pagamento pensioni

Pagamento pensioni all’estero: attestazioni entro il 18 luglio L'INPS comunica che ai fini del pagamento delle pensioni all'estero l'invio delle attestazioni di esistenza in vita va effettuato entro il 18 luglio 2025

Pagamento pensioni INPS all’estero

Pagamento pensioni: l’INPS ha comunicato, con il messaggio n. 1419 del 5 maggio 2025, che i pensionati italiani residenti all’estero coinvolti nella campagna di accertamento dell’esistenza in vita per il biennio 2025-2026 dovranno far pervenire la relativa attestazione entro e non oltre il 18 luglio 2025, al fine di garantire la continuità dei pagamenti pensionistici.

Più tempo dunque per la prima fase di verifica che interessa i pensionati residenti in America, Asia, Estremo Oriente, Paesi scandinavi, Stati dell’Europa dell’Est e aree limitrofe. Le attestazioni dovranno essere inviate a Citibank N.A., secondo le modalità indicate nel modulo trasmesso ai destinatari da parte dell’Istituto previdenziale.

L’obiettivo della procedura è duplice: da un lato evitare l’erogazione indebita a soggetti deceduti, dall’altro assicurare la regolarità amministrativa dei flussi pensionistici. Il mancato invio dell’attestazione nei termini previsti può comportare la sospensione dell’erogazione della pensione.

Seconda fase accertamento esistenza in vita

La successiva fase di verifica sarà avviata a partire dal 17 settembre 2025 e proseguirà fino al 15 gennaio 2026, coinvolgendo i pensionati residenti in Europa (esclusi i Paesi della prima fase), Africa e Oceania. Anche in questo caso, gli interessati riceveranno apposita comunicazione e saranno tenuti a trasmettere l’attestazione di esistenza in vita entro la data indicata.

isopensione

Assegno di esodo (isopensione) Isopensione o assegno di esodo: cos'è, normativa di riferimento, come funziona, vantaggi e svantaggi, come fare domanda

Cos’è l’isopensione

L’assegno di esodo, noto anche come isopensione, è uno strumento di flessibilità in uscita introdotto dall’art. 4, commi da 1 a 7-ter della legge 28 giugno 2012, n. 92 (cd. Riforma Fornero), destinato ai lavoratori del settore privato prossimi alla pensione, per agevolare la transizione verso il trattamento pensionistico. L’isopensione è quindi una forma di accompagnamento alla pensione anticipata attraverso un accordo aziendale.L’istituto consente, a fronte della sottoscrizione di un’intesa tra azienda e sindacati, il collocamento anticipato del lavoratore rispetto alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata, mediante l’erogazione di un assegno pari alla pensione maturata al momento dell’uscita.

Normativa di riferimento

La disciplina è contenuta nell’articolo 4 della legge n. 92/2012, come successivamente modificata. L’istituto è stato prorogato fino al 2026, con la possibilità di utilizzo dell’isopensione alle aziende con più di 15 dipendenti.

Requisiti per accedere all’isopensione

Per poter usufruire dell’assegno di esodo, è necessario che:

  • l’impresa abbia più di 15 dipendenti;
  • venga sottoscritto un accordo aziendale con le rappresentanze sindacali sull’esodo incentivato;
  • il lavoratore maturi il diritto alla pensione entro 7 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro (dal 2018 al 2026);
  • l’impresa garantisca la copertura economica dell’assegno mensile e della contribuzione figurativa fino al pensionamento del lavoratore.

Come funziona l’isopensione

  1. Accordo sindacale: l’azienda stipula un accordo collettivo sull’esodo con le organizzazioni sindacali.
  2. Comunicazione all’INPS: l’accordo e le informazioni sui lavoratori coinvolti vengono trasmesse all’INPS.
  3. Accettazione individuale: ogni lavoratore aderisce su base volontaria.
  4. Erogazione dell’assegno: una volta cessato il rapporto di lavoro, l’azienda versa all’INPS i fondi necessari per corrispondere al lavoratore l’assegno mensile (di importo pari alla pensione calcolata al momento dell’esodo) fino alla maturazione del diritto alla pensione.
  5. Contribuzione figurativa: l’INPS accredita i contributi figurativi, necessari per garantire la maturazione del diritto alla pensione.

Durata massima 

La durata dell’isopensione può estendersi fino a sette anni (in origine erano quattro), purché il lavoratore maturi il diritto a uno dei trattamenti pensionistici entro tale termine. La decorrenza dell’assegno si interrompe con l’accesso effettivo alla pensione.

Vantaggi e svantaggi

Vantaggi:

  • per il lavoratore: la possibilità di uscita anticipata e tutela del reddito e della contribuzione;
  • per l’azienda: la gestione agevolata del turn-over e riduzione controllata del personale.

