bonus nuove assunzioni

Bonus nuove assunzioni: i chiarimenti del fisco L’Agenzia delle Entrate ha emanato apposita circolare per dettare chiarimenti sul bonus nuove assunzioni per imprese e professionisti

Bonus nuove assunzioni

Arrivano le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate in seguito alla proroga del bonus nuove assunzioni, misura di favore per i contribuenti titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo che assumono a tempo indeterminato.

In cosa consiste il bonus nuove assunzioni

Il beneficio fiscale, introdotto dal Dlgs n. 216/2023 ed esteso al 2027 dall’ultima legge di Bilancio, ricorda il fisco, consiste in una maggiorazione del 20% del costo ammesso in deduzione per l’incremento del personale, che sale al 30% per i dipendenti meritevoli di maggior tutela.

Con la circolare n. 1/E del 20 gennaio 2025, l’Agenzia delle Entrate ricorda i presupposti soggettivi dell’incentivo, le regole per determinare l’incremento occupazionale e l’ammontare della maggiore deduzione spettante e illustra anche alcuni casi particolari.

A chi è rivolto il bonus nuove assunzioni

Il beneficio è rivolto ai titolari di reddito d’impresa e agli esercenti arti e professioni, anche in forma associata, “a condizione che il reddito sia determinato analiticamente e che l’attività, antecedentemente all’inizio del periodo d’imposta agevolato, sia stata effettivamente avviata da almeno un anno”.

La maggiorazione spetta soltanto se, al termine del periodo d’imposta agevolato, l’incremento del numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato è accompagnato dall’incremento del numero complessivo dei lavoratori dipendenti, inclusi quelli a tempo determinato.

Maxideduzione per assunzioni a tempo indeterminato

L’incentivo consente agli operatori economici di incrementare il costo ammesso in deduzione per assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato. La maggiorazione è pari al 20% e aumenta di un ulteriore 10% in caso di assunzione di persone meritevoli di maggior tutela, come ad esempio le persone con disabilità, le donne con almeno due figli minorenni, le donne vittime di violenza inserite nei percorsi di protezione e i giovani ammessi agli incentivi all’occupazione giovanile.

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dichiarazioni 2025

Dichiarazioni 2025: i modelli dell’Agenzia delle Entrate Dichiarazioni 2025: pubblicate le bozze dei modelli per le dichiarazioni 730 e 770 e i modelli definitivi per CU 2025 e Iva 2025

Dichiarazioni 2025: modelli 730, 770, IVA e CU

Per le dichiarazioni 2025 pronti i nuovi modelli. L’Agenzia delle Entrate comunica di aver pubblicato le bozze dei modelli 730, 770 e i modelli definitivi IVA e CU per il 2025, tutti corredati dalle relative istruzioni. Questi strumenti recepiscono le novità normative in vigore dal periodo d’imposta 2024 e permettono agli operatori del settore di analizzare i modelli prima della loro approvazione definitiva. Ecco le principali modifiche.

Per informazioni più dettagliate e modelli visita le pagine dell’Agenzia delle Entrate dedicate ai provvedimenti che hanno approvato in via definitiva i modelli Iva 2025, il modello CU 2025 e quella in cui scaricare le bozze dei Modelli 730/2025 – 770/2025.

Dichiarazioni 2025: il nuovo modello 730/2025

Il modello 730/2025 introduce i quadri M e T per ampliare le tipologie di reddito dichiarabili. Ora si possono indicare redditi soggetti a tassazione separata, imposta sostitutiva e plusvalenze finanziarie, precedentemente riservati al modello Redditi PF. Le indennità per cessazione di rapporti di agenzia e la tassazione aggiuntiva di bonus e stock option rientrano nel 730.

Tra le novità più rilevanti figura la rimodulazione degli scaglioni IRPEF: i primi due scaglioni (fino a 28.000 euro) sono stati accorpati, con una riduzione dell’aliquota al 23% per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro. Restano invariati gli altri scaglioni e aliquote.

Agevolazioni e detrazioni

Il modello recepisce un nuovo regime per i redditi dominicali e agrari di coltivatori diretti e imprenditori agricoli, che concorrono al reddito complessivo con percentuali differenziate nel biennio 2024-2025. Per le locazioni brevi, l’aliquota della cedolare secca è fissata al 26%, ridotta al 21% per un’unica unità immobiliare.

Tra le detrazioni, l’importo per i redditi da lavoro dipendente è aumentato a 1.955 euro.Ai dipendenti con redditi fino a 28.000 euro e almeno un figlio a carico spetta anche un’indennità di 100 euro (“bonus tredicesima”), proporzionata ai giorni lavorati e non imponibile.

Prevista una riduzione di 260 euro per le detrazioni relative agli oneri dei contribuenti con redditi superiori a 50.000 euro. Il Superbonus e il Sismabonus per le spese del 2024 saranno detraibili in 10 rate annuali. Per il bonus mobili, il limite massimo di spesa detraibile è fissato a 5.000 euro.

Aggiornate le regole per il personale della sicurezza e difesa, il regime agevolato per i lavoratori impatriati e i redditi da lavoro dipendente prestato in zone di frontiera. Le aliquote dell’Ivie (immobili all’estero) e dell’Ivafe (prodotti finanziari in paesi a regime fiscale privilegiato) sono state aggiornate.

