volontaria giurisdizione

Volontaria giurisdizione La volontaria giurisdizione è un tipo di giurisdizione che gestisce negozi giuridici o affari che richiedono l'intervento del Giudice

Volontaria giurisdizione: cos’è

Per volontaria giurisdizione si intende un tipo particolare di attività giurisdizionale, che si occupa di diritti soggettivi fondamentali tutelati dalla Costituzione. L’autorità giudiziaria in questi casi deve amministrare interessi privati, di rilievo super-individuale, per evitare la lesione degli stessi.

Procedimento

Il procedimento di volontaria giurisdizione è avviato con una domanda, che prende il nome di istanza o ricorso.

Il ricorso o l’istanza mirano a ottenere un provvedimento giudiziale che soddisfi e realizzi l’interesse di cui è portatore il richiedente. Il giudice, nell’emanare il provvedimento, non è vincolato dalla domanda. L’autorità giudiziaria è infatti libera di emanare il provvedimento che ritiene più conveniente per tutelare quell’interesse.

Fase istruttoria e decisione

Dopo la presentazione dell’istanza o del ricorso il Giudice avvia la fase istruttoria per verificare la situazione di fatto indicata nella domanda. Conclusa la fase istruttoria il giudice emette un provvedimento che, come anticipato, non deve corrispondere necessariamente a quanto richiesto.

L’autorità giudiziaria infatti, nell’ambito della volontaria giurisdizione, svolge una funzione di controllo di natura repressiva e ispettiva in tutti quei casi in cui non siano rispettati certi doveri o l’attività da svolgere per perseguire lo scopo non venga compiuta.

Forma del procedimento

Il procedimento si svolge nella forma del procedimento in Camera di Consiglio disciplinato dall’art. 737 e seguenti del codice di procedura civile. L’articolo 737 c.p.c dispone in particolare che i provvedimenti che l’autorità giudiziaria è chiamata a pronunciare in Camera di Consiglio si chiedono con ricorso al giudice competente per materia e per territorio e hanno la forma del decreto motivato, salvo specifiche eccezioni previste dalla legge. In alcuni casi infatti l’autorità giudiziaria emette il provvedimento finale nella forma dell’ordinanza.

Volontaria giurisdizione: materie

La volontaria giurisdizione si occupa di alcune importanti materie.  Molte riguardano la realizzazione di interessi personali o familiari.  Ne sono un esempio le domande finalizzate a ottenere:

Rientrano nell’ambito della volontaria giurisdizione però anche altre questioni, come ad esempio, le procedure finalizzate a ottenere la riabilitazione da un protesto cambiario o il ricorso contro il rifiuto di iscrizione di una società nel registro delle imprese.

nuovo digitale terrestre

Nuovo digitale terrestre (DVB-T2): chi deve cambiare tv Il Ministero per le imprese e il made in Italy annuncia l'arrivo del nuovo digitale terreste DVB-T2 dal 28 agosto

Al via dal 28 agosto il nuovo standard trasmissivo. Da questa data inizia la transizione verso il nuovo sistema di trasmissione DVB-T2. Lo rende noto il ministero per le imprese e il made in Italy.

Il nuovo standard del segnale televisivo del digitale terreste sarà fruibile sui canali Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual, mentre i canali Rai 1 HD, Rai 2 HD e Rai 3 HD nazionale, Rai 4HD, Rai News 24 HD Rai Premium HD saranno diffusi in alta definizione in DVB-T2, ed in simulcast anche in DVB-T.

Questa nuova tecnologia assicura il Mimit, “migliorerà l’esperienza televisiva degli spettatori grazie alla qualità superiore dell’immagine e alla fruizione di un numero potenzialmente sempre più alto di canali ad alta definizione”.

Chi deve cambiare la tv

Per la ricezione del segnale DVB-T2 non è necessario cambiare l’antenna né tantomeno modificare l’impianto TV. Antenne e impianti attualmente utilizzati per il segnale DVB-T sono già perfettamente idonei alla ricezione del segnale DVB-T2.

I televisori acquistati a partire dal 22 dicembre 2018 sono compatibili con il nuovo digitale terrestre mentre, per quelli acquistati in precedenza, sarà necessario dotarsi di decoder o, eventualmente, di televisore idoneo.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito del Ministero al seguente link Televisione (mimit.gov.it)

e-state in privacy

E-state in privacy Il Garante pubblica i suggerimenti su selfie e foto, acquisti uso di app e social quando si è in vacanza e non solo

E-state in privacy: il vademecum

E-state in privacy è la campagna informativa del Garante con suggerimenti vari sui comportamenti corretti da adottare in ordine a selfie e foto, protezione di smartphone e tablet, acquisti online, uso di app, chat e social network quando si è in vacanza (e non solo).

Di seguito i 13 suggerimenti del Garante:

1. Sotto il sole estivo, non esporti troppo con selfie e foto: protezione alta soprattutto per i minori

Non tutti vogliono apparire online, essere riconosciuti o far sapere dove e con chi si trovano durante le ferie estive.

Se si postano foto o video in cui compaiono altre persone, è sempre meglio prima accertarsi che queste siano d’accordo, specie se si inseriscono poi anche dei tag con nomi e cognomi.

