assegno di inclusione

Assegno di inclusione: le novità della manovra 2025 Assegno di inclusione: il messaggio INPS n. 148 illustra le novità apportate alla misura dalla manovra 2025

Novità assegno di inclusione e formazione e lavoro

La Legge di Bilancio 2025 (Legge 30 dicembre 2024, n. 207), in vigore dal 1° gennaio 2025, introduce rilevanti modifiche alle misure di Assegno di Inclusione (ADI) e Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL). Lo spiega l’INPS, con il messaggio n. 148 del 15 gennaio 2025. A seguire i principali cambiamenti.

Assegno di Inclusione

L’assegno di inclusione subisce modifiche nelle soglie economiche per l’accesso e il calcolo del beneficio:

  • Valore ISEE aumentato da 9.360 a 10.140 euro.
  • Reddito familiare massimo elevato:
    • da 6.000 a 6.500 euro per famiglie ordinarie;
    • da 7.560 a 8.190 euro per famiglie con tutti i membri di età pari o superiore a 67 anni o in condizioni di grave disabilità.
  • Reddito familiare per nuclei in locazione: nuova soglia di 10.140 euro, dichiarata nella DSU per l’

Il valore massimo dell’integrazione per le famiglie in affitto passa da 3.360 a 3.640 euro.

Per nuclei con persone anziane o disabili gravi, il limite sale da 1.800 a 1.950 euro.

Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL)

Il SFL viene ampliato e potenziato:

  • la soglia ISEE e il reddito familiare massimo passano da 6.000 a 10.140 euro;
  • l’importo mensile aumenta da 350 a 500 euro;
  • la durata iniziale di 12 mesi è prorogabile di ulteriori 12 mesi se il beneficiario partecipa a corsi di formazione, previa revisione del patto di servizio personalizzato.

Decorrenza delle modifiche

Dal 1° gennaio 2025 si applicano le nuove soglie ISEE per l’accesso, per il calcolo del beneficio e il nuovo importo SFL.

Calendario dei pagamenti per gennaio 2025

  • 15 gennaio: pagamento mensilità arretrate ADI con soglie precedenti;
  • 17 gennaio: pagamento arretrati e dicembre 2024 SFL con soglie precedenti;
  • 27 gennaio: pagamento gennaio 2025 ADI e SFL con nuove soglie e importi nei casi dettagliati dal messaggio.

 

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liti in condominio

Liti in condominio dal giudice di pace Liti in Condominio: dal 31 ottobre 2025, in base al decreto legislativo n. 116/2017 spetterà al Giudice di Pace risolverle

Liti in condominio: da ottobre 2025 competente il GdP

Dal 31 ottobre 2025 le liti in condominio verranno decise dal Giudice di Pace. Lo stabilisce l’articolo 32 del decreto legislativo n. 116/2017 che ha riformato organicamente la magistratura onoraria, le disposizioni relative al Giudice di Pace e la disciplina transitoria dei magistrati onorari in servizio.

Le norme di riferimento

L’articolo 32, al comma 3, dispone che le disposizioni contenute nell’articolo 27 dello stesso decreto legislativo entreranno in vigore il 31 ottobre 2025.

L’articolo 27, nel modificare l’art. 7 del codice di procedura civile, che si occupa di definire la competenza del Giudice di Pace, stabilisce che  questo soggetto sarà competente dal 31 ottobre 2025 anche “2) per le cause in materia di condominio negli edifici, come definite ai sensi dell’articolo 71-quater delle disposizioni per l’attuazione del codice civile.”

Liti in condominio di competenza del GdP

Al momento il Giudice di Pace è competente “per le cause relative alla misura e alle modalità d’uso dei servizi di condominio di case”. A queste si andranno ad aggiungere le liti che riguarderanno l’uso delle cose comuni, le violazioni del regolamento condominiale e la ripartizione delle spese comuni. Il Tribunale continuerà a decidere le controversie più complicate e di valore economico più elevato.

Vantaggi della riforma

La riforma Cartabia e quella settoriale della magistratura onoraria vogliono garantire ai cittadini presenza e accessibilità alla giustizia. La materia delle liti condominiali, soprattutto se relativa a conflitti di valore economico modesto, si prestano a essere risolte dal Giudice di Pace. Il processo è più snello e più rapido ed è quindi in grado di raggiungere un risultato positivo in tempi brevi.

Svantaggi della modifica

L’attribuzione di competenze ulteriori al Giudice di Pace non è stata però accolta con favore da tutti.

