cumulo della pensione

Cumulo della pensione Cumulo della pensione: cos'è, come funziona, requisiti, quando conviene, come fare domanda e giurisprudenza  

Cos’è il cumulo della pensione?

Il cumulo pensionistico è un meccanismo che consente ai lavoratori di sommare i contributi versati in diverse gestioni previdenziali senza dover effettuare la ricongiunzione onerosa. Questo strumento è stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2013 (Legge n. 228/2012) e successivamente modificato dalla Legge n. 232/2016. Il decreto legislativo n. 4/2019 inoltre ha esteso il beneficio del cumulo pensionistico anche a chi desidera andare in pensione con quota 100.

Grazie al cumulo, i lavoratori che hanno contribuito a più enti previdenziali possono ottenere un’unica pensione, evitando di perdere i periodi contributivi maturati in diverse casse previdenziali.

Come funziona il cumulo della pensione?

Il cumulo dei periodi assicurativi permette di raggiungere i requisiti per la pensione considerando i contributi versati in diverse gestioni, tra cui:

  • INPS (Fondo pensione lavoratori dipendenti e gestione separata);
  • Casse previdenziali dei liberi professionisti (come INARCASSA, CNPADC, ENPAM, ENASARCO);
  • Ex-INPDAP, Ex-ENPALS.

Il calcolo della pensione avviene con il sistema pro-rata, ossia ogni ente eroga la quota di pensione relativa ai contributi versati nella propria gestione, applicando il sistema di calcolo vigente (retributivo, misto o contributivo).

Quali sono i requisiti per il cumulo?

I principali requisiti per accedere al cumulo pensionistico sono:

  • per la pensione di vecchiaia: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi
  • per la pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.
  • per la pensione dei lavoratori che hanno svolto attività usuranti: regole specifiche per alcune categorie di lavoratori con attività gravose.

Quando conviene il cumulo pensionistico?

Il cumulo pensionistico è vantaggioso quando:

  • si hanno contributi in diverse gestioni previdenziali e si vuole evitare la ricongiunzione onerosa;
  • si desidera accedere alla pensione anticipata considerando tutti i contributi accumulati;
  • si vuole ottenere un trattamento pensionistico più favorevole rispetto al calcolo con singole gestioni.

Tuttavia, potrebbe non essere conveniente se:

  • una gestione previdenziale offre condizioni migliori di calcolo rispetto ad altre;
  • l’importo finale risulta penalizzante rispetto a un’altra opzione disponibile (come il riscatto o la totalizzazione).

Come presentare domanda di cumulo pensionistico?

Per richiedere il cumulo dei periodi assicurativi, il lavoratore deve:

  1. Accedere al sito INPS con SPID, CIE o CNS e compilare la richiesta online.
  2. Rivolgersi a un patronato o CAF, che fornisce assistenza gratuita nella presentazione della domanda.
  3. Contattare direttamente la cassa previdenziale di appartenenza, nel caso di contributi versati a enti diversi dall’Inps.

Giurisprudenza rilevante sul cumulo pensionistico

Diverse sentenze hanno chiarito aspetti importanti dell’istituto del cumulo pensionistico:

Cassazione n. 15329/2024: Per la pensione di vecchiaia nella gestione separata, se l’assicurato sceglie di includere anche i contributi versati nell’assicurazione generale obbligatoria, ricorrendo all’istituto del cumulo dei contributi, il trattamento pensionistico non decorre dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dell’età pensionabile, ma dalla data di presentazione della domanda di opzione, come previsto dall’art. 3 del D.M. n. 282/1996 e dall’art. 6 della L. n. 155/1981, poiché solo da quel momento tali contributi possono essere considerati per il calcolo della pensione.

Cassazione n. 3635/2023:  La legge non prevede alcun divieto per un professionista iscritto a un ente di previdenza che desideri ricongiungere i contributi versati alla propria cassa con quelli accreditati nella Gestione Separata dell’INPS.

