morosità incolpevole

Morosità incolpevole: cos’è e come funziona il fondo Morosità Incolpevole: cos'è e come opera il fondo per sostenere gli inquilini in difficoltà con il canone di locazione

Morosità incolpevole: fondo 2025-2026

Con la legge di bilancio 2025, il Fondo per la Morosità Incolpevole ha ricevuto un rifinanziamento di 10 milioni di euro per il 2025 e 20 milioni per il 2026. Questo provvedimento è volto a fornire supporto agli affittuari in difficoltà economiche, ampliando anche la definizione di morosità incolpevole per ricomprendere situazioni in cui il pagamento dell’affitto risulti particolarmente oneroso. Analizziamo cosa si intende per morosità incolpevole e quali sono le caratteristiche del fondo creato per gestire questa problematica.

Definizione di morosità incolpevole

La morosità incolpevole si presenta quando un affittuario non riesce a pagare l’affitto a causa di eventi imprevisti che compromettono la sua capacità economica. È una condizione riconosciuta legalmente dal 2013, applicabile solo a situazioni sopravvenute successivamente alla stipula del contratto di locazione. Tra le cause riconosciute ci sono la perdita del lavoro, la riduzione delle ore lavorative dovuta ad accordi aziendali, la cassa integrazione, il mancato rinnovo dei contratti temporanei o atipici, la cessazione dell’attività imprenditoriale per forza maggiore, gravi patologie, incidenti o decessi familiari.

Con le nuove norme, la definizione di morosità incolpevole è stata estesa: ora include non solo l’impossibilità di pagare l’affitto ma anche i casi in cui ciò diventi estremamente complicato. Questa modifica rende il provvedimento più inclusivo, ampliando il sostegno a un maggior numero di famiglie bisognose.

Il Fondo per la morosità incolpevole

Il Fondo per la Morosità Incolpevole è stato creato nel 2013 con l’obiettivo di sostenere gli affittuari con difficoltà economiche e prevenire gli sfratti. È gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che distribuisce le risorse tra le regioni secondo criteri specifici.

Il fondo può essere utilizzato per sanare i debiti, garantire un deposito cauzionale o coprire alcune mensilità d’affitto in un nuovo contratto. Per accedere al contributo, l’inquilino deve possedere determinati requisiti:

  • reddito ISEE inferiore a 26.000 euro;
  • residenza nell’immobile oggetto dello sfratto da almeno un anno;
  • notifica di uno sfratto;
  • cittadinanza italiana o regolare permesso di soggiorno;
  • assenza di altra abitazione idonea.

L’importo massimo erogabile è stabilito a 12.000 euro; tuttavia, il nuovo decreto potrebbe prevedere aggiornamenti su tale cifra e sui requisiti necessari.

Le novità della Legge di bilancio 2025

La legge rifinanzia il fondo con risorse limitate rispetto al passato, destinate a coprire solo una piccola parte degli sfratti per morosità. Nel 2023 sono stati emessi oltre 30.000 provvedimenti di sfratto per morosità; tuttavia, il fondo del 2025 potrà intervenire su circa 1.000 casi.

Oltre al rifinanziamento, è stato previsto l’aggiornamento del decreto ministeriale del 2016 riguardante i criteri e le modalità d’uso delle risorse. In particolare, sarà fissato un limite massimo alle annualità per cui l’inquilino potrà ricevere supporto e sarà possibile erogare aiuti direttamente al proprietario dell’immobile. Alcune disposizioni eccezionali adottate durante l’emergenza Covid non saranno riprese.

Supporto limitato

Nonostante il rifinanziamento e le nuove disposizioni legislative, il fondo rimane uno strumento con capacità limitata rispetto all’elevato numero annuale degli sfratti per morosità. Le risorse disponibili risultano insufficienti a fronteggiare efficacemente la crescente domanda di aiuto.

