le condizioni per ottenere la Carta Blu UE saranno chiaramente delineate online. I richiedenti che non presenteranno la domanda entro 90 giorni perderanno l’accesso alle misure di accoglienza e saranno soggetti a una procedura accelerata con rischio di rimpatrio.
Decreto flussi: le novità più importanti
Ecco una panoramica delle principali novità introdotte dal decreto.
Contratti di soggiorno digitalizzati
Una delle innovazioni principali riguarda l’obbligo di firmare il contratto di soggiorno in formato digitale entro otto giorni dall’arrivo in Italia. Per i lavoratori stagionali nei settori agricolo e turistico, sarà possibile rinnovare o stipulare nuovi contratti entro 60 giorni dalla scadenza del precedente tramite la piattaforma Siisl. Anche i lavoratori altamente qualificati beneficeranno della digitalizzazione.
Ingressi fuori quota per assistenza familiare
Per il 2025, si prevede l’autorizzazione di 10.000 ingressi fuori quota destinati agli assistenti per anziani e disabili. La gestione delle richieste sarà affidata a enti autorizzati come agenzie per il lavoro o associazioni datoriali che accompagneranno i lavoratori nel processo d’assunzione.
Aumento delle quote per lavoratori stagionali
Il limite degli ingressi per lavoratori stagionali passa da 93.550 a 110.000 unità, privilegiando coloro provenienti da Paesi con accordi di cooperazione attivi. Le quote includono 47.000 ingressi per l’agricoltura e 37.000 per il turismo, ponendo attenzione alla provenienza regolare delle richieste.
Decreto flussi: pianificazione triennale
Fino al 2028 sarà possibile pianificare le quote d’ingresso attraverso Dpcm, continuando la strategia adottata nel triennio 2023-2025. Ogni datore può richiedere fino a tre nulla osta, salvo eccezioni per associazioni di categoria.
Abolizione del silenzio-assenso
Per i lavoratori provenienti da Paesi considerati ad alto rischio come Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, è abolito il silenzio-assenso. Entro il 2025 verrà stilato un elenco aggiornato degli Stati ad alto rischio dal Ministero degli Esteri.
Protezione contro lo sfruttamento
Chi denuncia lo sfruttamento avrà diritto a permessi di soggiorno rinnovabili ogni sei mesi e accesso a programmi d’inclusione sociale e lavorativa. Il decreto assegna fondi specifici a queste misure introducendo sanzioni più severe contro gli sfruttatori.
Controllo su ONG e soccorsi
Il Ministro dell’Interno può limitare o vietare il transito delle navi ONG per ragioni di ordine pubblico con multe fino a 50.000 euro e fermo amministrativo della nave. Regole simili valgono anche per gli aerei impiegati nelle operazioni di monitoraggio con sanzioni tra i 2.000 e i 10.000 euro.
Ispezione dei dispositivi elettronici dei migranti
Le procedure di identificazione si rafforzano consentendo l’ispezione dei dispositivi mobili esclusa la corrispondenza privata; ogni operazione deve essere confermata da un giudice entro due giorni.
Decreto flussi: elenco dei “Paesi sicuri”
Viene introdotta una lista comprendente Albania, Marocco e Tunisia tra altri diciannove “Paesi sicuri”, dove le richieste d’asilo saranno trattate con procedura accelerata riducendo i tempi, ma sollevando critiche dalle Corti giuridiche.
“Emendamento Musk” su competenze giudiziarie
Un emendamento sposta la competenza sui trattenimenti migranti alle Corti d’Appello dalle sezioni specializzate in immigrazione generando preoccupazioni tra magistrati sul rischio di rallentamenti nei processi.
Requisiti più severi per ricongiungimenti familiari
Si introducono requisiti più stringenti per chi si vuole riunire alla propria famiglia: due anni consecutivi d’abitazione in Italia necessari ai richiedenti; verifiche più rigorose sull’alloggio; riduzione dei termini per ricorrere contro rigetti.
Fondi aggiuntivi per assunzioni e cooperazione internazionale
Sono previsti fondi destinati all’assunzione presso ministeri ed enti esteri dal prossimo anno: ulteriori risorse potenziano progetti cooperativi internazionali incrementando finanziamenti emergenziali nazionali fino cinque milioni insieme ai trentacinque milioni dedicati sviluppando collaborazioni poliziesche terze parti stati coinvolti sotto accordo cooperativo nazionale stabilito precedentemente.
Aspetti critici del Decreto Flussi
Il Decreto Flussi costituisce un passo rilevante nella politica migratoria italiana cercando equilibrio tra controllo flussi integrazione economica straniera, tuttavia alcuni punti, come la gestione dei ricongiungimenti e le limitazioni disposte nei confronti delle ONG stanno sollevando dibattiti piuttosto accesi.
Leggi anche: Decreto Paesi sicuri
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Testo Unico Rinnovabili Testo Unico energie rinnovabili: semplificazioni, zone di accelerazione e nuove regole amministrative per la produzione di energia
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Approvato il Testo Unico Rinnovabili
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Testo Unico Rinnovabili, una normativa che ridefinisce i regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER). Sebbene l’obiettivo dichiarato sia la semplificazione delle procedure, il decreto rischia di aggiungersi alla già complessa giurisprudenza in materia energetica.