Svantaggi:

  • per l’impresa: gli elevati costi finanziari legati alla garanzia dell’erogazione dell’assegno e dei contributi;
  • per il lavoratore:  assenza di rivalutazione automatica dell’assegno, non reversibilità ai superstiti e perdita di alcuni trattamenti familiari.

Come fare domanda

La domanda di accesso all’isopensione non è individuale ma è promossa dall’azienda, che deve:

  1. sottoscrivere un accordo aziendale con le rappresentanze sindacali;
  2. trasmettere l’accordo all’INPS per la verifica della sostenibilità dell’intervento;
  3. richiedere l’autorizzazione al trattamento di isopensione;
  4. garantire i fondi com fideiussione bancaria;
  5. raccogliere le adesioni volontarie dei lavoratori interessati;
  6. presentare la domanda definitiva all’INPS.

Il lavoratore, a sua volta, non deve inoltrare alcuna domanda diretta all’INPS ma solo sottoscrivere la propria adesione al piano.

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previdenza complementare

La previdenza complementare Previdenza complementare: cos’è, a cosa serve, normativa, come e perché aderire, vantaggi, svantaggi e adesione tacita

Cos’è la previdenza complementare

La previdenza complementare è un sistema di risparmio a lungo termine finalizzato a integrare la pensione pubblica obbligatoria erogata dall’INPS. Si tratta di una forma di previdenza volontaria, disciplinata da un complesso quadro normativo che mira a garantire maggiore sicurezza economica al termine della vita lavorativa, soprattutto in considerazione del progressivo abbassamento dei livelli pensionistici.

Detta anche secondo pilastro previdenziale, la previdenza complementare è un sistema pensionistico integrativo rispetto alla pensione pubblica, basato sull’adesione volontaria a forme pensionistiche collettive o individuali. L’obiettivo è quello di costituire una rendita integrativa che si aggiunge a quella derivante dal sistema pensionistico obbligatorio, garantendo un tenore di vita più stabile e adeguato dopo il pensionamento.

Normativa di riferimento

Il principale riferimento normativo in materia è il decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, che disciplina:

  • le forme pensionistiche complementari;
  • le modalità di adesione;
  • il trattamento fiscale;
  • la vigilanza e tutela degli aderenti.

L’ente preposto alla vigilanza del settore è la COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), mentre l’INPS svolge funzioni informative e di raccordo con il primo pilastro.

Come aderire alla previdenza complementare

Vediamo ora come aderire alla previdenza complementare e per quali ragioni.

Modalità di adesione

L’adesione può avvenire in due modalità:

  • collettiva, tramite contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) o accordi aziendali, con destinazione del TFR (trattamento di fine rapporto) a un fondo pensione di categoria;
  • individuale, su iniziativa del singolo lavoratore, scegliendo un fondo aperto o un PIP (piano individuale pensionistico).

È possibile aderire:

  • al momento dell’assunzione, nel caso dei lavoratori dipendenti;
  • in qualsiasi momento della carriera lavorativa, per autonomi, parasubordinati o liberi professionisti.

Perché aderire

Le ragioni principali che spingono a scegliere la previdenza complementare sono:

  • il progressivo ridimensionamento delle pensioni pubbliche (sistema contributivo);
  • la necessità di pianificare un futuro finanziario più sicuro;
  • i vantaggi fiscali;
  • la possibilità di richiedere anticipazioni per spese sanitarie, acquisto prima casa, ecc00

I vantaggi della previdenza complementare

  1. Vantaggi fiscali:
    • Le somme versate sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro annui.
    • Tassazione agevolata della rendita o del capitale al momento della prestazione (dal 15% al 9% in base agli anni di permanenza nel fondo).
  1. Gestione professionale del risparmio:
    • I fondi sono gestiti da società autorizzate e vigilate, con profili di rischio diversificati.
  1. Flessibilità e anticipazioni:
    • È possibile richiedere anticipazioni fino al 75% della posizione maturata per esigenze personali, acquisto prima casa, spese sanitarie o altre necessità.
  1. Portabilità e continuità:
    • In caso di cambio lavoro o interruzione, è possibile trasferire la posizione previdenziale.
  1. Complementarità con il TFR:
    • La previdenza complementare consente un impiego produttivo del TFR, che altrimenti resterebbe presso il datore di lavoro.

Svantaggi e criticità

Come ogni forma di investimento, la previdenza complementare presenta anche alcuni aspetti critici da valutare attentamente:

  • vincoli temporali: i fondi sono pensati per il lungo periodo, quindi i capitali sono generalmente non disponibili fino al pensionamento;
  • rendimento incerto: essendo strumenti finanziari, i rendimenti possono variare in base all’andamento dei mercati;
  • costi di gestione: alcuni fondi possono avere oneri amministrativi elevati, che riducono il rendimento netto;
  • limitata accessibilità in caso di emergenza: le somme non sono liquidabili liberamente, salvo nei casi previsti dalla legge.