Modello 770/2025: semplificazioni sostituti d’imposta

Il modello 770, utilizzato dai sostituti d’imposta, introduce modifiche nei quadri ST e SV relativi a ritenute e imposte sostitutive. Il quadro SX ora consente di gestire il credito derivante dal “bonus tredicesima”, destinato ai dipendenti che rispettano i requisiti.

Certificazione Unica 2025

La Certificazione Unica, da presentare generalmente entro il 16 marzo, introduce cambiamenti significativi, tra cui il “bonus Natale” di 100 euro per i lavoratori con reddito fino a 28.000 euro e nuove sezioni per redditi derivanti da lavoro autonomo, assegni universali INPS e fringe benefit fino a 2.000 euro per dipendenti con figli a carico.

Ulteriori modifiche riguardano anche i campi relativi ai premi di risultato e al trattamento integrativo per i lavoratori del settore turistico. Novità di rilievo è l’introduzione del Codice identificativo nazionale (CIN) per le locazioni brevi.

Modello IVA 2025

Il modello IVA 2025 include cambiamenti nei quadri VM, VO e VW, con nuove sezioni per volontariato, giovani agricoltori e crediti ritrasferiti. Il quadro VM gestisce i versamenti per le immatricolazioni di veicoli da San Marino e Città del Vaticano, mentre il quadro VO è aggiornato per includere opzioni di regime agevolato.

Le dichiarazioni IVA dovranno essere trasmesse online tra il 1° febbraio e il 30 aprile 2025, rispettando le nuove specifiche tecniche.

 

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isee

ISEE: cos’è e a cosa serve ISEE: una breve guida sull’Indicatore della Situazione Economica Equivalente per capire cos’è, a cosa serve e le novità della manovra 2025

ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente)

L’ISEE ovvero l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente è uno strumento fondamentale per accedere a una vasta gamma di agevolazioni sociali ed economiche. Esso rappresenta un pilastro del sistema di welfare, garantendo che le risorse siano allocate a chi ne ha realmente bisogno.

Esso è infatti uno strumento essenziale per garantire equità nell’accesso ai servizi sociali in Italia. Grazie a questo strumento si ottiene una fotografia aggiornata della condizione economica familiare. Richiederlo annualmente è un passo fondamentale per sfruttare al meglio le risorse a disposizione per le famiglie in difficoltà e assicurare che le stesse siano distribuite a chi ne ha realmente bisogno.

Cos’è l’ISEE e come si calcola

L’ISEE misura la situazione economica complessiva di un nucleo familiare. Il calcolo tiene conto di tre principali elementi:

  1. reddito complessivo dei membri del nucleo;
  2. patrimonio mobiliare e immobiliare, valorizzato al 20%;
  3. scala di equivalenza, che considera la composizione e le caratteristiche del nucleo.

Questi dati vengono raccolti attraverso la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), un documento autocertificato dai cittadini. L’INPS, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, verifica i dati e completa il calcolo dell’indicatore. Il calcolo dell’ISEE tiene conto dei dati economici e patrimoniali del nucleo familiare relativi ai due anni precedenti. Per il 2025 quindi si terrà conto dei redditi e dei patrimoni che si riferiscono al periodo d’imposta 2023.

A cosa serve

L’ISEE è essenziale per accedere a prestazioni agevolate, che vengono modulate in base alla reale situazione economica delle famiglie. Ecco qualche esempio:

  • Assegno Unico Universale: un sostegno economico per le famiglie con figli;
  • servizi scolastici e universitari: agevolazioni su tasse scolastiche, borse di studio e alloggi universitari;
  • agevolazioni sanitarie: accesso a prestazioni per disabili, servizi residenziali o cure a condizioni favorevoli;
  • bonus per la casa: sconti sull’affitto, contributi per l’acquisto della prima casa e agevolazioni sulle utenze;
  • servizi sociali locali: contributi per situazioni di emergenza, assistenza domiciliare e sussidi alimentari.

Validità annuale

L’ISEE è indispensabile per garantire l’accesso a numerosi aiuti. La sua validità è annuale e scade il 31 dicembre. Il suo aggiornamento periodico è necessario per mantenere i diritti acquisiti o per richiedere nuove prestazioni. Non richiederlo può comportare la perdita di importanti opportunità di sostegno economico.

Come ottenerlo

Il procedimento per ottenere l’ISEE è piuttosto semplice. Prima di tutto è necessario presentare la DSU presso un CAF o tramite il portale online dell’INPS e fornire i documenti relativi a reddito, patrimonio e composizione del nucleo familiare. Una volta verificati i dati, l’INPS elabora l’ISEE e lo rende disponibile in pochi giorni.

ISEE Precompilato

L’ISEE precompilato semplifica ulteriormente la procedura appena descritta. Questo strumento utilizza infatti i dati già presenti nelle banche dati dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, riducendo errori e tempi di compilazione. Per richiederlo, basta accedere al portale INPS, previo utilizzo delle credenziali CNS, CIE o SPID e confermare i dati precompilati, eventualmente integrandoli con le  informazioni mancanti.

L’ISEE precompilato presenta importanti vantaggi:

  • velocità: il calcolo richiede solo 3-5 giorni se i dati sono corretti;
  • semplicità: meno documenti da raccogliere manualmente;
  • precisione: margine di errore ridotto grazie ai dati ufficiali preinseriti.

La principale differenza tra ISEE tradizionale e precompilato riguarda quindi la procedura. Nell’ISEE tradizionale, il cittadino deve raccogliere e inserire manualmente tutti i dati necessari. L’ISEE precompilato, invece, automatizza gran parte del processo.

