pensioni di guerra

Pensioni di guerra Pensioni di guerra: cosa sono, a chi spettano, procedura per il riconoscimento, domanda e importi aggiornati al 2025

Cos’è la pensione di guerra

Le pensioni di guerra sono prestazioni economiche riconosciute dallo Stato italiano come forma di risarcimento e tutela per coloro che hanno subito menomazioni fisiche o psichiche in conseguenza diretta di eventi bellici, nonché per i familiari superstiti delle vittime. Si tratta di un istituto storico, previsto e regolamentato da una complessa normativa speciale che affonda le radici nel primo dopoguerra.

La pensione di guerra quindi è un trattamento economico di natura risarcitoria e non previdenziale, corrisposto in favore di:

  • militari o ex militari (o loro familiari) colpiti da lesioni o infermità in occasione di conflitti armati;
  • civili che abbiano subito danni permanenti a causa di eventi bellici (bombardamenti, combattimenti, operazioni militari);
  • familiari di caduti in guerra, anche in tempo di pace, se la morte è avvenuta in conseguenza diretta di fatti di servizio.

Normativa di riferimento

Le pensioni di guerra sono disciplinate principalmente dalle seguenti normative:

  • Testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra (D.P.R. 23 dicembre 1978, n. 915): aggiornato con modifiche successive;
  • Legge 11 febbraio 1980, n. 18: che disciplina l’indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili;
  • Leggi di bilancio annuali: per la definizione degli importi e degli adeguamenti;
  • Circolari esplicative della Direzione generale del Tesoro (MEF).

Requisiti riconoscimento pensioni di guerra 

Per accedere alla pensione di guerra, il richiedente deve dimostrare:

  • un’incapacità permanente (fisica o psichica) derivante direttamente da eventi bellici, riconosciuti tramite accertamento medico-legale;
  • che il danno è riconducibile a causa di guerra, in attività di servizio o in conseguenza di atti ostili durante conflitti armati;
  • in caso di superstiti, la parentela diretta con il deceduto (coniuge, figli minori, inabili, genitori, fratelli conviventi inabili).

Come funzionano le pensioni di guerra

L’iter per il riconoscimento della pensione di guerra si articola in varie fasi:

  1. domanda amministrativa da presentare alla Direzione comopetente del Ministero dell’Economia e delle Finanze, compilando il modulo disponibile sul sito del MEF;
  2. accertamento medico-legale da parte della Commissione Medica INPS; 
  3. attribuzione della categoria di invalidità, espressa in ottavi (da 1/8 a 8/8), che determina l’importo della pensione;
  4. erogazione della pensione, esente da IRPEF e cumulabile con altri trattamenti pensionistici.

Pensioni di guerra: chi ne ha diritto

La pensione di guerra può essere concessa a:

  • invalidi militari di guerra, compresi quelli dell’Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia;
  • civili invalidi di guerra, tra cui: vittime di bombardamenti, deportati nei campi di concentramento, feriti da ordigni o esplosioni belliche;
  • vedove e orfani di caduti in guerra.

Ereditarietà della pensione di guerra

Le pensioni di guerra non sono trasmissibili per successione ereditaria, ma sono reversibili ai superstiti qualora risultino a carico del dante causa alla data del decesso. La reversibilità segue uno specifico ordine di priorità previsto dalla normativa:

  1. coniuge superstite;
  2. figli minori di anni 21, figli studenti universitari fino a 26 anni, maggiorenni inabili in condizioni economiche disagiate.

Importi aggiornati  al 2025

Gli importi delle pensioni di guerra vengono aggiornati annualmente secondo l’indice ISTAT.  Per il 2025 è stato previsto l’adeguamento automatico del 4,49%.

Questi gli importi mensili dei trattamenti pensionistici di guerra diretti e indiretti vigenti.

