Riforma tributaria: testi unici entro il 31 dicembre 2025 La legge n. 122/2024 proroga al 31 dicembre 2025 il termine per il riordino delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante la redazione di testi unici

Indice dei contenuti
ToggleIl Concordato Preventivo Biennale (CPB) è uno strumento di compliance fiscale introdotto dal Decreto Legislativo n. 13 del 12 febbraio 2024, finalizzato a incentivare il rispetto volontario degli obblighi dichiarativi di imprese e professionisti. Il suo scopo è di stabilizzare le posizioni fiscali per un periodo di due anni al fine di favorire una pianificazione tributaria e ridurre il rischio di contenziosi con l’Amministrazione finanziaria.
Possono aderire al CPB i contribuenti che svolgono attività d’impresa, arti o professioni e che applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità (articolo 9-bis del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50).
Per l’ammissione il contribuente:
Sono esclusi dal CPB coloro che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi per almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti, o che hanno subito condanne per reati fiscali negli ultimi tre anni.
Il CPB prevede la possibilità per il contribuente di proporre una definizione biennale del reddito derivante dall’attività esercitata e del valore della produzione netta rilevanti ai fini delle imposte sui redditi e dell’IRAP. La proposta viene calcolata utilizzando il software “Il tuo ISA 2024 CPB”, che consente di determinare gli importi tenendo conto dei dati forniti per l’applicazione degli ISA e degli altri elementi specifici per il CPB.
Il software considera anche eventuali eventi straordinari che possono influenzare i risultati del primo anno di applicazione del Concordato, permettendo al contribuente di segnalare questi eventi nel modello dichiarativo.
L’adesione al CPB è soggetta a determinati requisiti e limitazioni. Tra le principali condizioni ostative si segnalano:
In caso di dichiarazioni false, sono previste sanzioni penali ai sensi del DPR n. 445/2000.
Il CPB riguarda principalmente:
Il reddito dichiarato non può essere inferiore a 2.000 euro e deve essere riportato in tutte le dichiarazioni annuali. Anche il valore della produzione netta, rilevante ai fini IRAP, non può scendere sotto questa soglia.
L’adesione al concordato produce diversi effetti per il contribuente:
L’adesione al Concordato non produce effetti per l’IVA, ma il contribuente deve comunque rispettare i requisiti previsti per le dichiarazioni fiscali.
Il CPB può perdere efficacia in determinati casi:
In caso di decadenza dal Concordato, restano comunque dovute le imposte calcolate sul reddito e sul valore della produzione concordati, se superiori a quelli effettivamente conseguiti.
Il correttivo al concordato preventivo biennale, approvato dal Governo il 4 giugno 2025, con l’obiettivo di rendere il meccanismo più conveniente e attrattivo, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore il 13 giugno 2025.
Il testo (D.Lgs. n. 81/2025, recante “Disposizioni integrative e correttive in materia di adempimenti tributari, concordato preventivo biennale, giustizia tributaria e sanzioni tributarie“, ), prevede diverse novità, tra cui: la possibilità per i forfetari di determinare il reddito imponibile applicando i coefficienti di redditività; la modifica del termine di adesione al 30 settembre 2025.
Il dl economia n. 95/2025 convertito dalla legge n. 118/2025 introduce un’importante novità per il concordato preventivo biennale (CPB), lo strumento che permette a imprese e professionisti di concordare il proprio reddito imponibile con l’Agenzia delle Entrate per due anni.
Per evitare che i contribuenti decadano dal regime per ritardi minimi e non intenzionali, l’art. 9 bis concede una tolleranza di cinque giorni per i versamenti dovuti. Pertanto, i pagamenti effettuati entro cinque giorni dalla scadenza sono considerati tempestivi, a condizione che avvengano prima della notifica di eventuali atti di accertamento.
Leggi anche: Concordato preventivo biennale: le istruzioni del fisco
Indice dei contenuti
ToggleIl Decreto Legge 8 agosto 2025 n. 117, approvato il 4 agosto 2025 dal Consiglio dei Ministri, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 183 dell’8 agosto 2025 ed è in vigore dal giorno successivo.