Caricare eccessivamente i magistrati onorari di cause potrebbe creare problemi a un sistema che è già in affanno. La riforma dovrebbe essere accompagnata anche da un rafforzamento del personale e di strumenti in grado di agevolare e alleggerire il lavoro. In caso contrario, i Giudici di Pace potrebbero pagare uno scotto elevato dall’alleggerimento del lavoro dei Tribunali, liberati dalle liti condominiali più modeste.

Durante l’incontro del 17 gennaio 2025, promosso dall’OCF a Roma, dedicato alla giustizia civile, è emersa infatti l’urgenza di affrontare la crisi dei Giudici di Pace, con solo il 35% delle posizioni coperte. Il viceministro alla giustizia Sisto ha garantito un approccio pragmatico per evitare il caos, ribadendo che “non ci saranno truppe mandate allo sbaraglio”. L’OCF ha accolto positivamente l’apertura, sottolineando l’importanza di evitare decisioni affrettate che aggraverebbero le attuali inefficienze strutturali del sistema.

 

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ammortizzatori sociali

Ammortizzatori sociali e sostegni al reddito e alle famiglie 2025 Ammortizzatori sociali e misure di sostegno per il reddito e le famiglie dopo il Collegato Lavoro e la manovra 2025: il punto dell'INPS 

INPS: sintesi novità manovra 2025 e Collegato lavoro

A seguito del Collegato Lavoro 2024, Legge n. 199/2024 e della Legge di Bilancio 2025), sono state introdotte modifiche significative in materia di ammortizzatori sociali e sostegno al reddito. Di seguito un riepilogo delle principali disposizioni. E’ l’INPS a fare il punto con la circolare n. 3 del 15 gennaio 2025.

Ammortizzatori sociali

  • Compatibilità dei trattamenti con attività lavorativa: il Collegato Lavoro 2024 ha modificato l’articolo 8 del D.Lgs. n. 148/2015, prevedendo che i lavoratori che svolgono attività subordinata o autonoma durante il periodo di integrazione salariale perdano il trattamento per le giornate lavorative svolte. È richiesta una comunicazione preventiva all’INPS per evitare la decadenza dal beneficio.
  • Fondi di solidarietà bilaterali: viene introdotta la possibilità per i fondi costituiti dopo il 1° maggio 2023 di accedere a risorse del Fondo di integrazione salariale.
  • Risoluzione del rapporto di lavoro: in caso di assenza ingiustificata protratta oltre i termini contrattuali (o 15 giorni in assenza di specifiche), il rapporto di lavoro si considera risolto per volontà del lavoratore, salvo cause di forza maggiore.

Misure di sostegno al reddito e alle famiglie

La legge n. 199/2024 estende la prestazione del Fondo di solidarietà bilaterale a lavoratori di settori specifici (tessile, abbigliamento, calzaturiero, conciario e pelletteria). La misura copre fino a 12 settimane nel 2024 e inizio 2025, con un budget incrementato.

Ulteriori dettagli operativi verranno forniti con circolari future. Le novità mirano a rafforzare il sostegno a lavoratori e famiglie, garantendo una maggiore tutela in ambito occupazionale.

La Legge di Bilancio 2025 introduce importanti disposizioni in materia di ammortizzatori sociali e sostegno al reddito.

Tra i principali interventi, 70 milioni di euro vengono destinati ai lavoratori di imprese in aree di crisi industriale complessa, per completare piani di recupero occupazionale.

È prevista la proroga e l’ampliamento della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per cessazione di attività.

Misure specifiche riguardano i dipendenti del gruppo ILVA, come l’integrazione salariale per attività di formazione e bonifica e il settore dei call center.

Le imprese strategiche nazionali potranno beneficiare di un ulteriore periodo di CIGS per piani di riorganizzazione complessi.

È prorogato il sostegno al reddito per lavoratori di aziende sequestrate o confiscate. Inoltre, continuano le misure straordinarie per transizioni occupazionali post-crisi aziendale.

Per i lavoratori disoccupati, vengono introdotti nuovi requisiti contributivi per accedere alla NASpI.

