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DURC: il documento unico di regolarità contributiva DURC: una breve guida al documento unico che attesta la regolarità contributiva nei confronti di INPS, INAIL e Casse Edili
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
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ToggleCos’è il DURC
Il DURC, acronimo di Documento Unico di Regolarità Contributiva, è un certificato che attesta la conformità di un’azienda ai requisiti contributivi e previdenziali previsti dalla legge. Il documento infatti viene rilasciato previa verifica della regolarità dei pagamenti verso INPS, INAIL e verso le Casse Edili. In questo modo si garantisce il corretto adempimento contributivo da parte delle aziende.
Quando è obbligatorio presentare il DURC
Il DURC è un documento obbligatorio in diversi contesti. Vediamo i più importanti.
- Quando si partecipa a un appalto pubblico il DURC deve essere presentato in tutte le fasi: dalla partecipazione alla gara fino al pagamento finale, compresi i pagamenti per gli stati di avanzamento lavori (SAL), per i certificati di collaudo e per la verifica di conformità.
- Se si effettuano opere di edilizia privata il DURC è necessario per ottenere il permesso di costruire e presentare la SCIA. Esso deve essere fornito dalle imprese appaltatrici e dai subappaltatori prima dell’inizio dei lavori.
- Il DURC serve anche per ottenere la certificazione di qualificazione per partecipare agli appalti pubblici.
- Esso serve anche nel caso in cui ci si voglia iscrivere all’albo fornitori e quando si desidera accedere all’erogazione di sovvenzioni, contributi e vantaggi economici.
- Dal 2024 il DURC è necessario anche per richiedere la patente a crediti.
Che cosa contiene il DURC?
Il DURC contiene diverse informazioni essenziali come:
- la denominazione e la sede legale dell’azienda verificata;
- il codice fiscale e l’iscrizione all’INPS, all’INAIL e alle Casse Edili;
- la dichiarazione di regolarità contributiva.
- il numero identificativo, la data di verifica e quella di scadenza del documento (validità di 120 giorni).
Il documento deve essere richiesto mediante il servizio online “Durc online”presente sul sito dell’INPS a cui si accede con le credenziali SPID, CIE o CNS. Il documento viene emesso in formato PDF e non può essere modificato.
Nel caso in cui la risposta non avvenga in tempo reale il documento viene inviato alle sedi territoriali degli enti che eseguiranno un’istruttoria. L’esito della verifica viene quindi inviato all’interessato o al delegato con invito a regolarizzare la posizione nel termine di 15 giorni.
Come richiedere il documento unico
Dal 1° luglio 2015, il DURC può essere richiesto solo online. Le amministrazioni pubbliche, le società di attestazione (SOA) e gli altri soggetti interessati possono accedere tramite il portale INPS o INAIL.
I lavoratori autonomi e le aziende invece possono delegare la richiesta del DURC a consulenti del lavoro o altri soggetti abilitati. La delega deve essere formalizzata e comunicata agli enti coinvolti.
Piattaforma VeRA
Dal giugno 2024 l’INPS ha introdotto nuove funzionalità sulla piattaforma VeRA per migliorare la gestione delle irregolarità contributive. E’ infatti possibile verificare anticipatamente la situazione contributiva, inviando notifiche all’azienda tramite PEC, email o SMS fino a 30 giorni prima della scadenza del DURC. In questo modo le aziende possono intervenire tempestivamente, sanare eventuali posizioni irregolari e prevenire esiti negativi.
Questa funzione “pre-DURC” semplifica il processo, garantisce un servizio più efficace e favorisce la collaborazione tra l’INPS, le aziende e gli intermediari. L’implementazione di VeRA mira a migliorare la trasparenza e la continuità della regolarità contributiva, riducendo il rischio di sanzioni o esclusioni dalle gare d’appalto.
Messaggio INPS: VeRA/Simulazione DURC
Il messaggio INPS n. 3662/2024 informa che nell’ambito della piattaforma unica per la verifica della regolarità contributiva è ora disponibile la procedura VeRA/Simulazione DURC per consentire a chi è in possesso della Delega master (titolare, legale rappresentante dell’azienda o intermediario) di consultare le varie segnalazioni che richiedono un intervento di regolarizzazione.
Irregolarità e sanzioni
La mancata regolarità contributiva può comportare infatti diverse sanzioni, tra cui:
- l’esclusione dalle gare d’appalto;
- la non aggiudicazione del contratto o la mancata stipula del contratto in caso di irregolarità;
- la comunicazione all’Autorità in caso di scoperture significative, con invito all’impresa a sanare la posizione entro 15 giorni.
In caso di scoperture minori (fino al 5% del dovuto o inferiori a 100 euro), il DURC viene comunque rilasciato, ma l’azienda deve sanare il debito entro 30 giorni. Se l’impresa non regolarizza la propria posizione, l’irregolarità viene indicata nei DURC emessi per le successive fasi dell’appalto.
Nel settore dell’edilizia privata, la mancanza del DURC regolare può comportare invece la sospensione del permesso di costruire o dei lavori in corso. La presentazione di un DURC regolare però consente di riprendere l’attività.