La previdenza complementare è obbligatoria?

La previdenza complementare non è obbligatoria. Tuttavia, vi sono alcune situazioni in cui il silenzio del lavoratore può produrre effetti:

  • in caso di mancata scelta esplicita sulla destinazione del TFR entro sei mesi dall’assunzione, esso viene conferito automaticamente al fondo pensione previsto dal contratto collettivo applicato.

Pertanto, anche se formalmente volontaria, l’adesione può avvenire in forma tacita.

 

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Ecocert Inps

EcoCert INPS EcoCert INPS: cos'è, a cosa serve, come richiederlo, tempi di rilascio, valore giuridico e differenze con l'EcoMar

Cos’è l’EcoCert INPS

L’EcoCert, acronimo di Estratto Conto Certificativo, è un documento rilasciato dall’INPS che attesta, in maniera ufficiale, la posizione assicurativa e contributiva del lavoratore. Si tratta di uno strumento essenziale per chi intende pianificare il proprio accesso alla pensione, in quanto consente di verificare con certezza i contributi previdenziali accreditati e il diritto alla prestazione pensionistica.

A cosa serve l’EcoCert INPS?

L’EcoCert è diverso dal semplice estratto conto contributivo visualizzabile nel portale MyINPS: mentre quest’ultimo ha un valore meramente informativo, l’EcoCert ha valore certificativo. In altre parole, si tratta di un documento ufficiale, firmato digitalmente dall’INPS, che riconosce formalmente i periodi contributivi validi ai fini pensionistici. Viene utilizzato:

  • per controllare l’esattezza dei contributi versati;
  • per pianificare con precisione l’età e la decorrenza della pensione;
  • per procedere con eventuali ricongiunzioni, riscatti o totalizzazioni;
  • in sede di consulenza con patronati o consulenti del lavoro.

È valido sia per i lavoratori privati sia per i dipendenti pubblici.

Chi può richiederlo

Può richiedere l’EcoCert qualsiasi soggetto iscritto ad almeno una gestione previdenziale dell’INPS, sia in qualità di lavoratore dipendente che autonomo. La richiesta può essere presentata:

  • dal diretto interessato;
  • da un soggetto delegato;
  • tramite patronati accreditati.

Non è necessario aver raggiunto l’età pensionabile: la richiesta può essere avanzata in qualunque momento della carriera lavorativa, soprattutto se si intende verificare la correttezza della propria posizione assicurativa o programmare interventi correttivi.

Come ottenere l’EcoCert INPS

La procedura per richiedere l’EcoCert è semplice e si svolge in modalità telematica. Ecco i passaggi principali:

  1. Accesso al sito INPS – collegarsi al portale www.inps.it con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS;
  2. Ricerca del servizio – nella barra di ricerca, digitare “Estratto Conto Certificativo”;
  3. Selezionare la voce “Estratto conto certificativo (EcoCert ed EcoMar)”;
  4. Cliccare su “Utilizza servizio”;
  5. Nella pagina successiva scegliere “Estratto conto per i cittadini” (l’altra opzione è per i patronati);
  6. Cliccare su “Utilizza servizio”:
  7. Presentazione della domanda – seguire le istruzioni guidate per inoltrare la richiesta online.
  8. Ricezione dell’EcoCert – Il documento viene inviato al cittadino tramite PEC o reso disponibile nell’area personale MyINPS, firmato digitalmente.

È possibile anche presentare la richiesta tramite un patronato che seguirà la pratica in nome e per conto del lavoratore.

Quanto tempo ci vuole per avere l’EcoCert?

L’INPS, a seguito della richiesta, impiega in media 30-60 giorni lavorativi per elaborare e rilasciare l’EcoCert, ma i tempi possono variare in base alla complessità della posizione contributiva del soggetto richiedente e alla mole di richieste in carico agli uffici. In alcuni casi, se sono necessarie verifiche su più gestioni o periodi particolarmente risalenti, i tempi possono allungarsi ulteriormente.

Valore giuridico del documento

L’EcoCert ha valore certificativo e, pertanto, costituisce un documento ufficiale dell’INPS che fotografa in modo fedele e verificato la situazione contributiva del lavoratore. Non è un atto definitivo ma rappresenta la base su cui l’Istituto calcolerà l’accesso alla pensione. Eventuali errori o omissioni possono essere corretti, ma è essenziale segnalarli tempestivamente.

L’INPS è obbligato per legge a rilasciare l’estratto conto certificativo su richiesta dell’interessato. L’ente infatti deve fornire, in modo trasparente, l’elenco dettagliato dei periodi assicurativi, delle retribuzioni e della contribuzione versata o accreditata.