Si rafforza, infine, il congedo parentale, con indennità elevata all’80% per tre mesi entro i primi sei anni del bambino (o dall’ingresso in famiglia se il bambino è adottato o in affidamento), a beneficio dei lavoratori dipendenti.

smart working

Il disabile ha diritto allo smart working Smart working: ne ha diritto l’ipo-vedente che lo ha già svolto durante la pandemia, se il datore non è impossibilitato 

Lavoratore disabile e smart working

Nella sentenza n. 605/2025 la Cassazione si è espressa su un caso di discriminazione nei confronti di un lavoratore disabile in relazione al suo diritto di svolgere il lavoro in modalità smart working. Con questa sentenza, la Corte ha affermato, nello specifico, l’obbligo per i datori di lavoro di adottare “accomodamenti ragionevoli” per garantire la parità di trattamento ai dipendenti con disabilità.

Richiesta del disabile di lavorare in smart working

Un dipendente, assunto dal 1997 e inquadrato al quinto livello del contratto collettivo nazionale (CCNL) nel settore Customer Care, chiede di lavorare in smart working. A causa di gravi deficit visivi, raggiungere la sede lavorativa di Napoli è diventato estremamente difficile. L’azienda  però esclude i dipendenti della sua categoria (caring agents) dalle possibilità di lavoro agile, pur avendo adottato un accordo sullo smart working nel 2017.

La Corte di Napoli, riformando la sentenza di primo grado, accoglie la domanda del lavoratore, ordinando all’azienda di consentirgli di svolgere le sue mansioni da remoto o dalla sede più vicina alla sua abitazione. La decisione si basa sull’obbligo legale di adottare misure ragionevoli per evitare discriminazioni, come previsto dall’articolo 3, comma 3-bis, del Decreto Legislativo n. 216/2003.

La società datrice però non accetta la decisione e la impugna davanti alla Cassazione, sostenendo:

  • l’assenza di una condotta discriminatoria;
  • la necessità, per lo svolgimento del lavoro agile, di un accordo specifico tra le parti, che nel caso di specie non è stato raggiunto.

Discriminatorio negare il lavoro agile al disabile

La Suprema Corte, nel respingere il ricorso motiva la sua decisione sulla base di diverse fonti normative nazionali e internazionali.

  • La Direttiva 2000/78/CE stabilisce l’obbligo per i datori di lavoro di adottare soluzioni per garantire la parità di trattamento.
  • La Carta dei Diritti Fondamentali dellUnione Europea sancisce il diritto dei disabili a misure che ne favoriscano l’autonomia
  • La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità riconosce il diritto a condizioni di lavoro eque per le persone con disabilità.

Per gli Ermellini quindi è pienamente condivisibile il ragionamento della Corte di merito. La mancata adozione di accomodamenti ragionevoli rappresenta una forma di discriminazione diretta, vietata dalla legge.

Smart working: obbligo del datore all’accomodamento

I datori di lavoro devono bilanciare gli interessi aziendali con quelli dei dipendenti disabili. È necessario infatti adottare misure che rendano compatibile l’ambiente lavorativo con le esigenze dei dipendenti, a meno che queste non comportino costi eccessivi. Nel caso specifico il lavoratore aveva già svolto le sue mansioni in smart working durante la pandemia. La richiesta del dipendente non richiedeva quindi investimenti finanziari sproporzionati. Il datore avrebbe dovuto accoglierla perché rappresentava un “accomodamento ragionevole”. In corso di causa inoltre l’azienda non aveva dimostrato l’impossibilità di adottare tali misure. La legge, come visto sopra, impone alle aziende di valutare le richieste dei lavoratori disabili e di trovare soluzioni condivise, nel rispetto delle norme antidiscriminatorie. In presenza di lavoratori disabili la mancata adozione di accomodamenti ragionevoli costituisce una discriminazione diretta. Il lavoro agile non è infatti solo uno strumento di flessibilità organizzativa, ma anche una misura fondamentale per garantire l’inclusione e l’equità nel mondo del lavoro.

 

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separazione carriere giudici

Separazione delle carriere: primo sì alla Camera Approvato alla Camera il disegno di legge sulla riforma della Giustizia sulla divisione delle carriere della magistratura requirente e giudicante

Ok della Commissione Affari Costituzionali

Il disegno di legge sulla separazione delle carriere il 16 gennaio 2025 è stato approvato dalla Camera con 174 voti a favore, 92 contrari e 5 astenuti. Il testo è quello su cui aveva dato l’ok la Commissione affari costituzionali di Montecitorio che aveva concluso l’esame degli emendamenti presentati, respingendoli tutti.

Il disegno di legge costituzionale di riforma che contiene le “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” è quindi quello approvato dal Cdm il 29 maggio 2024.