Documenti necessari per richiederlo

Per richiedere l’ISEE è fondamentale avere a disposizione i seguenti documenti:

  • documento d’identità e codice fiscale di tutti i membri del nucleo;
  • certificazioni di redditi e patrimoni, inclusi conti correnti, titoli e proprietà immobiliari;
  • contratti di locazione, se presenti;
  • eventuali certificazioni di invalidità o inabilità per membri del nucleo.

ISEE corrente: per situazioni particolari

In caso di peggioramenti significativi della situazione economico lavorativa rispetto ai due anni precedenti, è possibile richiedere l’ISEE corrente. Questo aggiornamento riflette la nuova condizione economica, garantendo un accesso più equo ai benefici.

Bonus e prestazioni

L’ISEE è la chiave per accedere a numerosi bonus, tra i quali figurano:

  • il bonus bebè e natalità;
  • il bonus energia e gas per le utenze domestiche;
  • i contributi per gli affitti e i mutui;
  • le riduzioni su servizi comunali, come trasporti pubblici e mense scolastiche.

Novità ISEE 2025

La Legge di Bilancio 2025 introduce significative innovazioni nel calcolo dell’ISEE. Tra le principali modifiche spicca l’esclusione dell’assegno unico per i figli a carico dal calcolo dell’indicatore economico.In questo modo i genitori in difficoltà potranno accedere più agevolmente a specifici bonus dedicati alle famiglie come il bonus nascite e asilo nido.

Un’altra innovazione riguarda l’esclusione, entro una soglia di 50.000 euro, di strumenti finanziari quali BoT, BTp, libretti postali e buoni fruttiferi dal calcolo del patrimonio mobiliare. Questa misura, prevista dal Dpcm attuativo, firmato in data 14 gennaio 2025 dalla presidente Meloni, intende evitare che forme di risparmio sicuro penalizzino famiglie a basso reddito nell’accesso ai benefici sociali.

 

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rateizza adesso

Rateizza adesso: il servizio dell’Agenzia delle Entrate Rateizza adesso: il servizio online dell’Agenzia delle Entrate che consente dal 1° gennaio di rateizzare i debiti fiscali fino a 120.000 euro

Rateizza adesso: nuove dilazioni fino a 7 o 10 anni

Dal 1° gennaio 2025 il servizio “Rateizza Adesso” dell’Agenzia delle Entrate permette di rateizzare i debiti iscritti a ruolo in base alle nuove regole previste dal decreto legislativo n. 110/2024, che ammette anche piani di pagamento fino a 84 rate con una semplice richiesta online. Vediamo i dettagli.

Rate fino a 84 mesi con richiesta semplificata

I contribuenti con debiti iscritti a ruolo fino a 120.000 euro possono dilazionare i pagamenti con un piano fino a 84 rate mensili. È sufficiente dichiarare di trovarsi in una temporanea difficoltà economica. La richiesta può essere inviata tramite il servizio online “Rateizza adesso” sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdeR).

Il servizio permette di:

  • visualizzare i debiti rateizzabili;
  • selezionare il numero di rate, fino a un massimo di 84;
  • ricevere in tempo reale l’esito e il piano di pagamento.

In alternativa, si può utilizzare la modulistica disponibile sul sito AdeR, inviandola tramite PEC o presentandola agli sportelli.

Rate fino a 10 anni con richiesta documentata

Per importi superiori a 120.000 euro o per dilazioni superiori a 84 rate, il contribuente deve dimostrare la propria difficoltà economico-finanziaria. Questo avviene allegando documenti come l’ISEE o altri indicatori previsti dalla normativa.

Gli indicatori economici considerati includono:

  • ISEE per persone fisiche e ditte individuali;
  • indici di liquidità e solidità per imprese e altri soggetti;
  • indicatori specifici per condomini e soggetti colpiti da eventi eccezionali.

Per queste richieste di rateizzo documentate il contribuente può utilizzare il servizio “Simula il numero delle rate” disponibile sul sito AdeR per verificare se sussiste la difficoltà temporanea, il numero delle rate possibili e in singolo importo delle stesse.

Aumenti progressivi del numero di rate

Il decreto prevede un aumento graduale del numero massimo di rate:

  • fino a 96 rate per le domande dal 2027 al 2028;
  • fino a 108 rate dal 2029.

Le nuove regole offrono maggiore flessibilità e semplicità per i contribuenti in difficoltà economica. Con il servizio “Rateizza adesso” e la modulistica aggiornata, si facilita la gestione dei debiti. Tuttavia, per importi elevati o piani più lunghi, restano necessarie documentazioni specifiche. Questi strumenti rappresentano un importante passo avanti nella semplificazione del sistema di riscossione.

 

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banche dati ipotecarie

Banche dati ipotecarie e catastali: consultazione online Banche dati ipotecarie e catastali: il provvedimento dell'Agenzia delle Entrate definisce le modalità di accesso e di consultazione

Banche dati ipotecarie e catastali: il provvedimento

Il provvedimento del 30 dicembre 2024 n. 460187 dell’Agenzia delle Entrate, prevede che, a partire dal 1° gennaio 2025, tutti i cittadini possono accedere liberamente alle banche dati ipotecarie e catastali. Il provvedimento si preoccupa di definire nel dettaglio le modalità di consultazione telematica delle predette banche dati.