Il testo si compone di 11 articoli (di cui il 10 dedicato alle disposizioni finanziarie e l’articolo 11 all’entrata in vigore) che mirano a rendere sempre più efficiente il sistema giudiziario nel rispetto dell’ampio spettro di riforme previste dal PNRR.
L’articolo 1 stabilisce misure straordinarie fino al 30 giugno 2026 per affrontare l’arretrato giudiziario in linea con gli obiettivi del PNRR.
In base all’articolo 2 le Corti d’Appello che non raggiungeranno gli obiettivi del PNRR entro il 30 giugno 2025 saranno considerate sedi disagiate.
L’articolo 3 invece prevede che, per accelerare la giustizia civile, il CSM possa disporre applicazioni straordinarie a distanza per un massimo di 500 magistrati, anche fuori ruolo, presso uffici di primo grado specificamente individuati.
I capi degli uffici individuati negli articoli 2 e 3 possono elaborare piani straordinari per raggiungere gli obiettivi del PNRR. L’efficacia di queste misure termina il 30 giugno 2026.
L’articolo 5 prevede per i magistrati che hanno superato il concorso del 2023 un tirocinio di 18 mesi.
L’articolo 6 differisce diversi termini normativi, tra i quali si segnalano:
L’articolo 7 apportate modifiche all’articolo 445-bis del codice di procedura civile. La principale novità è che il conferimento dell’incarico al consulente sospende il procedimento. Le parti hanno 30 giorni dalla comunicazione del deposito della CTU per contestarne le conclusioni.
In base alle previsioni dell’articolo 8 l’organico della magistratura ordinaria viene aumentato di 58 unità per rafforzare gli uffici di sorveglianza. Il Ministero della Giustizia può bandire un concorso nel 2025 per assumere questi nuovi magistrati a partire dal 1° luglio 2026.
L’articolo 9 modifica la legge sull’equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi (Legge Pinto). La domanda potrà essere presentata anche se il processo è ancora in corso, una volta superato il termine ragionevole. Nuovi termini per la dichiarazione di decadenza del creditore e per il rinnovo di tale dichiarazione da parte della pubblica amministrazione.
Leggi anche l’articolo dedicato al decreto giustizia dello scorso anno
Le tasse locali, la TARI e l’IMU si potranno pagare a rate. Lo prevede la legge delega per la riforma Fiscale datata 8 agosto 2025 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 9 agosto 2025.
La legge, in vigore dal 24 agosto 2025 e che modifica la legge n. 111/2023 prevede “la possibilità di estendere anche ai tributi regionali e locali la disciplina del trattamento dei debiti tributari di cui agli articoli 23, 63, 64-bis, 88, 245 e 284-bis del codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, di cui al citato decreto legislativo n. 14 del 2019, concernente il pagamento parziale o dilazionato dei tributi, e introdurre analoga disciplina per l’istituto dell’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi.”
In sostanza se un’azienda si trova in una crisi d’impresa, può ora proporre un piano di rientro del debito o una sua riduzione. Questo beneficio sarà infatti riservato esclusivamente alle imprese che attivano una delle procedure previste dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII), il quadro normativo che ha sostituito la legge fallimentare. La nuova normativa permette di integrare i tributi locali nei piani di risanamento aziendale, come la composizione negoziata della crisi o il concordato, previsti dagli articoli del CCII.
L’introduzione di questa misura non è solo una modifica tecnica. Essa rappresenta un cambiamento culturale significativo: riconosce che recuperare una parte del debito è meglio di non recuperare nulla e che sostenere un’impresa in crisi può aiutare a salvare posti di lavoro. Uniformando le regole tra tributi statali e locali, la riforma elimina una disparità che aveva causato diversi problemi interpretativi.
Per rendere la riforma pienamente operativa, il Governo deve però emanare i decreti attuativi che definiranno criteri, limiti e modalità precise per l’accesso a questi benefici. Il termine ultimo per l’emanazione di tali decreti è il 29 agosto 2025. Fino a quel momento, continuerà a essere applicata la normativa vigente.