Leggi anche: Patente a crediti: cosa cambia dal 1° ottobre 2024
Ape Social: verifica requisiti entro il 30 novembre L'Inps pubblica avviso sulla scadenza del termine per la presentazione della domanda di verifica delle condizioni di accesso all'anticipo pensionistico
- Pubblicato da Redazione
Ape Sociale termine domanda
Ape Social: a chi spetta
L’indennità, rammenta l’istituto, “spetta ai lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria dei lavoratori dipendenti, alle forme sostitutive ed esclusive della stessa, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla Gestione Separata che si ritrovano in determinate condizioni lavorative, personali e familiari”.
Per verificare condizioni e requisiti di accesso l’Inps rinvia all’apposita pagina “APE Sociale – Anticipo pensionistico – Verifica Requisiti”.
Requisiti
Per ottenere l’indennità è necessario che i soggetti in possesso delle condizioni indicate dalla legge abbiano, al momento della domanda di accesso, i seguenti requisiti:
- almeno 63 anni e 5 mesi di età;
- almeno 30 anni di anzianità contributiva; per i lavoratori che svolgono le attività gravose, l’anzianità contributiva minima richiesta è di 36 anni (o almeno 32 anni, per le categorie di gravosi illustrate nella pagina APE Sociale). Ai fini del riconoscimento dell’indennità, i requisiti contributivi richiesti sono ridotti, per le donne, di 12 mesi per ogni figlio, nel limite massimo di due anni;
- non essere titolari di alcuna pensione diretta.
L’accesso al beneficio è inoltre subordinato alla cessazione di attività di lavoro dipendente, autonomo e parasubordinato svolta in Italia o all’estero.
Incompatibilità
L’indennità non è compatibile con i trattamenti di sostegno al reddito connessi allo stato di disoccupazione involontaria, con l’assegno di disoccupazione, nonché con l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale.
Ape social anche nel 2025
La misura, in vigore dal 1° maggio 2017 e già prorogata fino al 31 dicembre 2024, sarà oggetto di ulteriore proroga al 31 dicembre 2025, come previsto dall’articolo 24 del Disegno di legge di bilancio 2024, già approvato dalla Camera e in via di definizione al Senato.
Per approfondimenti leggi anche la nostra guida all’Ape Social
Modello Red Precompilato online L'INPS informa che è online il nuovo servizio RED Precompilato per confermare, integrare e o rettificare la dichiarazione reddituale
- Pubblicato da Redazione
Modello RED
E’ online il nuovo servizio RED Precompilato. Lo rammenta l’INPS sul canale WhatsApp Inps per tutti.
Sul Portale INPS, informa l’istituto, “è disponibile per i pensionati la nuova Campagna RED ordinaria 2024 per la dichiarazione dei redditi percepiti nel 2023”.
Il modello RED, si ricorda, è il documento telematico che i percettori di pensione devono compilare per dichiarare quei redditi che risultano rilevanti ai fini del riconoscimento di alcune prestazioni economiche.
Come accedere al servizio
Il nuovo servizio, accessibile tramite la pagina “La dichiarazione della situazione reddituale (RED)”, permette ai pensionati la precompilazione dei dati reddituali già conosciuti dall’INPS che possono essere confermati, integrati e rettificati.
La scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi, ricorda infine, l’INPS, è il 28 febbraio 2025.
Per approfondimenti collegarsi all’apposita sezione sul sito INPS
Pensioni: le misure più importanti della manovra Pensioni: la manovra conferma Ape Social, Opzione donna e Quota 103, novità invece per pensioni minime e per quelle dei residenti all’estero
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
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TogglePensioni: le novità della manovra 2025
Pensioni le misure più importanti contenute nella manovra di bilancio 2025 che, nella sua versione iniziale, prima dell’esame parlamentare, prevede diverse novità in materia ma anche alcune conferme.
Quota 103
Confermata quota 103 per chi è nel regime contributivo, ha raggiunto 62 anni di età e 41 anni di contributi. Più lunghi invece i tempi di attesa. I dipendenti privati dovranno attendere 7 mesi dalla presentazione della richiesta, i dipendenti pubblici 9 mesi.
Ape social
La manovra proroga Ape social per chi ha almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni minimi di contributi. I beneficiari dovranno essere:
- disoccupati anche a causa di un licenziamento collettivo;
- caregiver;
- soggetti con provata riduzione della capacità lavorativa minima del 74%;
- lavoratori impiegati in attività gravose.
Opzione donna
L’altra proroga riguarda opzione donna, di cui potranno beneficiare le donne che abbiano compiuto almeno 61 anni di età con 35 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 2024. Le richiedenti devono però rientrare in determinate categorie:
- disoccupate anche a causa di un licenziamento collettivo;
- dedite all’assistenza del coniuge o di un parente di primo grado affetti da handicap grave da almeno 6 mesi;
- con riduzione della capacità lavorativa in misura pari o superiore al 74%;
- lavoratrici licenziate o alle dipendenze di imprese in cui è attivo il tavolo di confronto presso l’ex Mise per gestire le crisi aziendali.