Differenza tra EcoCert ed EcoMar

Oltre all’EcoCert, esiste anche l’EcoMar (Estratto Conto Certificativo Marittimi), rivolto specificamente ai lavoratori del settore marittimo. Entrambi hanno la medesima funzione certificativa, ma si differenziano per la gestione previdenziale di riferimento.

 

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tredicesima

Tredicesima: cos’è e a chi spetta Tredicesima: cos'è, a chi spetta, come si calcola e come viene tassata, quando viene pagate e differenze con la quattordicesima

Cos’è la tredicesima

La tredicesima mensilità, detta anche “gratifica natalizia”, è una retribuzione aggiuntiva riconosciuta ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, nonché ad alcuni pensionati, generalmente corrisposta nel mese di dicembre. La sua funzione è di supportare le spese legate al periodo natalizio, ma costituisce a tutti gli effetti un compenso spettante in base alla prestazione lavorativa svolta durante lanno.

A chi spetta la tredicesima

La tredicesima spetta:

  • ai lavoratori subordinati con contratto a tempo determinato o indeterminato, sia a tempo pieno che part-time;
  • ai dipendenti pubblici;
  • ai lavoratori domestici (colf, badanti, baby sitter);
  • ai pensionati hai titolari dell’assegno sociale per i quali è corrisposta direttamente dallINPS o da altri enti previdenziali;
  • ai lavoratori stagionali e agli apprendisti;
  • in generale, è riconosciuta a tutti i titolari di un rapporto di lavoro dipendente, fatta eccezione per i collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co) e i lavoratori autonomi, che non ne hanno diritto.

Come si calcola  

La tredicesima si calcola in base alle mensilità effettivamente lavorate durante lanno solare. La formula standard di calcolo prevede:

Retribuzione lorda mensile x numero di mesi lavorati/12

Ogni mese lavorato dà diritto a 1/12 della tredicesima. In presenza di mesi parziali, possono applicarsi criteri di proporzionalità. Nella retribuzione utile al calcolo rientrano in genere:

  • la paga base
  • le indennità contingenza,
  • eventuali scatti di anzianità;
  • elementi fissi e continuativi della retribuzione nazionali o provinciali.

Nel calcolo possono essere inclusi anche altri elementi che compongono la tredicesima, se erogati con continuità.

Quando viene pagata

Per i lavoratori del settore privato, il pagamento della tredicesima avviene entro il 24 dicembre, ma può essere anticipato a discrezione del datore di lavoro. Per i dipendenti pubblici e i pensionati, è lamministrazione o lente previdenziale a stabilire la data esatta, generalmente nei primi 20 giorni di dicembre.

Come viene tassata la tredicesima

La tredicesima è soggetta a contribuzione INPS e IRPEF, ma non beneficia di detrazioni. Questo comporta che, in molti casi, la somma netta erogata risulti inferiore rispetto alla normale retribuzione mensile. È quindi soggetta a tassazione ordinaria e non separata.

Differenze tra tredicesima e quattordicesima

La tredicesima è prevista per tutti i lavoratori dipendenti e pensionati, ed è obbligatoria per legge o per contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL).

Al contrario, la quattordicesima:

  • non è sempre prevista;
  • è riconosciuta solo in presenza di specifiche clausole contrattuali (es. CCNL commercio o turismo);
  • viene generalmente erogata nel mese di giugno o luglio;
  • ha lo scopo di sostenere le spese legate al periodo estivo o alle vacanze;
  • viene calcolata in base alla retribuzione media annuale.

In ambito pensionistico, la quattordicesima è riconosciuta solo ad alcune categorie di pensionati con redditi bassi, secondo criteri stabiliti annualmente dallINPS.

 

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carta per i nuovi nati

Bonus nuovi nati: cos’è e a chi spetta Il bonus per i nuovi nati è destinato alle famiglie che devono affrontare le prime spese per neonati e figli adottivi

Bonus per i nuovi nati

La legge di bilancio 2025 ha introdotto un bonus per i nuovi nati, una nuova misura di sostegno dedicato alle famiglie, con obiettivo primario di incentivare la natalità e alleggerire il peso economico derivante dall’arrivo di un bambino.

Il bonus per i nuovi nati consiste in un importo di 1.000 euro, erogato una tantum, spettante alle famiglie con un ISEE inferiore a 40.000 euro.

La circolare INPS n. 76 del 14 aprile 2025 definisce i requisiti di accesso, le modalità di presentazione delle domande e il regime fiscale della misura.

Bonus per i nuovi nati: come funziona

Il bonus nuovi nati consiste in un importo, che verrà erogato una tantum e che potrà essere utilizzato per l’acquisto di beni e servizi destinati al neonato.

La misura spetta per ogni figlio nato o adottato dopo il 1° gennaio 2025.

Il Bonus non concorre alla formazione del reddito imponibile.