Leggi anche: Proroga Riforma fiscale: è legge
Il decreto semplificazioni 2025 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 agosto 2025, con l’obiettivo di snellire la burocrazia e gli adempimenti fiscali e amministrativi. Questo provvedimento rientra nel piano del PNRR e mira a raggiungere 600 procedure semplificate entro il 2026. Il testo interviene su vari settori, tra cui fisco, lavoro, ambiente e sviluppo economico.
Per quanto riguarda il fisco, le fatture per i crediti d’imposta Transizione 4.0 e 5.0 non richiederanno più il lungo riferimento normativo, ma un più semplice codice identificativo. I contribuenti le cui dichiarazioni fiscali vengano scartate per errori tecnici non saranno sanzionati, a patto di ritrasmetterle correttamente entro un termine prestabilito. Inoltre, per chi decide di rinunciare al contenzioso su sanzioni relative a imposta di registro, successioni e donazioni, è prevista una riduzione a un terzo.
Nell’ambito del lavoro e delle attività economiche, viene introdotto il principio del “once only” per le comunicazioni obbligatorie, riducendo le duplicazioni. Le microimprese con meno di cinque dipendenti beneficeranno di adempimenti sulla privacy semplificati e di una procedura più agile per la nomina di un responsabile tecnico temporaneo. Le autorizzazioni per insegne commerciali e distributori automatici vengono semplificate grazie all’uso della SCIA.
Le procedure di bonifica ambientale diventeranno più rapide, specialmente per i progetti PNRR. Le imprese già in possesso di un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) non dovranno più certificare di non svolgere attività insalubri. Anche il riutilizzo delle acque reflue e le norme su classificazione e trasporto dei rifiuti subiscono una semplificazione.
Limitatamente ai primi cinque anni di attività i nuovi imprenditori agricoli professionali (IAP) beneficeranno non dovranno dimostrare i requisiti di reddito. Gli autotrasportatori potranno utilizzare lo stesso veicolo per conto proprio e per conto terzi.
Sono inoltre previste misure per supportare le aree colpite da crisi produttive e un decreto legge separato per la giustizia. I contratti di sviluppo saranno più efficienti grazie alla semplificazione e alla rapidità delle procedure e a protocolli d’intesa con le associazioni di categoria.
Leggi anche gli ultimi articoli pubblicati
Indice dei contenuti
ToggleLe polizze catastrofali sono polizze assicurative che la legge di bilancio 2024 (n. 213/2023) ha reso obbligatorie per tutte le imprese che hanno la sede legale in Italia, per proteggerle da eventi catastrofici e calamità naturali (Cat Nat). La normativa è conseguente ai fenomeni climatici che negli ultimi anni si sono abbattuti sul territorio italiano con ripercussioni negative anche sulle attività economiche e produttive.
Il decreto attuativo, DM n. 18 del 30 gennaio 2025 ha dettato le modalità di attuazione e di operatività degli schemi assicurativi dei rischi catastrofali.
L’articolo 1 comma 101 e successivi della legge di bilancio n. 213/2023 aveva stabilito l’obbligo di adeguamento al 31 dicembre 2024.
Il decreto Milleproroghe ha rinviato però tale obbligo al 31 marzo 2025.
Il Senato il 21 maggio 2025 con 78 voti a favore, nessuno contrario e 53 astenuti ha approvato in via definitiva il “ddl di conversione con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali.” Il testo della nuova legge n. 78/2025 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore il 31 maggio 2025.
Fatta questa necessaria premessa, che cosa stabilisce il testo definitivo? Chi e quando deve sottoscrivere le polizze catastrofali?
Le grandi imprese, con più di 250 dipendenti, devono stipulare dette polizze entro il termine del 30 giugno 2025, anche se l’obbligo è in vigore dal 31 marzo 2025. Il decreto infatti ha previsto per queste imprese un periodo transitorio di 90 giorni, fino al 30 giugno, per permettere alle aziende prive di contratto di adeguarsi.
Le medie imprese con un minimo di 50 dipendenti fino a un massimo di 250, hanno invece altri sei mesi di tempo, ossia fino al 1° ottobre 2025, per stipulare i contratti assicurativi.
Per le micro e piccole imprese l’obbligo è posticipato al 31 dicembre 2025.
