Integrazione al trattamento minimo: cos’è
L’integrazione al trattamento minimo rappresenta uno strumento fondamentale del sistema previdenziale italiano per garantire una tutela economica minima ai pensionati con assegni particolarmente bassi. È un intervento assistenziale che consente di elevare l’importo della pensione fino a un livello minimo fissato annualmente per legge.
L’integrazione al trattamento minimo consiste, a livello pratico, in una maggiorazione economica riconosciuta ai pensionati che percepiscono una pensione di importo inferiore al cosiddetto “trattamento minimo” previsto annualmente dall’ordinamento.
Il trattamento minimo non è una pensione a sé, ma una soglia economica al di sotto della quale lo Stato interviene integrando l’importo mensile, per garantire un livello essenziale di reddito alle persone in età pensionabile.
Normativa di riferimento
La principale norma di riferimento sull’integrazione al trattamento minimo è la Legge n. 638/1983, che ha introdotto il concetto di trattamento minimo INPS.
Come funziona l’integrazione al minimo
L’INPS provvede a integrare l’importo mensile della pensione, fino a raggiungere il trattamento minimo, se:
- il reddito del pensionato è inferiore a determinati limiti;
- la pensione deriva da gestioni obbligatorie (non vale per assegni sociali o pensioni integrative).
Chi ha diritto all’integrazione al minimo
L’integrazione spetta ai pensionati:
- titolari di una o più pensioni dirette o indirette a carico dell’INPS, dai fondi speciali per gli autonomi e dai fondo esclusivi o sostitutivi dell’AGO;
- con un reddito personale inferiore al trattamento minimo annuo;
- che risiedono stabilmente in Italia;
Pensioni escluse dall’integrazione
L’integrazione non è prevista per i titoli di pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo, ossia coloro che hanno versato il primo contributo pensionistico dopo il 31.12.1995.
Come si ottiene l’integrazione
L’integrazione al minimo viene riconosciuta d’ufficio dall’INPS, ma:
- il pensionato deve dichiarare correttamente il proprio reddito (modello RED);
- l’INPS può richiedere ulteriori documenti o controlli;
- in caso di omissioni o irregolarità, l’integrazione può essere revocata e si può essere obbligati alla restituzione delle somme percepite indebitamente.
Integrazione trattamento minimo 2025
Per il 2025, la pensione minima, cioè l’importo più basso che si può ricevere, è stata stabilita a 603,40 euro al mese per tredici mensilità. Questa cifra è stata comunicata dall’INPS nella circolare numero 23 del 28 gennaio 2025.
Grazie a un aumento del 2,2% introdotto dalla Legge di Bilancio 2025, la pensione minima salirà a 616,67 euro al mese. Questo incremento è pensato per dare un maggiore sostegno a chi ha le pensioni più basse. È importante però sapere che questo aumento non è automatico per tutti. L’integrazione al minimo, ovvero il raggiungimento di questa cifra più alta, spetta solo a quei pensionati che rispettano specifici requisiti.
Per poter ricevere l’integrazione che porta la pensione al “minimo” stabilito, ci sono dei limiti di reddito da rispettare. Questi limiti cambiano ogni anno e dipendono da alcuni fattori importanti:
- situazione familiare: i limiti sono diversi a seconda il soggetto sia solo o coniugato;
- data di erogazione della pensione.
Per il 2025, i valori precisi di questi limiti sono stati aggiornati e comunicati sia dall’INPS nella circolare n. 23/2025, che abbiamo menzionato prima, sia dalla Legge di Bilancio 2025.
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