Pensioni minime: misure antinflazione
L’articolo 25 della manovra è dedicato alle pensioni minime. Esso interviene per completare gli interventi transitori finalizzati al contrasto dell’inflazione registrata negli anni 2022 e 2023.
A tal fine la manovra va a modificare il comma 310 dell’art. 1 della legge di bilancio per il 2023 n. 197 del 17 dicembre 2022.
Comma 310 art. 1 legge di bilancio 2025
Questo il testo di risulta in seguito alle modifiche previste: “Al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per gli anni 2022 e 2023, per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS, in via eccezionale con decorrenza 1° gennaio 2023, con riferimento al trattamento pensionistico lordo complessivo in pagamento per ciascuna delle mensilità da gennaio 2023 a dicembre 2026, ivi compresa la tredicesima mensilità spettante, è riconosciuto in via transitoria un incremento, limitatamente alle predette mensilità e rispetto al trattamento mensile determinato sulla base della normativa vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, di 1,5 punti percentuali per l’anno 2023, elevati a 6,4 punti percentuali per i soggetti di età pari o superiore a settantacinque anni, e di 2,7 punti percentuali per l’anno 2024, di 2,2 punti percentuali per l’anno 2025 e di 1,3 punti percentuali per l’anno 2026. L’incremento di cui al presente comma non rileva, per gli anni 2023 e 2024, 2025 e 2026 ai fini del superamento dei limiti reddituali previsti nel medesimo anno per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito. (…) Resta fermo che, ai fini della rivalutazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024, 2025 e 2026 il trattamento pensionistico complessivo di riferimento è da considerare al netto dell’incremento transitorio di cui al presente comma, il quale non rileva a tali fini e i cui effetti cessano in ogni caso, rispettivamente, al 31 dicembre 2023 e al 31 dicembre 2024, al 31 dicembre 2025 e al 31 dicembre 2026.”
Pensione di vecchiaia: per lavoratrici con 4 o più figli
L’articolo 26 interviene sulle pensioni di vecchiaia delle lavoratrici attraverso la modifica dell’articolo 1, comma 40, lettera c) della legge n. 335/1995 La norma acquisisce così il seguente tenore letterale: “Per i trattamenti pensionistici determinati esclusivamente secondo il sistema contributivo, sono riconosciuti i seguenti periodi di accredito figurativo: lett c) a prescindere dall’assenza o meno dal lavoro al momento del verificarsi dell’evento maternità, è riconosciuto alla lavoratrice un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione di vecchiaia di cui al comma 19 pari a quattro mesi per ogni figlio e pari a sedici mesi complessivi nei casi di quattro o più figli.”
Pensioni all’estero: stop perequazione automatica
L’ art. 27 della manovra prevede che, in via del tutto eccezionale, per il 2025, la rivalutazione automatica delle pensioni (art. 34 comma 1 legge n. 448/1998) non sarà riconosciuta ai pensionati che risiedono all’estero e che percepiscono una pensione superiore al trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo di questi trattamenti. “Qualora il trattamento pensionistico complessivo sia superiore al predetto importo e inferiore a tale limite aumentato dell’incremento disciplinato dal presente comma l’incremento è comunque attribuito fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.”
Previdenza complementare
L’art. 28 modifica l’art. 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, prevedendo che a partire dal 1° gennaio 2025, solo per raggiungere l’importo soglia mensile, in caso di opzione per la rendita, su richiesta dell’assicurato, possa essere computato insieme all’ammontare mensile della prima rata di pensione base, anche il valore teorico di una o più prestazioni di rendita delle forme pensionistiche di previdenza complementare richieste dall’assicurato.
Leggi anche: Legge bilancio 2025: cosa prevede
Bonus Maroni: in busta paga a novembre Bonus Maroni: a novembre l'ultima tranche di pagamento della misura rinnovata dalla legge di bilancio 2024 in busta paga
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
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ToggleBonus Maroni: cos’è
Il Bonus Maroni è una misura economica che prende il nome dall’ex ministro della Lega Roberto Maroni. Il trattamento è riservato ai lavoratori dipendenti che decidono di posticipare il pensionamento, anche se hanno raggiunto i requisiti per la pensione quota 103. Questo bonus si caratterizza per la previsione di un esonero dal pagamento dei contributi previdenziali che sono a carico del lavoratore nella misura del 9,19% della retribuzione imponibile.
Riferimenti normativi
Il bonus Maroni, ossia l’incentivo a posticipare il momento della pensione, è stato previsto dall’articolo 1, comma 286 della legge n. 197/2022 e poi è stato rinnovato con l’ultima legge di bilancio 2024. La sua attuazione è avvenuta con il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministero dell’economia del 21 marzo 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 110 – 12 maggio 2023.