È abitudine diffusa condividere foto e video dei propri figli. È bene essere sempre consapevoli che le immagini dei  minori pubblicate on line possono finire anche nelle mani di malintenzionati: meglio quindi evitare di “postarle”, oppure almeno utilizzare alcune accortezze, come rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per “pixellare” i volti, semplici da usare e disponibili anche gratuitamente online, o posizionando semplicemente sopra una “faccina” emoticon). Altra possibilità è quella di limitare le impostazioni di visibilità delle immagini alle sole persone fidate.

2. Geolocalizzati anche in ferie

Per una maggiore riservatezza e per non far sapere a tutti dove si trascorrono le vacanze estive, il suggerimento è disattivare le opzioni di geolocalizzazione di smartphone e tablet (se non indispensabili per specifici servizi), oltre a quelle dei social network e delle app utilizzate.

3. I “social-ladri” non vanno in vacanza

Spesso, con la comprensibile voglia di condividere esperienze e pensieri con gli altri, disseminiamo online informazioni che possono esporci a rischi imprevisti.

Postando sui social network informazioni sulle vacanze si potrebbe far sapere a eventuali malintenzionati che in casa non c’è nessuno.
Il pericolo aumenta se poi si scrive anche quando si parte e per quanto tempo si resterà in ferie.

Il suggerimento di base è quello di evitare SEMPRE di diffondere online informazioni molto personali come l’indirizzo di casa o le foto del proprio appartamento. Da queste ultime, in particolare, potrebbero essere ricavate indicazioni sulle misure di protezione (tipologia delle serrature e delle finestre, presenza di telecamere, allarmi o inferriate, ecc.), oppure sulla presenza in casa di oggetti di valore (tv, quadri, ecc.).

Altra precauzione importante è anche quella di evitare di lasciare online indicazioni (anche indirette) sul fatto che si è partiti lasciando incustodito il proprio mezzo di trasporto personale (auto, moto, scooter, ecc.), magari fornendo anche involontariamente informazioni su dove si trova.

4. Non “abbandonare” la tua casa

Se sono presenti in casa prodotti e sistemi domotici, ricorda che questi utili dispositivi – al pari di tutte le tecnologie connesse online – possono essere esposti ad attacchi informatici, virus e malware.

Laddove possibile, è quindi bene assicurarsi che siano protetti, ad esempio impostando password sicure e aggiornando costantemente il software per garantire una maggiore protezione.
Prima di partire si può decidere di spegnere o disconnettere tutti i dispositivi smart che non hanno necessità di rimanere attivi. Per quelli che restano operativi, si possono eventualmente impostare sistemi di alert per controllare a distanza il loro funzionamento e magari monitorare anche lo stato della casa.

5. Metti anche la privacy in valigia

Anche in vacanza, è bene controllare le impostazioni privacy dei social network utilizzati, limitando magari la visibilità e la condivisione dei post ai soli amici. Altra buona regola è fare attenzione a non accettare sconosciuti nella cerchia di amicizie online.

In generale, se disponibili, è bene attivare particolari misure di sicurezza come, ad esempio, il controllo degli accessi al proprio profilo social oppure un codice di sicurezza da ricevere via SMS o e-mail nel caso si acceda ai social network da dispositivi diversi da quelli abituali. In questo modo è possibile accorgersi in tempo di eventuali accessi abusivi alle proprie pagine social e di furti di identità.

Se durante un viaggio capita di utilizzare il computer di un Internet caffè o una postazione web messa a disposizione dall’albergo per controllare l’e-mail personale, stampare biglietti di viaggio o consultare i social, è importante ricordare – una volta terminata la navigazione – di “uscire” dagli account, rimuovendo così ogni impostazione che consenta di salvare le proprie credenziali nei browser di navigazione.

6. Attenzione ai “pacchi”

È bene fare attenzione a eventuali messaggi con straordinarie offerte su viaggi e affitti di case per le vacanze, da ottenere, ad esempio, cliccando su link che richiedono dati personali o bancari. Virus informatici, software spia, ransomware phishing possono essere in agguato.

Truffe molto frequenti riguardano messaggi o telefonate su presunti ritardi o annullamenti di aerei, treni, alloggi, ecc., problemi con la prenotazione della camera o dell’appartamento, addebiti o mancati pagamenti per viaggi, soggiorni o vacanze. All’utente viene chiesto di fornire dati personali, stipulare contratti sostitutivi o inviare con urgenza pagamenti, con la pressione di dover agire immediatamente per non perdere l’agognata vacanza.

In tutti questi casi, se si hanno dei dubbi sulla veridicità del messaggio, è fondamentale non cliccare istintivamente sui link eventualmente presenti, non rispondere direttamente ai messaggi ricevuti e non chiamare eventuali numeri indicati (si potrebbe essere vittima di spoofing o di altri tentativi di truffa o sottrazione di dati). Meglio ricercare online i contatti dei presunti mittenti dei messaggi (aziende di trasporto, hotel, ecc.) e chiedere informazioni ricorrendo a canali ufficiali e sicuri.

Un altro tipo di minaccia informatica che non va in vacanza è quella dei siti fraudolenti, come ad esempio quelli che si presentano come copie estremamente realistiche di siti ufficiali molto conosciuti nel settore dei pacchetti vacanze, dei viaggi aerei, delle prenotazioni di hotel o di altre strutture ricettive, o che comunque cercano di apparire come legittimi. È quindi bene fare sempre estrema attenzione ai dettagli (errori nei testi, stranezze nella grafica, ecc.) che possono rivelare che si tratta di un sito fraudolento. Altri elementi che dovrebbero insospettire, sono offerte a un prezzo significativamente più basso rispetto alla media del mercato, discrasie tra il nome della struttura e il destinatario del pagamento o richieste di bonifici internazionali.

