colloqui intimi in carcere

Colloqui intimi in carcere: diritto non mera aspettativa Colloqui intimi in carcere: non aspettativa, ma diritto previsto da Costituzione e CEDU come sancito dalla Consulta nella sentenza n. 10/2024

Colloqui intimi in carcere: l’intervento della Cassazione

La possibilità per i detenuti di svolgere colloqui intimi con il proprio coniuge o convivente non è una semplice aspettativa. Si tratta di un diritto, come ribadito dalla Corte di Cassazione, che ne ha sottolineato il valore costituzionale. La decisione segue la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2024, che ha dichiarato illegittima la normativa penitenziaria nella parte in cui negava tali colloqui senza giustificazioni specifiche.

Con la sentenza n. 8/2025, la Prima Sezione Penale della Cassazione ha annullato un provvedimento del Tribunale di sorveglianza di Torino. Quest’ultimo aveva giudicato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego opposto dall’istituto penitenziario di Asti. La motivazione del rifiuto si basava sull’assenza di spazi adeguati nella struttura. Secondo il tribunale, la richiesta del detenuto non configurava un diritto tutelabile, ma una semplice aspettativa. La Cassazione ha smentito questa interpretazione, evidenziando che la libertà di vivere relazioni affettive rientra tra i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione.

Intimità in carcere: la sentenza della Consulta

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 10/2024, aveva già chiarito che il diritto all’affettività dei detenuti non può essere cancellato, ma solo regolamentato. La libertà di esprimere normali relazioni affettive non può essere soppressa da norme generali e astratte. Eventuali limitazioni devono essere giustificate da esigenze specifiche, come la sicurezza, l’ordine interno o il comportamento del detenuto. Negare indiscriminatamente tale diritto viola la dignità della persona e i principi costituzionali sanciti dagli articoli 27 e 117 della Costituzione, oltre che dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Il problema dell’applicazione pratica

Nonostante il riconoscimento del diritto, la sua effettiva applicazione rimane un nodo irrisolto. La mancanza di spazi adeguati nelle carceri italiane rappresenta il principale ostacolo. Nel marzo 2024, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro per affrontare il problema, ma al momento non si registrano progressi concreti. Dal coordinamento dei magistrati di sorveglianza di fine ottobre emerge che nessun istituto penitenziario ha ancora provveduto a risolvere in concreto il problema.

Colloqui intimi in carcere: un diritto da tutelare

La Cassazione ha ricordato che il diritto dei detenuti a coltivare relazioni affettive merita tutela giurisdizionale. I magistrati di sorveglianza, pertanto, devono intervenire per garantire il rispetto di questo diritto. Se le strutture penitenziarie non sono adeguate, spetta all’amministrazione penitenziaria predisporre soluzioni idonee. L’inerzia dell’amministrazione, infatti, si traduce in una lesione grave e attuale di un diritto fondamentale.

Il riconoscimento dei colloqui intimi come diritto rappresenta un passo importante verso il rispetto della dignità e dell’umanità dei detenuti. Tuttavia, senza interventi concreti e tempestivi per adeguare le strutture, tale diritto rischia di rimanere solo sulla carta. È necessario che le istituzioni, a partire dal Ministero della Giustizia, garantiscano le condizioni per l’effettiva fruizione di questo diritto, in linea con i principi costituzionali e gli obblighi internazionali.

 

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Bonifico istantaneo: le nuove regole Il Regolamento UE 2024/886, in vigore dal 9 gennaio 2025, ha modificato la normativa sui bonifici istantanei per favorirne l’utilizzo e velocizzare le transazioni

Bonifico istantaneo: in vigore il regolamento UE

Bonifico istantaneo: da aprile 2024, l’Unione Europea ha introdotto nuove normative sui pagamenti bancari attraverso il Regolamento UE 2024/886. La normativa mira a promuovere l’uso dei bonifici istantanei e ad eliminare le barriere che ne hanno ostacolato la diffusione, anche al fine di favorire la concorrenza e adeguare il mercato dei pagamenti alle innovazioni tecnologiche.

Il bonifico istantaneo, come si evince facilmente, è la possibilità di trasferire denaro da un conto corrente all’altro in meno di dieci secondi, con disponibilità immediata da parte del beneficiario.

Il regolamento è in vigore dal 9 gennaio 2025 ed obbliga le banche italiane a trattare i bonifici istantanei come quelli ordinari, per cui non si dovranno pagare costi e tariffe aggiuntive. Oltre ai costi la nuova normativa introduce anche misure di sicurezza più rigide per evitare errori o truffe nei bonifici e proteggere le transazioni.