 

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assegno di vedovanza

Assegno di vedovanza Assegno di vedovanza: cos'è, a chi spetta, come richiederlo e che cosa ha chiarito la Cassazione quando lo ha riconosciuto

Cos’è l’assegno di vedovanza?

L’assegno di vedovanza è un’integrazione economica riconosciuta ai titolari di pensione di reversibilità che si trovano in condizioni di invalidità totale o che hanno diritto all’accompagnamento. Questa misura di sostegno è rivolta a vedovi e vedove con gravi difficoltà economiche e viene erogata dall’INPS.

Introdotto per tutelare economicamente i superstiti invalidi, l’assegno di vedovanza può essere cumulato con la pensione di reversibilità.

A chi spetta l’assegno

L’assegno di vedovanza è destinato a:

  • vedovi o vedove titolari di pensione di reversibilità;
  • con un’invalidità riconosciuta del 100% o essere titolari dell’indennità di accompagnamento;
  • in difficoltà economiche, con redditi entro i limiti stabiliti dall’INPS.

Sono esclusi da questo beneficio i veloci e le vedovi di lavoratori autonomi iscritti alla gestione Inps come artigiani, mezzadri, coloni e commercianti.

Come fare domanda

Per ottenere l’assegno di vedovanza, il richiedente deve seguire questi passaggi:

Verifica dei requisiti: controllare il grado di invalidità e la titolarità della pensione di reversibilità.

Raccolta della documentazione:

  • certificato medico che attesti l’invalidità;
  • ultima dichiarazione dei redditi per dimostrare la situazione economica;
  • modulo INPS specifico per la richiesta;
  • certificato di morte del coniuge, per calcolare la decorrenza dello stato di vedovanza;
  • documento di identità e codice fiscale.

Presentazione della domanda

  • Online tramite il portale INPS con SPID, CIE o CNS.
  • Presso un CAF o Patronato, che offre assistenza gratuita.
  • Chiamando il Contact Center INPS (803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare).

Attesa dell’esito: l’INPS risponde entro 90 giorni dalla presentazione della domanda.

Importo dell’assegno di vedovanza

L’assegno di vedovanza viene calcolato in base alla pensione di reversibilità e all’invalidità del richiedente.

L’importo può variare ogni anno in base alla rivalutazione INPS e si attesta attualmente intorno a 53 euro  euro mensili. Tale cifra viene erogata in aggiunta alla pensione di reversibilità e può essere richiesta anche per gli arretrati degli ultimi 5 anni, se in passato non è mai stata avanzata questa richiesta.

Giurisprudenza rilevante

La Cassazione è stata la prima a riconoscere l’assegno di vedovanza e a fornire importanti chiarimenti sulla sua spettanza.

Cassazione n. 7668/1996: ha aperto la strada al riconoscimento dell’assegno di vedovanza. In coniuge inabile al lavoro rientra infatti tra i possibili destinatari dell’assegno nucleo familiare anche in assenza di contitolari della reversibilità. La Cassazione con questa pronuncia ha infatti sancito che l’assegno per il nucleo familiare, regolato dall’art. 2 del D.L. 69/1988 (convertito in L. 153/1988), è un sostegno economico destinato alle famiglie in condizioni di bisogno. L’importo varia in base al numero di componenti, al reddito e alla presenza di soggetti con disabilità o difficoltà permanenti che impediscano lo svolgimento di un lavoro produttivo. Secondo il comma 8 dello stesso articolo, l’assegno spetta anche al coniuge superstite titolare di pensione per i superstiti, se affetto da un’infermità che ne comprometta in modo assoluto e permanente la capacità lavorativa.

 

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contributi figurativi

Contributi figurativi Contributi figurativi: cosa sono, quando si possono riscattare, normativa di riferimento, come chiederli e giurisprudenza  

Cosa sono i contributi figurativi

I contributi figurativi sono periodi di contribuzione accreditati dall’INPS senza un effettivo versamento da parte del lavoratore o del datore di lavoro. Sono riconosciuti in determinate situazioni che impediscono la normale attività lavorativa, in modo da garantire la continuità dei diritti previdenziali e pensionistici. Questi contributi possono essere determinanti per il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione di vecchiaia, anticipata o per altre prestazioni previdenziali.