Pensione Quota 103
Il Bonus Maroni, come anticipato, riguarda quei lavoratori che hanno maturato i requisiti per andare in pensione anticipatamente con Quota 103, ovvero quando la somma della loro età e degli anni di contributi versati raggiunge il numero 103. I requisiti, nello specifico, sono i seguenti::
- aver compiuto 62 anni di età.
- aver maturato almeno 41 anni di contributi versati.
Bonus Maroni: effetti sulla busta paga
Il Bonus Maroni produce un aumento della busta paga dei lavoratori che scelgono di continuare a lavorare anche se di fatto hanno raggiunto i requisiti di legge necessari per la pensione quota 103. L’importo che corrisponde allo sgravio contributivo del 9,19% previsto dalla misura comporta l’incremento dello stipendio perché aumenta la retribuzione netta.
Come fare domanda per il bonus Maroni
Per beneficiare del bonus Maroni ci può fare domanda direttamente all’INPS, rispettando i seguenti passaggi:
- il lavoratore deve comunicare all’INPS la volontà espressa di accedere alla misura;
- l’INPS procede quindi con la certificazione del raggiungimento dei requisiti pensionistici e informa il datore di lavoro entro il termine di 30 giorni dalla richiesta;
- il datore di lavoro, una volta acquisita la certificazione, si attiva per il recupero degli sgravi contributivi maturati.
Per fare domanda in modalità telematica tramite il sito dell’INPS il richiedente deve essere in possesso dello SPID, almeno di secondo livello, della Carta Nazionale dei. Servizi o della Carta di Identità elettronica 3.0.
La domanda può essere presentata nelle seguenti diverse modalità:
- tramite il sito web ufficiale INPS: inps.it;
- avvalendosi dei servizi messi a disposizione dai Patronati;
- telefonando al Contact Center Integrato: al numero verde 803164 (da rete fissa) o al numero 06164164 (da rete mobile).
Per maggiori dettagli sulla modalità di presentazione della domanda consultare il messaggio INPS n. 2426 del 28 giugno 2023
Bonus Maroni: decorrenza
Il Bonus Maroni prevede diverse date di decorrenza diversificate per i lavoratori del settore privato e del settore pubblico e a seconda della gestione, AGO o diversa:
- 2 agosto 2024: per i lavoratori del settore privato con pensione a carico della Gestione esclusiva AGO;
- 1° settembre 2024: per i lavoratori del settore privato con pensione a carico di una Gestione diversa dall’AGO;
- 2 ottobre 2024: per i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni con pensione a carico della Gestione esclusiva AGO;
- 1° novembre 2024: per i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni con pensione a carico di una Gestione diversa.
Queste date corrispondono alle finestre temporali per accedere alla pensione Quota 103.
Bonus Maroni: vantaggi e svantaggi
La misura presenta degli evidenti aspetti negativi e positivi. I vantaggi sono rappresentati dall’aumento del salario netto del lavoratore nella misura di circa il 10% e dall’incentivo a restare nel mondo del lavoro. Il principale svantaggio invece consiste nel calcolo della pensione sulla base dell’anzianità contributiva fino al momento in cui si è raggiunta la Quota 103 senza considerare quindi i contributi versati in seguito.
Visite mediche e certificati di malattia sull’app IO L'INPS ha annunciato nuove implementazioni sull'app IO che consentiranno di gestire i certificati di malattia e le visite mediche di controllo
- Pubblicato da Redazione
Visite mediche su app IO
Certificati di malattia, come funziona
In attuazione del progetto PNRR n. 138/2024, denominato “Evoluzione delle applicazioni e dei processi per la gestione delle visite mediche di controllo”, l’Istituto ha attivato un nuovo servizio sull’AppIO per le comunicazioni relative alle certificazioni di malattia e alle visite mediche di controllo, rivolto ai lavoratori privati e pubblici.
In aggiunta ai servizi già previsti, che includono la comunicazione del protocollo (PUC) del certificato di malattia tramite SMS ai lavoratori che hanno registrato i propri contatti su “MyINPS”, è stato rilasciato sull’AppIO, nonché su “INPS Mobile” e “MyINPS”, un nuovo servizio di comunicazione.
Al momento della ricezione di un certificato telematico di malattia, ai lavoratori che hanno registrato i propri contatti su “MyINPS” viene inviata una comunicazione che conferma la ricezione del certificato con l’indicazione del PUC attribuito dal sistema di accoglienza centrale (SAC).
Contestualmente, il lavoratore viene invitato ad accedere al servizio “Consultazione dei certificati di malattia telematici” presente sul sito istituzionale dell’INPS per verificare la correttezza dei dati riportati nel certificato, previa autenticazione tramite SPID, CIE 3.0, CNS o eIDAS. Nella comunicazione viene altresì fornito il relativo link per facilitare l’accesso al servizio. La comunicazione rimane visibile nell’area riservata “MyINPS” per 60 giorni.
Visite mediche di controllo
Nel caso in cui sia stata effettuata una visita medica di controllo, ai lavoratori che hanno registrato i propri contatti su “MyINPS”, viene inviata una comunicazione dell’avvenuta visita, con l’invito ad accedere allo “Sportello del cittadino per le visite mediche di controllo” per la consultazione dell’esito, previa autenticazione.