Accortezze utili possono essere quelle di controllare che l’indirizzo internet dei siti su cui si fanno pagamenti online non appaia anomalo (ad esempio, verificando se corrisponde al nome dell’azienda che dovrebbe gestirlo) e che vengano rispettate le procedure di sicurezza standard per i pagamenti online (ad esempio, la URL – cioè l’indirizzo – del sito deve iniziare con “https” e avere il simbolo di un lucchetto).

In generale, se si utilizzano servizi online per prenotare hotel, viaggi aerei, automobili a noleggio, ecc., è più prudente usare carte prepagate o altri sistemi di pagamento che permettono di evitare la condivisione del proprio conto bancario o della carta di credito.

Per tenere sotto controllo eventuali addebiti non autorizzati è utile controllare spesso le transazioni sul conto corrente bancario e sulle carte di credito, magari impostando sistemi di alert in tempo reale sui servizi di e-banking. In caso di anomalie, rivolgersi subito alla propria banca o al gestore delle carte.

7. App-prova di estate

In vacanza molti utenti di smartphone e tablet scaricano film, app per giochi, suggerimenti turistici, ecc.. Questi prodotti possono anche nascondere virus o malware (cioè, software pericolosi).

Per proteggersi, si possono mettere in pratica alcune precauzioni di base:

– scaricare le app dai market ufficiali;

– leggere con attenzione le descrizioni delle app (se, ad esempio, nei testi sono presenti errori e imprecisioni, c’è da sospettare);

– consultare eventuali recensioni degli altri utenti per verificare se sono segnalati problemi di sicurezza dei dati nell’uso di una determinata app, di una piattaforma per il download di film, di un sito, ecc.;

– evitare che i minori possano scaricare film, app o altri prodotti informatici da soli, magari impostando limitazioni d’uso sul loro smartphone o creando profili con impostazioni d’uso limitate se usano quello dei genitori.

Per saperne di più, guarda anche la pagina informativa sulle App.

8. Wi-fi sicuro sottto l’ombrellone

È sempre meglio utilizzare con cautela le connessioni Wi-fi aperte in spiaggia o in altri luoghi pubblici, perché possono nascondere rischi per i propri dati personali. Nel caso si abbiano dubbi su chi stia fornendo il servizio o comunque sulla sicurezza della connessione, è meglio evitare le operazioni più delicate, come la lettura della posta elettronica di lavoro o l’accesso al proprio home banking che implicano la trasmissione sulla rete di propri dati personali, tra cui le credenziali di accesso.

Quando ci si collega alla rete Internet attraverso connessioni Wi-fi pubbliche e si ha l’esigenza di accedere a risorse private, come ad esempio al PC in ufficio, è buona norma farlo unicamente se il gestore del sistema remoto ha predisposto una VPN (Virtual Private Network, cioè Rete Privata Virtuale). La connessione VPN è una sorta di “tunnel virtuale” attraverso cui transitano in forma cifrata le informazioni che l’utente scambia con il sistema informativo remoto (credenziali di accesso e altri dati personali, o informazioni aziendali). Grazie alla VPN dati e informazioni riservate sono protette perché inintelligibili ad eventuali soggetti terzi malintenzionati che abbiano accesso alla medesima Wi-fi pubblica.

9. Scegliere una protezione alta per non rimanere “scottati”

Aggiornamenti software costanti e programmi antivirus, magari dotati anche di anti-spyware e anti-spam, possono essere buone precauzioni per evitare furti di dati o violazioni della privacy.

È bene mantenere aggiornati anche i sistemi operativi di tutti i dispositivi utilizzati per garantirsi una maggiore protezione.

Per proteggere meglio gli account personali (della posta elettronica, dei social media, delle app, dei sistemi domotici, dei servizi online, ecc.) è buona prassi impostare una autenticazione a due fattori, che ormai molti siti e fornitori di servizi digitali rendono possibile configurare. L’autenticazione a due fattori prevede l’immissione di un ulteriore fattore oltre alla password. L’ulteriore fattore può essere, ad esempio, un codice ricevuto via SMS o e-mail, o può consistere nell’autorizzare l’accesso tramite l’apposita app del fornitore del servizio. In questo modo, i malintenzionati trovano una doppia linea di difesa da penetrare.

Per preservare il livello di sicurezza aggiuntivo sotteso al meccanismo del doppio fattore è necessario fare attenzione ai messaggi di dubbia provenienza che chiedono di condividere o utilizzare codici di sicurezza. Spesso si stratta di “trappole” ideate da malintenzionati per accedere agli account personali al fine di sottrarre dati o addebitare costi, o addirittura per impossessarsi dell’account stesso e compiere illeciti.

10. Smartphone e tablet pronti a “partire”

Durante le vacanze, può purtroppo accadere che smartphone e tablet siano smarriti o vengano rubati: è quindi bene seguire alcune accortezze.

In generale, è opportuno non conservare mai dati troppo personali sui device (ad esempio, password o codici bancari) e prendere altre piccole precauzioni, come quella di evitare che i browser e le app memorizzino le credenziali di accesso a siti e servizi (ad esempio, posta elettronica, social network, e-banking).