Quando si possono ottenere i contributi figurativi

I contributi figurativi possono essere riconosciuti automaticamente dall’INPS o su richiesta del lavoratore. Le principali situazioni in cui vengono concessi includono:

  • disoccupazione indennizzata NASpI;
  • cassa integrazione e integrazioni salariali;
  • maternità e congedo parentale (sia per lavoratrici dipendenti che autonome);
  • malattia e infortunio sul lavoro;
  • servizio militare o civile;
  • aspettativa per cariche elettive o sindacali;
  • congedo per donne vittime di violenza:
  • periodi di assistenza a familiari con disabilità grave;
  • permessi per donazione di midollo osseo e sangue
  • periodo di studio universitario riscattato.

Normativa di riferimento

La disciplina dei contributi figurativi è regolata da diverse norme, tra cui:

  • Legge n. 155/1981: ha introdotto il riconoscimento dei contributi figurativi per la disoccupazione indennizzata;
  • Lgs. n. 564/1996: disciplina il riscatto dei periodi di studio universitario;
  • Legge n. 388/2000: ha esteso il riconoscimento automatico di alcuni contributi figurativi;
  • Legge n. 335/1995 (Riforma Dini): ha riformato il sistema previdenziale, introducendo il calcolo contributivo anche per i contributi figurativi;
  • Legge n. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017): ha ampliato i diritti ai contributi figurativi per lavoratori in determinate condizioni.

Come fare domanda per il riscatto

Alcuni contributi figurativi vengono accreditati automaticamente, mentre altri devono essere richiesti all’INPS. Ecco come procedere:

  1. Verifica della posizione contributiva: consultando l’estratto conto previdenziale tramite il portale INPS.
  2. Presentazione della domanda: attraverso:
    • Il portale INPS con accesso tramite SPID, CIE o CNS;
    • Patronati o CAF che forniscono assistenza gratuita;
    • Contact Center INPS (numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da cellulare).
  3. Attesa dellistruttoria: l’INPS verifica la documentazione e comunica l’esito della richiesta.

Per il riscatto dei periodi di studio universitario, è prevista la possibilità di accedere al riscatto agevolato, introdotto dal Decreto-Legge n. 4/2019, che consente il versamento di contributi a condizioni vantaggiose.

Giurisprudenza rilevante

La Corte di Cassazione ha emesso diverse sentenze in materia di contributi figurativi:

Cassazione n. 20828/2022: Non è ammissibile richiedere in giudizio solo l’accertamento del grado di invalidità per ottenere prestazioni previdenziali o assistenziali, poiché non si possono proporre azioni autonome su singoli elementi di un diritto senza richiederne il riconoscimento complessivo. Nel caso specifico, il contribuente, non avendo presentato domanda amministrativa per la pensione, non poteva chiedere in giudizio l’accredito dei contributi figurativi.

Cassazione n. 4254/2023: La contribuzione figurativa è una copertura assicurativa garantita dallo Stato per proteggere i lavoratori nei periodi in cui, senza loro colpa, l’attività lavorativa è sospesa. Si tratta di un accreditamento fittizio dei contributi per situazioni eccezionali rispetto alla contribuzione obbligatoria, come malattia, infortunio, servizio militare, maternità, disoccupazione e incarichi pubblici. Pur essendo regolata dalla legge, mantiene la sua natura anche se concessa d’ufficio o su richiesta.

Cassazione n. 24916/2024:  Nel sistema previsto dall’art. 24, comma 10, della legge n. 214/2011, che consente la pensione anticipata con un’anzianità contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne, è possibile includere la contribuzione figurativa. Diversamente, nel sistema di cui al comma 11, che prevede il pensionamento anticipato anche in base all’età anagrafica, la contribuzione richiesta deve essere effettiva.

 

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simulatore pensione inps

Simulatore pensione INPS: la mia Pensione Futura Simulatore pensione INPS: come funziona e come utilizzare il servizio offerto dall’istituto per sapere quando e con quale importo si potrà andare in pensione

Cos’è “La mia pensione INPS Futura”?

