interessi di mora

Interessi di mora: tasso primo semestre 2025 Interessi di mora: pubblicato in GU il comunicato del MEF che indica la percentuale del tasso del primo semestre 2025

Interessi di mora: tasso 1° semestre 2025

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 marzo 2025 il tasso degli interessi di mora per i ritardi nei pagamenti delle transazioni commerciali. Il nuovo tasso di riferimento, valido dal 1° gennaio al 30 giugno 2025, è fissato al 3,15%.

Cosa sono gli interessi di mora?

L’interesse di mora è l’importo che il debitore deve versare al creditore in caso di ritardo nel pagamento di un’obbligazione pecuniaria derivante da una transazione commerciale. Questa misura ha lo scopo di compensare il creditore per il mancato incasso nei tempi previsti.

Aggiornamento semestrale del tasso

Il tasso di riferimento viene stabilito ogni sei mesi dal MEF, in base all’art. 5 del D.Lgs. n. 231/2002. Il nuovo valore del 3,15% segna una riduzione rispetto al 4,50% e al 4,25% applicati nei due semestri del 2024.

Regole per l’applicazione

Gli interessi di mora si applicano automaticamente nei contratti tra imprese o tra imprese e Pubblica Amministrazione, salvo diversa pattuizione tra le parti.

Se il ritardo si verifica nel secondo semestre del 2025, il tasso verrà aggiornato a partire dal 1° luglio dello stesso anno.

Obiettivo della normativa

La disciplina sugli interessi di mora mira a contrastare i ritardi nei pagamenti, garantendo maggiore tutela ai creditori. Questo meccanismo incentiva il rispetto delle scadenze e contribuisce a mantenere la liquidità nel sistema economico.

 

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Allegati

carta acquisti

Carta acquisti over 65 Carta acquisti over 65: la carta di pagamento elettronica che riconosce a chi è in difficoltà un aiuto di 80 euro a bimestre per spesa, farmaci e bollette

Carta Acquisti over 65: per chi ha difficoltà economiche

La Carta Acquisti over 65 è uno strumento di pagamento elettronico fornito dallo Stato per aiutare le persone in condizioni economiche difficili. Permette di effettuare acquisti presso negozi alimentari e farmacie convenzionate senza costi per il titolare. Le spese sono infatti coperte direttamente dallo Stato. Alcuni esercizi inoltre offrono sconti aggiuntivi.

Requisiti per richiedere la carta

La Carta è rivolta a cittadini italiani (o stranieri con permesso di soggiorno), iscritti all’Anagrafe comunale, che soddisfano i seguenti criteri:

  • età minima di 65 anni;
  • reddito annuo inferiore a 8.117,17 € (10.822,90 € per gli over 70);
  • ISEE valido inferiore a 8.117,17 €;
  • assenza di beni e patrimoni significativi, come più proprietà immobiliari, veicoli o utenze intestate;
  • non essere ricoverati in istituti di lunga degenza o di detenzione.

Chi soddisfa questi requisiti può accedere al contributo erogato bimestralmente pari a 80 euro.

Come ottenere la Carta Acquisti

Il processo per richiedere la Carta è semplice e accessibile:

  1. prima di tutto è necessario scaricare il modulo disponibile online sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze o su quello delle Poste. In alternativa è possibile ritirare il modulo presso uno degli uffici postali presenti sul territorio;
  2. il modulo va poi compilato, inserendo i propri dati personali, incluso codice fiscale, residenza e documenti di riconoscimento;
  3. occorre poi verificare con attenzione il possesso dei requisiti richiesti come reddito, ISEE e patrimonio;
  4. effettuate le predette verifiche sarà possibile procedere alla presentazione della domanda con il modulo compilato e i documenti richiesti debitamente allegati presso un ufficio postale.

Verificata la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge da parte dell’INPS, la Carta verrà rilasciata  al richiedente, che la potrà ritirare presso l’ufficio postale.