PENSIONI DIRETTE

PENSIONI INDIRETTE

1ª cat. 748,34

Orfani- vedove/i di guerra/ invalidi di 1ª cat: 424,75

2ª cat.: 673,36

Maggiorazione: 105,16

3ª cat.: 597,61

2ª cat.: 247,17

4ª cat.: 524,59

3ª cat.: 218,42

5ª cat.: 449,62

4ª cat.: 191,72

6ª cat.: 374,81

5ª cat.: 164,43

7ª cat.: 299,74

6ª cat.: 136,96

8ª cat.: 224,78

7ª cat.: 125,76

incollocabili: 1.179,72

8ª cat. : 122,35

assegno integrativo 1ª cat.: 215,69

Assegno supplementare 1ª cat. per vedovi/e: 107,86

Tali importi possono essere maggiorati da indennità aggiuntive, tra cui:

  • indennità speciale mensile,
  • indennità di assistenza continuativa,
  • maggiorazioni per superinvalidità (es. cecità, amputazioni, paralisi).

Come fare domanda

Le domande, così come le varie istanze relative alla pensione, vanno presentata alle Ragioneria Territoriale dello Stato competente per provincia.

All’istanza occorre allegare la seguente documentazione:

  • certificazione medica dettagliata,
  • documentazione storica militare o civile,
  • stato di famiglia e documenti identificativi.

Per maggiori dettagli e per reperire la modulistica necessaria si consiglia di consultare il sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

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previdenza complementare

La previdenza complementare Previdenza complementare: cos’è, a cosa serve, normativa, come e perché aderire, vantaggi, svantaggi e adesione tacita

Cos’è la previdenza complementare

La previdenza complementare è un sistema di risparmio a lungo termine finalizzato a integrare la pensione pubblica obbligatoria erogata dall’INPS. Si tratta di una forma di previdenza volontaria, disciplinata da un complesso quadro normativo che mira a garantire maggiore sicurezza economica al termine della vita lavorativa, soprattutto in considerazione del progressivo abbassamento dei livelli pensionistici.

Detta anche secondo pilastro previdenziale, la previdenza complementare è un sistema pensionistico integrativo rispetto alla pensione pubblica, basato sull’adesione volontaria a forme pensionistiche collettive o individuali. L’obiettivo è quello di costituire una rendita integrativa che si aggiunge a quella derivante dal sistema pensionistico obbligatorio, garantendo un tenore di vita più stabile e adeguato dopo il pensionamento.

Normativa di riferimento

Il principale riferimento normativo in materia è il decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, che disciplina:

  • le forme pensionistiche complementari;
  • le modalità di adesione;
  • il trattamento fiscale;
  • la vigilanza e tutela degli aderenti.

L’ente preposto alla vigilanza del settore è la COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), mentre l’INPS svolge funzioni informative e di raccordo con il primo pilastro.

Come aderire alla previdenza complementare

Vediamo ora come aderire alla previdenza complementare e per quali ragioni.

Modalità di adesione

L’adesione può avvenire in due modalità:

  • collettiva, tramite contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) o accordi aziendali, con destinazione del TFR (trattamento di fine rapporto) a un fondo pensione di categoria;
  • individuale, su iniziativa del singolo lavoratore, scegliendo un fondo aperto o un PIP (piano individuale pensionistico).

È possibile aderire:

  • al momento dell’assunzione, nel caso dei lavoratori dipendenti;
  • in qualsiasi momento della carriera lavorativa, per autonomi, parasubordinati o liberi professionisti.