Viene altresì fornito, all’interno della comunicazione, il link per accedere al servizio.
Qualora il lavoratore sia risultato assente o irreperibile alla visita medica di controllo domiciliare presso l’indirizzo fornito, viene inviata una comunicazione con l’invito a contattare la Struttura territoriale dell’INPS di competenza.
Le comunicazioni rimangono visibili nell’area riservata “MyINPS” per 60 giorni.
Cedolino della pensione: cos’è e come funziona Cedolino della pensione: documento che permette al pensionato di visionare la pensione mensile e conoscere i motivi di eventuali variazioni
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
Cedolino della pensione: il servizio INPS
Il cedolino della pensione è il documento che riporta tutta una serie di informazioni relative alla pensione che viene erogata mensilmente dall’INPS. Grazie a questo documento i pensionati possono controllare in particolare l’importo che l’INPS eroga ogni mese e, in presenza di eventuali variazioni, di conoscerne i motivi.
Contenuto del cedolino della pensione
Il cedolino della pensione è suddiviso graficamente in tre parti.
- Nella prima parte il documento contiene tutta una serie di informazioni di carattere generale.
In alto compare il numero della rata della pensione, la data a cui si riferisce il cedolino, l’importo in pagamento e la valuta. Il cedolino riporta poi i dati anagrafici del beneficiario e il suo codice fiscale.
Seguono le modalità di pagamento della pensione, ossia a mezzo conto corrente bancario o postale.
Il documento riporta poi i dati dell’Ufficio pagatore, seguito dallo stato del pagamento e dalla data della valuta. In ultimo compaio la categoria della pensione e il numero della prestazione.
- Nella seconda parte, il documento riporta invece i dati del cedolino, ossia:
- la pensione lorda del mese di riferimento;
- il contributo fisso EX-ONPI;
- le trattenute IRPEF mensili sulla base delle aliquote in vigore;
- le trattenute addizionali IRPEF regionali a debito dell’anno precedente;
- le trattenute addizionali IRPEF comunali a debito del pensionato dell’anno precedente;
- l’acconto dell’Addizionale IRPEF comunale;
- l’eventuale contributo associativo del sindacato;
- l’importo netto della pensione messo in pagamento’
- Nella terza e ultima parte del cedolino compare infine l’importo lordo dell’IRPEF dovuta dal pensionato e le detrazioni di imposta applicate come quelle relative al lavoro, al nucleo familiare o al reddito.
Servizio Inps: come si usa
Per poter consultare il proprio cedolino mensile della pensione l’INPS ha messo a disposizione un servizio on line, disponibile 24 ore su 24, a cui si può accedere anche da un dispositivo mobile.
Nella homepage, scorrendo verso il basso, è disponibile un link che porta alla pagina descrittiva del cedolino in cui, a fondo pagina è presente l’accesso al servizio cliccando sulla voce “utilizza lo strumento”.
Cliccando su questo link compare la schermata del servizio a cui il pensionato potrà accedere previa autenticazione (SPID, PIN INPS, CIE, CNS).
Grazie alla formulazione di domande relative ai vari argomenti di interesse, il servizio consente di:
- confrontare i cedolini;
- visualizzare l’elenco dei vari prospetti di liquidazione;
- gestire le deleghe sindacali;
- vedere le comunicazioni INPS;
- cambiare l’ufficio pagatore;
- recuperare e stampare la certificazione unica;
- visualizzare il riepilogo dei dati anagrafici e di pagamento;
- chiedere il duplicato del libretto della pensione;
- verificare i conguagli IRPEF;
- gestire la cessione del Quinto;
- recuperare gli indebiti;
- verificare il bonus 14° e il bonus da 154 euro.
Aumentare l’importo della pensione
Dalla pagina che consente l’ accesso allo strumento del cedolino è possibile anche avvalersi di un consulente digitale per verificare se esistono le condizioni per avere diritto a prestazioni integrative per far aumentare l’importo della pensione.
Basta cliccare sulla voce “Approfondisci” contenuta nell’apposito riquadro in fondovalle pagina e si apre subito una pagina dedicata alla consulenza, dalla quale si può accedere allo strumento cliccando sulla voce “Utilizza lo strumento”. Subito si apre una pagina con una serie di domande a cui rispondere per la consulenza personalizzata sulla propria posizione pensionistica.
Leggi anche: Divieto di cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo
Pratica forense Inps: come funziona La domanda va presentata esclusivamente per via telematica tramite il servizio online reso disponibile dall'Inps dal 1° ottobre
- Pubblicato da Redazione
Praticanti presso l’Inps
Pratica forense Inps: dal 1° ottobre 2024 è disponibile la nuova procedura per la presentazione della domanda di ammissione alla pratica forense presso l’Avvocatura territoriale e centrale dell’INPS. Lo rende noto l’Istituto di previdenza con una avviso sul proprio sito.