Scopriamo quindi quali sono le principali novità sui bonifici istantanei e cosa cambia per i consumatori e le aziende.

Costi ridotti o azzerati per i bonifici istantanei

Una delle principali novità del regolamento, come anticipato, è l’obbligo per gli istituti finanziari di equiparare i costi dei bonifici istantanei a quelli dei bonifici tradizionali. Prima dell’introduzione di questa norma, molte banche applicavano commissioni elevate per i bonifici istantanei, scoraggiandone l’uso.

Con la nuova regolamentazione, i clienti potranno beneficiare della velocità dei bonifici istantanei senza costi aggiuntivi.

Accessibilità e disponibilità 24/7

Il regolamento stabilisce che tutti i fornitori di servizi di pagamento nell’area SEPA (Single Euro Payments Area) debbano rendere disponibili i bonifici istantanei 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questo significa che i clienti potranno effettuare pagamenti immediati in qualsiasi momento, migliorando notevolmente la gestione delle proprie finanze e il flusso di cassa per le aziende.

Bonifici istantanei: opzione di default

Gli istituti di pagamento devono offrire i bonifici istantanei come opzione standard, mettendoli sullo stesso piano dei bonifici tradizionali.

Questo cambiamento renderà i bonifici istantanei una scelta naturale per i consumatori, promuovendone ulteriormente l’adozione.

Immediata disponibilità di fondi

Un bonifico istantaneo permette di trasferire fondi in pochi secondi, a differenza dei bonifici tradizionali che possono richiedere fino a tre giorni lavorativi. Questo aspetto è particolarmente utile in situazioni di emergenza o per chi necessita di rapidità nelle transazioni finanziarie.

Limiti e sicurezza

Il regolamento prevede un limite massimo di 100.000 euro per i bonifici istantanei, sebbene ogni banca possa impostare limiti inferiori per singola operazione o per il totale giornaliero. Le banche sono inoltre tenute a garantire alti standard di sicurezza, inclusa la verifica dell’identità del beneficiario e controlli antiriciclaggio, per prevenire frodi e altri rischi.

Transizione e implementazione

L’attuazione completa del regolamento richiederà fino a 18 mesi. Durante questo periodo, gli istituti finanziari dovranno adeguare i loro sistemi e processi per conformarsi alle nuove regole, assicurando che i bonifici istantanei diventino una parte integrante dei servizi bancari offerti ai clienti.

Vantaggi per consumatori e aziende

La maggiore accessibilità e i costi ridotti dei bonifici istantanei offriranno numerosi vantaggi:

  • i consumatori potranno effettuare pagamenti rapidi e sicuri in qualsiasi momento, migliorando la gestione delle finanze personali.
  • le aziende beneficeranno di un miglior flusso di cassa, una riduzione dei tempi di attesa per i pagamenti e un miglioramento generale dell’efficienza operativa.

Scelta del miglior conto corrente

Con l’introduzione del Regolamento UE, diventa ancora più importante scegliere il conto corrente giusto. Utilizzare strumenti di comparazione online permette di valutare i costi fissi, le commissioni per bonifici e prelievi e altri servizi bancari per trovare la soluzione più conveniente e adatta alle proprie esigenze.

Meccanismo di verifica “VOP”

A partire dal 9 ottobre 2025, tutte le banche oltre ad offrire il servizio di bonifico istantaneo a tutti i clienti, dovranno introdurre misure di sicurezza più rigorose per evitare errori e frodi.
infatti, da quella data viene introdotto quale servizio obbligatorio un meccanismo di verifica del beneficiario, il VOP (Verification of Payee) che garantisce che IBAN e nome del beneficiario corrispondano ai dati forniti dal pagatore, evitando così i rischi di invii di fondi a destinatari o conti errati.

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rimborsi adozioni internazionali

Rimborsi adozioni internazionali: come fare domanda Rimborsi adozioni internazionali: dal 7 gennaio al 6 aprile 2025 è possibile presentare le istanze per il recupero delle spese

Rimborsi adozioni internazionali: le novità

Il decreto del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità del 6 agosto 2024 ha introdotto importanti disposizioni per i rimborsi delle spese relative alle adozioni internazionali. Il provvedimento, registrato dalla Corte dei Conti il 12 settembre 2024, prevede:

  • le modalità per richiedere i rimborsi delle spese sostenute per le adozioni concluse nel 2023;
  • la riapertura dei termini per le richieste relative alle adozioni concluse nel 2022.