Il provvedimento prevede in particolare le seguenti novità:

  • accesso diretto: non servono più intermediari, basta registrarsi e accettare le condizioni d’uso del servizio;
  • flessibilità: gli Enti pubblici e privati possono richiedere accordi personalizzati per consultazioni specifiche;
  • sportelli aperti: anche gli sportelli catastali locali, previa intesa con l’Agenzia, offriranno il servizio di consultazione;
  • costi azzerati: sono stati eliminati i vecchi oneri per il pagamento dei tributi, che ora potrà avvenire tramite una piattaforma dedicata.

Chi può accedere alle banche dati?

Possono accedere ai dati catastali e ipotecari i seguenti soggetti:

  • cittadini: chiunque può consultare i dati relativi a immobili di propria proprietà o sui quali ha un diritto reale;
  • enti pubblici: Pubbliche amministrazioni, gestori di servizi pubblici e società a controllo pubblico possono accedere ai dati catastali per le loro competenze.

Come si accede ai dati ipotecari e catastali

E’ possibile avere accesso ai dati di interesse nelle seguenti modalità:

  • online: attraverso l’area riservata dell’Agenzia delle Entrate;
  • sportelli: presso gli sportelli catastali locali convenzionati;
  • servizi dedicati: gli Enti pubblici possono utilizzare servizi specifici per accedere a grandi quantità di dati.

Questa novità rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore trasparenza e semplificazione dei servizi pubblici, facilitando l’accesso ai dati immobiliari per tutti i cittadini.

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isee 2025 precompilato

ISEE 2025 precompilato più semplice ISEE 2025 precompilato: scelta della DSU, vantaggi e limiti di valore dell'indicatore per le agevolazioni 2025

ISEE 2025: guida alla DSU online

ISEE 2025 precompilato: dal 1° gennaio 2025, la compilazione dell’ISEE diventa più semplice grazie alla possibilità di presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) online sul portale dell’INPS. Questo strumento consente di ottenere un ISEE aggiornato, documento necessario per accedere a bonus e agevolazioni fiscali, senza doversi recare presso i Centri di Assistenza Fiscale (CAF). Per accedere al servizio, occorre disporre di un’identità digitale, come SPID, CIE o CNS.

Perché aggiornare l’ISEE ogni anno

L’ISEE, che scade il 31 dicembre, va rinnovato annualmente per garantire la continuità dei benefici. È indispensabile infatti per accedere a numerose prestazioni, tra cui l’Assegno unico, il Bonus asilo nido e l’Assegno di inclusione, che ha sostituito il Reddito di cittadinanza. Non aggiornare l’ISEE significa perdere l’accesso a queste agevolazioni od ottenere importi ridotti.

ISEE 2025 precompilato: quali vantaggi?

L’ISEE precompilato permette di risparmiare tempo, poiché include dati già disponibili presso l’INPS o l’Agenzia delle Entrate, come:

  • redditi: informazioni provenienti dall’anagrafe tributaria, come dichiarazioni fiscali e certificazioni uniche;
  • spese sanitarie: rilevate dalla dichiarazione dei redditi, utili per famiglie con disabili;
  • canoni di locazione: dati sui contratti d’affitto registrati;
  • patrimonio immobiliare e mobiliare: comprendente il valore di immobili e le giacenze medie dei conti correnti;
  • trattamenti previdenziali: come pensioni o indennità erogate dall’

Sebbene molti dati siano già caricati, è necessario verificare la correttezza delle informazioni e inserire eventuali aggiornamenti, come variazioni nella composizione del nucleo familiare.

Quale modello scegliere: DSU Mini o Integrale?

La scelta del modello DSU da presentare dipende dalle prestazioni richieste:

  • DSU Mini: indicata per famiglie senza disabili, con figli minori o maggiorenni non universitari. È adatta ad esempio per richiedere l’Assegno unico e il Bonus asilo nido;
  • DSU Integrale: necessaria per situazioni più complesse, come l’ISEE università o l’ISEE socio-sanitario per famiglie con persone disabili.

Il sistema comunque guida l’utente verso il modello più adatto durante la compilazione.

Limiti ISEE agevolazioni 2025

Per accedere ai bonus del 2025, il valore dell’ISEE deve rientrare in specifici limiti. Ecco i principali:

  • supporto formazione e lavoro: fino a 6.000 euro;
  • carta acquisti: fino a 8.052,75 euro;
  • assegno di inclusione: fino a 9.360 euro;
  • carta “Dedicata a te”: fino a 15.000 euro;
  • assegno unico (importo massimo): fino a 17.000 euro;
  • bonus asilo nido: fino a 25.000 euro;
  • carta cultura: fino a 35.000 euro.

Superare queste soglie comporta l’esclusione o la riduzione dei benefici.

Novità legislative per ISEE 2025

Si ricorda inoltre che la manovra di bilancio 2025 ha introdotto modifiche importanti. Ad esempio, l’Assegno unico non sarà più considerato nel calcolo dell’ISEE per alcuni bonus, come il Bonus nascita da 1.000 euro. Titoli di stato e buoni postali fino a 50.000 euro saranno invece esclusi dal calcolo dopo l’adozione del decreto attuativo.

Come prepararsi alla compilazione

Compilare correttamente l’ISEE 2025 permette di accedere a numerosi benefici e di sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nuovo anno.  Per evitare errori o ritardi è fondamentale raccogliere in anticipo i documenti necessari, tra cui:

  • i documenti di identità e quelli che certificano la presenza di eventuali disabilità;
  • le dichiarazioni dei redditi 2023 (730 o CU);
  • i contratti di locazione e i documenti relativi a patrimoni mobiliari e immobiliari.