La mancata stipula comporterà il mancato accesso a incentivi statali e risorse pubbliche per sviluppare l’attività. Le imprese che intendono chiedere determinati aiuti dovranno infatti dimostrare di essere in regola con la stipula.
Sono esclusi dall’obbligo assicurativo gli immobili che non possono essere assicurati perchè:
L’indennizzo spettante in caso di evento catastrofale spetta al proprietario dell’immobile se l’imprenditore assicura beni di proprietà altrui impiegati per l’attività di impresa, comunicando al proprietario la stipula della polizza. L’indennizzo, una volta corrisposto, deve essere impiegato solo per ripristinare i beni danneggiati. Se questa regola non viene rispettata all’imprenditore spetta comunque una somma per la riparazione del lucro cessante nel limite del 40% dell’indennizzo massimo indennizzabile.
Sul sito Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) sono presenti le FAQ sulle polizze assicurative contro eventi catastrofali. Le risposte chiariscono aspetti essenziali in merito all’obbligo assicurativo per le imprese e agli effetti sull’accesso ai benefici pubblici.
Il Ministero precisa che la norma relativa all’obbligo per le imprese di stipulare polizze assicurative contro calamità naturali – prevista dall’art. 1, comma 102 della Legge n. 213/2023 – non è immediatamente applicabile in modo automatico. Infatti, la disposizione stabilisce che la mancata sottoscrizione della polizza deve essere tenuta in considerazione nella concessione di contributi, agevolazioni e sovvenzioni pubbliche, ma non ne definisce in modo vincolante gli effetti.
Questo significa che l’inadempimento all’obbligo assicurativo non comporta automaticamente l’esclusione dai benefici pubblici, ma richiede un’espressa valutazione da parte dell’ente erogatore, secondo i criteri stabiliti nei singoli provvedimenti attuativi.
Il MIMIT chiarisce inoltre che la disciplina in questione non ha efficacia retroattiva. Pertanto, l’obbligo assicurativo e le eventuali conseguenze sulla concessione di agevolazioni pubbliche si applicano solo a partire dalla data di recepimento della norma da parte delle specifiche misure di incentivazione o dalle eventuali diverse decorrenze indicate nei relativi atti.
Con il decreto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy del 18 giugno 2025, di cui è stato dato avviso il 28 luglio 2025, si subordinano tutta una serie di incentivi e di agevolazioni all’adempimento dell’obbligo assicurativo “fermi restando i requisiti di ammissibilità e la disciplina delle cause di esclusione propri della normativa di attuazione di ciascun incentivo.”
La disciplina riguarda sia le imprese che hanno la sede legale nel territorio italiano che quelle che hanno la sede legale all’estero, ma che hanno in Italia un’organizzazione stabile e che sono tenute all’iscrizione nel registro delle imprese.
Nel rispetto delle scadenze previste per adempiere l’obbligo assicurativo, ossia il 30 giugno 2025 per le grandi imprese, il 1° ottobre 2025 per le medie imprese e il 31 dicembre 2025 per le piccole imprese, il decreto stabilisce che le disposizioni si applicheranno alle domande per gli incentivi che verranno presentate rispettivamente a partire dal 30 giugno, dal 2 ottobre e dal 1° gennaio 2026.
Il comma 3 dell’articolo 1 precisa che l’obbligo assicurativo deve sussistere anche in sede di erogazione degli incentivi elencati nel successivo comma 4.
Per fornire importanti chiarimenti relativi all’applicazione della disciplina prevista dal decreto il MIMIT interviene con un avviso del 5 agosto 2025.
In esso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy precisa che il decreto si riferisce solo alle agevolazioni che sono di competenza della Direzione Generale regolamentati dai decreti del solo Ministero. L’elenco dei vari incentivi previsti dal decreto quindi non è tassativo, presto infatti la disciplina sarà adeguata agli altri incentivi sempre di competenza della Direzione, ma definiti insieme ad altri Ministeri.
Indice dei contenuti
ToggleIl disegno di legge n. 1372 contenente la “Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica” è in corso di esame in Commissione al Senato.