Utilizzo e gestione della Carta Acquisti over 65

La Carta può essere usata per pagare beni di prima necessità, come alimenti e farmaci nei negozi che accettano il circuito Mastercard e per pagare  le bollette di luce e gas. È possibile delegare una persona di fiducia per il ritiro o l’utilizzo, nel caso di impedimenti fisici.

Se necessario, il titolare può richiedere la variazioni dei dati e del titolare, chiedere un duplicato del pin necessario per utilizzare la carte o la sostituzione della Carta Acquisti quando la stessa sia stata smarrita o rubata o non funzioni. Da parte sua anche l’Amministrazione effettua controlli periodici per verificare la persistenza dei requisiti necessari. In caso di irregolarità, i contributi possono essere sospesi o revocati.

Un aiuto tangibile per chi ne ha bisogno

La Carta Acquisti rappresenta una misura concreta per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione. Con regole chiare e procedure trasparenti, offre un aiuto immediato per le spese quotidiane, garantendo dignità e supporto economico.

Leggi anche l’articolo dedicato alla legge di bilancio 2025 che introduce la Carta per i nuovi nati e rifinanzia la Carta dedicata a te

adempimento collaborativo

 Adempimento collaborativo: requisiti e adesione Adempimento collaborativo: pubblicato sulla GU il decreto del MEF che stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi di accesso al regime

Adempimento collaborativo, il decreto

Il regime di adempimento collaborativo rappresenta un modello avanzato di trasparenza fiscale tra contribuenti e amministrazione finanziaria. Istituito dal Decreto legislativo n. 128/2015, esso promuove la certezza del diritto e riduce il rischio di controversie tributarie.

Sulla GU n. 295 del 17 dicembre 2024 è stato pubblicato il decreto del MEF del 6 dicembre 2024  che stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi per accedere a questo regime.

Requisiti soggettivi

I contribuenti possono aderire se soddisfano specifici parametri di volume d’affari o ricavi, progressivamente ridotti nel tempo:

  • 750 milioni di euro dal 2024.
  • 500 milioni di euro dal 2026.
  • 100 milioni di euro dal 2028.

Possono accedere anche contribuenti che effettuano nuovi investimenti e ricevono parere favorevole dall’Agenzia delle Entrate, membri di un gruppo societario che include almeno un soggetto conforme, o appartenenti a un gruppo IVA già ammesso al regime.

Requisiti oggettivi

Per accedere, è indispensabile disporre di un sistema integrato di controllo del rischio fiscale conforme ai criteri stabiliti. Questo sistema deve:

  • essere certificato da esperti indipendenti;
  • basarsi su una strategia fiscale chiara, approvata dai vertici aziendali;
  • garantire una gestione e un controllo puntuali dei rischi fiscali;
  • integrare una mappatura dei processi aziendali e dei rischi correlati;
  • adattarsi dinamicamente ai cambiamenti interni ed esterni.

Adesione all’adempimento collaborativo

La domanda di adesione si presenta esclusivamente in via telematica tramite un modello fornito dall’Agenzia delle Entrate. Gli indirizzi PEC e, per i soggetti non residenti, di posta elettronica ordinaria, sono indicati nel decreto.

I richiedenti devono allegare una documentazione dettagliata, che comprende:

  • la descrizione delle attività svolte;
  • la strategia fiscale approvata;
  • la certificazione del sistema di controllo del rischio fiscale;
  • la mappatura dei processi e rischi aziendali.

Per chi presenta domanda nel 2024, la certificazione può essere integrata entro il 31 dicembre 2025.

 

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interessi legali 2025

Interessi legali 2025 Interessi legali 2025: il decreto del MEF del 10 dicembre pubblicato in GU stabilisce il nuovo tasso nella misura del 2%

Interessi legali 2025: cosa cambia

Dal 1° gennaio 2025 gli interessi legali scendono al tasso del  2%. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha stabilito questa modifica con il Decreto del 10 dicembre 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 294 del 16 dicembre 2024.