Perché aderire

Le ragioni principali che spingono a scegliere la previdenza complementare sono:

  • il progressivo ridimensionamento delle pensioni pubbliche (sistema contributivo);
  • la necessità di pianificare un futuro finanziario più sicuro;
  • i vantaggi fiscali;
  • la possibilità di richiedere anticipazioni per spese sanitarie, acquisto prima casa, ecc00

I vantaggi della previdenza complementare

  1. Vantaggi fiscali:
    • Le somme versate sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro annui.
    • Tassazione agevolata della rendita o del capitale al momento della prestazione (dal 15% al 9% in base agli anni di permanenza nel fondo).
  1. Gestione professionale del risparmio:
    • I fondi sono gestiti da società autorizzate e vigilate, con profili di rischio diversificati.
  1. Flessibilità e anticipazioni:
    • È possibile richiedere anticipazioni fino al 75% della posizione maturata per esigenze personali, acquisto prima casa, spese sanitarie o altre necessità.
  1. Portabilità e continuità:
    • In caso di cambio lavoro o interruzione, è possibile trasferire la posizione previdenziale.
  1. Complementarità con il TFR:
    • La previdenza complementare consente un impiego produttivo del TFR, che altrimenti resterebbe presso il datore di lavoro.

Svantaggi e criticità

Come ogni forma di investimento, la previdenza complementare presenta anche alcuni aspetti critici da valutare attentamente:

  • vincoli temporali: i fondi sono pensati per il lungo periodo, quindi i capitali sono generalmente non disponibili fino al pensionamento;
  • rendimento incerto: essendo strumenti finanziari, i rendimenti possono variare in base all’andamento dei mercati;
  • costi di gestione: alcuni fondi possono avere oneri amministrativi elevati, che riducono il rendimento netto;
  • limitata accessibilità in caso di emergenza: le somme non sono liquidabili liberamente, salvo nei casi previsti dalla legge.

La previdenza complementare è obbligatoria?

La previdenza complementare non è obbligatoria. Tuttavia, vi sono alcune situazioni in cui il silenzio del lavoratore può produrre effetti:

  • in caso di mancata scelta esplicita sulla destinazione del TFR entro sei mesi dall’assunzione, esso viene conferito automaticamente al fondo pensione previsto dal contratto collettivo applicato.

Pertanto, anche se formalmente volontaria, l’adesione può avvenire in forma tacita.

 

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Ecocert Inps

EcoCert INPS EcoCert INPS: cos'è, a cosa serve, come richiederlo, tempi di rilascio, valore giuridico e differenze con l'EcoMar

Cos’è l’EcoCert INPS

L’EcoCert, acronimo di Estratto Conto Certificativo, è un documento rilasciato dall’INPS che attesta, in maniera ufficiale, la posizione assicurativa e contributiva del lavoratore. Si tratta di uno strumento essenziale per chi intende pianificare il proprio accesso alla pensione, in quanto consente di verificare con certezza i contributi previdenziali accreditati e il diritto alla prestazione pensionistica.

A cosa serve l’EcoCert INPS?

L’EcoCert è diverso dal semplice estratto conto contributivo visualizzabile nel portale MyINPS: mentre quest’ultimo ha un valore meramente informativo, l’EcoCert ha valore certificativo. In altre parole, si tratta di un documento ufficiale, firmato digitalmente dall’INPS, che riconosce formalmente i periodi contributivi validi ai fini pensionistici. Viene utilizzato:

  • per controllare l’esattezza dei contributi versati;
  • per pianificare con precisione l’età e la decorrenza della pensione;
  • per procedere con eventuali ricongiunzioni, riscatti o totalizzazioni;
  • in sede di consulenza con patronati o consulenti del lavoro.

È valido sia per i lavoratori privati sia per i dipendenti pubblici.

Chi può richiederlo

Può richiedere l’EcoCert qualsiasi soggetto iscritto ad almeno una gestione previdenziale dell’INPS, sia in qualità di lavoratore dipendente che autonomo. La richiesta può essere presentata:

  • dal diretto interessato;
  • da un soggetto delegato;
  • tramite patronati accreditati.

Non è necessario aver raggiunto l’età pensionabile: la richiesta può essere avanzata in qualunque momento della carriera lavorativa, soprattutto se si intende verificare la correttezza della propria posizione assicurativa o programmare interventi correttivi.