Termini di presentazione della domanda di rimborso

Le domande di rimborso possono essere inviate dalle ore 00:01 del 7 gennaio 2025 fino alle ore 23:59 del 6 aprile 2025. Le domande presentate oltre questa scadenza saranno considerate irricevibili.

Modalità di invio delle istanze

Per le procedure che si cono concluse tra il 1° gennaio e il 31 dicembre sia del 2022 sia del 2023, le istanze devono essere inviate tramite il portale “Adozione Trasparente” della Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). L’accesso al portale richiede l’autenticazione con SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE (Carta d’Identità Elettronica).

Per alcune situazioni specifiche, come previsto dall’art. 36, comma 4, della legge n. 184/1983, o per chi ha adottato senza l’ausilio di un Ente autorizzato, le istanze possono essere inviate:

  • con raccomandata con avviso di ricevimento;
  • Per Posta Elettronica Certificata (PEC) all’indirizzo segreteria@pec.governo.it

Documentazione richiesta

Per garantire l’ammissibilità della domanda, è indispensabile presentare tutti i documenti richiesti, tra cui:

  • la certificazione delle spese sostenute rilasciata dall’Ente autorizzato;
  • l’attestazione ISEE in corso di validità;
  • la copia dei documenti d’identità dei coniugi.

In caso di adozione pronunciata all’estero e riconosciuta in Italia, è necessario allegare anche:

  • il provvedimento del Tribunale per i minorenni che riconosce l’adozione;
  • l’autocertificazione )Modello B DPR 445/2000) e la documentazione contabile delle spese sostenute.

Per le adozioni di minori “special needs”, è obbligatorio includere una dichiarazione attestante questa condizione.

Rimborsi adozioni internazionali importi

Il rimborso massimo è determinato in base alla fascia di reddito ISEE:

  • fino a 25.000 euro: rimborso massimo di 11.400 euro;
  • tra 25.001 e 40.000 euro: rimborso massimo di 9.000 euro;
  • oltre 40.000 euro: rimborso massimo di 6.600 euro.

In assenza dell’attestazione ISEE, il rimborso massimo è di 6.600 euro. Le spese rimborsabili includono i costi documentati per assistenza, traduzione, legalizzazione di documenti, trasferimenti e soggiorni all’estero.

Ai fini della quantificazione del rimborso sono esclusi gli importi erogati a titolo di contributo da parte degli enti territoriali con finalità analoghe a quelle di sostegno del percorso preadottivo.

Per i genitori di minori “special needs”, è previsto un contributo aggiuntivo proporzionato alla fascia ISEE, fino a un massimo di 3.420 euro.

Erogazione dei rimborsi adozioni internazionali

Entro 60 giorni, decorrenti dalla scadenza dei termini di presentazione delle istanze la segreteria tecnica della Commissione per le adozioni internazionali conclude la fase di valutazione della ammissibilità delle domande.

La liquidazione del rimborso si verifica una volta conclusa positivamente l’istruttoria della singola istanza.

Ogni rimborso erogato, completo dei dati identificativi del beneficiario, dovrà essere comunicato all’Agenzia delle Entrate per l’elaborazione della dichiarazione precompilata e per l’applicazione di eventuali deduzioni.

Istanze incomplete e assistenza

Le domande incomplete o prive della documentazione richiesta saranno dichiarate inammissibili. Per chiarimenti, è possibile inviare quesiti via email all’indirizzo rimborsi.cai@governo.it, specificando nell’oggetto “quesito DM rimborsi”. Le richieste di assistenza devono pervenire entro 10 giorni dalla scadenza per l’invio delle istanze.

Per maggiori dettagli e per le modalità operative, si invita a consultare il sito della Commissione per le Adozioni Internazionali: www.commissioneadozioni.it.

carta acquisti

Carta acquisti over 65 Carta acquisti over 65: la carta di pagamento elettronica che riconosce a chi è in difficoltà un aiuto di 80 euro a bimestre per spesa, farmaci e bollette

Carta Acquisti over 65: per chi ha difficoltà economiche

La Carta Acquisti over 65 è uno strumento di pagamento elettronico fornito dallo Stato per aiutare le persone in condizioni economiche difficili. Permette di effettuare acquisti presso negozi alimentari e farmacie convenzionate senza costi per il titolare. Le spese sono infatti coperte direttamente dallo Stato. Alcuni esercizi inoltre offrono sconti aggiuntivi.