L’ampliamento della definizione della morosità incolpevole e l’aggiornamento delle modalità d’accesso rappresentano passi avanti; tuttavia, sono necessari ulteriori interventi affinché tale misura diventi più incisiva e inclusiva.

 

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pensioni 2025

Pensioni 2025: tutte le opzioni   Pensioni 2025: tutte le formule di accesso alla pensione nel 2025, regole e requisiti particolari per i dipendenti pubblici

Pensioni 2025: le novità

Il 2025 introduce nuove regole per accedere alla pensione: le opzioni per le pensioni 2025 includono requisiti ordinari, flessibilità in uscita e agevolazioni specifiche.

Pensione 2025 di vecchiaia

La pensione di vecchiaia richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi.

Pensione 2025 anticipata

Per la pensione anticipata Fornero:

Uomini: 42 anni e 10 mesi di contributi.

Donne: 41 anni e 10 mesi di contributi.

Dipendenti Pubblica Amministrazione: pensione 2025

Come per il privato, dal 1 gennaio 2025 il limite è stato portato a 67 anni. Possibilità di trattenimento in servizio fino a 70 anni nel limite del 10% delle nuove assunzioni.

Personale scolastico: il limite dei 65 resta valido per il 2025, per cessazioni e prosecuzioni decorrenti dal 1° settembre 2025 si attendono le circolari del Ministero competente.

Dipendenti ex INPDAP: la legge di bilancio 2024 ha modificato le regole per la pensione anticipata.

Regole particolari sono previste per il personale sanitario.

Per i dipendenti pubblici la finestra mobile è di 6 mesi per la pensione anticipata, di 9 mesi invece per la Quota 103.

Uscite flessibili 2025

Queste le regole per le uscite flessibili 2025.

Quota 103

  • 62 anni di età, 41 anni di contributi.
  • Tetto assegno: 5 volte il minimo INPS.
  • Valida solo per il 2025, con una finestra di 7 mesi (privati) e 9 mesi (pubblici).

Opzione Donna

  • Età minima: 61 anni (ridotta per madri con uno o due o più figli a 60 e 59 ).
  • Contributi: 35 anni.
  • Riservata a lavoratrici con invalidità o dipendenti ddi datori in crisi.
  • Calcolo interamente contributivo.

APE Sociale

  • Età minima: 63 anni.
  • Contributi: 30-36 anni, secondo la categoria.
  • Riservata a disoccupati, caregiver, invalidi superiori al 74% e lavoratori di attività gravose.

RITA

  • Anticipo tramite fondi pensione.
  • Età: 57 anni (disoccupati da un minimo di 24 mesi) o 62 anni.
  • Contributi minimi: 20 anni.

Lavoratori precoci (Quota 41)

  • 41 anni di contributi per chi ha versato 12 mesi di contributi effettivi prima del 19° anno di età. L’accesso è riservato ai disoccupati involontari, a chi cura familiari disabili. A chi ha un’invalidità superiore al 74% e a chi svolge attività gravose o usuranti.
  • Nel 2025 la finestra mobile per il settore privato è di 3 mesi decorrenti dalla maturazione dei requisiti, mentre per il settore pubblico la finestra mobile è di 6 mesi.

Pensione disabili

Chi ha un’invalidità pari o superiore all’ accede alla pensione se ha 61 anni (uomini) e 56 anni (donne) con contributi minimi di 20 anni. I titolari di questo trattamento possono cullare la pensione con i redditi da lavoro autonomo occasionale fino a 5000,00 euro.

Isopensione

Prepensionamento fino a 7 anni prima, a carico del datore di lavoro.

Contratto di espansione

Pensione anticipata con 62 anni e 20 anni di contributi.

64 anni con la pensione complementare

Dal 2025 può andare in pensione anticipata chi compie almeno 64 anni entro il 31.12.2025, ha versato 20 anni di contributi nel regime obbligatorio. In caso di mancato raggiungimento della soglia per la pensione pubblica si può sommare la rendita periodica vitalizia o temporanea del fondo pensione complementare.

 

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