Simulatore pensione INPS: “La mia pensione INPS Futura” è un servizio online messo a disposizione dall’istituto che permette ai lavoratori di simulare l’importo della loro futura pensione in base ai contributi versati e alle normative vigenti. Lo strumento offre un’analisi personalizzata, aiutando gli utenti a pianificare con maggiore consapevolezza il loro futuro previdenziale.

A chi è riservato?

Il servizio è destinato ai lavoratori iscritti alle diverse gestioni previdenziali dell’INPS, inclusi:

  • Lavoratori dipendenti pubblici e privati;
  • Lavoratori autonomi e professionisti iscritti alla Gestione Separata;
  • Lavoratori iscritti a fondi pensione integrativi o complementari.

Come funziona il servizio

Per accedere a “La mia pensione INPS Futura”, gli utenti devono autenticarsi sul sito dell’INPS tramite:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale);
  • CIE (Carta d’Identità Elettronica);
  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Dopo l’accesso, il sistema fornisce:

  • Un calcolo stimato dell’assegno pensionistico basato sui contributi già versati;
  • Una simulazione della data di pensionamento in base alla normativa attuale;
  • Possibili scenari di contribuzione futura, permettendo agli utenti di valutare l’effetto di eventuali variazioni nella loro carriera lavorativa.

Il servizio “Pensami”: una simulazione semplificata

L’INPS mette a disposizione anche “Pensami“, un simulatore che consente di ottenere un’idea generale dell’età pensionabile e del possibile importo dell’assegno, senza la necessità di autenticarsi.

Il servizio è disponibile online sul sito dell’INPS e accessibile anche tramite l’app mobile INPS, offrendo una valutazione rapida basata sulle informazioni fornite direttamente dall’utente. Pensami permette di: ottenere una stima dell’età pensionabile e dell’importo della pensione, oltre che di esplorare diverse ipotesi di carriera lavorativa e contribuzione.

assegno di maternità

Assegno di maternità Assegno di maternità: importo rivalutato 2025, requisiti soggettivi e reddituali e indicazioni per fare domanda

Assegno di maternità: che cos’è

L’assegno di maternità è un contributo economico previsto per ogni figlio nato a partire dal 1° gennaio 2001 o per ogni minore in affidamento preadottivo o in adozione che alla data indicata non sia stato dato in affidamento.

A chi spetta l’assegno di maternità

Le donne residenti in Italia, con cittadinanza italiana o comunitaria o straniere in possesso di determinati requisiti hanno diritto all’assegno di maternità.

L’assegno spetta alle madri disoccupate o che, pur lavorando, non godono di altre indennità di maternità erogate dall’INPS o dal datore di lavoro. La misura spetta anche alle madri che beneficiano di indennità  di maternità in misura inferiore all’assegno di maternità. In quest’ultimo caso l’assegno è erogato per la differenza.

Importo dell’assegno di maternità 2025

L’importo mensile dell’assegno di maternità per nascite, affidamenti e adozioni verificatesi dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2025, come da comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 febbraio 2025, è pari a Euro 407,40 se spettante nella misura intera.

La circolare INPS 19 febbraio 2025, n. 45 informa che, in base alla variazione della media 2024 dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, l’importo totale dell’Assegno mensile di maternità, se spetta nella misura intera, sarà di 2.037 euro per le nascite, gli affidamenti preadottivi e le adozioni senza affidamento che si verificheranno dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025.

Requisito economico ISEE per l’assegno di maternità

Inoltre, in seguito alla rivalutazione comunicata dalla presidenza, sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dello 0,8% per il 2025, relativamente al valore dell’indicazione della situazione economica equivalente (ISEE), la soglia non deve essere superiore a euro 20.382,90.

Domanda: come e quando farla

La domanda per richiedere l’assegno di maternità deve essere presentata al Comune di residenza entro 6 mesi.

Il termine decorre dalla nascita o dalla data di ingresso effettivo in famiglia del minore adottato o in affidamento.