Variazione annua interessi legali articolo 1284 c.c.

L’aggiornamento annuale del saggio degli interessi legali è disciplinato dall’articolo 1284, primo comma, del Codice Civile. Questo prevede che il tasso sia rivisto in base al rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata fino a dodici mesi, considerando anche il tasso di inflazione registrato.

Interessi legali 2025 più bassi rispetto al 2024

Nel 2024 il tasso era fissato al 2,5%, ma la nuova valutazione del rendimento dei titoli e dell’inflazione ha portato a una riduzione per il 2025. Questa variazione avrà impatti significativi in ambito fiscale e giuridico.

Effetti della modifica

Uno degli ambiti in cui la variazione incide maggiormente è il ravvedimento operoso. Chi regolarizza posizioni fiscali tramite questa procedura deve calcolare gli interessi legali giorno per giorno, applicando il tasso in vigore nei diversi periodi. Questo significa che, in caso di operazioni che coprono più anni, potrebbe essere necessario considerare tassi differenti.

Il nuovo tasso del 2% si applicherà a tutti i conteggi dal 1° gennaio 2025. È quindi importante che professionisti, aziende e cittadini adeguino i calcoli ai nuovi parametri per evitare errori e sanzioni.

Il decreto rappresenta un punto di riferimento essenziale per chi opera nel campo legale, fiscale e amministrativo. Monitorare questi aggiornamenti consente infatti di mantenersi conformi alle normative e di pianificare con precisione le proprie attività.

 

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rivalutazione pensioni

Rivalutazione pensioni 2025: novità e limiti Rivalutazione pensioni 2025: incrementi dello 0,8%, minime a +1,90 euro al mese, dettagli su scaglioni, rivalutazione e prospettive future

Rivalutazione pensioni 2025: cosa prevede il decreto

Le pensioni italiane subiranno un modesto aumento nel 2025, frutto della rivalutazione legata all’inflazione. Lo ha stabilito il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanza del 15 novembre 2024, che disciplina la perequazione automatica delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2025. I numeri rivelano incrementi esigui, sollevando dubbi sull’effettiva tutela del potere d’acquisto dei pensionati. Ecco quali cambiamenti porterà la rivalutazione pensioni 2025.

Cosa aspettarsi dalla rivalutazione

Nel 2025, le pensioni aumenteranno dello 0,8%, un valore determinato dal tasso d’inflazione registrato nel 2024. Questo incremento è tra i più bassi degli ultimi anni, influenzato dalla riduzione dell’inflazione rispetto ai picchi recenti. Gli assegni più alti tuttavia subiranno un trattamento differenziato, con aumenti ridotti progressivamente in base alla fascia di reddito.

Il ritorno al sistema a scaglioni

Dal 2025 si applicherà nuovamente il sistema a scaglioni, abbandonando quello a fasce utilizzato nel 2024. Ecco come saranno calcolati gli aumenti:

  • pensioni fino a quattro volte il minimo (fino a 2.394,44 euro lordi): aumento dello 0,8%;
  • tra quattro e cinque volte il minimo (da 2.394,45 a 2.993,04 euro): aumento dello 0,72%;
  • oltre cinque volte il minimo (sopra 2.993,05 euro): aumento dello 0,6%.

Il meccanismo consente un recupero parziale dell’inflazione per gli assegni più alti, con percentuali graduate.

Esempi pratici aumenti rivalutazione pensioni 2025

Gli incrementi mensili risultano molto contenuti. Una pensione da 1.000 euro lordi crescerà di 8 euro, mentre un assegno da 1.500 euro vedrà un incremento di 12 euro. Per redditi superiori, come una pensione da 4.000 euro, l’aumento sarà di circa 30 euro al mese.

Pensioni minime: incremento simbolico

Le pensioni minime subiranno un aumento simbolico. L’importo minimo passerà da 614,77 a 616,67 euro al mese, con un incremento netto di soli 1,90 euro mensili.