Requisiti per richiedere la carta

La Carta è rivolta a cittadini italiani (o stranieri con permesso di soggiorno), iscritti all’Anagrafe comunale, che soddisfano i seguenti criteri:

  • età minima di 65 anni;
  • reddito annuo inferiore a 8.117,17 € (10.822,90 € per gli over 70);
  • ISEE valido inferiore a 8.117,17 €;
  • assenza di beni e patrimoni significativi, come più proprietà immobiliari, veicoli o utenze intestate;
  • non essere ricoverati in istituti di lunga degenza o di detenzione.

Chi soddisfa questi requisiti può accedere al contributo erogato bimestralmente pari a 80 euro.

Come ottenere la Carta Acquisti

Il processo per richiedere la Carta è semplice e accessibile:

  1. prima di tutto è necessario scaricare il modulo disponibile online sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze o su quello delle Poste. In alternativa è possibile ritirare il modulo presso uno degli uffici postali presenti sul territorio;
  2. il modulo va poi compilato, inserendo i propri dati personali, incluso codice fiscale, residenza e documenti di riconoscimento;
  3. occorre poi verificare con attenzione il possesso dei requisiti richiesti come reddito, ISEE e patrimonio;
  4. effettuate le predette verifiche sarà possibile procedere alla presentazione della domanda con il modulo compilato e i documenti richiesti debitamente allegati presso un ufficio postale.

Verificata la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge da parte dell’INPS, la Carta verrà rilasciata  al richiedente, che la potrà ritirare presso l’ufficio postale.

Utilizzo e gestione della Carta Acquisti over 65

La Carta può essere usata per pagare beni di prima necessità, come alimenti e farmaci nei negozi che accettano il circuito Mastercard e per pagare  le bollette di luce e gas. È possibile delegare una persona di fiducia per il ritiro o l’utilizzo, nel caso di impedimenti fisici.

Se necessario, il titolare può richiedere la variazioni dei dati e del titolare, chiedere un duplicato del pin necessario per utilizzare la carte o la sostituzione della Carta Acquisti quando la stessa sia stata smarrita o rubata o non funzioni. Da parte sua anche l’Amministrazione effettua controlli periodici per verificare la persistenza dei requisiti necessari. In caso di irregolarità, i contributi possono essere sospesi o revocati.

Un aiuto tangibile per chi ne ha bisogno

La Carta Acquisti rappresenta una misura concreta per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione. Con regole chiare e procedure trasparenti, offre un aiuto immediato per le spese quotidiane, garantendo dignità e supporto economico.

Leggi anche l’articolo dedicato alla legge di bilancio 2025 che introduce la Carta per i nuovi nati e rifinanzia la Carta dedicata a te

pintopaga

PintoPaga: due anni per azzerare l’arretrato PintoPaga: la manovra 2025 interviene sulla legge Pinto per azzerare in due anni l’arretrato nel pagamento degli indennizzi

Legge di Bilancio 2025 e il progetto “PintoPaga”

Avviato il progetto “PintoPaga”. La Legge di Bilancio 2025 (n. 207/2024) ha introdotto una riforma incisiva per accelerare i pagamenti previsti dalla Legge Pinto. L’obiettivo consiste nel ridurre l’arretrato in due anni e migliorare l’efficienza della gestione amministrativa, garantendo risparmi significativi per la finanza pubblica. Con la Legge di Bilancio 2025, il sistema di equa riparazione fa un passo avanti verso una maggiore efficienza e trasparenza. L’implementazione di risorse, tecnologia e regole rigorose consentirà di affrontare le criticità del passato e garantire un servizio migliore ai cittadini.

Digitalizzazione obbligatoria delle istanze

Le nuove norme impongono ai creditori di presentare richieste e documentazione esclusivamente in formato digitale. I modelli, disponibili sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, permetteranno una gestione più rapida e trasparente. I creditori dovranno inviare una dichiarazione sostitutiva entro un anno dalla pubblicazione del decreto che accoglie la domanda. Ritardi nella presentazione sospenderanno il calcolo degli interessi fino alla regolarizzazione.

Le dichiarazioni, in virtù della riforma, saranno valide per due anni. Tuttavia, l’amministrazione potrà richiederne il rinnovo, sempre in formato telematico. Eventuali trasmissioni incomplete sospenderanno gli interessi fino alla correzione dei dati.

Pagamenti semplificati e nuovi strumenti

I pagamenti avverranno solo tramite accredito su conto corrente. Non si potrà più procedere ai pagamenti in contanti o per mezzo di vaglia cambiari. I creditori potranno inoltre delegare un rappresentante legale con procura speciale per ricevere le somme dovute. Questa misura aumenta la sicurezza e riduce eventuali errori nella liquidazione.