Il testo, composto di 4 articoli, vuole cambiare il ruolo delle soprintendenze. L’obiettivo della riforma è doppio: proteggere meglio i beni culturali e semplificare la burocrazia. Oggi, le soprintendenze esaminano troppe pratiche e questo rallenta tutto, bloccando anche lavori semplici, che non riguardano monumenti importanti. Questo sistema rappresenta uno spreco di tempo e risorse.
Il nuovo disegno di legge intende razionalizzare il meccanismo e dare più autonomia ai comuni. Saranno infatti questi I enti a gestire gli interventi più piccoli. La legge fissa anche tempi precisi per i pareri delle soprintendenze per evitare ritardi inutili. Il disegno di legge vuole proteggere il paesaggio in modo più mirato evitando contemporaneamente di bloccare lo sviluppo del Paese.
L’articolo 1 fissa i principi della riforma. L’obiettivo è tagliare i tempi burocratici, rendere più efficaci gli enti locali e dare maggiore certezza al cittadino. La riforma interviene sul codice dei beni culturali contenuto nel decreto legislativo n. 42. Si vogliono gestire le procedure in modo più logico.
L’articolo 2 introduce modifiche specifiche al codice dei beni culturali e paesaggistici, grazie alle quali le procedure di autorizzazione diventeranno più veloci.
L’articolo 3 conferisce una delega al Governo. Entro sei mesi, L’Esecutivo dovrà emanare nuovi decreti con i quali rivedere in modo completo le procedure. Il Ministro della cultura guiderà questo processo e ascolterà anche le Regioni e le Province autonome.
L’articolo 4 stabilisce le modifiche necessarie da apportare al Codice. Verranno abrogate infatti le norme in contrasto e questo assicurerà la coerenza del nuovo sistema.
Il disegno di legge mira a modernizzare la procedura di rilascio delle autorizzazioni e a proteggere il patrimonio culturale in modo selettivo, senza paralizzare l’attività edile. Le decisioni amministrative saranno più rapide, i compiti saranno distribuiti meglio tra Stato ed enti locali e la tutela del paesaggio sarà di conseguenza più efficace.
Leggi anche: Bene culturale: la definizione della Cassazione
Indice dei contenuti
ToggleCambiano le regole per carceri e detenuti. Il Consiglio dei Ministri nella giornata di martedì 22 luglio 2025 ha comunicato l’approvazione di una serie di misure finalizzate a ottimizzare l’amministrazione della giustizia, contrastare il sovraffollamento carcerario e offrire percorsi di riabilitazione ai detenuti.
Queste iniziative dimostrano l’impegno del governo per una giustizia più moderna, un sistema carcerario più umano e maggiori opportunità di recupero per i detenuti.
Leggi il Comunicato stampa ufficiale
Un disegno di legge prevede l’introduzione di un nuovo regime di detenzione domiciliare per i condannati che hanno problemi di dipendenze da droga o alcol. Chi deve scontare una pena detentiva fino a otto anni, o quattro anni per reati di maggiore pericolosità sociale, potrà chiedere di essere ammesso a una struttura terapeutica autorizzata, seguendo un programma socio-riabilitativo residenziale.
Questo beneficio, concedibile una sola volta, richiede la valutazione di una Commissione che accerti la dipendenza e la sua correlazione con il reato.
Il responsabile della struttura informerà le autorità sull’andamento del programma, e la detenzione domiciliare potrà essere revocata in caso di insuccesso o comportamento incompatibile.
Se il programma viene completato con successo, si potrà disporre la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova per il reinserimento sociale.
Parallelamente, un decreto del Presidente della Repubblica modifica le procedure per la liberazione anticipata, rendendole più rapide e rigorose tramite l’informatizzazione dei fascicoli dei detenuti. Si prevede inoltre un aumento dei colloqui telefonici settimanali e mensili con i familiari per mantenere i legami personali.
Il Programma di edilizia penitenziaria 2025-2027 prevede invece 60 interventi strutturali per recuperare sezioni esistenti e creare nuovi posti detentivi. La finalità è di aggiungere circa 9.700 posti totali, migliorando così le strutture e contrastando il sovraffollamento.