È importante notare che questo aumento non compensa la riduzione rispetto al 2024, quando era stato applicato un incremento straordinario del 2,7%. In totale, nel 2025 l’assegno minimo crescerà di soli 24,70 euro all’anno.

Differenze con gli anni precedenti

Gli aumenti pensionistici nel 2023 e nel 2024 erano stati più consistenti grazie a un’inflazione più alta. Nonostante ciò, gli assegni più alti avevano subito tagli più severi, con recuperi parziali dell’inflazione. Nel 2025, le percentuali di recupero saranno meno punitive, ma la base di calcolo limitata rende gli aumenti poco significativi.

Conguagli e possibili modifiche

Il dato dello 0,8% in ogni caso è provvisorio, calcolato sui primi tre trimestri del 2024. Eventuali variazioni negli ultimi mesi potrebbero portare a conguagli alla fine del 2025. Tuttavia, l’impatto complessivo su redditi bassi e medi resta modesto.

Prospettive per il futuro

Un’ulteriore questione riguarda le promesse politiche sulle pensioni minime. Forza Italia aveva annunciato di voler portare l’assegno minimo a 1.000 euro al mese entro il 2027, ma l’obiettivo appare sempre più lontano senza ulteriori interventi legislativi.

Considerazioni finali

L’aumento delle pensioni nel 2025 mostra limiti evidenti. Se da un lato il meccanismo di rivalutazione preserva parzialmente il potere d’acquisto, dall’altro gli incrementi rispecchiano un’inflazione moderata, che non compensa il costo della vita. Le pensioni minime, in particolare, continuano a soffrire di un aumento insufficiente rispetto alle promesse politiche. Il sistema rimane vincolato a parametri economici prudenti. Il dibattito sulla necessità di interventi più incisivi resta comunque aperto.

 

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bollino blu

Bollino Blu avvocati per il rischio fiscale Il bollino blu per il rischio fiscale delle imprese sarà rilasciato da avvocati e commercialisti in possesso di determinati requisiti

Bollino blu rischio fiscale: ruolo centrale dei professionisti

Il bollino blu sulla certificazione del rischio fiscale delle imprese, comprese le PMI, sarà compito dei professionisti. Per questo il decreto del Mef del 12 novembre 2024 interviene per stabilire i requisiti degli avvocati e dei commercialisti abilitati a certificare il sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale previsto dall’art. 4 comma 1 bis del dlgs n. 128/2015. La misura rientra nel regime di adempimento collaborativo che promuove la comunicazione e la cooperazione tra amministrazione finanziaria e contribuente.

Professionisti: requisiti per l’iscrizione all’elenco

La certificazione potrà essere rilasciata da avvocati e commercialisti iscritti in un apposito elenco tenuto dal Consiglio Nazionale forense e dal Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili.

L’iscrizione al suddetto elenco potrà essere richiesta però solo dai professionisti iscritti all’albo professionale da più di cinque anni e in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 2 del decreto. Tra questi il decreto menziona l’assenza di condanne definitive per determinati reati, l’assenza di cause di esclusione dalle procedure d’appalto previste dall’art. 94, comma 2 del dlgs n. 36/2023 e la mancanza di condizioni di ineleggibilità e decadenza previste dall’art. 2382 c.c.

Il professionista per iscriversi all’elenco che lo abilita alla certificazione deve essere in possesso anche di competenze specifiche e capacità professionali. Lo stesso deve essere aggiornato sulle recenti normative e prassi n materia di sistemi di controllo e gestione dei rischi, principi contabili applicati dall’incaricante nel periodo di certificazione e diritto tributario.

Completano il quadro dedicato all’elenco, i requisiti e le eventuali incompatibilità dei professionisti indicate negli articoli 3 e 4 del decreto.

Bollino Blu rischio fiscale PMI: finalità

Con l’apposizione del bollino blu gli avvocati e i commercialisti vengono così coinvolti in un sistema innovativo per la certificazione del rischio fiscale, che fa parte del Tax Control Framework (TCF). Un sistema che punta a ridurre l’evasione fiscale attraverso un dialogo costruttivo con l’amministrazione finanziaria e offre benefici concreti alle aziende certificate.