Quando può essere presentata da soggetti diversi:

  • Se la madre del bambino è minorenne, il padre, se maggiorenne, può presentare domanda. Se anche il padre del bambino è minorenne il genitore della madre, che ne ha la responsabilità genitoriale o un legale rappresentante, può fare domanda.
  • Se la madre del minore o colei che lo avuto in adozione o in affido è deceduta, la domanda può essere inoltrata dal padre che lo abbia riconosciuto (o dal coniuge della donna adottiva o affidataria). Il minore però deve collocato presso la famiglia anagrafica del soggetto che fa la domanda e deve essere sottoposto alla sua responsabilità genitoriale.
  • Se la madre ha abbandonato il bambino o il minore è stato dato in affidamento esclusivo al padre, la domanda può essere presentata da quest’ Il minore in questo caso deve trovarsi presso la famiglia anagrafica del padre e deve essere sottoposto alla sua responsabilità genitoriale. La madre deve risultare residente o soggiornante in Italia al momento del parto, in questo caso l’assegno spetta al padre.
  • Se i coniugi si sono separati la domanda può essere presentata dall’adottante o dall’affidatario preadottivo. Il minore tuttavia deve far parte della famiglia anagrafica del soggetto che presenta la domanda e l’assegno non deve essere già stato riconosciuto alla madre adottiva o affidataria.
  • In caso di adozione speciale (art. 44 comma 3 legge n. 184/1983) la domanda può essere presentata dall’adottante non sposato. Il minore però deve essere collocato presso la famiglia anagrafica del richiedente e deve essere sottoposto alla sua responsabilità genitoriale.
  • Se il minore non è riconosciuto o non è riconoscibile dai genitori la domanda può essere presentata dal soggetto a cui il minore è stato affidato dal giudice. In questo caso il bambino deve rientrare nella famiglia anagrafica del soggetto a cui è stato affidato.

Documenti da produrre per la domanda

Chi presenta la domanda per l’assegno di maternità deve anche produrre alcuni documenti.

  • Una DSU valida che indichi i redditi percepiti dal nucleo famigliare nell’anno precedente.
  • Un’autocertificazione che dichiari il possesso dei requisiti richiesti dalla legge per fare domanda, l’assenza di altri trattamenti economici e di non aver fatto domanda per l’assegno di cui all’art. 75 dlgs n. 151/2001 per lavori atipici e discontinui. Qualora il soggetto dichiari di beneficiare di qualche indennità legata alla maternità deve indicarne l’importo.

 

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riforma disabilità

Riforma disabilità: l’INPS recepisce le nuove norme Riforma disabilità: l'istituto recepisce le nuove norme e annuncia le semplificazioni procedurali e l'allargamento della sperimentazione

Riforma Disabilità

Riforma disabilità: l’INPS annuncia il recepimento di importanti cambiamenti nel quadro della riforma, attuata dal decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, e avviata in via sperimentale dal 1° gennaio 2025 in nove province italiane. Questa riforma, fortemente sostenuta dal Ministro Locatelli, mira a semplificare l’accertamento della disabilità e a migliorare l’esperienza degli utenti.
Tra le principali novità, si segnala l’introduzione di nuove funzionalità per facilitare la compilazione del certificato medico introduttivo, primo passo del processo valutativo. L’obiettivo è quello di ridurre i tempi burocratici, migliorando l’accesso alla documentazione e semplificando il ricorso alla firma digitale.

Tutorial disponibili e sperimentazione estesa

Tutorial informativi su allegazione documentazione sanitaria e firma digitale sono già disponibili online per guidare i medici certificatori.
Inoltre, il decreto “Milleproroghe” estende la sperimentazione ad altre 11 nuove province, portando così il numero complessivo a 20, e prolunga il periodo di test da 12 a 24 mesi. Queste modifiche garantiscono un periodo adeguato per valutare l’efficacia delle nuove disposizioni che partiranno poi sull’intero territorio nazionale da gennaio 2027.