Commissari ad acta per velocizzare le pratiche

Verranno nominati poi commissari ad acta, selezionati anche tra i funzionari pubblici, che svolgeranno l’incarico su base volontaria e fuori dall’orario di lavoro. Per loro è previsto un compenso massimo di 150 euro lordi per ogni incarico.

Per azzerare l’arretrato in due anni nuovo personale

Il progetto “PintoPaga”, lanciato dal Ministero della Giustizia per dare attuazione alle novità della legge di bilancio, si basa sulle risorse stanziate dalla Legge di Bilancio e sulla convenzione con Formez PA, società pubblica legata alla Presidenza del Consiglio. L’accordo prevede l’assunzione di nuovi dipendenti a tempo determinato, che affiancheranno quelli già operativi presso l’Ufficio I della Direzione Generale Affari Giuridici e Legali. Le nuove risorse umane saranno operative entro gennaio 2025 e gestiranno le pratiche relative ai decreti emessi tra il 2015 e il 2022. L’implementazione di personale e di strumenti tecnologici persegue la finalità di migliorare la gestione delle pratiche e di ridurre i tempi di lavorazione.

Risparmi stimati e obiettivi del progetto “PintoPaga”

Il costo complessivo della convenzione con Formez PA è stimato in 5 milioni di euro, ma il progetto punta a risparmiare fino a 60 milioni di euro, importo derivante dalla riduzione degli interessi di mora e delle spese legali legate ai ritardi nei pagamenti.

 

Leggi anche: Legge Pinto: taglio degli interessi nella manovra 2025

contributo unificato

Contributo unificato: cosa cambia dal 2025 Contributo unificato: la circolare del Ministero della Giustizia sulle novità della manovra 2025 relative a mancato pagamento e recupero

Contributo unificato: novità della manovra 2025

La Legge di Bilancio 2025 introduce importanti cambiamenti per il versamento del contributo unificato nei procedimenti civili. Le nuove norme, in vigore dal 1° gennaio 2025, mirano a garantire maggiore precisione nei pagamenti e incidono direttamente sull’iscrizione a ruolo delle cause. Le novità della manovra 2025 relative anche a mancato pagamento e recupero sono state esplicitate in una circolare del ministero della Giustizia del 30 dicembre 2024.

Nuove disposizioni sull’iscrizione a ruolo

In base al nuovo comma 3.1, aggiunto all’articolo 14 del D.P.R. 115/2002, una causa civile non può essere iscritta a ruolo senza il pagamento del contributo unificato previsto. L’importo minimo da versare è pari a 43 euro, secondo quanto previsto dall’articolo 13, comma 1, lettera a) dello stesso decreto.

In pratica:

  1. se il contributo dovuto è pari o inferiore a 43 euro, l’iscrizione a ruolo è possibile solo con il versamento dell’importo nella misura dovuta per intero;
  2. se il contributo è superiore a 43 euro, la parte che iscrive la causa deve pagare almeno 43 euro. Eventuali somme mancanti verranno recuperate successivamente.

Queste regole non modificano le esenzioni già previste dalla legge. Le parti esentate continueranno a non dover nulla. Inoltre, se l’importo dovuto è inferiore a 43 euro, sarà sufficiente versare la somma minore.

Recupero delle somme mancanti dovute

In caso di versamento parziale del contributo unificato, la legge di bilancio introduce nuove modalità per il recupero delle somme mancanti. L’articolo 248 del D.P.R. 115/2002 si arricchisce del comma 3-bis. Questa disposizione prevede che, trascorsi 30 giorni dall’iscrizione a ruolo o dal momento in cui sorge l’obbligo di pagamento, l’ufficio competente o Equitalia Giustizia Spa ( in presenza di apposita convenzione) procedano al recupero delle somme tramite iscrizione a ruolo. Il recupero include interessi legali e sanzioni.

La riscossione avviene secondo le norme previste dall’articolo 32 del D.Lgs. 46/1999, che disciplinala riscossione e spontanea a mezzo ruolo, applicando anche le disposizioni contenute nell’articolo 25, comma 2, del D.P.R. 602/1973. Detta norma dispone nello specifico che la cartella di pagamento, redatta in conformità al modello approvato con decreto del Ministero delle finanze, contiene l’intimazione ad adempiere l’obbligo risultante dal ruolo entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione, con l’avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata.”