A chi spetta il Bonus per i nuovi nati

Il bonus viene erogato a chi è in possesso dei seguenti requisiti soggettivi e reddituali:

  1. Cittadini italiani, cittadini UE e familiari dei suddetti cittadini, titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
  2. Cittadini di Stati non UE:
  • Titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo; di permesso unico di lavoro autorizzati a svolgere attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi; di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzati a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi.
  • In applicazione della normativa UE e della giurisprudenza della Corte di Giustizia, possono accedere al bonus anche cittadini extracomunitari in possesso di permessi di soggiorno di durata non inferiore a un anno, anche se non espressamente indicati nella legge di Bilancio 2025.
  1. Soggetti equiparati ai cittadini italiani: come apolidi, rifugiati politici e titolari di protezione internazionale.
  2. Cittadini del Regno Unito: sono equiparati ai cittadini UE se residenti in Italia entro il 31 dicembre 2020. La verifica della residenza a tale data avviene tramite l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) o altri archivi anagrafici. In tal caso, non sono richiesti ulteriori titoli di soggiorno. Per i cittadini del Regno Unito residenti in Italia successivamente al 31 dicembre 2020, si applicano le disposizioni previste per i cittadini extracomunitari in materia di documenti di soggiorno.

Requisiti per l’accesso al Bonus:

  • Residenza: il genitore richiedente deve essere residente in Italia al momento della presentazione della domanda e tale requisito deve sussistere dalla data dell’evento (nascita, adozione, affido preadottivo).
  • ISEE: è necessario un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) del nucleo familiare in cui è presente il figlio per il quale si chiede il contributo, non superiore a 40.000 euro annui. Nel calcolo dell’ISEE minorenni viene neutralizzato l’importo dell’Assegno unico e universale (AUU) erogato ai componenti del nucleo familiare.
  • Data di nascita, adozione o affido preadottivo: il figlio deve essere nato o adottato a partire dal 1° gennaio 2025. Per le adozioni, il contributo può essere richiesto solo per figli minorenni. In caso di affido preadottivo, si considera la data di ingresso del minore nel nucleo familiare su ordinanza del Tribunale per i minorenni. Per le adozioni internazionali, fa fede la data di trascrizione del provvedimento nei registri dello stato civile. In fase di prima attuazione, per i minori adottati a partire dal 1° gennaio 2025 con provvedimento di affido preadottivo antecedente a tale data, è possibile richiedere il bonus con riferimento alla data della sentenza di adozione.

Come richiedere il bonus

Il Bonus nuovi nati 2025 si richiede tramite apposita domanda, presentabile da uno dei genitori (o dal genitore convivente in caso di non convivenza).

Per genitori incapaci o minorenni, la domanda è inoltrata dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore, verificando i requisiti del genitore del neonato. La domanda va presentata entro 60 giorni dall’evento (nascita, adozione, affido), pena decadenza.

È necessario possedere un ISEE minorenni valido o aver presentato la DSU per il suo calcolo. La domanda si inoltra tramite il portale INPS (SPID, CIE, CNS, eIDAS), l’app INPS mobile, il Contact Center INPS o gli istituti di patronato.

All’atto della domanda va indicata la modalità di pagamento (accredito su conto IBAN o bonifico domiciliato), con possibilità di utilizzare IBAN già registrati presso l’INPS o indicarne uno nuovo.

L’erogazione avviene in ordine cronologico di ricezione delle domande accolte, nei limiti dei fondi disponibili.

Domande dal 17 aprile 2025

Con il messaggio n. 1303/2025 del 16 aprile 2025, l’INPS ha comunicato che dalle 8:30 del 17 aprile 2025 è possibile presentare la domanda per il Bonus Nuovi Nati.

Il servizio è accessibile sul sito dell’INPS, utilizzando la propria identità digitale. In alternativa, è possibile presentare l’istanza tramite il Contact Center Multicanale o gli istituti di patronato.

Con un successivo messaggio, l’istituto comunicherà la data dalla quale sarà possibile effettuare la domanda tramite l’app INPS Mobile.

 

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Cessione del quinto

Cessione del quinto Cessione del quinto: cos'è, come funziona, a chi è rivolta e i nuovi tassi 2025

Cos’è la cessione del quinto

La cessione del quinto è una forma di estinzione di un prestito personale disciplinata da una normativa specifica, che prevede il rimborso mediante trattenuta diretta su stipendio o pensione, fino a un massimo del 20% dell’importo mensile percepito.

Si tratta di una soluzione sempre più diffusa per la sua semplicità gestionale e il rischio ridotto per il creditore. Vediamo nel dettaglio come funziona, chi può richiederla, quali vantaggi e svantaggi presenta e quali sono i nuovi tassi applicabili da aprile 2025.