Competenza esclusiva accertamento all’INPS

Un cambiamento significativo riguarda il passaggio della competenza esclusiva per l’accertamento della disabilità all’INPS, ora previsto per un anno dopo rispetto alla scadenza iniziale. Questo assicura che la visita per la disabilità sia gestita da un unico ente pubblico, snellendo il processo attraverso la trasmissione telematica del certificato medico.

creator digitali

Creator digitali: le linee guida Inps L'istituto ha pubblicato una circolare riguardante l'inquadramento previdenziale e contributivo dei creator digitali

Creator digitali: fisco e contributi

L’INPS ha pubblicato la circolare 19 febbraio 2025, n. 44 riguardante l’inquadramento previdenziale e contributivo dei creator digitali (DCC), un settore in rapida evoluzione che coinvolge soprattutto i giovani.

Il documento fornisce linee guida chiare e pratiche, per facilitare la gestione degli obblighi fiscali e contributivi legati a queste nuove professioni.

Adattare le norme alle professioni dell’economia digitale

L’obiettivo principale della circolare è quello di adattare le normative esistenti alle specifiche esigenze delle professioni legate all’economia digitale, che spesso sfuggono a schemi consolidati; essa descrive le caratteristiche distintive dell’attività di creazione di contenuti, le diverse modalità di svolgimento e remunerazione, e i vari rapporti di lavoro che possono sorgere tra i DCC, le aziende e le agenzie intermediarie.

Chi sono i creator digitali: dagli influencer ai pro gamer

Particolare attenzione è riservata alla figura del creator, che comprende influenceryoutuberstreamerpodcaster e pro gamer, con l’intento di fornire un quadro flessibile e comprensibile, che possa evolvere con il settore. La circolare non intende creare un elenco rigido di figure professionali, ma piuttosto stabilire principi comuni per inquadrare le diverse attività.

La disciplina previdenziale applicabile

La parte centrale del documento si concentra sulla disciplina previdenziale applicabile, affrontando l’inquadramento giuridico di queste professioni in mancanza di normative specifiche. L’Istituto utilizza criteri già esistenti per definire il regime previdenziale appropriato, esaminando variabili chiave come le modalità di attività e l’organizzazione del lavoro.
Inoltre, la circolare è stata elaborata con il coinvolgimento del mondo associativo di settore, garantendo che le osservazioni e le indicazioni dei professionisti siano state integrate nel testo.

pensione anticipata lavoratori precoci

Pensione anticipata lavoratori precoci: termini domande Pensione anticipata lavoratori precoci: l'INPS fornisce nuove indicazioni sui termini delle domande di accesso

Lavoratori precoci: domanda pensione anticipata

Con il messaggio n. 598/2025, l’INPS, in attuazione del Collegato Lavoro, fornisce nuove indicazioni relative alle domande di presentazione alla pensione anticipata lavoratori precoci.

Le disposizioni del Collegato Lavoro

Il Collegato Lavoro (legge 13 dicembre 2024, n. 203) ha uniformato, infatti, i termini di presentazione delle domande di riconoscimento delle condizioni di accesso alla pensione anticipata per i lavoratori precoci a quelli fissati per l’accesso all’Ape Sociale.

Nuovi termini per la domanda

Pertanto, dalla data di entrata in vigore della legge, le domande per l’accesso al beneficio per i lavoratori precoci, spiega l’istituto, vanno presentate in corrispondenza con le scadenze già fissate per l’Ape social, ossia, entro il 31 marzo, il 15 luglio e, comunque, entro il 30 novembre di ciascun anno.

Conseguentemente, alla luce della disposizione in esame, sono modificati anche i termini entro i quali l’Istituto deve comunicare ai richiedenti l’esito dell’istruttoria delle domande di verifica del beneficio per i lavoratori precoci. Per cui, tali comunicazioni sono effettuate, uniformemente a quanto previsto per l’Ape social, entro il 30 giugno per le domande di verifica delle condizioni presentate entro il 31 marzo del medesimo anno, entro il 15 ottobre per le domande di verifica delle condizioni presentate, entro il 15 luglio del medesimo anno, entro il 31 dicembre per le domande di verifica delle condizioni presentate oltre il 15 luglio, ma entro il 30 novembre del medesimo anno.