Entrata in vigore e norme transitorie

Le nuove regole si applicano esclusivamente alle controversie iscritte a ruolo dal 1° gennaio 2025. Per quelle iscritte fino al 31 dicembre 2024, continuano a valere le norme precedenti, indipendentemente dalla fase processuale in cui si trovano.

Obiettivo delle modifiche

Con questa riforma, il Ministero punta a garantire maggiore trasparenza e tempestività nei versamenti. Le novità riducono il rischio di contenziosi legati a omissioni parziali e semplificano il recupero delle somme dovute.

La manovra 2025 segna quindi un passo avanti nella gestione delle spese di giustizia, con effetti immediati sull’accesso alla tutela legale.

 

Leggi anche: Pacchetto giustizia 2025: contributo unificato in primo piano 

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banche dati ipotecarie

Banche dati ipotecarie e catastali: consultazione online Banche dati ipotecarie e catastali: il provvedimento dell'Agenzia delle Entrate definisce le modalità di accesso e di consultazione

Banche dati ipotecarie e catastali: il provvedimento

Il provvedimento del 30 dicembre 2024 n. 460187 dell’Agenzia delle Entrate, prevede che, a partire dal 1° gennaio 2025, tutti i cittadini possono accedere liberamente alle banche dati ipotecarie e catastali. Il provvedimento si preoccupa di definire nel dettaglio le modalità di consultazione telematica delle predette banche dati.

Il provvedimento prevede in particolare le seguenti novità:

  • accesso diretto: non servono più intermediari, basta registrarsi e accettare le condizioni d’uso del servizio;
  • flessibilità: gli Enti pubblici e privati possono richiedere accordi personalizzati per consultazioni specifiche;
  • sportelli aperti: anche gli sportelli catastali locali, previa intesa con l’Agenzia, offriranno il servizio di consultazione;
  • costi azzerati: sono stati eliminati i vecchi oneri per il pagamento dei tributi, che ora potrà avvenire tramite una piattaforma dedicata.

Chi può accedere alle banche dati?

Possono accedere ai dati catastali e ipotecari i seguenti soggetti:

  • cittadini: chiunque può consultare i dati relativi a immobili di propria proprietà o sui quali ha un diritto reale;
  • enti pubblici: Pubbliche amministrazioni, gestori di servizi pubblici e società a controllo pubblico possono accedere ai dati catastali per le loro competenze.

Come si accede ai dati ipotecari e catastali

E’ possibile avere accesso ai dati di interesse nelle seguenti modalità:

  • online: attraverso l’area riservata dell’Agenzia delle Entrate;
  • sportelli: presso gli sportelli catastali locali convenzionati;
  • servizi dedicati: gli Enti pubblici possono utilizzare servizi specifici per accedere a grandi quantità di dati.

Questa novità rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore trasparenza e semplificazione dei servizi pubblici, facilitando l’accesso ai dati immobiliari per tutti i cittadini.

Leggi anche: Visura catastale e ispezione ipotecaria online

amministratori di società

Amministratori di società: pec obbligatoria Gli amministratori di società costituite a partire dal 1° gennaio 2025 dovranno munirsi di una pec personale

PEC obbligatoria per gli amministratori di società

Dal 1° gennaio 2025, una novità importante entra in vigore per le aziende italiane: tutti gli amministratori di società dovranno avere una casella di posta elettronica certificata (PEC) personale. Lo stabilisce la legge di bilancio 2025.

La PEC è come una raccomandata digitale: garantisce che un messaggio sia stato inviato e ricevuto, e funge da prova legale. L’obiettivo di questa nuova norma è rendere la comunicazione tra aziende e amministrazione pubblica più sicura e tracciabile.

Amministratori di società: cosa cambia nella pratica?

Fino ad ora, era sufficiente che l’azienda avesse una PEC. Da ora in poi, ogni amministratore dovrà avere la sua PEC personale, che dovrà essere comunicata al Registro delle Imprese.

Dubbi sulla novità normativa

La novità suscita alcune perplessità per i seguenti motivi:

  • per le aziende con molti amministratori, gestire più PEC potrebbe essere un po’ complicato;
  • la legge non specifica se si può usare la PEC aziendale anche per le comunicazioni personali dell’amministratore;
  • la norma si applica solo alle nuove società, ma non è chiaro cosa accadrà per quelle già esistenti.

