Iscrizione ipotecaria beni coniuge obbligato mantenimento Il giudice ha il potere di sindacare nel merito l’iscrizione ipotecaria sui beni immobili del coniuge obbligato al mantenimento, al fine di verificare la sussistenza del pericolo di inadempimento?
Quesito con risposta a cura di Enesia Ciampa, Giovanna de Feo, Giacomo Migliarini
In tema di iscrizione ipotecaria, il giudice avanti al quale è proposta una istanza di cancellazione dell’ipoteca, disposta ai sensi dell’art. 156, comma 5, c.c., è tenuto a verificare la sussistenza o meno del pericolo di inadempimento dell’obbligato e a disporre, in mancanza, l’emanazione del corrispondente ordine di cancellazione, ai sensi dell’art. 2884 c.c. – Cass., Sez. I, 16 gennaio 2023, n. 1076.
L’ipoteca è un diritto reale di garanzia che riconosce al creditore il potere di espropriazione e di soddisfazione, con preferenza, rispetto agli altri creditori (art. 2808 c.c.). Viene definita giudiziale l’ipoteca che abbia il proprio titolo in una sentenza di condanna (art. 2818 c.c.).
Con specifico riguardo ai procedimenti di separazione e divorzio, rispettivamente l’art. 156, comma 5, c.c. e l’art. 8, comma 2, della L. 898/1970 recano l’iscrizione ipotecaria giudiziale sui beni del soggetto obbligato.
La pronuncia in esame scaturisce dal contrasto, sorto in giurisprudenza, tra l’orientamento, seguito da numerose Corti di merito, che predilige un’interpretazione letterale delle norme sopra indicate e l’orientamento, prevalso in sede di legittimità, che ritiene opportuno leggere sistematicamente le disposizioni in commento.
In particolare, la Corte di Appello, nel caso di specie, aderisce all’indirizzo minoritario, sostenendo che tali norme non richiedano espressamente una valutazione preventiva circa la pericolosità attuale o potenziale dell’inadempimento. Alla stregua di tale indirizzo, l’ex coniuge creditore può iscrivere ipoteca giudiziale sui beni del soggetto obbligato al mantenimento dei figli minori, in forza, sic et sempliciter, della sentenza che ne costituisce il titolo, senza che sia necessariamente sussistente il periculum di inadempimento.
Ciò in perfetta coerenza con l’art. 2818 c.c. secondo cui ogni sentenza che porta la condanna al pagamento di una somma o all’adempimento di altra obbligazione, ovvero al risarcimento dei danni da liquidarsi successivamente, è titolo per iscrivere ipoteca.
L’unico rimedio a disposizione del debitore potrebbe essere quello di chiedere al giudice una riduzione dell’ipoteca nel caso di iscrizione per un valore eccedente rispetto all’ammontare complessivo del mantenimento da garantire.
Il secondo orientamento, cui aderisce la Corte di Cassazione, dando spazio ad un’interpretazione sistematica delle norme in commento, ritiene che il giudice, avanti al quale è stata proposta istanza di cancellazione dell’ipoteca, sia tenuto a verificare la sussistenza del pericolo di inadempimento dell’obbligato e a disporre, in mancanza, l’emanazione dell’ordine di cancellazione.
Sia l’art. 156 c.c. che l’art. 8 della legge sul divorzio, elencano, infatti, una serie di rimedi parametrati all’entità dell’inadempimento: il sequestro scaturisce dalla inadempienza effettiva, l’iscrizione ipotecaria, invece, può essere imposta dal giudice nel caso in cui esista il pericolo che il coniuge possa sottrarsi all’adempimento degli obblighi di mantenimento.
L’opposto orientamento esporrebbe il debitore ad abusi da parte del creditore che, al fine di assicurare l’adempimento al credito, potrebbe decidere di effettuare l’iscrizione ipotecaria in via preventiva sui beni dell’ex coniuge.
Le obbligazioni derivanti dai provvedimenti di famiglia sono solitamente periodiche e destinate a durare per un numero elevato di anni, per cui un’iscrizione ad ipoteca che non abbia l’effettiva funzione di garantire il credito, per mancanza del pericolo, potrebbe piuttosto diventare solo un vincolo perpetuo ed eccessivo per i beni del debitore.
Se l’intento del legislatore, nella previsione di molteplici rimedi all’inadempimento, è quello di tutelare il beneficiario dell’assegno, che ha diritto alla corresponsione delle somme determinate dalla sentenza, dall’altro non può non tutelarsi anche la posizione del debitore, il cui patrimonio potrebbe soggiacere, qualora si aderisse all’orientamento dei giudici di merito, ad un’iscrizione ipotecaria perpetua, senza alcun fondamento pratico.
Per tale motivo la valutazione del creditore circa la sussistenza di siffatto pericolo è sindacabile nel merito, onde la relativa mancanza, originaria o sopravvenuta, determina l’estinzione della garanzia e la nascita del diritto del debitore ad ottenere dal giudice l’ordine di cancellazione.
Alla luce delle considerazioni esposte, il Supremo Consesso ha accolto il ricorso e cassato la sentenza impugnata che, aderendo all’orientamento minoritario, aveva disposto l’iscrizione ipotecaria senza alcun apprezzamento circa il rischio che il ricorrente potesse sottrarsi o meno all’adempimento stesso.
PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI |
Conformi: Trib. Milano 18 giugno 2009, n. 7941; Cass., sez. I, 6 luglio 2004, n. 12309 |
Difformi: Corte App. Firenze, sez. II, 25 febbraio 2017; Corte App. Milano, 18 maggio 2020, n. 1154 |