Infine, un disegno di legge sulle circoscrizioni giudiziarie mira a distribuire più efficientemente gli uffici giudiziari sul territorio, istituendo il nuovo tribunale di Bassano del Grappa e ripristinando altri tribunali e sezioni distaccate per bilanciare prossimità della giustizia e funzionalità del sistema.
Leggi anche gli altri articoli dedicati al tema delle carceri
Indice dei contenuti
ToggleIl femminicidio è prossimo a diventare reato autonomo. Il Senato in data 23 luglio 2025 ha approvato all’unanimità, il testo già approvato il 7 marzo 2025 dal Consiglio dei Ministri, che introduce nel codice penale il delitto di femminicidio e dispone altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime.
La Commissione giustizia del Senato in data 9 luglio 2025 aveva già approvato il testo all’unanimità. Il disegno di legge, modificato rispetto alla versione originaria del CdM, è pronto a diventare legge, dopo l’approvazione da parte della Camera.
Il testo appronta un intervento ampio e sistematico per rispondere alle esigenze di tutela contro il fenomeno di drammatica attualità delle condotte e manifestazioni di prevaricazione e violenza commesse nei confronti delle donne.
Cambia la formulazione della fattispecie penale di “femminicidio”, rispetto a quella prevista inizialmente e che, per l’estrema urgenza criminologica del fenomeno e per la particolare struttura del reato, viene sanzionata con la pena dell’ergastolo.
In particolare, si prevede che sia punito con tale pena “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di odio o di discriminazione o di prevaricazione o come atto di controllo o possesso o dominio in quanto donna, o in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali.”
Negli altri casi il reato resta quello di omicidio.
In linea con tale intervento, le stesse circostanze di commissione del reato sono introdotte quali aggravanti per i delitti più tipici di codice rosso, con la previsione di un aumento variabile delle pene previste, a seconda del delitto.
Il testo inoltre, tenendo conto anche delle modifiche apportate:
L’intervento si inserisce anche nel quadro degli obblighi assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione di Istanbul e nel solco delle linee operative disegnate dalla nuova direttiva (UE) 1385/2024 in materia di violenza contro le donne, nonché delle direttive in materia di tutela delle vittime di reato.
Il decreto legislativo n. 99/2025, approvato dal Consiglio dei Ministri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’1 luglio 2025 per entrare in vigore il 16 luglio 2025.
Il testo recante”Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo“, mira a rafforzare la prevenzione e il contrasto a entrambi i fenomeni, in attuazione della legge n. 70/2024, con cui si pone quindi in linea di continuità.
Il nuovo decreto potenzia il servizio telefonico “emergenza infanzia 114”, estendendone l’operatività anche a questi fenomeni per tutelare i minori. Il 114, attivo 24 ore al giorno 7 giorni su 7, offrirà una prima assistenza psicologica e giuridica, oltreché una consulenza psicopedagogica e segnalerà i casi gravi alle autorità. L’app del 114 includerà anche la geolocalizzazione (previa acquisizione del consenso) e un servizio di messaggistica istantanea. Il tutto ovviamente nel rispetto della privacy. I dati anonimi sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole, raccolti dal 114, saranno trasmessi annualmente al Ministero dell’Istruzione e del Merito per programmare azioni di sensibilizzazione. Il sito web del 114 garantirà inoltre un’ ampia accessibilità ai servizi.
L’ISTAT condurrà rilevazioni biennali su questi fenomeni giovanili la fine di identificarne le caratteristiche, i soggetti a rischio, i fattori e le conseguenze psicologiche che producono. La Presidenza del Consiglio dei Ministri invierà alle Camere un rapporto di sintesi con i risultati ISTAT e lo stato di attuazione delle misure nelle scuole secondarie.
Il decreto aggiorna inoltre le comunicazioni dei fornitori di servizi online, richiamando però sul punto anche la responsabilità genitoriale prevista dall’ articolo 2048 del codice civile per i danni causati dai figli minori nel mondo online.
La Presidenza del Consiglio promuoverà campagne informative sull’uso consapevole della rete e sui suoi rischi. Il Ministero dell’Istruzione e le scuole promuoveranno infine la conoscenza del numero 114, strumento fondamentale per esternare il disagio e chiedere aiuto.