Procedura ammissione
La procedura per l’ammissione alla pratica forense consente ai cittadini, laureati in giurisprudenza e in possesso dei requisiti richiesti dal bando, di presentare la domanda per svolgere il tirocinio professionale presso l’Avvocatura territoriale e centrale dell’INPS, nel periodo di apertura della campagna annuale (dal 1° ottobre 2024 al 31 luglio 2025).
Tra ii requisiti richiesti: la cittadinanza italiana ed europea (o extraUe in possesso dei requisiti previsti dall’art. 17, comma 2 della L. 247/2012); essere in possesso dei requisiti per l’iscrizione nel Registro dei praticanti avvocati tenuto dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati presso il tribunale nel territorio del cui circondario si trova l’Ufficio legale dell’INPS indicato nella domanda di pratica (per chi è già iscritto, non bisogna avere un’anzianità di iscrizione superiore a 6 mesi).
La domanda va presentata per uno soltanto degli Uffici legali dell’INPS citati nei singoli bandi, accedendo alla procedura online.
Domanda Inps
Gli interessati, in possesso dei requisiti richiesti, devono inoltrare la domanda di ammissione online, accedendo al servizio dedicato tramite le proprie credenziali.
Il bando è disponibile sul sito dell’Istituto, seguendo il percorso: “Home – Avvisi, bandi e fatturazione – Avvisi – Pratica forense presso l’avvocatura dell’INPS”.
Illeciti contributivi: nuovo regime sanzionatorio Illeciti contributivi: il nuovo regime sanzionatorio modificato dal decreto n. 19/2024 oggetto della circolare n. 90/2024
- Pubblicato da Annamaria Villafrate
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ToggleIlleciti contributivi: il nuovo regime dal 1° settembre
Per gli illeciti contributivi dal 1 settembre 2024 è in vigore un nuovo regime sanzionatorio. Lo ha stabilito l’articolo 30 del decreto legge numero 19/2024, che ha modificato diverse disposizioni dell’articolo 116 della legge 388/2000.
La circolare INPS n. 90/2024
L’INPS fornisce importanti chiarimenti e indicazioni sul nuovo regime sanzionatorio in caso di omissioni ed evasioni contributive nella circolare n. 90 del 4 ottobre 2024.
Nel documento importanti chiarimenti anche sulle attività di compliance, sull’attività di accertamento d’ufficio dell’Istituto e sugli adeguamenti procedurali derivanti dalle recenti modifiche.
Illeciti contribuivi: omissioni
L’omissioni contributiva si verifica quando si omette o si ritarda il pagamento di premi e contributi. In base alle modifiche di legge se il pagamento dei contributi o dei premi viene effettuato entro 120 giorni in un’unica soluzione e spontaneamente prima di eventuali contestazioni richieste da parte degli enti impositori non trova applicazione la maggiorazione.
Illeciti contributivi: evasioni
L’evasione contributiva si realizza nelle ipotesi di mancato versamento dei contributi o dei premi dovuti quando il versamento è collegato a registrazioni, denunce o dichiarazioni obbligatorie non presentate o non conformi alla verità.
La norma di revisione precisa che l’evasione si realizza quando la dichiarazione omessa o non conforme viene realizzata con l’intento specifico di non versare i contributi e i premi tramite l’occultamento dei rapporti di lavoro, delle retribuzioni, di redditi prodotti difatti o notizie rilevanti ai fini dell’obbligo contributivo.
Dal punto di vista sanzionatorio la norma non cambia il regime vigente e continua a prevedere una sanzione pari al 30% dell’importo dei contributi o premi non versati alle scadenze in ragione danno. Percentuale che può salire al 60% dell’importo dovuto.
Omissioni contributive da contrasti giurisprudenziali o amministrativi
In caso di mancato ritardato versamento dei premi o dei contributi a causa di incertezze legate a contrasti di orientamenti giurisprudenziali o amministrativi sull’esistenza dell’obbligo contributivo riconosciuto poi in sede giudiziario amministrativa è prevista una sanzione rappresentata dalla “somma costituita dai soli interessi legali di cui all’articolo 1284 c.c., sempreché il versamento dei contributi o premi sia effettuato entro il termine fissato dagli enti impositori.”
Leggi anche: Violazioni contributive: novità dal 1° settembre 2024
Allegati
- inps-circolare-90-2024 (166 kB)
Divieto di cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo Scadenza modello RED 2024: chi deve trasmettere la dichiarazione sul divieto di cumulo della pensione con i redditi da lavoro autonomo
- Pubblicato da Marco Sicolo
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ToggleDivieto di cumulo tra pensione e redditi da lavoro autonomo
Divieto di cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo: i soggetti percettori di pensione che abbiano conseguito redditi da lavoro autonomo nell’anno di riferimento devono presentare il modello RED 2024 entro il 31 ottobre 2024.
I soggetti tenuti all’invio di tale dichiarazione reddituale sono, quindi, i pensionati che abbiano percepito redditi da lavoro autonomo nell’anno 2023.