Il Testo Unico Fer rappresenta un tentativo di bilanciare le esigenze di sostenibilità con la necessità di semplificazione amministrativa. Tuttavia, resta il dubbio che questa nuova normativa possa creare sovrapposizioni con il quadro normativo esistente, accentuando la complessità anziché ridurla. Sarà fondamentale un attento monitoraggio per valutarne l’efficacia e l’impatto sul settore delle energie rinnovabili in Italia.
La normativa entrerà in vigore il 30 dicembre 2024. Regioni ed enti locali avranno 120 giorni per adeguarsi alle nuove disposizioni.
Testo Unico Rinnovabili: obiettivi e ambiti di applicazione
Il decreto si propone di favorire la diffusione degli impianti di energia rinnovabile, garantendo al contempo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio. Le principali novità includono la definizione di tre regimi amministrativi: attività libera, procedura abilitativa semplificata (PAS) e autorizzazione unica. L’introduzione di meccanismi come il silenzio-assenso e la riduzione dei tempi per la PAS (ora fissati a 30 giorni) mirano a snellire gli iter burocratici, incentivando gli investimenti nel settore.
Modifiche principali
Diverse le novità che meritano di essere segnalate.
- Eliminata la comunicazione di inizio lavori (CIL), per semplificare la gestione per molti interventi.
- Ampliate le attività in regime di attività libera, che ora includono interventi su aree vincolate, purché non visibili dall’esterno e realizzati con materiali tradizionali.
- Nuove disposizioni sulla PAS, che prevedono una sola sospensione per eventuali integrazioni documentali e oneri istruttori per progetti sopra 1 MW di potenza.
- Autorizzazione unica, concessa entro 120 giorni dalla Conferenza dei Servizi, con validità minima di cinque anni.
Le violazioni alle disposizioni comporteranno sanzioni amministrative più severe, per prevenire abusi e difformità.
Zone di accelerazione e impatti ambientali
Il decreto introduce anche il concetto di zone di accelerazione, aree in cui le procedure autorizzative vengono ulteriormente semplificate. Il GSE (Gestore dei Servizi energetici) si occuperà di una mappatura nazionale per individuare le aree terrestri e marine idonee, che saranno poi regolamentate da piani regionali e nazionali. Inoltre, interventi in attività libera e PAS non saranno soggetti a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), grazie a modifiche apportate al decreto legislativo n. 152/2006.
Leggi anche: Decreto Ambiente: cosa prevede
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- Testo-Unico-Fer-definitivo (256 kB)
Liste d’attesa: il decreto contro i ritardi Liste d’attesa: un nuovo decreto del Governo riconosce poteri sostitutivi all’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Liste d’attesa: il nuovo decreto del Governo
Le lunghe liste d’attesa per le prestazioni sanitarie rappresentano un problema cronico nel nostro Paese. Le legge n. 107/2024, che ha convertito il decreto legge n. 73/2024 e che è in vigore da agosto 2024 si è occupata dettagliatamente del problema al fine di ridurre i tempi.
Ora però è pronto il nuovo decreto del Governo che attribuisce al Ministero della Salute poteri più incisivi per rendere più concreta la legge e attuarne gli obiettivi in modo più efficiente. Il decreto individua infatti modalità e procedure per l’esercizio dei poteri sostitutivi dell’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria.
Organismo di controllo per il rispetto delle liste d’attesa
Al centro del nuovo decreto c’è infatti l’attribuzione di importanti poteri sostituivi all’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, dipendente dal Ministero della Salute.
Questo organismo ha il compito di monitorare costantemente le attività delle Regioni e di intervenire in caso di ritardi o inadempienze nell’erogazione delle prestazioni.
In caso di mancata individuazione del Ruas o di ripetute violazioni degli obiettivi fissati dal decreto n. 73/2023, l’Organismo può infatti esercitare il potere sostitutivo, intervenendo direttamente nell’organizzazione dell’assistenza sanitaria regionale.
Tempi e modi dell’ intervento sostitutivo
Il decreto prevede una procedura dettagliata per l’esercizio del potere sostitutivi in caso di inadempimenti o ritardi rispetto agli obiettivi previsti dal decreto.
L’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, dopo avere contattato il ritardo o l’inadempimento, previa comunicazione al Ministero, concede all’amministrazione un termine massimo 30 giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni o porre rimedio alla situazione.
Decorso questo termine, l’Organismo può decidere di sostituirsi alla Regione o di indicarle le linee operative da seguire. La sostituzione viene comunicato al Ministero della Salute.
Nei casi più complessi, in cui il potere sostitutivo sia durevole, il potere del soggetto titolare non è escluso e costui può anche chiedere di esercitarlo. L’Organismo da parte sua può anche autorizzarlo assegnando però un termine entro il quale il titolare deve provvedere.
Concluso il procedimento se il titolare ha tenuto un comportamento attivo l’Organismo può anche revocare il provvedimento adottato in sostituzione.
Relazioni per una maggiore trasparenza
L’Organismo che esercita detto potere sostitutivo deve renderne edotto il Ministero. A tale fine è tenuto a redigere una relazione dettagliata sulla propria attività, garantendo così la massima trasparenza e rendicontazione da consegnare anche all’amministrazione interessata.
Leggi anche: Decreto liste d’attesa: legge in vigore
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Bonus Natale: cos’è e a chi spetta Ampliata dal Governo la platea dei beneficiari del bonus Natale (ex bonus Befana) che verrà erogato su richiesta, ai lavoratori che ne hanno diritto a partire dal 2024
- Pubblicato da Marina Crisafi
Bonus Natale in tredicesima
Bonus Natale nel mese di dicembre, al posto del bonus Befana che ha ricevuto un colpo di spugna grazie all’emendamento approvato nel decreto Omnibus convertito nella legge n. 143/2024 e in vigore dal 9 ottobre 2024.