Per proteggere i dati contenuti nei dispositivi, conviene impostare un codice di accesso sicuro e conservare con cura il codice IMEI, che si trova sulla scatola al momento dell´acquisto e che serve a bloccare il dispositivo a distanza.

Prima di partire se non si ha già l’abitudine (consigliata) di farlo periodicamente, potrebbe inoltre essere utile fare un backup di tutte le informazioni (numeri di telefoni, foto, ecc.).

11. Per navigare tranquilli nel mare dei messaggi

Alcuni messaggi ricevuti sullo smartphone (SMS o messaggistica) potrebbero contenere virus, malware o esporre al rischio di smishing. È sempre bene fare molta attenzione prima di scaricare programmi, aprire eventuali allegati o cliccare su link presenti nel testo o nelle immagini dei messaggi ricevuti.

Altra utile e semplice precauzione è non rispondere mai a messaggi provenienti da sconosciuti.

12. Per chi porta il drone in vacanza

Se si fa volare a fini ricreativi un drone munito di fotocamera su una spiaggia o in un altro abituale luogo di vacanza, è meglio evitare di invadere gli spazi personali e l’intimità delle persone.

Occorre poi evitare di riprendere e diffondere immagini che contengono dati personali come targhe di macchine, ecc. Le riprese che violano gli spazi privati altrui (es: la casa delle vacanze, la camera d’albergo, ecc.) sono invece sempre da evitare, anche perché si potrebbero violare norme penali. Non si possono usare droni per captare volontariamente conversazioni altrui.

13. Non lasciare a casa il buon senso

La miglior difesa anche nel periodo delle vacanze è usare con consapevolezza e attenzione le nuove tecnologie e gestire con accortezza i nostri dati personali, ricordando semplici regole che tutti possono mettere in campo.

Per maggiori informazioni, è possibile consultare anche la sezione Diritti del sito web www.gpdp.it e le campagne di comunicazione del Garante. È inoltre possibile rivolgersi per informazioni, chiarimenti o segnalazioni all´Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) del Garante.

società cooperativa

Società cooperativa La società cooperativa è un modello di società a capitale variabile che non persegue un fine di lucro, ma di tipo mutualistico

Società cooperativa: definizione

Il codice civile definisce la società cooperativa come quella che si caratterizza per il capitale variabile e lo scopo mutualistico. Lo scopo mutualistico si configura quando ai soci della cooperativa che persegue questo obiettivo vengono forniti servizi, beni, occasioni di lavoro o condizioni di maggiore vantaggio rispetto a quelle presenti sul mercato. Per queste caratteristiche distintive rispetto alle società lucrative, le società cooperative hanno un albo dedicato, ossia “l’albo delle società cooperative”.

Società cooperativa nella Costituzione

L’articolo 45 della Costituzione riconosce il ruolo sociale della cooperazione e della mutualità senza fini speculativi. La legge promuove e favorisce l’incremento delle società cooperative perché rappresentano un modello virtuoso. Essa ne assicura anche il carattere mutualistico e gli obiettivi con i controlli più opportuni.

Disciplina delle società cooperative

La società cooperativa nasce, si modifica e si scioglie nel rispetto delle regole del Codice civile. Il capo I del titolo IV, del Libro V del Codice civile contiene infatti la disciplina delle società cooperative e delle mutue assicuratrici. Queste ultime sono soggette in parte alle stesse regole delle società cooperative.

A mutualità prevalente e cooperative diverse

Le cooperative si distinguono in due tipologie:

  • a mutualità prevalente;
  • cooperative diverse a mutualità non è prevalente.

Le società cooperative, in base all’articolo 2512 c.c, sono a mutualità prevalente quando:

  • svolgono la loro attività soprattutto in favore dei soci, dei consumatori e degli utenti di beni e servizi;
  • nello svolgimento della loro attività tipica si avvalgono del lavoro dei soci;
  • nello svolgimento della loro attività si avvalgono dei beni e dei servizi che vengono apportati dai soci.

I successivi articoli 2513 e 2514 del Codice civile stabiliscono i criteri per la definizione della prevalenza e i requisiti che devono possedere le cooperative a mutualità prevalente.

Società cooperative: regole

Il codice civile detta tutta una serie di regole che disciplinano tutta la vita della società cooperativa e tutte le vicende che la riguardano e che la contraddistinguono.

Denominazione

La denominazione di questa società deve contenere l’indicazione di “società cooperativa”. Le società che non hanno scopo mutualistico non possono utilizzare la denominazione di “società cooperativa.”

Rapporti con i soci

Nel costruire e nell’eseguire i rapporti mutualistici si deve rispettare il principio di parità di trattamento.

Responsabilità limitata dei soci

La società cooperativa che assume obbligazioni sociali risponde solo con il suo patrimonio. Essa si caratterizza quindi per una autonomia patrimoniale perfetta.

Costituzione della società cooperativa

La società cooperativa si deve costituire obbligatoriamente con atto pubblico, che deve contenere tutta una serie di requisiti ed elementi sulla società, i soci, i conferimenti l’oggetto sociale, il collegio sindacale, gli amministratori, gli utili e le quote (art. 2521 c.c).

Il notaio che riceve l’atto deve depositarlo presso l’ufficio del registro entro 20 giorni.

Per costituire una società è necessaria inoltre la presenza di almeno 9 soci. Si può costituire anche una cooperativa con tre soli soci, ma devono essere tutti persone fisiche e la società deve adottare le stesse regole previste per le società a responsabilità limitata.