Modello RED come si presenta
Per presentare la dichiarazione RED, è necessario accedere con SPID o Carta Nazionale dei Servizi al sito www.inps.it, selezionando l’apposito servizio online “La dichiarazione della situazione reddituale (RED)”, nella sezione “Pensione e Previdenza”.
Con il modello RED il pensionato non dichiara soltanto l’ammontare dei redditi già percepiti nell’anno precedente a quello in cui viene rilasciata la dichiarazione. Deve anche indicare, in via preventiva e presuntiva, i redditi che suppone di percepire nell’anno in corso e che andrà, quindi, a dichiarare – in via consuntiva – nel RED dell’anno successivo.
A tal riguardo, è opportuno evidenziare che, anche qualora i redditi effettivamente percepiti nell’anno precedente corrispondano all’importo indicato in via presuntiva nella dichiarazione dell’anno precedente, il contribuente dovrà ugualmente presentare il modello RED indicando tali importi “a consuntivo”.
In base al reddito presuntivo indicato dal pensionato, l’ente previdenziale effettua delle trattenute in via preventiva. Successivamente, se dalle risultanze della dichiarazione successiva risulta un credito in favore del pensionato, l’Inps provvede a conguagliare la differenza.
Per esempio: nel modello RED 2024, il pensionato indica “a consuntivo” i redditi da lavoro autonomo percepiti nell’anno 2023 e, in via preventiva, quelli che presume di percepire nel 2024. Se poi, nella dichiarazione presentata nel 2025, i redditi effettivamente percepiti nel 2024 risulteranno inferiori a quelli indicati in via preventiva nella precedente dichiarazione, l’Ente provvederà ad effettuare l’opportuno conguaglio.
Le regole sul divieto di cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo
I redditi da lavoro autonomo percepiti nell’anno precedente alla dichiarazione non vanno indicati sotto forma di importo complessivo, bensì come singoli importi per ogni tipologia di reddito, suddivisi nei vari periodi dell’anno (con un massimo di sei periodi per ogni tipologia di reddito).
Ad esempio, per una specifica tipologia di reddito va indicato il mese di inizio e quello di fine dell’attività e il relativo reddito ottenuto.
Modello RED: le sanzioni per il mancato invio
La mancata dichiarazione della situazione reddituale RED è sanzionata in modo piuttosto severo. Infatti, la disciplina del divieto di cumulo della pensione con i redditi da lavoro autonomo, prevista dall’art. 10 del d.lgs. 503/1992, dispone che l’omessa presentazione telematica del modello RED è sanzionata con un importo pari all’importo annuo della pensione percepita nell’anno cui la dichiarazione avrebbe dovuto riferirsi (in sostanza, l’INPS provvede a trattenere l’importo di tale sanzione dalle successive rate della pensione).
Chi sono i pensionati che devono presentare il RED?
Infine, va segnalato che, come chiarito dal recente messaggio Inps n. 3077 del 19 settembre 2024, sono esclusi dal divieto di cumulo della pensione con i redditi da lavoro autonomo:
- i titolari di pensione e assegno di invalidità con decorrenza anteriore al 31 dicembre 1994;
- i titolari di pensione di vecchiaia a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti;
- i titolari di pensione di anzianità e di trattamento di prepensionamento a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti;
- i titolari di pensione o di assegno di invalidità a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti.
Modello RED: cos’è, a cosa serve, quando si presenta Guida al modello RED: che cos’è, quali sono i soggetti tenuti a presentarlo ed entro quando bisogna inviare il RED 2024
- Pubblicato da Marco Sicolo
Indice dei contenuti
ToggleChe cos’è il modello RED
Il modello RED è il documento telematico che i percettori di pensione devono compilare per dichiarare quei redditi che risultano rilevanti ai fini del riconoscimento di alcune prestazioni economiche.
Vi sono, infatti, alcune prestazioni assistenziali previste dalla legge – come la maggiorazione sociale o l’integrazione del minimo della pensione – per il cui riconoscimento devono ricorrere determinati requisiti reddituali (c.d. prestazioni collegate al reddito).
Perciò, l’Inps, cioè l’ente erogatore di tali prestazioni, deve essere messo in condizioni di conoscere i redditi percepiti dal titolare di trattamento pensionistico, per valutare correttamente se questi abbia diritto a tali ulteriori prestazioni.
Quali sono i pensionati che devono presentare il modello RED?
Con il modello RED, quindi, vengono comunicati tutti quei redditi che non vengono dichiarati con le ordinarie comunicazioni annuali.
In particolare, devono compilare il modello RED:
- i pensionati che non sono tenuti ad inviare all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione dei redditi con modello 730 o con modello Redditi PF e che siano percettori di redditi ulteriori alla pensione (es. redditi immobiliari);
- i pensionati che abbiano presentato la dichiarazione dei redditi ma che non erano tenuti a indicarvi determinati redditi, ulteriori alla pensione (es. interessi bancari), che invece influiscono sul riconoscimento o meno delle prestazioni economiche erogate dall’Inps;
- i pensionati che percepiscono redditi che vanno dichiarati in modo diverso all’Agenzia delle Entrate (es. redditi da lavoro autonomo: al riguardo, vedi il nostro approfondimento sul Divieto di cumulo pensione con redditi da lavoro autonomo);
- sono, inoltre, tenuti alla compilazione del modello RED i pensionati che hanno il coniuge o un altro familiare percettori di redditi che influiscono sulla determinazione del diritto a prestazioni erogate dall’Inps.