Normativa

La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è regolata dagli articoli 1260 e seguenti del codice civile e, in ambito pubblico e statale, anche dal D.P.R. n. 180/1950 e dal D.P.R. n. 895/1950. L’istituto prevede la concessione di un prestito non finalizzato, la cui rata non può superare un quinto (ossia il 20%) dell’emolumento netto mensile percepito dal richiedente. Il rimborso avviene tramite trattenuta diretta operata dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale.

Come funziona: stipendio e pensione

La cessione del quinto sullo stipendio è rivolta a

  • dipendenti pubblici e statali;
  • dipendenti di aziende private con contratto a tempo indeterminato.

Il datore di lavoro è obbligato ad accettare la cessione e a trattenere l’importo dalla busta paga. Il contratto può avere una durata massima di 10 anni.

La cessione del quinto sulla pensione invece può essere richiesta dai titolari di pensioni, con esclusione dei beneficiari di:

  • pensioni sociali;
  • pensioni di invalidità civile;
  • assegni al nucleo familiare o di sostegno al reddito.

È l’INPS a trattenere mensilmente la rata e a versarla direttamente al soggetto finanziatore.

Chi può richiederla

Sono ammessi a richiederla:

  • i lavoratori dipendenti pubblici, statali e privati (con contratto a tempo indeterminato);
  • i pensionati con trattamento mensile sufficiente a garantire la quota cedibile, tutelando il cosiddetto minimo vitale.

È inoltre necessaria una polizza assicurativa obbligatoria contro il rischio di morte e perdita dell’impiego (per i lavoratori).

Vantaggi e svantaggi della cessione di 1/5

I vantaggi di questa misura sono i seguenti:

  • rata fissa e trattenuta automatica;
  • nessun obbligo di motivare la richiesta (prestito non finalizzato);
  • accessibilità anche in presenza di segnalazioni in centrale rischi;
  • possibilità di rinnovo o estinzione anticipata.

Gli svantaggi invece sono rappresentati invece:

  • dall’obbligo assicurativo che incide sul costo complessivo;
  • l’indisponibilità per contratti a termine o pensioni minime;
  • il limite della rata (1/5) che riduce l’importo ottenibile.

Costi della cessione del quinto

Il TAN (Tasso Annuo Nominale) e il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) variano in base ai seguenti dati:

  • età del richiedente;
  • durata del prestito;
  • ente erogatore e tipo di assicurazione.

Tra i costi obbligatori da sostenere troviamo:

  • interessi;
  • premi assicurativi;
  • spese di istruttoria;
  • commissioni bancarie o di intermediazione.

I nuovi tassi INPS da aprile 2025

Con il messaggio INPS n. 1166 del 4 aprile 2025, sono stati aggiornati i tassi soglia TAEG da utilizzare per i prestiti che si possono estinguere con la cessione di 1/5 della pensione, quando concessi da banche o intermediari in regime di convenzione ai pensionati:

Fascia di età alla scadenza Fino a €15.000 Oltre €15.000
Fino a 59 anni 9,69% 7,58%
Da 60 a 64 anni 10,49% 8,38%
Da 65 a 69 anni 11,29% 9,18%
Da 70 a 74 anni 11,99% 9,88%

 

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assegno di maternità 2025

Assegno di maternità 2025: importi aggiornati Novità in materia di assegno di maternità 2025: La circolare INPS n. 72/2025 comunica gli importi di riferimento per il calcolo dell'indennità

Assegno di maternità 2025: importi aggiornati

Novità in materia di assegno di maternità 2025. La circolare INPS n. 72/2025 comunica gli importi di riferimento per calcolare le contribuzioni dovute a lavoratori e lavoratrici per erogare l’indennità di maternità e di paternità.

Per calcolare l’indennità di maternità o di paternità si prende come riferimento la retribuzione del mese che precede l’evento, se il lavoratore è dipendente. Per le altre categorie invece si prendono come riferimento gli importi convenzionali. I valori sono adeguati al costo della vita ISTAT.

La circolare indica inoltre i valori di calcolo per le indennità di tubercolosi e malattia.

Assegno maternità 2025: retribuzioni giornaliere 

Per il calcolo delle indennità di maternità e paternità si prendono come riferimento le retribuzioni delle diverse categorie di lavoratori interessati: Questi gli importi:

  • lavoratori soci di società e di enti cooperativi anche di fatto: retribuzione di riferimento del mese precedente non inferiore al minimale di 57,32euro;
  • lavoratori agricoli a tempo determinato: valore non inferiore al minimale di legge pari a Euro 50,99;
  • compartecipanti familiari e piccoli coloni: importo non inferiore a 63,06 euro, da utilizzare in via temporanea e salvo conguaglio;
  • lavoratori italiani operanti all’estero in Paesi extracomunitari con i quali non sono in vigore accordi di sicurezza sociale: retribuzioni previste dal decreto 16 gennaio 2025 per il calcolo delle contribuzioni ai fini della liquidazione anche delle prestazioni economiche di maternità e paternità;
  • lavoratori italiani e stranieri addetti ai servizi domestici e familiari:
  • 8,40 euro per retribuzioni orarie effettive fino a 9,48 euro;
  • 9,48 euro per retribuzioni orarie effettive superiori a 9,48 euro e fino a 11,54 euro;
  • 11,54 euro per retribuzioni orarie effettive superiori a 11,54 euro;
  • 6,11 euro per rapporti di lavoro con orario superiore a 24 ore settimanali.
  • lavoratori autonomi: artigiani e commercianti 57,32; pescatori 31,85 euro;
  • assegno di maternità dei Comuni riconosciuto per le categorie non coperte da un altro sistema previdenziale (disoccupate, prive di tutela previdenziale con ISEE inferiore a 20.382,90 euro): 2037,00 euro (importo complessivo per 5 mesi);
  • assegno statale una tantum per lavoratrici precarie, con contratti a termine o part time ciclici: 2.508,04 euro.

Come fare domanda

Per richiedere gli assegni, è necessario accedere al portale INPS tramite SPID, CIE o CNS, oppure rivolgersi direttamente al proprio Comune di residenza per l’assegno comunale. Chi supera i limiti ISEE stabiliti non ha diritto all’assegno, ma può valutare misure di sostegno alternative come il Reddito di Inclusione Familiare.

Congedo parentale retribuito 2025

Le recenti modifiche legislative hanno ridefinito i criteri reddituali per accedere al congedo parentale retribuito. In particolare, il diritto all’indennità del 30% è ora subordinato a un reddito individuale del genitore lavoratore dipendente che non superi i 19.610,50 euro annui. Questo limite è stato calcolato in base a 2,5 volte il trattamento minimo di pensione previsto per il 2025, fissato a 7.844,20 euro. Per poter beneficiare dell’indennità durante il congedo parentale, è necessario rientrare quindi in una specifica fascia di reddito.

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totalizzazione dei contributi

La totalizzazione dei contributi Totalizzazione dei contributi: cos’è, come funziona e quando conviene

Cos’è la totalizzazione dei contributi

La totalizzazione dei contributi è un istituto previdenziale che consente ai lavoratori di sommare gratuitamente i contributi versati in diverse gestioni previdenziali al fine di ottenere un’unica pensione. È particolarmente utile per chi ha avuto carriere lavorative discontinue o ha versato contributi in più enti previdenziali, senza aver maturato autonomamente il diritto alla pensione in ciascuna gestione.

Normativa

La totalizzazione è un meccanismo che permette di cumulare gratuitamente i contributi versati in più casse previdenziali pubbliche o private per ottenere una pensione unitaria. È regolata dal decreto legislativo n. 42/2006, successivamente modificato dalla legge n. 247/2007, dal decreto legge n. 78/2010; il decreto legge n. 201/2011; dal decreto del Presidente della Repubblica n. 157/2013.

Caratteristiche della totalizzazione dei contributi

L’istituto della totalizzazione presenta le seguenti caratteristiche distintive:

  • gratuità: a differenza della ricongiunzione, non prevede costi per il lavoratore;
  • obbligo di calcolo contributivo: la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo, anche per i periodi antecedenti il 1996 (se presenti),
  • versamento di contributi in almeno due gestioni previdenziali;
  • minimo di 20 anni complessivi per ottenere la pensione di vecchiaia.

Quando conviene la totalizzazione dei contributi

La totalizzazione è conveniente nei seguenti casi:

  • carriere discontinue: utile per chi ha cambiato più lavori e ha versato contributi in enti diversi senza raggiungere il minimo richiesto in ogni gestione;
  • assenza di un diritto autonomo alla pensione: se un lavoratore non ha maturato la pensione in una singola gestione, può cumulare i contributi per ottenerne una unica;
  • evitare i costi della ricongiunzione: la totalizzazione è gratuita, mentre la ricongiunzione è spesso onerosa;
  • avere diritto a una pensione di anzianità: con la totalizzazione si può accedere alla pensione di anzianità con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.

Tuttavia, la totalizzazione potrebbe non essere conveniente per chi ha maturato contributi prima del 1996 con il sistema retributivo (se non ha maturato un diritto autonomo alla pensione in nessuna delle gestioni interessate) poiché il calcolo contributivo può ridurre l’importo della pensione rispetto a quello ottenibile con una ricongiunzione.

Differenza tra totalizzazione e ricongiunzione

Molti lavoratori si chiedono se sia meglio ricorrere alla totalizzazione o alla ricongiunzione.