Capitale variabile

Queste società non determinano il capitale nel suo preciso ammontare quindo nascono, inoltre se nuovi soci entrano nella società non è necessario procedere alla modifica dell’atto costituivo. Questa regola però non è rigida. La società infatti può deliberare aumenti di capitale con modifica dell’atto costitutivo.

Valore di quote o azioni

Ogni quota o azione non può avere un valore nominale inferiore ai 25 euro e nessun socio può avere quote superiori ai 100.000 euro, a meno che la legge non disponga diversamente. Se i soci sono più di 500 questi limiti possono essere superati.

Il socio che non paga le quote o le azioni può essere escluso.

Soci della cooperativa

I soci devono essere in possesso dei requisiti indicati nell’atto costitutivo. Chi vuole entrare a far parte della cooperativa come socio deve fare domanda. L’ammissione o il rigetto sono deliberati da chi amministra la società.

Il socio che vuole trasferire la sua quota deve comunicarlo agli amministratori con lettera a/r.

Il socio può recedere dalla società nei casi previsti dalla legge e dall’atto costituivo ed essere escluso ai sensi dell’art. 2533 c.c.

Organi sociali delle società cooperative

Gli organi sociali delle società cooperative sono l’assemblea, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio sindacale. La nomina di quest’ultimo organo di controllo è obbligatoria nei casi previsti dal comma 3 dell’articolo 2477 e quando la società emette strumenti finanziari di natura non partecipativa.

Vicende della società cooperativa

Una società cooperativa può perdere la qualifica “a mutualità prevalente”. Le società che non sono a mutualità prevalente possono trasformarsi in altri tipi di società. La società cooperativa infine può sciogliersi per diverse cause, come la perdita del capitale sociale.

Cooperative: esempi

I tipi di società cooperative più diffusi sono le banche popolari, le cooperative di credito, di consumo, di produzione e lavoro, sociali, di abitanti, edilizie, agricole o della pesca.

ddl intelligenza artificiale

Ddl Intelligenza artificiale: parere favorevole del Garante Il Garante Privacy ha dato parere favorevole al ddl intelligenza artificiale chiedendo però ulteriori misure a protezione dei dati personali

Ddl Intelligenza artificiale, sì ma con le dovute cautele

Ddl Intelligenza artificiale: parere favorevole del Garante Privacy sullo schema di disegno di legge governativo sull’IA, recante anche delega legislativa per l’adeguamento al Regolamento Ue sull’Intelligenza Artificiale (n.2024/1689 – AI Act).

Leggi l’articolo sul ddl varato dal Governo

Il disegno di legge disciplina ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione dei sistemi e modelli di Intelligenza Artificiale (IA) nei diversi settori della società (sanità, giustizia, lavoro e professioni, sicurezza e difesa nazionale, etc.).

Maggiore tutela dei dati personali

Nel dare il proprio parere favorevole al testo, il Garante ha tuttavia chiesto al Governo di integrarlo in più parti per garantire una maggiore tutela dei dati personali dei cittadini.

In particolare l’Autorità ha chiesto di introdurre un nuovo articolo per precisare che i trattamenti di dati personali effettuati attraverso i sistemi di intelligenza artificiale devono rispettare la normativa privacy nazionale ed europea.

Age verification

Il testo, inoltre, dovrà essere integrato con uno specifico riferimento a sistemi adeguati di verifica dell’età (c.d. age verification) in grado di garantire limitazioni o divieti all’uso dei sistemi di IA da parte dei minori.

Nel caso poi di utilizzo di sistemi di IA in ambito sanitario ad alto rischio, il Garante ha chiesto di indicare particolari limitazioni per l’utilizzo dei dati (conservazione, divieto di trasmissione, trasferimento o comunicazione) e la preferenza per l’uso di dati sintetici o anonimi.

Autorità competente

È stato inoltre richiesto di indicare il Garante – come previsto nell’AI Act – quale Autorità competente per i sistemi di Intelligenza Artificiale ad alto rischio utilizzati ad es. per le attività di law enforcement, identificazione biometrica remota, riconoscimento delle emozioni, gestione delle frontiere, amministrazione della giustizia e processi democratici.

organismi mediazione

Organismi mediazione: urgente la proroga L'Organismo Congressuale Forense invoca proroga urgente del termine per gli organismi di mediazione in scadenza il 15 agosto

OCF sul DM 150/2023: urgente la proroga

L’Organismo Congressuale Forense, alla luce dell’imminente scadenza normativa del 15 agosto, richiama l’attenzione sulla necessità di proroga del DM 150/2023, in assenza della quale numerosi Organismi di mediazione interni agli Ordini degli Avvocati “si troverebbero a dover far fronte a rilevanti criticità operative e strutturali”. Lo rende noto lo stesso OCF in un comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito.

Fiducia nella proroga

A seguito delle “proficue interlocuzioni intrattenute con il Ministero della Giustizia nello scorso mese di giugno, l’OCF – si legge nel comunicato – è fiducioso che le Istituzioni competenti interverranno tempestivamente prorogando il termine ad oggi previsto, al fine di mantenere la piena efficacia del sistema della mediazione, in linea con il conseguimento degli obiettivi previsti dal PNRR”. 