L’importo verrà erogato già a partire dal prossimo dicembre.
Vediamo in cosa consiste e chi ne può beneficiare.
Bonus Natale a chi spetta
L’indennità di 100 euro per il 2024, ex art. 2-bis della nuova legge, è destinata ai lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 28mila euro e con coniuge o almeno un figlio fiscalmente a carico.
L’indennità “non concorre alla formazione del reddito complessivo del lavoratore”, per cui i 100 euro saranno netti, ed è rapportata al periodo di lavoro.
Tra le condizioni richieste il lavoratore deve avere un coniuge “non legalmente ed effettivamente separato e almeno un figlio, anche se nato fuori dal matrimonio, riconosciuto, adottivo o affidato”, che siano fiscalmente a carico. Oppure “almeno un figlio” fiscalmente a carico in presenza di un nucleo familiare monogenitoriale.
Nella determinazione del reddito complessivo, non si terrà conto del reddito dell’immobile adibito ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze.
Platea ampliata dal governo
Con il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 novembre 2024, recante “Misure urgenti per la riapertura dei termini di adesione al concordato preventivo biennale e disposizioni finanziarie per la gestione delle emergenze”, il Governo ha deciso di ampliare la platea dei beneficiari del bonus Natale, aggiuntivo rispetto alla tredicesima mensilità.
Il testo (dl 167/2024) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 novembre, per entrare in vigore il giorno stesso, e, confermando le attese, il bonus è stato esteso anche alle famiglie monogenitoriali.
In pratica, viene di fatto eliminato il requisito del coniuge a carico, per cui rimane quale condizione necessaria avere almeno un figlio a carico.
In tal modo, da circa 1,1 milioni di persone stimate quale platea si arriva a 4 milioni e mezzo.
Come ottenerlo
L’una tantum sarà riconosciuta su richiesta del lavoratore, “che attesta per iscritto di avervi diritto” e sarà corrisposta unitamente alla tredicesima mensilità.
Spetterà ai sostituti d’imposta, ossia ai datori di lavoro, verificare in sede di conguaglio la spettanza dell’indennità e, qualora non si rilevi spettante, provvedere al recupero del relativo importo.
L’indennità è rideterminata nella dichiarazione dei redditi presentata dal contribuente ed è riconosciuta anche qualora non sia stata erogata dal sostituto d’imposta ovvero se le remunerazioni percepite non sono state assoggettate a ritenuta. Qualora l’indennità erogata dal sostituto d’imposta risulti non spettante o spettante in misura inferiore, il relativo importo è restituito in sede di dichiarazione.
Concordato preventivo biennale: cos’è e come funziona Il Concordato preventivo biennale stimola le imprese e i liberi professionisti ad adempiere spontaneamente i propri obblighi dichiarativi
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Indice dei contenuti
ToggleCos’è il Concordato Preventivo Biennale
Il Concordato Preventivo Biennale (CPB) è uno strumento di compliance fiscale introdotto dal Decreto Legislativo n. 13 del 12 febbraio 2024, finalizzato a incentivare il rispetto volontario degli obblighi dichiarativi di imprese e professionisti. Il suo scopo è di stabilizzare le posizioni fiscali per un periodo di due anni al fine di favorire una pianificazione tributaria e ridurre il rischio di contenziosi con l’Amministrazione finanziaria.
Concordato Preventivo Biennale: destinatari
Possono aderire al CPB i contribuenti che svolgono attività d’impresa, arti o professioni e che applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità (articolo 9-bis del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50).
Per l’ammissione il contribuente:
- non deve avere debiti tributari o contributivi definitivamente accertati con sentenza irrevocabile;
- se ha debiti residui, questi devono essere inferiori a 5.000 euro, comprensivi di interessi e sanzioni.
Sono esclusi dal CPB coloro che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi per almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti, o che hanno subito condanne per reati fiscali negli ultimi tre anni.
Proposta e calcolo del concordato
Il CPB prevede la possibilità per il contribuente di proporre una definizione biennale del reddito derivante dall’attività esercitata e del valore della produzione netta rilevanti ai fini delle imposte sui redditi e dell’IRAP. La proposta viene calcolata utilizzando il software “Il tuo ISA 2024 CPB”, che consente di determinare gli importi tenendo conto dei dati forniti per l’applicazione degli ISA e degli altri elementi specifici per il CPB.
Il software considera anche eventuali eventi straordinari che possono influenzare i risultati del primo anno di applicazione del Concordato, permettendo al contribuente di segnalare questi eventi nel modello dichiarativo.
Cause di esclusione
L’adesione al CPB è soggetta a determinati requisiti e limitazioni. Tra le principali condizioni ostative si segnalano:
- la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi nei periodi d’imposta precedenti;
- l’aver riportato condanne per reati fiscali o per specifici reati del codice penale;
- aver conseguito reddito esente o escluso dalla base imponibile per oltre il 40% del reddito totale nel periodo precedente;
- aver aderito al regime forfetario durante il primo periodo d’imposta oggetto del concordato;
- aver realizzato operazioni societarie straordinarie (fusioni, scissioni, conferimenti) durante il biennio.
