Cos’è l’interdizione
L’interdizione è un istituto giuridico previsto dal Codice Civile che tutela le persone affette da gravi patologie psichiche, impedendo loro di compiere atti giuridicamente rilevanti. L’interdetto, infatti, viene privato della capacità di agire e sottoposto alla tutela di un tutore legale, che ne gestisce gli interessi.
Normativa di riferimento
L’istituto è disciplinato dagli articoli 414 e seguenti del Codice Civile, che stabiliscono:
- chi può essere interdetto;
- la procedura per ottenere l’interdizione;
- gli effetti giuridici che ne derivano.
Chi può essere interdetto?
Possono essere dichiarate interdette le persone che:
- sono affette da grave infermità mentale;
- non sono in grado di provvedere autonomamente ai propri interessi;
- possono arrecare danni a sé stessi o al proprio patrimonio.
Soggetti legittimati a richiedere l’interdizione
La richiesta di interdizione può essere presentata:
- dal coniuge o dal convivente;
- dai parenti entro il quarto grado;
- dagli affini entro il secondo grado
- dal Pubblico Ministero, quando la situazione lo richieda;
- dal tutore o dal curatore in caso di necessità.
Procedura di interdizione
L’istituto segue una procedura giudiziaria ben definita.
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Presentazione del ricorso
- il soggetto legittimato presenta il ricorso al Tribunale del luogo di residenza o domicilio della persona da interdire;
- al ricorso è necessario allegare la documentazione medica che attesti la patologia del soggetto.
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Ascolto dell’interdicendo e valutazione delle condizioni
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- il giudice tutelare valuta lo stato mentale dell’interdicendo con l’intervento del Pubblico Ministero e se lo ritiene opportuno può nominare un consulente tecnico;
- l’interessato viene quindi ascoltato per accertare le sue condizioni;
- dopo l’esame il giudice può nominare un tutore provvisorio.
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Sentenza di interdizione
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- se il Tribunale accoglie la richiesta, dichiara l’interdizione con una sentenza, nominando un tutore legale;
- la sentenza viene quindi annotata nei registri dello stato civile.
Cosa comporta l’interdizione?
L’interdizione ha effetti significativi sulla capacità giuridica del soggetto:
- perdita della capacità di agire: l’interdetto non può compiere atti giuridici, come firmare contratti o amministrare il proprio patrimonio;
- nomina di un tutore: il Tribunale assegna un tutore, che prende decisioni in nome e per conto dell’interdetto;
- possibilità di revoca: se le condizioni dell’interdetto migliorano, è possibile chiedere la revoca dell’interdizione tramite apposito procedimento giudiziario.
Differenze tra interdizione e inabilitazione
Caratteristica | Interdizione | Inabilitazione |
Requisito | Grave infermità mentale | Incapacità parziale di gestire i propri affari |
Capacità di agire | Completamente revocata | Limitata agli atti di ordinaria amministrazione |
Nomina di un tutore | Sì | No, nomina di un curatore |
Atti che può compiere | Nessuno senza il tutore | Può compiere atti quotidiani senza autorizzazione |
Giurisprudenza
Cassazione n. 27691/2023: data la marcata differenza tra l’amministrazione di sostegno, che mira a rafforzare le capacità residue del soggetto vulnerabile, e l’interdizione, che invece limita l’autonomia per tutelare il patrimonio familiare, il divieto di sposarsi previsto dall’articolo 85 del codice civile per l’interdetto non si applica generalmente al beneficiario dell’amministrazione di sostegno. Tuttavia, il giudice tutelare può imporre tale divieto solo in casi di eccezionale gravità e se ciò è nell’esclusivo interesse del beneficiario.
Cassazione n. 34216/2022: il decreto con cui il giudice istruttore nomina un tutore o curatore provvisorio nell’ambito di un procedimento di interdizione o inabilitazione non è equiparabile a una sentenza. Questo perché si tratta di un provvedimento interinale e provvisorio, che può essere revocato dallo stesso giudice e perde la sua efficacia una volta che viene emessa la sentenza definitiva. Di conseguenza, non è possibile presentare ricorso per cassazione contro tale decreto ai sensi dell’articolo 111 della Costituzione.
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