Leggi anche: Bullismo e cyberbullismo: cosa prevede la nuova legge
Indice dei contenuti
ToggleDal 1° gennaio 2026, il bollo auto subirà significative modifiche per i veicoli di nuova immatricolazione, rivoluzionando scadenze, modalità di pagamento e responsabilità. Le auto immatricolate prima di questa data continueranno a seguire le vecchie regole, salvo diverse disposizioni regionali. Lo prevede lo “schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di tributi regionali e locali e di federalismo fiscale regionale n. 276” approvato dal Consiglio dei Ministri che fida attuazione alla delega fiscale, sottoposto a parere parlamentare.
Per approfondire vedi il Dossier del Senato della Repubblica
A partire dal 2026, la scadenza del bollo non sarà più fissa, ma personalizzata. Il pagamento dovrà essere effettuato entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione. La validità della tassa resterà di 12 mesi, la data di scadenza però sarà legata alla singola data di immatricolazione. Un cambiamento che richiederà maggiore attenzione da parte degli automobilisti.
Un’altra novità è rappresentata dall‘abolizione della possibilità di rateizzare il bollo per i veicoli immatricolati dal 2026. Attualmente, molte Regioni offrono pagamenti trimestrali o semestrali. Dal 2026, invece, il pagamento sarà annuale e in una soluzione unica. Le Regioni potranno comunque introdurre agevolazioni locali.
Il bollo auto, dal 2026, sarà legato al possesso del veicolo, non al suo utilizzo. Questo significa che anche i veicoli sottoposti a fermo amministrativo o giudiziario dovranno comunque pagare regolarmente la tassa. L’unica eccezione per l’interruzione del pagamento sarà la perdita del possesso (furto, demolizione, esportazione).
Le regole sui passaggi di proprietà saranno più chiare. Il bollo sarà a carico di chi risulta intestatario all’inizio del periodo tributario. Se un’auto viene venduta a maggio, ma il periodo del bollo inizia a marzo, il pagamento sarà a carico del venditore. Questo mira a ridurre i contenziosi e a semplificare la definizione delle responsabilità.
Invariati gli importi e il calcolo. Il. Bollo continuerà infatti a essere determinato in base alla potenza del motore (kW) e alla classe ambientale. Anche il Superbollo per le auto con oltre 185 kW di potenza rimarrà in vigore. Le esenzioni regionali per auto elettriche, ibride o per disabili permarranno, ma le Regioni decideranno come riconfermarle.
Per facilitare i controlli, verrà istituito l’Archivio Nazionale delle Tasse Automobilistiche (ANTA), un database unico che integrerà le informazioni per una verifica più rapida delle posizioni fiscali dei veicoli.
Leggi anche: Bollo auto: guida completa
Indice dei contenuti
ToggleIl Consiglio dei Ministri ha approvato, il 30 giugno 2025, in esame preliminare, il decreto che definisce la programmazione dei flussi migratori regolari per il triennio 2026-2028.
La misura intende rispondere al fabbisogno di forza lavoro indispensabile per numerosi comparti dell’economia italiana e contrastare l’immigrazione irregolare e il lavoro sommerso. Il provvedimento, predisposto congiuntamente da diversi dicasteri, introduce una pianificazione stabile e più ampia rispetto ai decreti precedenti.
Il nuovo decreto stabilisce che, tra il 2026 e il 2028, potranno entrare in Italia fino a 497.550 lavoratori non comunitari, così ripartiti:
230.550 unità per lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo;
267.000 unità per lavoro stagionale nei comparti agricolo e turistico.
Per il solo anno 2026, sono previsti 164.850 ingressi, una quota significativa pensata per sostenere i settori produttivi più esposti alla carenza di manodopera.
Le quote derivano da un’analisi dei dati storici relativi alle domande di nulla osta e dai fabbisogni indicati dalle parti sociali, con l’obiettivo di calibrare la programmazione alle reali esigenze delle imprese.