Chi non deve inviare il Modello Red
Di converso, non sono tenuti all’invio del modello RED i pensionati che hanno inviato all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione dei redditi (o che non sono tenuti all’invio della stessa) e che non percepiscono ulteriori redditi, oltre a quelli dichiarati.
Come si presenta il modello RED 2024
Il modello RED si può presentare rivolgendosi a un CAF autorizzato, dove si potrà ricevere l’opportuna assistenza, oppure collegandosi in modo autonomo sul sito www.inps.it, autenticandosi con Spid o Carta Nazionale dei Servizi.
Per chi sceglie di inviare da sé il modulo, da quest’anno è possibile fare affidamento sul modello RED precompilato, che prende il posto del modello RED semplificato. In sostanza, si tratta di una funzione molto utile che permette di completare l’inserimento dei propri dati reddituali semplicemente confermando, integrando o rettificando i dati precompilati.
Scadenza modello RED: quando si deve fare il Red 2024?
L’Inps ha già comunicato, con il messaggio n. 3301 dello scorso 4 ottobre, che la scadenza per il Modello RED 2024, relativo ai redditi percepiti nel 2023, è fissata al 28 febbraio 2025.
Il mancato invio della dichiarazione, ove dovuta, può portare alla sospensione o revoca della prestazione collegata al reddito da parte dell’Inps, a seguito di successivi controlli.
Bonus cicogna: cos’è e a chi spetta Online il bando dell'Inps per ottenere il "bonus Cicogna 2024": vediamo cos'è, a chi spetta e come fare domanda
- Pubblicato da Redazione
Bonus Cicogna 2024: online il bando
Bonus Cicogna 2024, il bando è online. È stato pubblicato dall’Inps, infatti, il bando di concorso “Bonus Cicogna” 2024 in favore dei bambini nati o adottati nel 2023, figli e orfani dei dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA e dei dipendenti iscritti alla Gestione Postelegrafonici, sottoposti alla trattenuta mensile dello 0,40%, nonché dei pensionati già dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA e già dipendenti IPOST. La domanda può essere presentata online attraverso il Portale prestazioni welfare, sino alle ore 12 del 31 ottobre 2024.
Requisiti di ammissione al concorso
Il concorso è destinato al conferimento, ai soggetti sopraindicati, di n. 880 contributi ciascuno di importo pari ad € 500,00.
Sono ammessi al concorso i figli o gli orfani del titolare del diritto, così come individuato all’art. 1, comma 2, nati o adottati nel corso dell’anno solare 2023. In caso di adozione assume rilievo la data del provvedimento della competente Autorità italiana che abbia disposto o riconosciuto l’adozione stessa nel corso dell’anno solare 2023.
Come presentare domanda
La domanda va presentata dal soggetto richiedente la prestazione esclusivamente online pena l’improcedibilità della stessa, con le seguenti modalità, spiega l’Inps, “entrare nella propria area riservata del sito www.inps.it, digitare nella stringa di ricerca ‘Portale Prestazioni welfare’ e selezionare la voce relativa; successivamente cliccare su ‘Accedi all’area tematica’; dopo aver effettuato l’accesso tramite SPID, CIE o CNS, selezionare la voce all’interno del portale, cliccare su ‘Vai a gestione domanda’ ed infine, sulla scheda ‘Presentazione domanda’ , cliccare ‘Utilizza il servizio’ e selezionare la prestazione ‘Bonus Cicogna Ipost'”.
Verrà quindi visualizzato il modulo da compilare ove compaiono i dati identificativi del soggetto richiedente, compresi i recapiti del richiedente. Nella domanda è obbligatorio indicare anche il codice IBAN del conto corrente bancario o postale italiano o della carta prepagata abilitata alla ricezione di bonifici bancari da parte delle Pubbliche Amministrazioni, intestato o cointestato al richiedente la prestazione.
La domanda deve essere inoltrata entro le ore 12:00 del giorno 31 ottobre 2024.
La graduatoria
La graduatoria sarà pubblicata sul sito Inps nella sezione riservata al concorso e verrà redatta attraverso procedura informatizzata, nel rispetto dei seguenti criteri:
▪ secondo valori crescenti di indicatore ISEE del nucleo familiare di appartenenza del beneficiario;
▪ In caso di parità, prevarrà il beneficiario figlio di titolare del diritto con maggiore anzianità di iscrizione alla Gestione Postelegrafonici.
I beneficiari, per i quali non risulti presentata una DSU valida alla data di inoltro della domanda di partecipazione al concorso, spiega l’istituto, verranno collocati in coda alla graduatoria.