In caso di dichiarazioni false, sono previste sanzioni penali ai sensi del DPR n. 445/2000.
Oggetto del concordato
Il CPB riguarda principalmente:
- il reddito da lavoro autonomo, senza considerare plusvalenze e minusvalenze straordinarie;
- il reddito d’impresa, senza includere componenti straordinarie come sopravvenienze attive e passive; utili e perdite derivanti da partecipazioni societarie o in gruppi di interesse economico (GEIE).
Il reddito dichiarato non può essere inferiore a 2.000 euro e deve essere riportato in tutte le dichiarazioni annuali. Anche il valore della produzione netta, rilevante ai fini IRAP, non può scendere sotto questa soglia.
Effetti dell’adesione al concordato preventivo biennale
L’adesione al concordato produce diversi effetti per il contribuente:
- l’esenzione dagli accertamenti previsti dall’articolo 39 del DPR n. 600/1973, salvo specifiche cause di decadenza;
- l’accesso ai benefici premiali del regime ISA, inclusi vantaggi sull’imposta sul valore aggiunto (IVA);
- l’obbligo di rispettare i normali adempimenti contabili e dichiarativi per i periodi d’imposta coperti dal Concordato.
L’adesione al Concordato non produce effetti per l’IVA, ma il contribuente deve comunque rispettare i requisiti previsti per le dichiarazioni fiscali.
Cessazione e decadenza
Il CPB può perdere efficacia in determinati casi:
- cessazione dell’attività o modifica significativa dell’attività svolta rispetto al periodo precedente.
- eventi eccezionali che riducono significativamente i redditi o i valori della produzione, oltre il 30% rispetto agli importi concordati;
- adesione al regime forfetario o realizzazione di operazioni societarie straordinarie durante il biennio;
- superamento dei limiti di ricavi o compensi previsti dagli ISA.
In caso di decadenza dal Concordato, restano comunque dovute le imposte calcolate sul reddito e sul valore della produzione concordati, se superiori a quelli effettivamente conseguiti.
Termini riaperti fino al 12 dicembre 2024
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri martedì 12 novembre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 novembre (dl n. 167/2024), ha riaperto, fino a l 12 dicembre 2024, i termini scaduti il 31 ottobre 2024 per consentire l’adesione al patto biennale. Questa riapertura però è riservata a chi ha presentato la propria dichiarazione entro il 31 ottobre e non ha preso parte alla prima tranche di concordato preventivo biennale. I forfettari sono esclusi.
Leggi anche: Concordato preventivo biennale: le istruzioni del fisco
Decreto Salva Infrazioni: legge in vigore Il decreto Salva infrazioni UE, dopo l'ok definitivo del Parlamento al ddl di conversione è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore il 15 novembre
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Decreto Salva infrazioni UE
Il decreto Salva infrazioni UE (Decreto legge n. 131/2024) che si pone l’obiettivo di risolvere le procedure di infrazione e pre-infrazione che gravano sullo Stato Italiano, è stato convertito in legge dal Parlamento e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 novembre, per entrare in vigore il giorno successivo.
Il testo del decreto era stato approvato mercoledì 4 settembre 2024 dal Consiglio dei Ministri per risolvere 16 casi di infrazioni contestate.
Vediamo cosa prevede il testo della nuova legge n. 166/2024, recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”.
Scarica il testo coordinato (del dl 131/2024 con la legge di conversione 166/2024)
Decreto Salva infrazioni UE: procedure interessate
Le procedure di cui si occupa la nuova legge spaziano dai contratti a termine, al trattamento previdenziale dei magistrati onorari al recepimento della direttiva sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati, fino alle misure adeguate per migliorare la qualità dell’aria.
Contratti a termine
L’articolo 11 della nuova legge si occupa dell’indennità risarcitoria onnicomprensiva prevista per la violazione della disciplina dei contratti di lavoro a tempo determinato nel settore privato. La legge italiana (art. 28, co. 2, Dlgs 81/2015) era contestata per i paletti previsti nel computo dell’indennità, in quanto prevedeva una misura compresa tra un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità, quale somma onnicomprensiva.
La nuova disposizione, invece, permette al lavoratore di ottenere un’indennità superiore se lo stesso dimostra di aver subito un maggior danno. La norma, inoltre, abroga la disposizione (comma 3) che prevedeva la riduzione della metà dei minimi e massimi del risarcimento allorquando i CCNL prevedano l’assunzione di già occupati con contratti a termine in specifiche graduatorie.
Magistrati onorari
Tra le procedure interessate il trattamento previdenziale dei magistrati onorari (n. 2016/4081), il diritto di avvalersi di un difensore in alcuni atti di indagine e il diritto di informare le autorità consolari e di dare avviso a un familiare o ad un altra persona di fiducia in caso di arresto e di fermo (n. 2023/2006)”.
Ministero giustizia
Il testo si occupa poi delle: “Misure per il rafforzamento della capacità amministrativo-contabile del Ministero della giustizia finalizzato alla riduzione dei tempi di pagamento dei debiti commerciali e dei servizi di intercettazione nelle indagini penali (n. 2021/4037), del corretto recepimento della direttiva 2016/800 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali (n. 2023/2090), del completo recepimento della direttiva 2020/1057 relativamente al controllo su strada (n. 2022/0231) e della procedura in materia di diritto d’autore (n. 2017/4092)”.
Concessioni balneari
Tra le procedure di infrazione di maggior rilievo ci sono quelle che riguardano le concessioni balneari. La soluzione al problema è il risultato della collaborazione tra Roma e Bruxelles.