 

Leggi le altre news di diritto civile

accettazione beneficio inventario

Accettazione con beneficio di inventario L'accettazione con beneficio di inventario è l'accettazione dell’eredità che tutela il chiamato e che va esercitata con precise modalità

Accettazione con beneficio d’inventario: cos’è

L’accettazione con beneficio di inventario è uno dei modi che la legge mette a disposizione del chiamato per accettare l’eredità. L’articolo 470 del codice civile prevede infatti che l’eredità possa essere accettata puramente e semplicemente o con beneficio di inventario. Il chiamato può accettare l’eredità in questo modo anche se il testatore lo ha vietato nel suo testamento.

Leggi anche: Accettazione tacita eredità: il punto della Cassazione

“Con beneficio di inventario”: significato

L’accettazione dell’eredità con “beneficio di inventario” è una forma di accettazione che tutela il chiamato all’eredità. Il soggetto che sceglie questo tipo di accettazione deve infatti procedere alla redazione dell’inventario dei beni, dei debiti e dei crediti del de cuius prima o dopo aver accettato l’eredità. Il chiamato evita così di subire le conseguenze negative che potrebbero derivare dall’accettazione di un’eredità in cui i debiti superino i crediti.

Gli effetti

L’accettazione con beneficio di inventario infatti produce determinati effetti.

  • L’erede conserva verso l’eredità tutti i diritti e gli obblighi che aveva nei confronti del defunto fatta accezione per quelli che si sono estinti con la morte.
  • L’erede non deve pagare i debiti e i legati oltre il valore di quanto pervenuto.
  • I creditori dell’eredità e i legatari sono preferiti rispetto ai creditori dell’erede sul patrimonio del de cuius. 

Come si accetta l’eredità con beneficio di inventario

L’art. 484 del codice civile, che disciplina l’accettazione con beneficio di inventario, prevede che il chiamato all’eredità debba rendere una dichiarazione. Questa dichiarazione può essere resa davanti a un notaio o al cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione. La dichiarazione è poi inserita nel registro delle successioni, che viene conservato presso il Tribunale.

Decorso un mese dall’inserzione della dichiarazione nel registro, il cancelliere del Tribunale deve trascriverla presso l’ufficio dei registri immobiliari del luogo in cui è stata aperta la successione. Se la dichiarazione segue la redazione dell’inventario nel registro è necessario indicare la data in cui lo stesso è stato compiuto. In caso contrario, l’ufficiale pubblico che lo ha redatto, entro un mese, deve far inserire nel registro la data di compimento dell’inventario.

Tempi di redazione dell’inventario

I tempi per accettare l’eredità con beneficio di inventario sono diversi a seconda che il chiamato all’eredità sia o non sia nel possesso di beni ereditari.

Possesso di beni ereditari

Il chiamato all’eredità in possesso dei beni ereditari deve procedere all’inventario dei beni entro 3 mesi dall’apertura della successione o dalla notizia della devoluta eredità. Il decorso di questo termine senza la redazione dell’inventario comporta che il chiamato sia considerato erede puro e semplice. L’erede può comunque chiedere una proroga dei termini che non può superare i 3 mesi, a meno che vi siano circostanze gravi che giustifichino un termine più lungo.

Se invece il chiamato ha provveduto alla redazione dell’inventario, ma non ha reso la dichiarazione, ha 40 giorni di tempo dal suo compimento per accettare. Decorso questo termine se il chiamato non dichiara di accettare con beneficio, è considerato erede puro e semplice.

Non possesso di beni ereditari

Il chiamato all’eredità che non è nel possesso dei beni ereditari può invece dichiarare di accettare con beneficio di inventario fino alla scadenza del termine decennale per esercitare il diritto di accettazione dell’eredità.

Il soggetto che procede alla dichiarazione deve redigere l’inventario entro 3 mesi. L’autorità giudiziaria però può disporre la  proroga dei termini. Il chiamato che non rende la dichiarazione in questi termini deve considerarsi erede puro e semplice.

Quando invece il soggetto procede all’inventario prima della dichiarazione di accettazione, questa deve essere fatta entro il termine di 40 giorni dal compimento dell’inventario. Il mancato rispetto degli stessi comporta la perdita del diritto di accettare l’eredità.

Regole particolari per minori, interdetti e inabilitati

L’articolo 489 c.c dispone un’eccezione in favore degli interdetti, degli inabilitati e dei minori. Questi soggetti hanno infatti un anno di tempo, da quando cessa la condizione di inabilitato o interdetto o da quando il minore compia 18 anni, per accettare l’eredità con benefico di inventario nel rispetto delle regole e dei termini visti sopra.

notifica nulla

Notifica nulla senza notizia al destinatario La Cassazione ricorda che la notifica effettuata al portiere dello stabile è nulla se l'agente postale non ne dà notizia al destinatario

Nullità della notifica

E’ da ritenersi nulla la notifica se il piego viene consegnato al portiere dello stabile e l’agente postale non ne dà notizia al destinatario, tramite raccomandata. Lo ha chiarito la sezione tributaria della Cassazione, con l’ordinanza n. 16300-2024.