Il testo del ddl, composto da otto articoli, interviene sugli articoli 87, 102, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione disponendo la separazione delle carriere dei magistrati, introducendo un sistema di sorteggio per la componente laica del CSM e istituendo l’Alta Corte per giudicare gli errori dei magistrati.

La riforma supera quindi il primo dei passaggi parlamentari necessari per l’ok definitivo alla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti. Trattandosi di riforma costituzionale infatti occorreranno 4 letture conformi da parte dei due rami parlamentari e molto probabilmente, essendo richiesti nelle ultime due letture voti favorevoli pari alla maggioranza di due terzi dei componenti, si richiederà anche il referendum confermativo.

Nell’attesa che il ddl prosegue il suo iter, vediamo intanto i punti salienti della riforma.

Separazione delle carriere

Il primo punto della riforma, che la magistratura non ha accolto con favore, dispone la separazione delle carriere. La modifica prevede che i magistrati requirenti non possano passare al ruolo della magistratura giudicante e viceversa.

Indipendenza della magistratura requirente

La separazione delle carriere mira anche a garantire la piena indipendenza della magistratura requirente da qualsiasi tipo di influenza e di interferenza da parte del Governo e da parte di altri poteri, al pari della magistratura giudicante.

Due CSM

La riforma interviene anche sulla composizione del Consiglio Superiore della Magistratura. Il CSM  verrà diviso in due sezioni, una dedicata ai magistrati requirenti e una ai magistrati giudicanti, presiedute entrambe dal Presidente della Repubblica.

Nomina della componente laica del CSM

La componente laica del CMS, costituita attualmente dai membri eletti dal Parlamento, verrà nominata per sorteggio, sempre con la finalità di garantire la piena indipendenza e imparzialità del Consiglio Superiore della Magistratura.

Istituita l’Alta Corte

Per giudicare gli illeciti disciplinari dei magistrati viene istituita l’Alta Corte, che si va a sostituire in questo modo al Consiglio Superiore della Magistratura.

decreto flussi 2025

Decreto flussi 2025: integrazione della domanda Decreto flussi 2025. Scade il 19 gennaio 2025 il termine per integrare le domande precompilate dei datori di lavoro 

Decreto Flussi 2025: domande entro il 19 gennaio

Entro il 19 gennaio 2025, i datori di lavoro possono completare le domande già precompilate per il Decreto Flussi 2025. Lo ha comunicato il Ministero del Lavoro sul portale Integrazione Migranti. Questa finestra temporale consente di prepararsi ai click day di febbraio, in cui sarà possibile inviare formalmente le richieste.

Integrazione delle domande dal 13 al 19 gennaio

Dal 13 al 19 gennaio 2025, dalle ore 8 alle ore 20, anche nei giorni festivi, è possibile integrare le domande tramite il Portale Servizi del Ministero dell’Interno, sezione Sportello Unico Immigrazione. Si possono modificare solo le richieste già inserite nel sistema a novembre 2024. Non è consentito presentare nuove domande.

Il completamento richiede il salvataggio definitivo tramite il tasto “Salva”. Solo così le domande passano dallo stato “da completare” a “da inviare”, rendendole pronte per i click day.

Come completare le domande

Per completare le domande i datori di lavoro che hanno intenzione di assumere lavoratori stranieri devono accedere alla sezione dedicata sul portale, selezionare la domanda in stato “da completare” e correggere o integrare i dati mancanti.

È essenziale però verificare l’esattezza delle informazioni prima di salvare.

Date dei click day

Le date stabilite per i click day sono le seguenti:

  • 5 febbraio: lavoro subordinato non stagionale;
  • 7 febbraio: lavoro subordinato per lavoratori di origine italiana residenti in Venezuela e assistenza familiare;
  • 12 febbraio: lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico.

Queste scadenze sono decisive. I datori di lavoro devono assicurarsi che le domande siano già pronte e salvate per essere accettate.

Linee guida e assistenza Decreto Flussi 2025

Il Ministero dell’Interno fornisce supporto ai datori di lavoro con le “Linee Guida Tecniche”, disponibili sul Portale Servizi alla voce “MANUALE”. Il documento offre istruzioni dettagliate per compilare le domande, utilizzare la piattaforma e risolvere problemi tecnici.

In caso di difficoltà, il servizio di Help Desk è attivo durante l’intero periodo di integrazione e nei click day, offrendo assistenza tecnica e rispondendo a domande sulla procedura.

