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Gratuito patrocinio: legittima la richiesta di certificazione consolare allo straniero La Corte costituzionale conferma la legittimità della norma che impone ai cittadini extraeuropei di presentare una certificazione consolare sui redditi prodotti all’estero per accedere al patrocinio gratuito

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Certificazione consolare: non viola la Costituzione

Gratuito patrocinio: con la sentenza n. 119 depositata il 22 luglio 2025, la Corte costituzionale ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Firenze in merito alla disciplina del patrocinio a spese dello Stato per i cittadini non appartenenti all’Unione europea. In particolare, è stata confermata la legittimità dell’obbligo di allegare all’istanza una certificazione consolare che attesti la veridicità dei redditi prodotti all’estero.

Il caso: il dubbio sollevato dal Tribunale di Firenze

Il giudice remittente aveva ritenuto che tale obbligo potesse violare gli articoli 3 e 24 della Costituzione, in quanto avrebbe comportato una discriminazione ingiustificata tra cittadini italiani o dell’UE e cittadini extra UE, pur se residenti stabilmente in Italia. A detta del giudice, la richiesta documentale aggiuntiva si porrebbe in contrasto con il principio di eguaglianza e con il diritto alla difesa, rendendo l’accesso alla giustizia più oneroso per una sola categoria di persone.

La ratio dell’obbligo di certificazione

La Corte costituzionale ha respinto le censure, ribadendo quanto già affermato in precedenti pronunce: la previsione ha una finalità di certezza e rapidità nella verifica della condizione economica dei richiedenti non europei, i quali possono produrre redditi in Paesi terzi non direttamente accessibili dall’amministrazione italiana. La certificazione consolare è funzionale ad accertare in modo unitario e rapido la complessiva situazione reddituale dell’istante, senza dover ricorrere a più amministrazioni estere per ottenere documenti separati.

La residenza in Italia non esonera dall’obbligo

Secondo la Corte, il fatto che un cittadino extra UE sia residente in Italia, anche da tempo, non elimina l’interesse statale a verificare i redditi eventualmente prodotti all’estero. La nozione di “non abbienza” – requisito per accedere al patrocinio gratuito – include tutte le risorse economiche, non solo i redditi da lavoro dipendente o autonomo, e richiede una valutazione complessiva della capacità finanziaria del richiedente.

Tutela della parità e dell’efficienza del sistema

La Corte ha quindi confermato che l’obbligo di certificazione consolare non viola i diritti costituzionali, perché risponde a una esigenza di controllo equo e oggettivo sullo stato economico del richiedente. Inoltre, la previsione non ostacola l’accesso alla difesa, poiché è possibile rivolgersi direttamente agli uffici consolari presenti in Italia, senza dover affrontare costi o procedure sproporzionate.