Il compromesso raggiunto tiene conto della necessità di aprire il mercato delle concessioni, tutelando nel contempo le aspettative degli attuali concessionari.
Per raggiungere questo obiettivo le concessioni balneari attualmente in essere vengono prorogate fino al 30 settembre 2027. Il decreto prevede però l’obbligo di avviare le gare per le nuove concessioni entro giugno 2027.
Le nuove concessioni potranno avere una durata minima di 5 anni e massima di 20 anni. In questo modo il concessionario può ammortizzare i costi sostenuti per il personale e gli investimenti sostenuti. Non solo, il concessionario subentrante sarà tenuto a riconoscere a quello uscente un indennizzo. L’importo dovrà essere “pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, ivi compresi gli investimenti effettuati in conseguenza di eventi calamitosi debitamente dichiarati dalle autorità competenti ovvero in conseguenza di sopravvenuti obblighi di legge, al netto di ogni misura di aiuto o sovvenzione pubblica eventualmente percepita e non rimborsata, nonché pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni.”
Miglioramento della qualità dell’aria
Di estremo interesse le misure finalizzate a superare le procedure di infrazione n. 2014/2147, n. 2015/2043 e n. 2020/2299.
La norma, modificata alla Camera prevede lo stanziamento di risorse per concorrere all’attuazione efficace degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei relativi interventi in materia di mobilità e per finanziare gli interventi nelle zone in cui è intervenuto il superamento dei valori limiti di qualità dell’aria.
Previsto poi un Piano elaborato dalla cabina di regia e approvato con delibera del Consiglio dei ministri, sentita la Conferenza unificata della durata di 24 mesi, prorogabile di altri 24, sulla cui attuazione è tenuto a monitorare il Ministero dell’Ambiente.
Vedi il dossier della Camera
Ti interessa l’argomento? Leggi “Concessioni balneari: la proroga viola la Bolkestein”
Allegati
- Dl-131-2024 (189 kB)
- ddl 1287-2024 (754 kB)
- Dossier 31 ottobre 2024 (2 MB)
- legge-166-2024 (138 kB)
Fattura elettronica: prova idonea per il decreto ingiuntivo La fattura elettronica potrà essere utilizzata per dimostrare il credito vantato e ottenere il decreto ingiuntivo dal giudice competente
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Fattura elettronica: prova per il decreto ingiuntivo
La fattura elettronica costituirà una prova scritta idonea per richiedere e ottenere il rilascio del decreto ingiuntivo. Lo prevede il correttivo più recente della Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 164/2024), approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 29 ottobre 2024 e pubblicato in GU l’11 novembre 2024 per entrare in vigore il prossimo 26 novembre.
La fattura elettronica entra nell’art. 634 c.p.c.
I correttivi intervengono sull’articolo 634 c.p.c. La norma si occupa infatti delle prove scritte idonee a fondare la domanda per ottenere dal giudice competente il decreto ingiuntivo, atto che consente di recuperare i crediti liquidi ed esigibili.
Dopo il primo periodo il correttivo aggiunge un secondo periodo nel quale dispone che i crediti per i quali sarà possibile ottenere l’ingiunzione di pagamento, potranno essere dimostrati anche con le fatture elettroniche trasmesse tramite il Sistema di interscambio gestito dall’Agenzia delle Entrate e istituito dal Ministero dell’economia e delle Finanze.
L’intervento correttivo equipara la fattura elettronica a quella cartacea annotata nelle scritture contabili. Si tratta di una novità molto rilevante perché l’articolo 634 c.p.c include tra le condizioni di ammissibilità per ottenere il decreto ingiuntivo, la prova scritta del credito.
La novità legislativa descritta è stata preceduta da alcuni importanti interventi giurisprudenziali. Diversi i giudici di merito hanno infatti emesso diversi decreti ingiuntivi sulla base delle fatture elettroniche prodotte come prova scritta dai creditori richiedenti.
Scritture contabili tenute con strumenti informatici
Questa novità sulle fatture elettroniche è in linea con le modifiche apportate anche al comma 2 dell’articolo 634 c.p.c.
La norma nella sua formulazione attuale dispone che: “Per i crediti relativi a somministrazioni di merci e di danaro nonché per prestazioni di servizi fatte da imprenditori che esercitano una attività commerciale e da lavoratori autonomi anche a persone che non esercitano tale attività, sono altresì prove scritte idonee gli estratti autentici delle scritture contabili di cui agli articoli 2214 e seguenti del codice civile, purché bollate e vidimate nelle forme di legge e regolarmente tenute, nonché gli estratti autentici delle scritture contabili prescritte dalle leggi tributarie, quando siano tenute con l’osservanza delle norme stabilite per tali scritture.”
In base alla modifica contenuta nel correttivo la norma assumerà il seguente tenore: “Per i crediti relativi a somministrazioni di merci e di danaro nonché per prestazioni di servizi fatte da imprenditori che esercitano una attività commerciale e da lavoratori autonomi anche a persone che non esercitano tale attività, sono altresì prove scritte idonee gli estratti autentici delle scritture contabili di cui agli articoli 2214 e seguenti del codice civile nonché di quelle prescritte dalle leggi tributarie, purché tenute, anche con strumenti informatici, con l’osservanza delle norme stabilite dalla legge.”