In conclusione la PEC per gli amministratori di società è una novità che mira a rendere la comunicazione aziendale più sicura e trasparente. Anche se ci sono ancora alcuni aspetti da chiarire, è importante essere pronti a questa nuova esigenza.

pacchetto giustizia 2025

Pacchetto giustizia 2025: contributo unificato in primo piano Pacchetto giustizia 2025: divieto di iscrizione cause civili se non si paga il contributo unificato, sanzionati atti e documenti “pesanti”

Pacchetto giustizia 2025: novità nella manovra 2025

Il pacchetto giustizia della manovra 2025 prevede poche misure di rilievo e incentrate soprattutto sugli adempimenti fiscali collegati ai processi.

Vediamo quelle di maggiore interesse.

Contributo unificato: quali novità?

Le modifiche introdotte dal comma 812 aggiornano il decreto del Presidente della Repubblica n. 115/2002 e mirano a ottimizzare la gestione del contributo unificato nei procedimenti civili. Si stabilisce in particolare che una causa civile può essere iscritta a ruolo solo dopo il versamento minimo previsto per il contributo unificato.

Leggi anche Processo estinto se non si paga il contributo unificato

Si attribuisce a Equitalia Giustizia S.p.A., in presenza di specifica convenzione, il compito di avviare il recupero immediato in caso di mancato pagamento, comprendendo interessi e sanzioni. Queste misure riducono i rischi di insolvenza, semplificano i procedimenti e velocizzano la riscossione, eliminando passaggi burocratici inutili.

Il comma 813 introduce invece nell’ambito del processo amministrativo, una sanzione pecuniaria decisa dal giudice, per atti processuali che superano i limiti dimensionali previsti, che può arrivare fino al doppio dell’importo dovuto a titolo di contributo unificato.

Il comma 814 aumenta invece il contributo unificato per le controversie sulla cittadinanza italiana, portandolo da 518 a 600 euro per ciascun ricorrente. Questa modifica interessa procedimenti civili semplificati e punta a incrementare il gettito erariale, pur non quantificabile con precisione.

Queste innovazioni mirano a rendere i procedimenti più efficienti e ad assicurare un miglior recupero delle somme dovute, migliorando l’equilibrio tra semplificazione amministrativa e tutela delle finanze pubbliche.

Copie di atti e documenti

La norma contenuta nel comma 815 aggiorna le modalità di rilascio di copie di atti e documenti in formato non cartaceo, armonizzandole con il sistema telematico. Si interviene sul DPR 115/2002, estendendo l’esonero dal pagamento dei diritti di copia non autenticata per difensori e parti private che scaricano direttamente dal portale telematico senza assistenza del personale.

Viene introdotto l’articolo 269-bis, che impone il versamento di un diritto forfettizzato nella misura indicata nella tabella di cui all’allegato 8 per la trasmissione di duplicati o copie informatiche di atti e decrementi del procedimento penale da parte della segreteria o della cancelleria.

La norma  in questo modo migliora l’efficienza processuale e incrementa le entrate erariali. Si eliminano supporti obsoleti come CD e cassette.

Pacchetto giustizia 2025: le altre misure

Il comma 816 estende l’inviolabilità dei fondi destinati “a servizi e finalità di sanità pubblica nonché al pagamento di emolumenti di qualsiasi tipo comunque dovuti al personale amministrato o di spese per servizi e forniture prestati agli uffici medesimi” al pagamento di tasse e tributi, per evitare esecuzioni forzate che generano costi aggiuntivi per l’amministrazione.

Il comma 817 rivede invece le procedure di pagamento per l’equa riparazione per processi irragionevolmente lunghi. Si introduce la trasmissione telematica obbligatoria delle istanze e documentazioni. I termini di validità delle dichiarazioni passano da sei mesi a due anni, e gli interessi sulle somme tardive non decorrono. È previsto un piano per smaltire l’arretrato dei pagamenti entro il 2026, riducendo contenziosi e interessi passivi.

Il comma 819 stabilisce che il Ministero della Giustizia, per ridurre i ritardi nei pagamenti connessi ai ricorsi per la durata irragionevole dei processi (legge n. 89/2001), collabori con l’Associazione Formez PA nel biennio 2025-2026. Formez PA supporterà l’organizzazione delle fasi di pagamento, migliorando l’efficienza e affrontando le criticità sollevate dalla procedura di infrazione europea sui ritardi di pagamento. Questa misura rientra nella riforma del PNRR per accelerare i pagamenti delle amministrazioni pubbliche.

Collaborazione che è già iniziata grazie al progetto “PintoPaga”.