 

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Parità di genere nelle società quotate: la direttiva UE Parità di genere: da dicembre 2024 in vigore la Direttiva UE 2022/2381 sull'equilibrio di genere nei CdA delle società quotate

La direttiva UE sulla parità di genere

Da dicembre 2024 è in vigore nell’Unione Europea la direttiva 2381/2022 sulla parità di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate. L’obiettivo è garantire una maggiore rappresentanza del sesso sottorappresentato e promuovere la parità di genere in tutta l’UE.

Obiettivi della direttiva

La direttiva stabilisce che entro il 30 giugno 2026 le grandi società quotate debbano raggiungere i seguenti risultati:

  • almeno il 40% di rappresentanza del sesso sottorappresentato tra gli amministratori senza incarichi esecutivi;
  • almeno il 33% di rappresentanza in tutti i ruoli di amministratore, includendo sia quelli con che senza incarichi esecutivi.

Questi obiettivi mirano a superare le attuali disuguaglianze di genere e promuovere un processo decisionale più inclusivo e bilanciato.

La situazione attuale in Europa sulla parità di genere dei CdA

Secondo i dati del 2024, la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Europa si attesta al 34% in media. Tuttavia, esistono significative differenze tra gli Stati membri:

  • nei paesi con quote di genere vincolanti, la rappresentanza femminile è pari al 39,6%.
  • nei paesi con misure non vincolanti, la percentuale scende al 33,8%;
  • nei paesi senza misure specifiche, le donne occupano appena il 17% dei posti nei consigli di amministrazione.

Questi dati dimostrano l’efficacia delle normative vincolanti nel migliorare la parità di genere.

Criteri di selezione trasparenti

Le società quotate che non raggiungono gli obiettivi fissati dovranno adeguare le proprie procedure di selezione e nomina. I nuovi processi dovranno essere basati su:

  • criteri chiari, neutrali e trasparenti.
  • valutazioni comparative dei candidati, focalizzandosi sulle loro qualifiche e sul merito.
  • preferenza per il candidato del sesso sottorappresentato in caso di pari qualifiche, salvo obiettive ragioni contrarie.

Queste disposizioni mirano a garantire che le nomine nei consigli di amministrazione siano eque e inclusive.

Benefici della parità di genere

L’UE riconosce che un maggiore equilibrio di genere nei consigli di amministrazione contribuisce a rafforzare la crescita economica, migliorare la competitività delle imprese e affrontare le sfide demografiche.

Inoltre, una maggiore partecipazione femminile ai processi decisionali in ambito economico può generare effetti positivi sull’occupazione femminile e sull’intera economia.

Obblighi degli Stati membri

Gli Stati membri dovevano recepire la direttiva entro il 28 dicembre 2024. Le norme prevedono:

  • misure vincolanti per garantire una selezione trasparente e neutrale dal punto di vista del genere;
  • obblighi di comunicazione per le società quotate, che dovranno fornire informazioni annuali sulla rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione;
  • sanzioni proporzionate per le società non conformi, incluse ammende e possibili annullamenti delle nomine irregolari.

Gli Stati membri dovranno inoltre pubblicare un elenco delle società che raggiungono gli obiettivi della direttiva e designare organismi per monitorare e promuovere l’equilibrio di genere.

Progressi e sfide sulla parità di genere

Dal 2010, la presenza femminile nei consigli di amministrazione è migliorata, ma i progressi restano disomogenei. Nei paesi con misure vincolanti, i risultati sono decisamente più evidenti. L’indice 2024 dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere assegna un punteggio di 57,6 su 100 per l’emancipazione femminile nei processi decisionali economici, con un incremento di 2,9 punti rispetto all’anno precedente.

La Commissione Europea monitorerà l’attuazione della direttiva da parte degli Stati membri. Saranno inoltre avviate procedure di infrazione per coloro che non recepiranno correttamente le disposizioni. La Commissione supporterà gli Stati membri con seminari e consulenze bilaterali per garantire un recepimento efficace.

La direttiva UE sull’equilibrio di genere rappresenta un passo importante verso la parità di genere nelle società quotate. Grazie a obiettivi chiari e a criteri di selezione trasparenti, l’UE punta a superare le attuali disparità, promuovendo una governance aziendale più inclusiva. Tuttavia, il successo dipenderà dall’impegno degli Stati membri e delle società nel rispettare e attuare le nuove disposizioni.