Leggi anche: Riforma processo civile: ecco i nuovi correttivi
Dl Lavoro: le principali novità In vigore dal 29 ottobre 2024, il Dl Lavoro che contrasta il lavoro sommerso e recluta nuovo personale docente per attuare al meglio il PNRR
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
DL Lavoro n. 160/2024
Il DL Lavoro, approvato dal Governo, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 253 del 28 ottobre 2024 per entrare in vigore il 29 ottobre. Il provvedimento, n. 160/2024, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” si compone di 12 articoli, raggruppati in tre capi: lavoro, sistema universitario e istruzione.
DL Lavoro: lotta al lavoro sommerso
L’articolo 1 del decreto prevede che dal 1° gennaio 2026 vengano introdotti gli indici sintetici di affidabilità contributiva. Questa previsione vuole promuovere il rispetto degli obblighi contributivi a carico dei datori di lavoro.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell’economia, dopo aver sentito l’INPS e l’Ispettorato nazionale del Lavoro, dovranno approvare i primi due ISAC entro il 31 dicembre 2025. Dovranno quindi individuare ulteriori 6 settori a rischio di evasione contributiva entro il 2026.
L’Ispettorato Nazione del Lavoro dovrà consentire l’accesso al portale nazionale del sommerso alle amministrazioni pubbliche e agli enti che erogano o gestiscono fondi pubblici.
Per contrastare la disoccupazione il decreto riconosce ai dipendenti dei datori di lavoro, anche artigiani, un’integrazione al reddito. La disposizione si rivolge in particolare agli artigiani, che nel semestre precedente abbiano occupato fino a 15 addetti nei settori tessile, abbigliamento, calzature e conciario.
Un decreto dovrà stabilire annualmente una percentuale superiore al 5% per la quota del Fondo da destinare alle crisi occupazionali dell’editoria e dell’informazione.
Reclutamento e Consiglio Universitario Nazionale
L’art. 4 istituisce i quadrimestri quarto e quinto, successivi ai tre quadrimestri previsti dal bando del 2023. Il tutto per garantire il regolare svolgimento delle procedure di abilitazione scientifica nazionale e promuovere le politiche di reclutamento del personale docente in attuazione del PNRR.
Nelle more della riforma del Consiglio universitario nazionale, il decreto prevede che lo stesso continui a operare nella composizione attuale fino al 31 luglio 2025. A questa novità consegue la proroga fino a tale data dei mandati dei componenti attuali del Consiglio.
Per contrastare il problema abitativo degli universitari il decreto prevede che gli immobili sequestrati alla criminalità organizzata vengano destinati a residenze e alloggi universitari.
Il provvedimento autorizza la spesa di 5 milioni di euro per il 2024 e il 2025 per completare l’ammodernamento del Campus del Politecnico Campus Nord di Bovisa, Milano.
Istruzione: promozione ITS Academy e personale scolastico
Il decreto per il 2024 autorizza nuove risorse per potenziare strutture e laboratori e per ampliare l’offerta formativa.
L’articolo 9 precisa invece che i vincitori dei concorsi disposti per ricoprire i posti di insegnante tecnico-pratico, che vi abbiano preso parte solo con il possesso del titolo di studio richiesto a legislazione vigente, nel primo anno di servizio, ossia 2024/2025 debbano conseguire l’abilitazione, conseguendo il CFU.
L’articolo 11 prevede infine l’autorizzazione di spesa per fornire alle famiglie meno abbienti i libri di testo.
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Allegati
- Decreto legge n. 160-2024 (106 kB)
Legge bilancio 2025: cosa prevede Legge bilancio 2025: confermati alcuni bonus per la famiglia, decontribuzioni per il lavoro e più risorse alla sanità
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Legge di bilancio 2025: aperta la discussione sul testo
La prima versione della legge di bilancio 2025, dopo la firma del Presidente Mattarella e la bollitura della Ragioneria di Stato è pronta. Aperta la discussione sulla manovra, che si compone di 144 articoli. Da lunedì 28 ottobre il testo arriverà in Commissione Bilancio alla Camera.
Legge di bilancio 2025: le misure principali
La manovra di bilancio 2025 contiene importanti novità in materia fiscale, lavoro, famiglia, sanità e infrastrutture.
Materia fiscale: riordino delle deduzioni e lotta all’evasione
Il testo prevede la modifica del testo unico delle imposte sui redditi. L’imposta lorda si determinerà, applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili, le seguenti aliquote per scaglioni:
- del 23% (fino a 28.000 euro);
- del 35% (per importi superiori ai 28.000 euro fino a 50.000);
- del 43% se si superano i 50.000,00 euro.
La manovra interviene in materia di detrazioni per i figli e per le spese collegate agli interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici.
Per contrastare l’evasione fiscale il testo mette mano ai pagamenti elettronici, alle modalità di indicazione del CIN nelle dichiarazioni fiscali e nella certificazione unica e alla tracciabilità delle spese.
Famiglia: bonus e altri sostegni
La manovra incrementa di 500 milioni le risorse per sostenere gli indigenti nell’acquisto dei beni di prima necessità.
Il Fondo di garanzia per la prima casa viene incrementato di 130 milioni per il 2025 al fine di sostenere i soggetti nel pagamento del mutuo per la prima casa.
Per incentivare la natalità è previsto il riconoscimento una tantum dell’importo di 1000 euro dal mese successivo alla nascita o all’adozione che si verifichino a partire dal 1 gennaio 2025.
