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Avvocati: il diritto di difesa non può aggravare la sanzione Il CNF stabilisce che l’esercizio del diritto di difesa da parte dell’avvocato non può comportare un aggravamento della sanzione disciplinare, salvo condotte ostruzionistiche o dilatorie

diritto di difesa

Diritto di difesa e aggravamento sanzione

Con la sentenza n. 427/2024, pubblicata il 13 giugno 2025 sul sito del Codice deontologico, il Consiglio Nazionale Forense ha affermato un principio di particolare rilievo per il sistema deontologico forense: l’esercizio del diritto di difesa non può, di per sé, giustificare l’irrogazione di una sanzione disciplinare aggravata. La pronuncia, pubblicata il 13 giugno 2025 sul sito del Codice deontologico forense, rafforza il ruolo della difesa quale diritto inviolabile anche nell’ambito dei procedimenti disciplinari a carico degli avvocati.

Nessuna aggravante per la difesa legittima

Secondo quanto chiarito dal CNF, la sola scelta dell’incolpato di contestare la propria responsabilità disciplinare non può essere considerata un’aggravante ex art. 22, comma 1, lett. b), del Codice deontologico forense, a meno che tale atteggiamento non si traduca in una condotta concretamente defatigatoria, dilatoria o ostruzionistica.

L’articolo citato prevede infatti che la sanzione possa essere irrogata in misura più grave quando il comportamento del professionista durante il procedimento disciplinare aggravi la propria posizione, ma ciò non può derivare dal semplice esercizio del diritto di difendersi.

Opposizione alla responsabilità disciplinare

Nel caso oggetto della decisione, un avvocato era stato sottoposto a procedimento disciplinare per presunta violazione deontologica e aveva scelto di contestare le accuse. Il Consiglio territoriale di disciplina aveva ritenuto tale difesa – articolata ma corretta nei toni e nei contenuti – elemento idoneo ad aggravare la sanzione, ravvisando un atteggiamento non collaborativo.

Il CNF ha riformato la decisione, ritenendo che l’esercizio del diritto di difesa, se attuato in modo lecito e rispettoso, non possa in alcun modo essere interpretato come causa di inasprimento della sanzione. Anzi, ha sottolineato che il diritto di difendersi è un principio fondamentale anche in sede disciplinare, e che ogni valutazione sanzionatoria deve tener conto esclusivamente della gravità della condotta contestata, non del modo in cui il professionista sceglie di difendersi.

Motivazione della decisione

La sentenza sottolinea che:

  • il diritto di difesa è garantito dall’ordinamento anche nei procedimenti disciplinari;

  • la mancata ammissione di responsabilità non può equivalere a un comportamento ostruzionistico;

  • solo atteggiamenti concretamente dilatori, elusivi o irrispettosi possono configurare aggravanti.

Il CNF ha dunque precisato che la sanzione deve essere proporzionata esclusivamente ai fatti contestati e provati, non alla strategia difensiva dell’incolpato, quando questa sia esercitata legittimamente.