 

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Decreto riscossione: fino a 10 anni per saldare le cartelle Il decreto riscossione n. 110/2024 e il dm attuativo del 27.12.2024 prevedono il discarico automatico, il riaffidamento e nuove forme di dilazione

Decreto riscossione: cosa prevede

Decreto riscossione n. 110/2024 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 184 del 07 agosto 2024. Il provvedimento, che interviene sul riordino del sistema nazionale della riscossione, si è reso necessario a causa dei 1.200 miliardi di euro di debiti fiscali ancora da riscuotere.

Il decreto in vigore dall’8 agosto 2024, composto da 19 articoli, tocca diversi aspetti dell’attività di riscossione, dalla pianificazione agli adempimenti, dal discarico automatico al riaffidamento degli incarichi.

Tra gli interventi più importanti quelli sulle dilazioni di pagamento. Di sicuro interesse anche quelli sulla riscossione nei confronti dei soggetti che sono coobbligati solidali, sull’adeguamento delle disposizioni relative alla concentrazione della riscossione nell’accertamento e quelli sulla compensazione tra rimborsi e importi iscritti a ruolo.

Vediamo le misure principali del decreto destinate a incidere maggiormente sui contribuenti.

Attività di riscossione: pianificazione annuale

L’attività di riscossione, anche in base a logiche di raggruppamento dei crediti per codice fiscale, dovrà essere pianificata annualmente. Da questa previsione però non dovranno derivare nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica.

Dal 1° gennaio 2025 gli adempimenti a carico dell’agente di riscossione prevedono il tempestivo tentativo di notifica della cartella e degli altri interruttivi della prescrizione. Nell’attuare detti adempimenti l’agente deve conformare la sua attività al piano annuale ed entro la fine di ogni mese deve trasmettere all’ente creditore le informazioni relative allo stato delle procedure di riscossione del mese precedente.

Discarico automatico e differimento

Le quote affidate all’Agenzia a partire dal 1° gennaio 2025 e non riscosse verranno discaricate in modo automatico al 31 dicembre del 5° anno successivo rispetto all’affidamento.

L’Agenzia però può comunicare il discarico anticipato all’ente creditore:

  • se le quote sono relative a fallimenti o liquidazioni giudiziali chiusi;
  • se previa verifica telematica, il debitore non ha beni su cui rivalersi;
  • se non ci sono nuovi beni rispetto ai quali, le attività finalizzate al recupero, si sono esaurite con esito totalmente o parzialmente infruttuoso.

Il decreto prevede l’esclusione provvisoria dal discarico automatico delle quote affidate dal 1° gennaio 2025 in due diversi casi.

  1. Se al 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto a quello di affidamento la riscossione è sospesa o pendono ancora procedure esecutive o concorsuali.
  2. Se nel periodo compreso tra la data di affidamento e il 31 dicembre del quinto anno successivo sono stati presi accordi nel rispetto di quanto stabilito dal codice della crisi o sono intervenute dilazioni, agevolazioni o si sono verificati l’inadempimento, la revoca o la decadenza dal beneficio o se, tra data di affidamento il 31 dicembre e il quinto anno successivo, la riscossione è stata sospesa per 18 mesi. Queste quote, al 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto all’affidamento, sono discaricate automaticamente.

Carichi riaffidati

Il credito è valido fino allo scadere del termine di prescrizione che decorre dall’ultimo atto di interruzione notificato in data anteriore al discarico automatico.

L’ente creditore può  quindi decidere di:

  • gestirlo autonomamente;
  • affidarlo in concessione a soggetti privati;
  • riaffidarlo per la durata di due anni all’agente della riscossione nazionale. Il riaffidamento, in questo caso, avviene solo se il debitore presenta nuovi e significativi elementi di natura reddituale o patrimoniale.

Commissione per il magazzino dell’Agenzia

Si vuole istituire una Commissione che si occupi di analizzare il magazzino dell’Agenzia delle Entrate per formulare soluzioni relative al discarico parziale o totale dello stesso.

Estratto di ruolo non impugnabile

L’estratto di ruolo non è impugnabile. L’estratto di ruolo e la cartella di pagamento se non sono stati notificati validamente possono essere impugnati  se il debitore riesce a dimostrare in giudizio che l’iscrizione a ruolo può arrecargli un pregiudizio in tutta una serie di casi sottoelencati:

  • Per effetto di quanto stabilito dal Codice dei contratti pubblici (dlgs n. 36/2023).
  • Per la riscossione di somme di cui è creditore nei confronti di enti pubblici.
  • Per la perdita di benefici nel rapporto con la PA.
  • Nell’ambito delle procedure contemplate dal Codice della Crisi.
  • Per operazioni di finanziamento da soggetti autorizzati.
  • Nell’ambito della cessione di azienda.

Decreto riscossione: in GU il decreto attuativo

Il decreto del Mef del 27 dicembre 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 305 del 31 dicembre 2024, introduce nuove modalità di rateazione con l’agente della riscossione, applicabili alle istanze presentate dal 1° gennaio 2025. Questo provvedimento, che attua la Riforma della riscossione (Dlgs n. 110/2024), stabilisce criteri chiari per valutare lo stato di difficoltà del debitore e le nuove durate dei piani di rientro.