II comma 821 prevede che il Ministero della Giustizia monitori e valuti l’efficienza delle procedure di pagamento tramite dati telematici. L’obiettivo è verificare la validità delle richieste e migliorare la gestione delle risorse destinate agli indennizzi. L’amministrazione liquiderà i pagamenti solo in presenza di documentazione completa e correttamente trasmessa, ottimizzando l’utilizzo delle somme stanziate per i risarcimenti.

 

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isee 2025 precompilato

ISEE 2025 precompilato più semplice ISEE 2025 precompilato: scelta della DSU, vantaggi e limiti di valore dell'indicatore per le agevolazioni 2025

ISEE 2025: guida alla DSU online

ISEE 2025 precompilato: dal 1° gennaio 2025, la compilazione dell’ISEE diventa più semplice grazie alla possibilità di presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) online sul portale dell’INPS. Questo strumento consente di ottenere un ISEE aggiornato, documento necessario per accedere a bonus e agevolazioni fiscali, senza doversi recare presso i Centri di Assistenza Fiscale (CAF). Per accedere al servizio, occorre disporre di un’identità digitale, come SPID, CIE o CNS.

Perché aggiornare l’ISEE ogni anno

L’ISEE, che scade il 31 dicembre, va rinnovato annualmente per garantire la continuità dei benefici. È indispensabile infatti per accedere a numerose prestazioni, tra cui l’Assegno unico, il Bonus asilo nido e l’Assegno di inclusione, che ha sostituito il Reddito di cittadinanza. Non aggiornare l’ISEE significa perdere l’accesso a queste agevolazioni od ottenere importi ridotti.

ISEE 2025 precompilato: quali vantaggi?

L’ISEE precompilato permette di risparmiare tempo, poiché include dati già disponibili presso l’INPS o l’Agenzia delle Entrate, come:

  • redditi: informazioni provenienti dall’anagrafe tributaria, come dichiarazioni fiscali e certificazioni uniche;
  • spese sanitarie: rilevate dalla dichiarazione dei redditi, utili per famiglie con disabili;
  • canoni di locazione: dati sui contratti d’affitto registrati;
  • patrimonio immobiliare e mobiliare: comprendente il valore di immobili e le giacenze medie dei conti correnti;
  • trattamenti previdenziali: come pensioni o indennità erogate dall’

Sebbene molti dati siano già caricati, è necessario verificare la correttezza delle informazioni e inserire eventuali aggiornamenti, come variazioni nella composizione del nucleo familiare.

Quale modello scegliere: DSU Mini o Integrale?

La scelta del modello DSU da presentare dipende dalle prestazioni richieste:

  • DSU Mini: indicata per famiglie senza disabili, con figli minori o maggiorenni non universitari. È adatta ad esempio per richiedere l’Assegno unico e il Bonus asilo nido;
  • DSU Integrale: necessaria per situazioni più complesse, come l’ISEE università o l’ISEE socio-sanitario per famiglie con persone disabili.

Il sistema comunque guida l’utente verso il modello più adatto durante la compilazione.

Limiti ISEE agevolazioni 2025

Per accedere ai bonus del 2025, il valore dell’ISEE deve rientrare in specifici limiti. Ecco i principali:

  • supporto formazione e lavoro: fino a 6.000 euro;
  • carta acquisti: fino a 8.052,75 euro;
  • assegno di inclusione: fino a 9.360 euro;
  • carta “Dedicata a te”: fino a 15.000 euro;
  • assegno unico (importo massimo): fino a 17.000 euro;
  • bonus asilo nido: fino a 25.000 euro;
  • carta cultura: fino a 35.000 euro.

Superare queste soglie comporta l’esclusione o la riduzione dei benefici.

Novità legislative per ISEE 2025

Si ricorda inoltre che la manovra di bilancio 2025 ha introdotto modifiche importanti. Ad esempio, l’Assegno unico non sarà più considerato nel calcolo dell’ISEE per alcuni bonus, come il Bonus nascita da 1.000 euro. Titoli di stato e buoni postali fino a 50.000 euro saranno invece esclusi dal calcolo dopo l’adozione del decreto attuativo.

Come prepararsi alla compilazione

Compilare correttamente l’ISEE 2025 permette di accedere a numerosi benefici e di sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nuovo anno.  Per evitare errori o ritardi è fondamentale raccogliere in anticipo i documenti necessari, tra cui:

  • i documenti di identità e quelli che certificano la presenza di eventuali disabilità;
  • le dichiarazioni dei redditi 2023 (730 o CU);
  • i contratti di locazione e i documenti relativi a patrimoni mobiliari e immobiliari.

 

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