Le domande presentate oltre i termini di scadenza del 31 marzo e del 15 luglio e, comunque, non oltre il 30 novembre saranno prese in considerazione, conclude il messaggio dell’istituto, esclusivamente dopo l’esito positivo del monitoraggio degli scrutini precedenti, in quanto residuano le necessarie risorse finanziarie.

 

processo invalidità civile

Processo invalidità civile: l’Inps fa il punto Processo invalidità civile: l'istituto riepiloga l'iter procedurale della nuova disciplina nell'attesa dell'entrata in vigore su tutto il territorio nazionale dall'1 gennaio 2026

Processo invalidità civile, le novità

Processo invalidità civile: con la circolare n. 42/2025, l’Inps fa il punto sulla nuova disciplina di accertamento dell’invalidità civile, prevista dal D.Lgs. n. 62/2024 che entrerà in vigore su tutto il territorio nazionale a partire dal 1° gennaio 2026.

Processo riconoscimento invalidità civile

Il procedimento di riconoscimento dell’invalidità civile in Italia sta subendo una significativa evoluzione grazie a una serie di riforme legislative volte a semplificare e accelerare i processi di accertamento e concessione. Il D.Lgs. n. 62/2024, in vigore dal 30 giugno scorso, infatti, ha introdotto importanti innovazioni, tra cui la designazione dell’Inps come “soggetto pubblico esclusivo per la nuova procedura di riconoscimento, ridefinendo il concetto di ‘condizione di disabilità’ e di ‘persona con disabilità’”.

Il decreto ha, inoltre, descritto i procedimenti della nuova valutazione di base e della conseguente valutazione multidimensionale della disabilità, “per la realizzazione di un progetto personalizzato e di vita indipendente, entrambi informati a principi di informatizzazione e archiviazione telematica”.

L’iter

Con l’articolo 9, decreto-legge 31 maggio 2024n. 71 sono state individuate le nove province italiane presso le quali avviare, a partire dal 1° gennaio 2025, la fase sperimentale della nuova procedura di riconoscimento: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari, Trieste.

La circolare Inps n. 42/2025 illustra l’iter procedurale di riconoscimento dell’invalidità civile per le province non rientranti nella sperimentazione, prevista dal decreto legislativo 3 maggio 2024, n. 62, in attesa dell’entrata in vigore della nuova disciplina di accertamento della disabilità su tutto il territorio nazionale, a partire dal 1° gennaio 2026.

La procedura descritta dalla circolare si articola in quattro fasi: sanitaria, concessoria, revisioni-verifiche e contenzioso.

 

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opzione donna

Opzione donna: la guida Opzione Donna 2025: guida completa alla pensione anticipata per le lavoratrici aggiornata alle novità del 2025

Cos’è Opzione donna

L’Opzione Donna è un regime sperimentale di pensione anticipata introdotto per la prima volta dalla legge Maroni (L. n. 243/2004) e successivamente modificato nel corso degli anni, con interventi significativi apportati dalla legge di bilancio 2023 (L. 197/2022). Questo strumento consente alle donne di accedere alla pensione prima rispetto ai requisiti ordinari, a condizione che vengano soddisfatti determinati criteri anagrafici e contributivi.

La misura, inizialmente introdotta come sperimentale, è stata prorogata e modificata più volte, con l’ultima estensione confermata per tutto il 2025. Sebbene consenta un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, comporta generalmente una riduzione dell’importo della pensione rispetto a quella calcolata con il sistema misto o retributivo.

Come funziona

Il funzionamento dell’Opzione Donna si basa su due elementi fondamentali:

  1. Requisiti anagrafici e contributivi: per poter accedere alla pensione anticipata, le lavoratrici devono raggiungere una determinata età e un numero minimo di anni di contributi.
  2. Calcolo contributivo della pensione: scegliendo l’Opzione Donna, la pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo, indipendentemente dall’anzianità maturata con il sistema retributivo. Questo comporta una decurtazione dell’importo pensionistico rispetto a quello previsto con il sistema misto.