La vicenda

Nella vicenda, l’Agenzia delle Entrate emetteva nei confronti di una Srl, esercente l’attività di gestione e acquisizione di alberghi, avviso di accertamento con il quale rettificava il reddito d’impresa della società per l’anno di imposta 2006 da una perdita di euro 926 a un reddito di euro 60.754,00 e tanto dopo aver disatteso l’interpello proposto dalla società stessa al fine di ottenere la disapplicazione della normativa sulle società di comodo ai sensi dell’articolo 37-bis, comma 8, d.P.R. n. 600 del 1973 e dell’articolo 30, comma 4-bis, della legge 23/12/1994 n. 724.
La s.r.l. impugnava l’atto di accertamento e la CTP di Siena respingeva il ricorso. La società appellava la decisione di primo grado e la CTR di Firenze accoglieva l’appello annullando l’atto di accertamento impugnato.
L’Agenzia delle entrate ricorreva per cassazione.

Notifica presso il portiere dello stabile

Gli Ermellini premettono che “l’Avvocatura dello Stato si è avvalsa per la notifica del servizio postale ai sensi della legge 21/01/1994 n. 53. La notifica effettuata presso la sede della società non è andata a buon fine, risultando la società irreperibile al numero civico e non risultando il nominativo. La notifica è stata tentata a mezzo del servizio postale al domicilio eletto nel procedimento di appello presso lo studio del difensore, individuato in due diversi indirizzi. Per entrambe le raccomandate le cartoline di ritorno risultano essere state sottoscritte dal portiere dello stabile – ove – si presume l’avvocato difensore della srl nelle fasi di merito, avesse uno studio professionale e quindi il proprio domicilio”. Tuttavia, rilevano i giudici, non risulta che al detto difensore “sia stato inviato rituale avviso dell’avvenuta consegna del ricorso o comunque del plico al portiere
dello stabile, come previsto dall’art. 7, comma 3, della legge n. 890 del 20/11/1982, richiamata dalla legge n. 53 del 1994”.

La decisione

Sul punto, la Corte richiama la propria giurisprudenza (Cass. 04/12/2012, n. 21725 del; Cass. civ., Sez. III, 24/07/2023, n. 22095), concorde nel ritenere che “nel caso di notificazione degli atti processuali a mezzo del servizio postale, ai sensi del comma 6 dell’art. 7 della legge n. 890 del 20/11/1982, introdotto dall’art. 36, comma 2 quater, del d.l. n. 248 del 31/12/2007, convertito in legge n. 31 del 28/02/2008 la notificazione è nulla se il piego viene consegnato al portiere dello stabile in assenza del destinatario e l’agente postale non ne dà notizia al destinatario stesso mediante lettera raccomandata”.
La difesa erariale non ha chiesto di sanare la maturata la nullità del procedimento notificatorio e non risulta si sia attivata ai fini della ripresa dello stesso, dopo avere constatato la non ritualità della notificazione. Per cui, il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è inammissibile.

Allegati

danno biologico nuovi importi

Danno biologico: nuovi importi per le lesioni di lieve entità Danno biologico: nuovi importi per le lesioni di lieve entità successive a sinistri derivanti dalla circolazione di veicoli a motore e natanti

Danno biologico di lieve entità: in Gu il decreto del Mimit

Danno biologico, nuovi importi per le lesioni di lieve entità. Sulla GU Serie Generale n. 173 del 25 luglio 2024 è stato pubblicato il decreto del 16 luglio 2024 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Il decreto attua l’articolo 139 comma 5 del Codice delle Assicurazioni Private, che prevede l’aggiornamento annuale con decreto del Mimit, degli importi del risarcimento del danno biologico riportato in conseguenza della circolazione dei veicoli a motore e dei natanti.

L’aggiornamento dell’importo avviene nella misura corrispondente alla variazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati, così come accertata dall’ISTAT.

Danno biologico: cos’è

Il danno biologico consiste nella lesione del fisico o della mente suscettibile di accertamento medico legale. Esso deve essere risarcito in quanto l’integrità fisica e psichica della persona sono beni garantiti dall’articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute.

Vai alla nostra guida legale sul Danno biologico

Lesioni lieve entità: nuovi importi 2024

Il decreto del Mimit, composto di un solo articolo, premette che dover adeguare gli importi del precedente decreto del Mimit del 16 ottobre 2023, applicando l’aumento dello 0,8%, pari alla variazione annuale dell’indice ISTAT sopra indicato.

Alla luce di questa variazione il decreto modifica gli importi indicati dall’articolo 139, comma 1 del Codice delle assicurazioni, a decorrere da aprile 2024.

  • Il valore del primo punto di invalidità è di Euro 947,30; 
  • L’importo previsto per ogni giorno di inabilità assoluta è invece di Euro 55,24.

Importi danno biologico lieve entità 2023

Per mera completezza si ricorda che il decreto dello scorso anno del 16 ottobre 2023, aveva fissato gli importi per il risarcimento del danno biologico (lesioni di lieve entità riportate in conseguenza della circolazione di veicoli e natanti) nelle seguenti misure:

  • Euro 939,78, per quanto riguarda l’importo relativo al valore del primo punto di invalidità.
  • Euro 54,80, per quanto riguarda l’importo relativo a ogni giorno di inabilità assoluta.
giurista risponde

Contratto preliminare e condizione potestativa mista Nel contratto preliminare di compravendita immobiliare sottoposto alla condizione potestativa mista che il promissario acquirente ottenga, da un ente pubblico, la necessaria autorizzazione amministrativa, l’eventuale comportamento omissivo del promissario acquirente può ritenersi contrario al principio di buona fede, con conseguente applicazione del disposto di cui all’art. 1359 c.c.?