Tra le finalità principali della programmazione triennale si evidenziano:
Creare canali di immigrazione legale e controllata, che rafforzino la cooperazione con i Paesi di origine dei flussi;
Ridurre l’irregolarità nell’ingresso e nella permanenza sul territorio nazionale;
Prevenire fenomeni di sfruttamento lavorativo e lavoro nero;
Gradualmente superare il meccanismo del “click day”, soprattutto per le figure professionali più richieste, privilegiando percorsi di formazione dei lavoratori nei Paesi di provenienza.
L’obiettivo dichiarato del Governo è costruire un sistema più prevedibile e funzionale, che tuteli sia le esigenze del mercato del lavoro sia la dignità dei lavoratori stranieri.
Il decreto distingue chiaramente le tipologie di rapporto di lavoro interessate dagli ingressi programmati:
Lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo, per attività continuative e professionalizzate in vari settori;
Lavoro stagionale, prevalentemente nell’agricoltura e nel turismo, comparti che storicamente registrano le maggiori esigenze di reclutamento di manodopera straniera.
Il sistema delle quote sarà accompagnato da ulteriori misure per favorire la formazione linguistica e professionale dei lavoratori, così da facilitare il loro inserimento socio-lavorativo.
Il decreto rappresenta un passo verso una programmazione strutturale dei flussi migratori regolari, che supera l’approccio emergenziale del passato. La scelta di un orizzonte triennale consente alle imprese di pianificare le assunzioni con maggiore certezza e ai lavoratori di conoscere in anticipo le opportunità disponibili.
Nei prossimi mesi, il provvedimento dovrà completare l’iter di approvazione definitiva e verranno definiti nel dettaglio i criteri e le modalità operative per la presentazione delle istanze.
Indice dei contenuti
ToggleIl governo italiano con il decreto bollette n. 19/2025, convertito in legge e in vigore dal 30 aprile 2025, ha introdotto un contributo straordinario di 200 euro destinato ad aiutare le famiglie per fare fronte all’impatto dell’inflazione energetica. Questo bonus, erogato per il pagamento delle utenze domestiche (luce, gas, acqua), mira a fornire un sollievo economico diretto ai nuclei familiari in possesso di certi requisiti ISEE.
Dal punto di vista pratico il bonus si traduce in uno sconto di 600 auto totali, suddiviso in tre rate mensili da 200 euro ciascuna e applicato direttamente in bolletta. Il bonus da 200 euro si va a sommare al già esistente bonus sociale luce e gas. Chi ha già diritto al bonus sociale per disagio economico potrà quindi arrivare a uno sconto annuale superiore ai 500 euro.
Il contributo da 200 euro è destinato a clienti domestici con ISEE 2025 che rientrano in specifiche fasce di reddito. Queste includono:
La procedura per accedere al contributo è stata notevolmente semplificata. Non è richiesta infatti alcuna domanda specifica. Lo sconto verrà automaticamente accreditato in bolletta una volta verificato il requisito economico tramite la presentazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) e l’ottenimento di un’attestazione ISEE valida.
Tutti i fornitori di energia elettrica, sia quelli del mercato libero che quelli del mercato a maggior tutela, sono tenuti a riportare in bolletta una comunicazione chiara e trasparente. Questa comunicazione informerà i clienti con ISEE fino a 25.000 euro che il bonus straordinario è stato concesso automaticamente da ARERA e INPS, basandosi sulla DSU presentata. Questa misura di trasparenza mira a garantire che i beneficiari siano pienamente consapevoli del sostegno ricevuto e del suo funzionamento.
L’erogazione del contributo straordinario è prevista nel primo trimestre utile dopo la presentazione della DSU. Le modalità operative sono state definite dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) con la delibera 135/2025/R/eel. Il documento prevede l’erogazione del contributo unitamente al bonus sociale elettrico per il periodo compreso tra il 1° aprile 2025 e il 31 luglio 2025.
L’attivazione del bonus sarà automatica a partire da giugno 2025 e verrà gestita dal Gestore del Sistema Informativo Integrato (SII). Quest’ultimo, basandosi sui dati ISEE trasmessi mensilmente dall’INPS, identificherà i titolari delle forniture elettriche idonei al contributo. In seguito attiverà il bonus straordinario in automatico e notificherà i fornitori per l’inserimento dello sconto direttamente in bolletta.
Leggi anche:Decreto bollette: in vigore la legge