Vediamo le principali differenze:

Caratteristica Totalizzazione Ricongiunzione
Costo Gratuita A pagamento (spesso elevato)
Calcolo pensione Contributivo Mantiene il sistema originario (retributivo o contributivo)
Anzianità minima Nessuna Nessun minimo richiesto
Pensione autonoma Unica pensione INPS La posizione viene accentrata in un solo ente
Età pensionabile 66 anni e 7 mesi (vecchiaia), 41 anni di contributi (anzianità) Dipende dall’ente previdenziale di destinazione

In generale, la ricongiunzione è conveniente per chi ha molti contributi retributivi e vuole mantenere un calcolo più favorevole, mentre la totalizzazione è indicata per chi cerca una soluzione gratuita per ottenere una pensione.

Quale pensione si ottiene con la totalizzazione

Chi utilizza la totalizzazione può accedere a diversi tipi di pensione, in base ai contributi maturati:

Pensione di vecchiaia

Richiede 66 anni 

Almeno 20 anni di contributi totali

Almeno 2 gestioni previdenziale coinvolte

Pensione di anzianità

Possibile con 41 anni di contributi a prescindere dall’età

Utile per chi ha avuto carriere lunghe ma frammentate in diverse gestioni

Pensione di inabilità

Spetta a chi ha invalidità totale e permanente

Requisiti contributivi differenti a seconda delle gestioni coinvolte

Pensione ai superstiti

Se il lavoratore deceduto aveva diritto alla totalizzazione, il coniuge o i familiari possono richiedere la pensione di reversibilità

Procedura per la totalizzazione dei contributi

La procedura per totalizzare i contributi è gestita dall’INPS ed è relativamente semplice e si snoda attraverso i seguenti step:

1. presentazione della domanda:il lavoratore deve inviare una richiesta all’INPS per l’applicazione della totalizzazione;

2. verifica dei contributi: l’INPS raccoglie i dati dai diversi enti previdenziali e verifica se il lavoratore ha i requisiti per la totalizzazione;

3. calcolo della pensione: ogni gestione calcola la quota di pensione spettante secondo il sistema contributivo. L’INPS somma le quote per determinare l’importo finale della pensione.

4. erogazione della pensione: la pensione viene erogata direttamente dall’INPS, anche se i contributi erano stati versati ad altri enti.

Considerazioni finali

La totalizzazione dei contributi è una soluzione utile per chi ha lavorato in più settori e ha versato contributi in enti previdenziali differenti. Permette di ottenere una pensione unitaria senza costi aggiuntivi, ma è importante considerare che la pensione verrà calcolata con il sistema contributivo, che potrebbe essere meno vantaggioso per chi ha periodi di lavoro antecedenti al 1996. Prima di scegliere la totalizzazione, è consigliabile valutare attentamente la propria posizione contributiva ed eventualmente confrontarla con la ricongiunzione per capire quale opzione garantisce la pensione più favorevole.

bonus asilo nido

Bonus asilo nido: i documenti da allegare Bonus asilo nido 2025: i chiarimenti INPS sui documenti da allegare alla domanda

Bonus asilo nido 2025: chiarimenti INPS

Con l’anno 2025, l’INPS ha introdotto alcune importanti precisazioni relative alla documentazione necessaria per ottenere il bonus asilo nido, l’agevolazione economica destinata alle famiglie per sostenere le spese di iscrizione e frequenza presso strutture per l’infanzia pubbliche o private autorizzate.

Documenti da allegare alla domanda

Attraverso la circolare n. 60 del 20 marzo 2025, l’Istituto ha fornito indicazioni operative sui documenti da presentare per accedere al contributo. A queste precisazioni si aggiunge il messaggio n. 1165 del 4 aprile 2025, che chiarisce i casi particolari in cui non è necessario allegare la fattura.

In particolare, l’INPS ha evidenziato che, quando il servizio di asilo nido è fornito da enti o istituzioni esonerati dall’applicazione dell’IVA e non obbligati all’emissione della fattura, è possibile sostituire tale documento con una ricevuta di pagamento rilasciata dalla struttura stessa.

Quando è valida la ricevuta di pagamento

La ricevuta può essere utilizzata in alternativa alla fattura, ma deve contenere specifici elementi identificativi, indicati nel messaggio INPS n. 1165/2025. In particolare, il documento deve riportare:

  • i dati anagrafici del minore iscritto;

  • il nome e i dati identificativi della struttura erogante;

  • l’importo del pagamento;

  • la data di versamento;

  • la causale (es. “retta asilo nido mese di marzo 2025”).

Tali requisiti garantiscono la tracciabilità del pagamento e l’idoneità del documento ai fini del riconoscimento del bonus.

Dove trovare informazioni su requisiti e domanda

Per conoscere nel dettaglio i requisiti d’accesso, gli importi aggiornati per il 2025 e le istruzioni per la compilazione e l’invio della domanda, è possibile consultare l’apposita pagina di servizio sul sito INPS.

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