 

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negoziazione assistita

Negoziazione assistita: senza domanda per danni improcedibile Negoziazione assistita: obbligatoria nelle cause per il pagamento di somme fino a 50.000 euro, in assenza la domanda è improcedibile

Negoziazione assistita risarcimento danni

La Corte di Cassazione nella sentenza n. 186-2025 ribadisce l’importanza della negoziazione assistita come passaggio obbligatorio in alcune controversie. Il caso analizzato riguarda una richiesta di risarcimento danni presentata da un conducente contro la Regione Marche per un incidente stradale causato da un cinghiale su una strada provinciale. Dal punto di vista procedurale la richiesta risarcitoria di somme inferiori ai 50.000 richiede il preventivo esperimento della negoziazione assistita. Nel caso si specie però la procedura stragiudiziale non è stata esperita, per questa ragione la domanda giudiziale è stata dichiarata improcedibile.

Richiesta risarcitoria danni materiali

L’iter giudiziario che ha portato la Cassazione alla predetta decisione è stato complesso. In primo grado, il Tribunale di Macerata ha accolto la domanda del danneggiato e condannato la Regione a pagare 7.014 euro. La Regione però ha fatto appello, sostenendo che la domanda fosse improcedibile a causa del mancato esperimento del procedimento di negoziazione assistita. La Corte d’Appello ha accolto questa eccezione, dichiarando quindi improcedibile la domanda originaria.

Negoziazione assistita: condizione di procedibilità

L’articolo 3 del Decreto Legge n. 132/2014 stabilisce in effetti che, per alcune controversie, è obbligatorio tentare la negoziazione assistita prima di ricorrere al giudice. Questo obbligo vale in due casi distinti:

  • per richieste di risarcimento danni da circolazione di veicoli e natanti, senza limiti di valore;
  • per domande di pagamento di somme non superiori a 50.000 euro.

La ratio della norma è di ridurre il carico di lavoro dei tribunali, favorendo soluzioni amichevoli. Il giudice o la parte convenuta, se la negoziazione non viene esperita, possono eccepire l’improcedibilità della domanda entro la prima udienza.

Nel caso specifico, la Regione Marche aveva inizialmente eccepito l’improcedibilità della domanda sostenendo che si trattasse di una richiesta di risarcimento per danni derivanti dalla circolazione di veicoli, ma il Tribunale aveva rigettato l’eccezione. In appello, invece la Regione aveva sollevato un nuovo motivo di improcedibilità, affermando che la richiesta riguardasse la richiesta di pagamento di una somma inferiore a 50.000 euro, altra fattispecie soggetta a negoziazione assistita. La Corte d’Appello aveva accolto la nuova eccezione.

Negazione assistita: rispetto termini per sollevare l’eccezione

La Corte di Cassazione invece ha stabilito che, fermo restando l’improcedibilità della domanda per il mancato esperimento della negazione assistita nei casi previsti dalla legge, sollevare tale eccezione in appello deve ritenersi inammissibile. Questa eccezione rituale infatti deve essere sollevata in primo grado, ossia entro i limiti temporali previsti dalla legge. La Cassazione ha  evidenziato nella decisione che il giudice d’appello non poteva accogliere una nuova eccezione di improcedibilità sollevata in secondo grado. La sentenza impugnata è stata quindi cassata e la causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Ancona, in diversa composizione, per un nuovo esame.

Dalla decisione emerge l’importanza della negoziazione assistita, condizione di procedibilità della domanda in giudizio nelle richieste risarcitorie e di pagamento sopra evidenziate. Chi intende agire in giudizio deve quindi verificare se il caso rientra tra quelli soggetti alla negoziazione assistita perché il mancato rispetto di questa condizione può rendere la domanda improcedibile. Importante però anche il rispetto rigoroso delle regole procedurali e in particolare dei termini entro cui sollevare l’eccezione di improcedibilità della domanda, condizione che nel caso di specie non è stata rispettata.

 

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Allegati

isee 2025

ISEE 2025: cosa prevede il DPCM ISEE 2025: firmato il Dpcm che esclude dall’Indicatore della situazione economica equivalente i titoli di Stato fino a 50.000 euro

ISEE 2025: firmato il Dpcm

A partire dal 2025, il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) subirà importanti modifiche. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha firmato il Dpcm che cambia le regole per determinare l’ISEE, recependo novità introdotte negli ultimi anni. Questo aggiornamento mira a garantire maggiore equità e certezza per le famiglie italiane.