I congedi parentali vengono rafforzati prevedendo che le lavoratrici e i lavoratori dipendenti che hanno cessato il congedo di maternità o di paternità dal 1° gennaio 2024 e dal 1° gennaio 2025 beneficeranno, d dell’incremento all’80% della retribuzione dell’indennità del congedo a partire dal 2025.
Per il bonus nido e le forme di assistenza domiciliare previste dalla stessa normativa la manovra propone di escludere dal computo dell’ISEE l’assegno unico.
Lavoro: decontribuzioni e benefici
L’articolo 35 della manovra prevede la decontribuzione per le lavoratrici madri, anche se l’importo deve essere ancora precisato.
La decontribuzione è prevista anche per le lavoratrici autonome che non hanno optato per il regime forfettario, che sono madri di due o più figli fino al 18° anno del figlio più piccolo.
La decontribuzione spetta alle lavoratrici titolari di una retribuzione o di un reddito che non superi i 40.000,00 euro.
In favore delle donne vittime di violenza, la manovra incrementa il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità di 3 milioni di euro a partire dal 2025.
Dal 1° gennaio 2024 fino alla data di entrata in vigore del Protocollo di modifica dell’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera i lavoratori frontalieri potranno svolgere fino al 25 % della loro attività di lavoro dipendente in modalità telelavoro dal proprio domicilio perdere il suddetto status di lavoratore frontaliero.
Prevista la possibilità di incrementare le risorse destinate ai trattamenti accessori del personale dipendente di determinate amministrazioni.
Dal 1° luglio 2026 il Ministero della giustizia potrà stabilizzare i dipendenti assunti a tempo determinato nella qualifica ricoperta se hanno lavorato per almeno 24 mesi continuativi e risultino in servizio al 30 giugno 2026.
Sanità: più fondi e accordi per la mobilità
La manovra incrementa il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard a cui concorre lo Stato a partire dall’importo di 1.302 milioni di euro per il 2025. Negli anni successivi la manovra prevede importi sempre crescenti, fino ad arrivare a 8.898 milioni di euro annui a partire dal 2030.
Per rafforzare il monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva e garantire la completa alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico, tutte le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale (SSN), dei Servizi territoriali per l’assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’Aviazione civile (SASN) e a carico del cittadino saranno effettuate in formato elettronico.
Ogni Regione dovrà sottoscrivere accordi bilaterali per governare la mobilità sanitaria interregionale e le relative risorse finanziarie, con tutte le regioni con le quali la mobilità sanitaria attiva o passiva assuma dimensioni in grado di provocare una distorsione nell’erogazione dell’assistenza sanitaria.
Investimenti e infrastrutture nella manovra 2025
Per consentire il completamento degli interventi relativi alla banda ultra larga nelle zone bianche del territorio nazionale, il Ministro delle imprese e del Made in Italy, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, potrà concedere contributi fino a 220 milioni di euro per ogni anno dal 2027 al 2029 se sussistono motivate esigenze del soggetto che li attua.
Il testo autorizza anche la spesa di 37 milioni di Euro per gli eventi del Giubileo e 16,5 milioni di Euro per gli eventi minori di Roma Capitale.
Per sostenere lo sviluppo dell’offerta turistica sul territorio nazionale con decreto verranno stabiliti i criteri, le modalità e le condizioni per concedere agevolazioni finanziarie per sostenere gli investimenti privati e realizzare interventi complementari.
Leggi anche: Legge bilancio 2025: ok del governo
Decreto Paesi sicuri In vigore dal 24 ottobre il decreto legge in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale
- Pubblicato da Redazione
Decreto Paesi sicuri
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale e in vigore dal 24 ottobre 2024, il cd decreto Paesi sicuri, approvato dal Governo il 21 ottobre scorso, che modifica le procedure per il riconoscimento della protezione internazionale.
Il decreto legge n. 158/2024 (pubblicato in GU il 23 ottobre e in vigore dal giorno successivo) detta nuove regole per la sospensione dei provvedimenti impugnati e, analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei, aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di origine sicuri.
Paesi di origine sicuri: la lista
Tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti, sono considerati come Paesi di origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
L’elenco dei paesi di origine sicuri, dispone il decreto, “è aggiornato periodicamente con atto avente forza di legge ed è notificato alla Commissione europea”.
Codice degli incentivi: cosa prevede Il Codice degli incentivi, approvato dal Governo in via preliminare, disciplina l’intero ciclo di vita degli incentivi
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Codice degli incentivi in arrivo
Il Consiglio dei Ministri nella giornata di lunedì 21 ottobre 2024 ha approvato, in sede di esame preliminare, il decreto legislativo che, attuando l’articolo 3 commi 1 e 2, lett.b) della legge n. 160/2023, conterrà il Codice degli incentivi. La legge 160/2023 ha infatti delegato il Governo a revisionare il sistema delle agevolazioni previste a favore delle imprese.
Obiettivi del codice
Con l’istituzione del Codice degli incentivi si vogliono perseguire i seguenti obiettivi:
- contrastare la frammentarietà della normativa al fine di realizzare un sistema più ordinato e organico di norme;
- rinforzare la collaborazione tra le amministrazioni centrali e quelle locali;
- risolvere le problematiche connesse alla procedure vigenti.
La realizzazione di questo Codice degli incentivi è sostenuta anche dalla Commissione Europea, che la ritiene una pratica condivisibile a livello europeo.