Quesito con risposta a cura di Carmela Quagliano e Davide Venturi

 

Nel caso in cui le parti subordinino gli effetti di un contratto preliminare di compravendita immobiliare alla condizione che il promissario acquirente ottenga da un ente pubblico la necessaria autorizzazione amministrativa, la relativa condizione è qualificabile come “mista”, dipendendo la concessione dei titoli abilitativi urbanistici non solo dalla volontà della P.A., ma anche dal comportamento del promissario acquirente nell’approntare la relativa pratica. Ne deriva che la mancata concessione del titolo comporta le conseguenze previste in contratto, senza che rilevi, ai sensi dell’art. 1359 c.c., un eventuale comportamento omissivo del promissario acquirente. Ciò, in primo luogo, perché tale disposizione è inapplicabile nel caso in cui la parte tenuta condizionatamente ad una data prestazione abbia anch’essa interesse all’avveramento della condizione. In secondo luogo, perché l’omissione di un’attività in tanto può ritenersi contraria a buona fede, e costituire fonte di responsabilità, in quanto l’attività omessa costituisca oggetto di un obbligo giuridico. La sussistenza di un siffatto obbligo deve escludersi per l’attività di attuazione dell’elemento potestativo in una condizione mista, con conseguente esclusione dell’obbligo di considerare avverata la condizione. – Cass., sez. II, 6 marzo 2024, n. 5976.

Nel caso di specie, la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi in merito all’applicazione dell’art. 1359 c.c. (ossia l’avveramento fittizio della condizione) e, quindi, in ordine alla violazione del principio di buona fede, per le ipotesi di omissione dell’elemento potestativo nell’ambito del contratto sottoposto a condizione potestativa mista.

In primo grado, era stata respinta la domanda, di una società promittente venditrice, di recesso da un contratto preliminare di compravendita immobiliare.

In secondo grado, la Corte di Appello dava atto, innanzitutto, della conclusione, tra le parti, di due distinti negozi: il primo, quale preliminare di compravendita immobiliare sottoposto alla condizione sospensiva del mutamento di destinazione urbanistica dell’area; il secondo, teleologicamente connesso al primo, in quanto funzionale all’avveramento della condizione sospensiva in esso dedotta, quale contratto di mandato con cui era conferito mandato alla promissaria acquirente affinché portasse a termine l’attività necessaria per l’ottenimento dell’autorizzazione amministrativa.

Premesso il mancato avveramento della condizione, cui era subordinato il contratto, e sull’assunto che controinteressata all’avveramento di detta condizione fosse da reputarsi la promissaria acquirente, sulla quale, perciò, incombeva la prova della incolpevolezza dell’inadempimento – dimostrazione che, in specie, non era avvenuta –, il giudice di appello, ritenuta la sussistenza della fictio iuris di cui all’art. 1359 c.c., sosteneva la legittimità del recesso della promittente acquirente dal contratto preliminare e il conseguente diritto della stessa di trattenere la caparra confirmatoria.

Viene proposto quindi ricorso per Cassazione contestando, tra l’altro, l’erroneità della statuizione circa l’avveramento della condizione conseguente all’inottemperanza dell’onere probatorio ex art. 1359 c.c. In particolare, si obietta che gravi su chi lamenti il mancato avveramento della condizione, dedotta in contratto, l’onere di provarne l’imputabilità, a titolo di dolo o di colpa, in capo alla controparte, indipendentemente dal fatto che tale comportamento sia consistito nel violare obblighi imposti dalla legge o dal contratto.

La Suprema Corte, nella decisione de qua, accogliendo il motivo di ricorso, ha innanzitutto evidenziato che l’applicazione dell’art. 1359 c.c. è strettamente legata, da un lato, all’accertamento di un vero controinteressato al verificarsi della condizione e, dall’altro, alla prova del dolo o della colpa. Inoltre, la Corte di Cassazione ha ricordato quanto stabilito dalla costante giurisprudenza di legittimità, secondo cui, l’obbligo delle parti di comportarsi secondo buona fede durante la pendenza della condizione, è principio che riguarda anche il contratto sottoposto a condizione potestativa mista, qual è quello in esame e «in tale ipotesi, l’omissione di un’attività, intanto, può ritenersi contraria a buona fede e costituire fonte di responsabilità, in quanto essa costituisca oggetto di un obbligo giuridico, che, invece, deve escludersi per l’attività di attuazione dall’elemento potestativo in una condizione mista» (Cass. 22 giugno 2023, n. 17919; Cass. 22 agosto 2022, n. 25025; Cass. 11 settembre 2018, n. 22046).

In specie, la decisione della Corte di Appello, che aveva statuito in ordine all’avveramento della condizione, non era sorretta da adeguata motivazione laddove, per un verso, aveva dato per scontato che vi fosse una parte contraria al verificarsi della condizione (la promissaria acquirente) – mentre, in generale, entrambe le parti di un contratto bilaterale hanno interesse alla sua conclusione – e, per altro verso, aveva ritenuto l’inottemperanza al negozio di mandato, di per sé sola, indice di un comportamento doloso o colposo.

Per tale motivo, la Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso e cassato la sentenza rinviando la causa alla Corte di Appello, la quale dovrà attenersi al principio evidenziato in massima.

Contributo in tema di “Contratto preliminare di compravendita e condizione potestativa mista”, a cura di Carmela Quagliano e Davide Venturi, estratto da Obiettivo Magistrato n. 74 / Maggio 2024 – La guida per affrontare il concorso – Dike Giuridica