Il tutoraggio fiscale per le PMI sopra una soglia di 5,16 milioni di euro supervisionato da professionisti qualificati garantisce inoltre scudi contro sanzioni amministrative e penali, incentivando la trasparenza e il rispetto delle regole.

L’attività di certificazione

Il professionista, nel prepararsi all’attività di certificazione, deve documentare la propria iscrizione all’elenco, la sua affidabilità organizzativa e tecnica per adempiere l’incarico, l’eventuale presenza di rischi per la sua indipendenza e il possesso dei requisiti di onorabilità e indipendenza richiesti.

Per procedere al rilascio della certificazione il professionista deve attestare che il sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo dei rischi fiscali del soggetto che gli ha conferito l’incarico sia coerente con le linee guide previste dall’art. 4 comma 1 quater del dlgs n. 128/2015. A tal fine è tenuto a  svolgere tutta una serie di controlli, verifiche e valutazioni.

Bollino blu rischio fiscale: contenuto

La certificazione rilasciata dal professionista deve contenere soprattutto la dichiarazione che il sistema integrato di rilevazione, misurazione, gestione controllo dei rischi fiscali risponde ai requisiti e alle linee guida previste dal dlgs.  n. 128/2015, ma anche la descrizione di eventuali carenze non significative per l’affidabilità del sistema e la sottoscrizione del certificatore. La certificazione è rilasciata al soggetto che ha conferito l’incarico e deve essere conservata per la durata di tre anni sia dal committente che dal professionista. Se durante il periodo della validità della certificazione si dovessero verificare modifiche organizzative tali da richiedere un aggiornamento del sistema sarà necessario produrre una nuova certificazione.

La certificazione infedele attestata la professionista sarà oggetto di comunicazione ai Consigli nazionali di competenza. Questi potranno così avviare sia procedimenti di sospensione o di cancellazione dell’iscrizione dall’elenco che il procedimento disciplinare.

 

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interessi di mora

Interessi di mora: 12,25% fino al 31 dicembre 2024 Il MEF ha reso noto il saggio applicabile al secondo semestre dell'anno, in leggera flessione (0,25 in meno) rispetto al primo semestre 2024

Interessi di mora 2024

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha reso noto con comunicato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 luglio 2024 il saggio applicabile per il secondo semestre dell’anno (4,25%), ossia per il periodo che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2024. Un tasso che mostra una leggere flessione al ribasso (-0,25%) rispetto alla percentuale del primo semestre.

Cosa sono gli interessi di mora

Gli interessi moratori vanno pagati al creditore nell’ipotesi di ritardo nel pagamento di un’obbligazione pecuniaria (ex art. 1224 c.c.), salvo che il debitore dimostri che il ritardo è stato determinato dall’impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.
Gli interessi moratori vanno corrisposti anche laddove non espressamente pattuiti dalle parti. La loro funzione è in sostanza quella di un “ristoro” per le conseguenze pregiudizievoli subite dal creditore per via del ritardo nel pagamento.

Interessi moratori al 12,25%

Se il pagamento tardivo riguarda una transazione commerciale, gli interessi di mora decorrono sulla base del tasso di riferimento comunicato dal Mef, cui va aggiunta la maggiorazione dovuta alla competenza fissa per le transazioni commerciali, pari all’8%, come previsto dall’art. 2 del Dlgs. n. 192/2012. Il Mef ha comunicato che “ai sensi dell’art. 5 del dlgs n. 231/2002, come modificato dalla lettera e) del comma 1 dell’art. 1 del decreto legislativo n. 192/2012 – per – il periodo 1° luglio – 31 dicembre 2024 il tasso di riferimento e’ pari al 4,25 per cento”.

Per cui, complessivamente per il secondo semestre 2024 la maggiorazione ammonterà a 12,25%.

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