Principali novità

Parametri per definire lo stato di difficoltò del debitore:

  • per persone fisiche e imprese individuali il parametro principale è l’ISEE;
  • per altri soggetti invece si considerano l’indice di liquidità e il rapporto tra debito e valore della produzione.

Rate massime dei piani di rientro

Per debiti fino a 120mila euro: non è necessaria una documentazione probatoria; basta unattestazione per accedere ai piani di rientro.

Durata massima dei piani:

  • 84 rate (2025-2026);
  • 96 rate (2027-2028);
  • 108 rate dal 2029.

Per debiti superiori a 120mila euro: se il debitore dimostra lo stato di difficoltà per debitori superiori a 120.000 euro sono previsti piani di rientro fino a 120 rate.

Sul numero delle rate incidono le date di presentazione delle istanze:

  • Da 85 a 120 rate (istanze presentate nel 2025 e 2026);
  • Da 97 a 120 rate (istanze presentate nel 2027 e 2028);
  • Da 109 a 120 rate per istanze presentate dal 1° gennaio 2029.

Il decreto prevede anche situazioni particolari di difficoltà.

  • Immobili inagibili: la difficoltà è automaticamente riconosciuta se l’immobile unico è inagibile per eventi straordinari.
  • Pubbliche amministrazioni: piano sempre a 120 rate, previa dichiarazione della difficoltà da parte del legale rappresentante.
  • Condomini: la difficoltà si fonda sull’indice Beta (rapporto tra debito totale e entrate ultimo rendiconto), che deve superare il 10%.

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione metterà a disposizione un applicativo online per simulare il numero massimo di rate che potranno essere concesse in base alla propria situazione economica.

pignoramento della pensione

Pignoramento della pensione: limiti Il pignoramento della pensione è soggetto a specifici limiti per garantire al titolare il minimo vitale per il suo sostentamento

Cos’è il pignoramento della pensione

Il pignoramento della pensione è un argomento di grande interesse per molti pensionati italiani, soprattutto per coloro che si trovano in difficoltà economiche e rischiano di vedere una parte della propria pensione decurtata per estinguere alcuni debiti.

In questo contesto, l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile stabilisce i limiti e le modalità con cui è possibile procedere al pignoramento delle somme erogate come pensione.

Cosa dice l’articolo 545 del Codice di Procedura Civile

L’articolo 545 del Codice di procedura civile regola il pignoramento dei crediti che il debitore vanta nei confronti di terzi, tra i quali rientrano anche le pensioni. Questo articolo prevede specifiche limitazioni per tutelare il diritto alla sussistenza del debitore, affinché non si vedano compromessi i mezzi di sostentamento minimo necessari per vivere dignitosamente.

La legge cerca infatti di bilanciare la necessità di soddisfare i crediti con il diritto del debitore a conservare una parte delle proprie entrate, soprattutto quando queste derivano dai trattamenti pensionistici.

La pensione, infatti, può essere pignorata solo in parte. Il comma 7 statuisce che: “Le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di altri assegni di quiescenza, non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dellassegno sociale, con un minimo di 1.000 euro. La parte eccedente tale ammontare è pignorabile nei limiti previsti dal terzo, dal quarto e dal quinto comma nonché dalle speciali disposizioni di legge”. 

Pignoramento della pensione: il minimo “vitale”

Il minimo vitale è un concetto fondamentale nella regolamentazione del pignoramento della pensione. L’articolo 545 stabilisce infatti che una parte della pensione debba sempre rimanere intoccabile, per garantire che il pensionato non resti senza i mezzi necessari per il suo sostentamento.

Se l’importo della pensione è già basso e il pignoramento ridurrebbe eccessivamente la somma disponibile per il mantenimento, il giudice può intervenire per ridurre l’ammontare pignorabile, sempre tenendo conto delle esigenze di vita del pensionato.

Dal 2022 il minimo della pensione impignorabile è di euro 1.000,00. Questo significa che le pensioni inferiori a 1.000,00 mensili non possono essere pignorate; le pensioni di importo superiore possono essere pignorate, ma solo per la parte eccedente.

Ad ogni modo, per limporto eccedente il minimo vitale, il pignoramento è possibile solo per un quinto delleccedenza (e non per l’intera eccedenza).

I crediti impignorabili

L’art. 545 del Codice di procedura civile “elenca” i crediti impignorabili, stabilendo al comma 1, che “Non possono essere pignorati i crediti alimentari, tranne che per cause di alimenti, e sempre con lautorizzazione del presidente del Tribunale o di un giudice da lui delegato e per la parte dal medesimo determinata mediante decreto”, e al successivo comma 2 che “Non possono essere pignorati crediti aventi ad oggetto sussidi di grazia o di sostentamento a persone comprese nellelenco dei poveri, oppure sussidi dovuti per maternità, malattia o funerali da casse di assicurazione, da enti di assistenza o da istituti di beneficenza. 

Inoltre, alcuni tipi di pensione sono esenti da pignoramento in determinati casi. Per esempio, le pensioni di invalidità civile, le indennità di accompagnamento e le altre prestazioni assistenziali non possono essere pignorate, poiché sono destinate a garantire la sussistenza del beneficiario in situazioni di difficoltà o invalidità. Queste indennità sono, infatti, tutelate da leggi specifiche che le rendono impignorabili, a prescindere dall’importo.