A chi spetta Opzione Donna?

L’Opzione Donna è destinata alle lavoratrici dipendenti, autonome e iscritte alla gestione separata dell’INPS che soddisfano specifici requisiti anagrafici e contributivi. Tuttavia, con le modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2023 e confermate per il 2025, l’accesso è stato ristretto ad alcune categorie di lavoratrici che si trovano in condizioni particolari.

Categorie beneficiarie nel 2025

  1. Lavoratrici caregiver: donne che assistono da almeno 6 mesi un familiare convivente con handicap grave (art. 3, comma 3, L. 104/1992).
  2. Lavoratrici con invalidità: donne con una invalidità civile pari o superiore al 74%.
  3. Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi: donne licenziate o lavoratrici dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di crisi presso il Ministero del Lavoro. Per questa categoria l’accesso è consentito a 59 anni anche in assenza di figli, sempre con 35 anni di contributi.

Requisiti per accedere a Opzione Donna 2025

I requisiti per beneficiare dell’Opzione Donna sono stati modificati nel corso degli anni. Per il 2025, le condizioni da rispettare sono le seguenti:

Età anagrafica:

  • 61 anni di età anagrafica per le lavoratrici senza figli;
  • 60 anni per le lavoratrici con un figlio;
  • 59 anni per le lavoratrici con due o più figli.

La riduzione di un anno per ciascun figlio è prevista fino a un massimo di due anni (quindi possibilità di accesso ha inizio a 59 anni).

Contributi versati:

  • 35 anni di contributi minimi entro il 31 dicembre 2024.

Finestra mobile:

  • 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti.
  • 18 mesi per le lavoratrici autonome.

Come fare domanda

La domanda per accedere all’Opzione Donna deve essere presentata all’INPS attraverso i canali ufficiali:

  1. Online: tramite il portale INPS accedendo con credenziali SPID, CIE o CNS.
  2. Patronato: rivolgendosi a un CAF o a un patronato per assistenza nella compilazione e invio della domanda.
  3. Contact Center INPS: telefonando al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164164 (da rete mobile).

È fondamentale assicurarsi che i contributi risultino correttamente accreditati nel proprio estratto conto contributivo prima di inoltrare la richiesta.

Novità 2025 per Opzione Donna

La legge di bilancio 2025 ha confermato l’Opzione Donna con le stesse regole già in vigore, ma sono stati introdotti alcuni chiarimenti e perfezionamenti:

  1. Estensione della platea: pur mantenendo le restrizioni, il governo ha previsto una semplificazione delle procedure per le lavoratrici che rientrano nelle categorie dei caregiver e delle dipendenti di aziende in crisi.
  2. Verifica semplificata dellinvalidità: le procedure per il riconoscimento dell’invalidità pari o superiore al 74% sono state snellite, riducendo i tempi di attesa per le lavoratrici che intendono accedere al beneficio.
  3. Aumento del monitoraggio delle domande: l’INPS ha introdotto un sistema di monitoraggio più rigoroso per evitare abusi e garantire che i beneficiari rispettino i requisiti previsti.

Opzione Donna conviene?

L’Opzione Donna rappresenta una possibilità concreta di pensionamento anticipato per molte lavoratrici che si trovano in condizioni di difficoltà o con carriere lunghe. Tuttavia, è importante considerare attentamente le conseguenze economiche della scelta, poiché il calcolo contributivo comporta una riduzione dell’importo della pensione.

Prima di decidere di aderire all’Opzione Donna, è consigliabile simulare limporto dellassegno pensionistico utilizzando i servizi messi a disposizione dall’INPS o rivolgendosi a un consulente previdenziale per valutare l’impatto economico a lungo termine.

Con la conferma della misura fino al 31 dicembre 2025, le lavoratrici interessate hanno tempo per valutare e presentare domanda, tenendo conto delle proprie esigenze personali e professionali.

 

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