ISEE 2025: titoli di Stato esclusi fino a 50.000 euro

Una delle novità più rilevanti riguarda l’esclusione dal calcolo dell’ISEE, fino a un massimo di 50.000 euro, del valore di titoli di Stato e prodotti finanziari garantiti. Tra questi rientrano Buoni del Tesoro Poliennali (BTp), Certificati di Credito del Tesoro (CcT), buoni fruttiferi postali e libretti di risparmio postale. Questa misura, già prevista dalla Legge di Bilancio 2024, diventa ora operativa grazie al nuovo decreto.

L’obiettivo è favorire il risparmio delle famiglie e incentivare l’investimento in strumenti sicuri e garantiti dallo Stato. Secondo le stime tecniche, l’esclusione di questi valori comporterà una riduzione dell’ISEE per molti nuclei familiari, consentendo l’accesso a maggiori agevolazioni sociali.

Sostegno per le famiglie con disabili

Il decreto introduce misure specifiche per nuclei familiari con persone disabili o non autosufficienti. I trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, compresi i pagamenti tramite carte di debito percepiti in ragione della disabilità, saranno esclusi dal reddito dei componenti interessati. Inoltre, il parametro della scala di equivalenza sarà maggiorato di 0,5 per ogni membro con disabilità media, grave o non autosufficienza.

Queste modifiche mirano a rendere il sistema più equo e inclusivo, garantendo un maggior supporto alle famiglie più vulnerabili.

Disciplina transitoria e nuove attestazioni

Le attestazioni ISEE già rilasciate resteranno valide fino alla loro naturale scadenza, consentendo l’accesso alle prestazioni sociali agevolate. Tuttavia, le famiglie potranno richiedere una nuova attestazione calcolata secondo le regole del Dpcm 2025.

Questa fase transitoria garantirà una transizione graduale verso il nuovo sistema, evitando disagi ai contribuenti.

ISEE 2025: impatto economico delle novità

L’esclusione dei titoli di Stato dall’ISEE comporterà un aumento della spesa pubblica per le prestazioni agevolate. Si stima un costo aggiuntivo di circa 44 milioni di euro annui, già coperti dalla Legge di Bilancio 2024. L’effetto maggiore potrebbe riguardare l’Assegno unico, grazie alla sua universalità e alla differenziazione degli importi basati sull’ISEE. Minore sarà invece l’impatto su altri incentivi, come i bonus sociali gas e luce.

Iter

Il Dpcm, firmato il 14 gennaio 2025, è ora in attesa della registrazione presso la Corte dei Conti e della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Solo dopo questi passaggi entrerà ufficialmente in vigore, segnando una svolta per le famiglie italiane.

 

Leggi anche: ISEE: cos’è e a cosa serve

isee

ISEE: cos’è e a cosa serve ISEE: una breve guida sull’Indicatore della Situazione Economica Equivalente per capire cos’è, a cosa serve e le novità della manovra 2025

ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente)

L’ISEE ovvero l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente è uno strumento fondamentale per accedere a una vasta gamma di agevolazioni sociali ed economiche. Esso rappresenta un pilastro del sistema di welfare, garantendo che le risorse siano allocate a chi ne ha realmente bisogno.

Esso è infatti uno strumento essenziale per garantire equità nell’accesso ai servizi sociali in Italia. Grazie a questo strumento si ottiene una fotografia aggiornata della condizione economica familiare. Richiederlo annualmente è un passo fondamentale per sfruttare al meglio le risorse a disposizione per le famiglie in difficoltà e assicurare che le stesse siano distribuite a chi ne ha realmente bisogno.

Cos’è l’ISEE e come si calcola

L’ISEE misura la situazione economica complessiva di un nucleo familiare. Il calcolo tiene conto di tre principali elementi:

  1. reddito complessivo dei membri del nucleo;
  2. patrimonio mobiliare e immobiliare, valorizzato al 20%;
  3. scala di equivalenza, che considera la composizione e le caratteristiche del nucleo.

Questi dati vengono raccolti attraverso la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), un documento autocertificato dai cittadini. L’INPS, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, verifica i dati e completa il calcolo dell’indicatore. Il calcolo dell’ISEE tiene conto dei dati economici e patrimoniali del nucleo familiare relativi ai due anni precedenti. Per il 2025 quindi si terrà conto dei redditi e dei patrimoni che si riferiscono al periodo d’imposta 2023.