Pignoramento Agenzia delle Entrate

Qualora il pignoramento sia effettuato dall’agente della riscossione, la vigente normativa prevede ulteriori limiti: la quota pignorabile non deve superare un decimo se la pensione è inferiore o pari a euro 2.500, un settimo se è compresa tra 2.500 e 5.000 euro e un quinto se è maggiore di 5.000 euro.

Nel caso in cui i creditori pignoranti sono più di uno e i crediti eterogenei, si può pignorare fino al doppio quinto della pensione: quindi si può arrivare sino al 40% della parte eccedente il minimo vitale.

 

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cessione case prefabbricate

Cessione case prefabbricate: quale aliquota Iva L'Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti sull'aliquota Iva applicabile alla cessione delle case prefabbricate

Aliquota IVA cessione case prefabbricate

Cessione case prefabbricate: l’Agenzia delle Entrate con la risposta ad interpello n. 246/2024 del 5 dicembre scorso, ha fornito chiarimenti in merito all’aliquota Iva applicabile.
Nel caso di specie l’Amministrazione ha risposto all’interpello di una società che chiedeva delucidazioni sulla possibilità di assoggettare la cessione della casa prefabbricata alle aliquote  ridotte del 4 e del 10% nel caso di presentazione, da parte del cliente,  di una dichiarazione per l’applicazione dell’aliquota IVA agevolata.

Soluzione prospettata dal contribuente

A  parere  della  Società  le  aliquote  agevolate  saranno  applicabili  sulla  base  della dichiarazione  resa dal cliente a  seguito della quale è tenuta ad emettere  fattura,  che  registrerà  attraverso  il  sistema  di  dichiarazione  elettronica  (OSS)  nello  Stato  di  appartenenza.

L’Istante indica la transazione nella Dichiarazione IVA nel sistema OSS come operazione effettuata in Italia e paga l’IVA ricevuta a saldo della fattura nel proprio Stato, che poi la riverserà all’Italia.

Parere dell’Agenzia delle Entrate

“L’One Stop Shop (OSS o Sportello Unico) è un regime opzionale IVA che consente a un soggetto passivo di dichiarare e pagare l’IVA in un unico Stato membro, quello dove è identificato ai fini IVA, a fronte di operazioni dallo stesso effettuate a favore  di  privati consumatori UE,  siano esse cessioni  di  beni  o  prestazioni  di  servizi (B2C).

OSS

Lo Stato UE di identificazione provvederà poi alla ripartizione dell’imposta così  raccolta  tra  i  vari  Stati  UE  di  consumo  di  beni  e  servizi,  in  base  agli  importi  delle  transazioni ivi effettuate, rilevanti ai fini IVA”. Queste le premesse dell’Agenzia delle Entrate. “Si tratta dunque di una misura di semplificazione in quanto i soggetti passivi IVA che optano per tale regime, anziché identificarsi in tutti gli Stati UE per l’assolvimento  degli  obblighi  di  dichiarazione  e  di  versamento  dell’imposta  dovuta  a  fronte  delle  cessioni di beni e/o prestazioni di servizi ivi effettuate, dichiarano e versano l’IVA nel solo Stato membro di registrazione/identificazione per l’imposta dovuta sulle forniture  transfrontaliere di beni e/o servizi” proseguono le Entrate.

Nella fattispecie in esame, la Società afferma di essere un soggetto passivo IVA registrato in uno Stato dell’UE, dove ha optato per il regime in commento e pertanto alla  stessa si applicano le disposizioni di cui articolo 74­ septies del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 (Decreto IVA) quando effettua, nel territorio dello Stato, le operazioni ivi riportate.

In relazione a dette operazioni (i.e. B2C, effettuate nel territorio dello Stato), oltre a  dichiarare e  versare  nel  proprio Stato la  relativa imposta  dovuta in  Italia, la  norma  appena richiamata dispensa l’Istante anche dagli obblighi di cui al Titolo II del Decreto IVA, tra cui quelli di fatturazione, registrazione, tenuta dei registri contabili, ecc. (cfr. articolo 74­septies, comma 4, del Decreto IVA).

Cessioni di case prefabbricate in legno

In merito alle cessioni di case prefabbricate in legno, la Risoluzione Ministeriale  503351 del 12 marzo 1974 chiarisce che:

1. si applica l’aliquota IVA ordinaria al 22 per cento quando il cliente ”acquista i  pezzi della casa prefabbricata e li fa montare e mettere in opera dalla stessa impresa che li produce o da terzi”. In questo caso, ”il contratto ha per oggetto il semplice acquisto  dei singoli pezzi e poiché tali pezzi costituiscono l’oggetto della ordinaria produzione dell’impresa che li fabbrica…”, è da ritenere ”che il negozio giuridico si debba qualificare come una compravendita e, pertanto, il corrispettivo relativo vada assoggettato all’I.V.A. con l’aliquota ordinaria…”;

2. si applica l’aliquota IVA del 4% o del 10% quando ”il committente affida ad  un’impresa la costruzione di una casa, da effettuare con i pezzi fabbricati dall’impresa stessa”.

La fattispecie

Nel caso di specie, dalle informazioni fornite, la  fattispecie  prospettata dalla società è riconducibile all’ipotesi 1 della citata risoluzione: il cliente italiano in realtà non sta acquistando  una casa, come affermato dall’Istante, bensì pezzi di una casa (precisamente le pareti).

La Società offre anche opzioni supplementari, quali infissi, scale e pavimenti, che, tuttavia, anche considerandole unitamente alle pareti, non permettono di affermare che oggetto della  transazione  sia  una  casa/immobile.