Cosa prevede il Codice degli incentivi
Il testo di legge, composto da 29 articoli, suddivisi in 5 Capi si occupa di disciplinare il “ciclo di vita dell’incentivo”, dalla programmazione alla valutazione dei risultati raggiunti.
Oggetto e ambito di applicazione
Il Capo I, dedicato alle disposizioni generali, definisce l’oggetto e l’ambito di applicazione del decreto e contiene le definizioni dei termini tecnici utilizzati nel testo. L’articolo 3 precisa poi che il registro RNA (Registro Nazionale degli aiuti di Stato) e la piattaforma incentivi.gov.it rendono disponibili determinati servizi.
Programmazione e coordinamento
Il Capo II si occupa dell’attività di programmazione degli incentivi e del coordinamento istituzionale. Le amministrazioni responsabili devono infatti adottare un programma triennale degli incentivi per programmare gli incentivi di competenza. Il programma deve indicare gli obiettivi strategici, gli incentivi da destinare a tali obiettivi, il cronoprogramma di massima di attuazione e il quadro finanziario.
Per assicurare un adeguato coordinamento tra le politiche statali e regionali di incentivazioni è istituito un Tavolo Permanente degli incentivi.
Attuazione degli incentivi
Il Capo III, dedicato all’attuazione degli incentivi, disciplina i bandi tipo, i criteri per gli affidamenti di attività del ciclo di vita dell’incentivo, gli elementi premiali, i motivi di esclusione, le agevolazioni concedibili, le procedure e le modalità di accesso e di erogazione, le revoche e i controlli.
Valutazione, monitoraggio, informazione e pubblicità degli incentivi
Il Capo IV contiene la disciplina della valutazione degli incentivi, del monitoraggio, della informazione e della pubblicità.
Di estremo interesse l’articolo 21 dedicato alla valutazione. La norma specifica infatti che “le iniziative di sostegno pubblico realizzate attraverso gli incentivi sono assistite da un sistema di valutazione operante lungo il ciclo di vita degli incentivi, comprensivo delle attività di valutazione ex ante, di valutazione in itinere e di valutazione ex post.”
Disposizioni finali
Il Capo V infine contiene le disposizioni transitorie e finali dedicate all’abrogazione di alcune norme e dei testi di legge, alle disposizioni transitorie e di coordinamento e agli aggiornamenti.
L’articolo 28 dedicato alla clausola di invarianza specifica che, dall’attuazione di codice, non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Leggi anche gli altri articoli di diritto amministrativo
Bonus spesa 2025: cosa c’è da sapere Il Bonus spesa 2025 è una misura che potrebbe essere inserita nella legge di bilancio di cui però non si hanno conferme
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
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ToggleBonus spesa 2025: un aiuto per le famiglie
Il governo italiano ha intenzione di introdurre un nuovo bonus spesa 2025 da 1.000 euro, riservato alle famiglie in difficoltà economiche. Questa misura, che potrebbe entrare in vigore nel 2025, mira a sostenere chi fatica a sostenere le spese quotidiane, in un periodo come questo, caratterizzato da un alto costo della vita. Non esistono tuttavia documenti ufficiali che confermano questa misura di cui tutti parlano. E’ bene precisare in ogni caso che si tratta di una misura nuova, da non confondere con bonus similari come la Carta dedicata a te per famiglie con ISEE inferiori ai 15.000 euro o con la Carta Acquisti riservata agli ultra 65enni e ai genitori di bimbi di età inferiore ai tre anni.
Bonus spesa: a chi spetta
Dalle poche notizie che si hanno sulla misura, per accedere al bonus, i nuclei familiari dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
- unico reddito familiare;
- ISEE inferiore a 10.000 euro;
- minori a carico.
- almeno uno dei genitori disoccupato;
- residenza in una regione ad alto tasso di disoccupazione.
Domanda: come presentarla
Chi è interessato al bonus deve presentare la domanda online. A tal fine il richiedente deve:
- accedere al sito dell’INPS, utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS;
- compilare il modulo di richiesta predisposto.
I soggetti che non hanno dimestichezza con la tecnologia possono chiedere assistenza per l’invio della domanda ai Caf. La scadenza per presentare la domanda sembra essere fissata, per il momento, a febbraio 2025.
Erogazione bonus spesa 2025: come funziona
Il bonus spesa 2025 potrebbe essere erogato nelle solite modalità:
- tramite il rilascio di una carta elettronica precaricata con l’importo del bonus;
- accreditando l’importo direttamente sul conto bancario del beneficiario;
- riconoscendo dei bonus digitali spendibili presso gli esercizi commerciali che aderiranno all’iniziativa.
Erogazione: decorrenza
Il bonus dovrebbe essere disponibile a partire da gennaio 2025 fino al febbraio dello stesso anno. Il governo però potrebbe decidere di prorogare la misura dopo averne valutato l’effettiva necessità.
Importo e scadenza
Come anticipato, per il momento l’importo massimo del bonus non dovrebbe superare i 1.000 euro, anche se lo stesso potrebbe essere commisurato all’ISEE del singolo nucleo familiare.
Prima di inoltrare la domanda sarà necessario verificare di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge.
Il bonus spesa 2025 potrebbe rappresentare un sostegno importante per le famiglie in difficoltà economica. Grazie a questa misura, molte famiglie potranno infatti affrontare serenamente le spese quotidiane, migliorando la propria qualità di vita.
Leggi anche: Legge bilancio 2025: ok del governo