A cosa serve

L’ISEE è essenziale per accedere a prestazioni agevolate, che vengono modulate in base alla reale situazione economica delle famiglie. Ecco qualche esempio:

  • Assegno Unico Universale: un sostegno economico per le famiglie con figli;
  • servizi scolastici e universitari: agevolazioni su tasse scolastiche, borse di studio e alloggi universitari;
  • agevolazioni sanitarie: accesso a prestazioni per disabili, servizi residenziali o cure a condizioni favorevoli;
  • bonus per la casa: sconti sull’affitto, contributi per l’acquisto della prima casa e agevolazioni sulle utenze;
  • servizi sociali locali: contributi per situazioni di emergenza, assistenza domiciliare e sussidi alimentari.

Validità annuale

L’ISEE è indispensabile per garantire l’accesso a numerosi aiuti. La sua validità è annuale e scade il 31 dicembre. Il suo aggiornamento periodico è necessario per mantenere i diritti acquisiti o per richiedere nuove prestazioni. Non richiederlo può comportare la perdita di importanti opportunità di sostegno economico.

Come ottenerlo

Il procedimento per ottenere l’ISEE è piuttosto semplice. Prima di tutto è necessario presentare la DSU presso un CAF o tramite il portale online dell’INPS e fornire i documenti relativi a reddito, patrimonio e composizione del nucleo familiare. Una volta verificati i dati, l’INPS elabora l’ISEE e lo rende disponibile in pochi giorni.

ISEE Precompilato

L’ISEE precompilato semplifica ulteriormente la procedura appena descritta. Questo strumento utilizza infatti i dati già presenti nelle banche dati dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, riducendo errori e tempi di compilazione. Per richiederlo, basta accedere al portale INPS, previo utilizzo delle credenziali CNS, CIE o SPID e confermare i dati precompilati, eventualmente integrandoli con le  informazioni mancanti.

L’ISEE precompilato presenta importanti vantaggi:

  • velocità: il calcolo richiede solo 3-5 giorni se i dati sono corretti;
  • semplicità: meno documenti da raccogliere manualmente;
  • precisione: margine di errore ridotto grazie ai dati ufficiali preinseriti.

La principale differenza tra ISEE tradizionale e precompilato riguarda quindi la procedura. Nell’ISEE tradizionale, il cittadino deve raccogliere e inserire manualmente tutti i dati necessari. L’ISEE precompilato, invece, automatizza gran parte del processo.

Documenti necessari per richiederlo

Per richiedere l’ISEE è fondamentale avere a disposizione i seguenti documenti:

  • documento d’identità e codice fiscale di tutti i membri del nucleo;
  • certificazioni di redditi e patrimoni, inclusi conti correnti, titoli e proprietà immobiliari;
  • contratti di locazione, se presenti;
  • eventuali certificazioni di invalidità o inabilità per membri del nucleo.

ISEE corrente: per situazioni particolari

In caso di peggioramenti significativi della situazione economico lavorativa rispetto ai due anni precedenti, è possibile richiedere l’ISEE corrente. Questo aggiornamento riflette la nuova condizione economica, garantendo un accesso più equo ai benefici.

Bonus e prestazioni

L’ISEE è la chiave per accedere a numerosi bonus, tra i quali figurano:

  • il bonus bebè e natalità;
  • il bonus energia e gas per le utenze domestiche;
  • i contributi per gli affitti e i mutui;
  • le riduzioni su servizi comunali, come trasporti pubblici e mense scolastiche.

Novità ISEE 2025

La Legge di Bilancio 2025 introduce significative innovazioni nel calcolo dell’ISEE. Tra le principali modifiche spicca l’esclusione dell’assegno unico per i figli a carico dal calcolo dell’indicatore economico.In questo modo i genitori in difficoltà potranno accedere più agevolmente a specifici bonus dedicati alle famiglie come il bonus nascite e asilo nido.

Un’altra innovazione riguarda l’esclusione, entro una soglia di 50.000 euro, di strumenti finanziari quali BoT, BTp, libretti postali e buoni fruttiferi dal calcolo del patrimonio mobiliare. Questa misura, prevista dal Dpcm attuativo, firmato in data 14 gennaio 2025 dalla presidente Meloni, intende evitare che forme di risparmio sicuro penalizzino famiglie a basso reddito nell’accesso ai benefici sociali.

 

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