All’operazione prospettata, per come così ricostruita, si rende dunque applicabile  l’aliquota IVA ordinaria del 22 per cento. A diverse conclusioni potrebbe giungersi nell’ipotesi in cui la fornitura in oggetto  avvenga nell’ambito di un contratto di appalto che abbia per oggetto la costruzione e la  consegna di una casa ”chiavi in mano” a cui, al ricorrere dei relativi presupposti, può  essere riconosciuta l’aliquota IVA del 4 o del 10 per cento.

modello rli

Modello RLI: cos’è e a cosa serve Modello RLI, il modello per registrare i contratti di locazione e affitto e compiere altre operazioni, dal 26 novembre 2024 è aggiornato

Modello RLI: registrazione contratti di locazione

Il modello RLI (Registrazione Locazioni Immobili) è necessario per chiedere la registrazione dei contratti di locazione e di affitto di immobili all’Agenzia delle Entrate. Il modello è necessario anche per comunicare eventuali proroghe del contratto, così come cessioni, subentri o risoluzioni. Con questo documento è possibile anche comunicare la rinegoziazione del canone di locazione, esercitare l’opzione della cedolare secca e comunicare tutti i dati catastali dell’immobile oggetto del contratto. I contratti di locazione e affitto di beni immobili infatti devono essere registrati obbligatoriamente. La registrazione è richiesta per qualsiasi importo di canone, eccetto i contratti che durano meno di 30 giorni complessivi all’anno.

Registrazione del contratto obbligatoria

La registrazione deve avvenire entro il termine di 30 giorni dalla stipula o dall’inizio della validità, se anteriore. Vediamo in che modo è possibile procedere alla registrazione.

  • Servizi telematici dellAgenzia delle Entrate: obbligatoria per agenti immobiliari e proprietari di almeno 10 immobili, facoltativa per gli altri. Per registrare online, occorre disporre di credenziali SPID, CIE o CNS. L’applicazione RLI, disponibile in versione desktop o web, permette di effettuare registrazione e pagamento delle imposte;
  • Presso un ufficio dellAgenzia: compilando il modello RLI e presentando la documentazione necessaria.  Chi non è obbligato alla registrazione telematica può recarsi presso un ufficio dell’Agenzia e presentare i seguenti documenti:
    • due copie del contratto (originale e copia conforme).
    • modello RLI compilato.
    • eventuali contrassegni telematici per l’imposta di bollo (16 euro ogni 4 facciate o 100 righe).
    • ricevuta del pagamento dell’imposta di registro tramite Modello F24.

Per i contribuenti che optano per la cedolare secca, l’imposta di registro non è dovuta, ma vanno pagate imposte sostitutive.

  • Tramite intermediari o delegati: abilitati come professionisti, associazioni di categoria o CAF.

Un intermediario deve:

  • Fornire una dichiarazione firmata al momento dell’
  • Consegnare due copie della ricevuta di registrazione e delle imposte pagate.
  • Assicurarsi del corretto pagamento delle imposte relative agli anni successivi, proroghe, cessioni o risoluzioni.

Imposte sulla registrazione del contratto

La registrazione richiede il pagamento dell’imposta di registro e di bollo. Tuttavia, i contratti che dispongono esclusivamente una riduzione del canone sono esenti da queste imposte.

L’importo dell’imposta di registro varia in base al tipo di immobile:

  • Per i contratti a canone concordato è prevista una riduzione del 30% della base imponibile per immobili in comuni ad alta tensione abitativa;
  • Per i contratti pluriennali invece c’è la possibilità di pagare l’imposta in un’unica soluzione o annualmente. Chi paga per l’intera durata riceve uno sconto proporzionale agli interessi legali.

In caso di disdetta anticipata del contratto, è previsto il rimborso delle annualità non godute.

L’imposta di bollo è di 16 euro ogni 4 facciate o 100 righe. Può essere pagata tramite contrassegni telematici o addebito su conto corrente.

Come si pagano le imposte sui contratti di locazione

Quando la registrazione del contratto avviene in ufficio l’imposta di registro essere pagata nelle seguenti modalità:

  • con modello F24 Elementi Identificativi  (per titolari di partita Iva in modalità telematica o tramite intermediario), i privati possono presentare il modello presso banche e uffici postali;
  • con addebito su conto corrente.

Il bollo invece si paga utilizzando gli appositi contrassegni telematici che devono avere data successiva alla stipula del contratto.

Modello RLI: aggiornamento del 26 novembre 2024

L’Agenzia delle Entrate ha aggiornato le istruzioni per la compilazione del modello RLI, introducendo modifiche significative per semplificare e uniformare la compilazione e il calcolo delle imposte:

  • casella Eventi eccezionali”: il calcolo dell’imposta di registro può differire dalle regole ordinarie;
  • nuova casella Agevolazioni”: inserito il codice 1 per usufruire delle agevolazioni fiscali degli Enti del Terzo Settore, con imposta di registro fissa per contratti legati ad attività di interesse generale. I contratti di locazione stipulati da tali enti sono esenti dall’imposta di bollo;
  • casella Numero fogli del contratto”: modificata l’intestazione e il calcolo del numero di fogli, considerando 4 facciate o 100 righe per foglio;
  • altri dettagli: Specifiche sui campi relativi a “Scritture private”, “Ricevute” e “Mappe”, con criteri per determinare il numero di fogli o di esemplari allegati.

 

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