Come ottenere l’EcoCert INPS

La procedura per richiedere l’EcoCert è semplice e si svolge in modalità telematica. Ecco i passaggi principali:

  1. Accesso al sito INPS – collegarsi al portale www.inps.it con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS;
  2. Ricerca del servizio – nella barra di ricerca, digitare “Estratto Conto Certificativo”;
  3. Selezionare la voce “Estratto conto certificativo (EcoCert ed EcoMar)”;
  4. Cliccare su “Utilizza servizio”;
  5. Nella pagina successiva scegliere “Estratto conto per i cittadini” (l’altra opzione è per i patronati);
  6. Cliccare su “Utilizza servizio”:
  7. Presentazione della domanda – seguire le istruzioni guidate per inoltrare la richiesta online.
  8. Ricezione dell’EcoCert – Il documento viene inviato al cittadino tramite PEC o reso disponibile nell’area personale MyINPS, firmato digitalmente.

È possibile anche presentare la richiesta tramite un patronato che seguirà la pratica in nome e per conto del lavoratore.

Quanto tempo ci vuole per avere l’EcoCert?

L’INPS, a seguito della richiesta, impiega in media 30-60 giorni lavorativi per elaborare e rilasciare l’EcoCert, ma i tempi possono variare in base alla complessità della posizione contributiva del soggetto richiedente e alla mole di richieste in carico agli uffici. In alcuni casi, se sono necessarie verifiche su più gestioni o periodi particolarmente risalenti, i tempi possono allungarsi ulteriormente.

Valore giuridico del documento

L’EcoCert ha valore certificativo e, pertanto, costituisce un documento ufficiale dell’INPS che fotografa in modo fedele e verificato la situazione contributiva del lavoratore. Non è un atto definitivo ma rappresenta la base su cui l’Istituto calcolerà l’accesso alla pensione. Eventuali errori o omissioni possono essere corretti, ma è essenziale segnalarli tempestivamente.

L’INPS è obbligato per legge a rilasciare l’estratto conto certificativo su richiesta dell’interessato. L’ente infatti deve fornire, in modo trasparente, l’elenco dettagliato dei periodi assicurativi, delle retribuzioni e della contribuzione versata o accreditata.

Differenza tra EcoCert ed EcoMar

Oltre all’EcoCert, esiste anche l’EcoMar (Estratto Conto Certificativo Marittimi), rivolto specificamente ai lavoratori del settore marittimo. Entrambi hanno la medesima funzione certificativa, ma si differenziano per la gestione previdenziale di riferimento.

 

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Cessione del quinto

Cessione del quinto Cessione del quinto: cos'è, come funziona, a chi è rivolta e i nuovi tassi 2025

Cos’è la cessione del quinto

La cessione del quinto è una forma di estinzione di un prestito personale disciplinata da una normativa specifica, che prevede il rimborso mediante trattenuta diretta su stipendio o pensione, fino a un massimo del 20% dell’importo mensile percepito.

Si tratta di una soluzione sempre più diffusa per la sua semplicità gestionale e il rischio ridotto per il creditore. Vediamo nel dettaglio come funziona, chi può richiederla, quali vantaggi e svantaggi presenta e quali sono i nuovi tassi applicabili da aprile 2025.

Normativa

La cessione del quinto dello stipendio o della pensione è regolata dagli articoli 1260 e seguenti del codice civile e, in ambito pubblico e statale, anche dal D.P.R. n. 180/1950 e dal D.P.R. n. 895/1950. L’istituto prevede la concessione di un prestito non finalizzato, la cui rata non può superare un quinto (ossia il 20%) dell’emolumento netto mensile percepito dal richiedente. Il rimborso avviene tramite trattenuta diretta operata dal datore di lavoro o dall’ente previdenziale.

Come funziona: stipendio e pensione

La cessione del quinto sullo stipendio è rivolta a

  • dipendenti pubblici e statali;
  • dipendenti di aziende private con contratto a tempo indeterminato.

Il datore di lavoro è obbligato ad accettare la cessione e a trattenere l’importo dalla busta paga. Il contratto può avere una durata massima di 10 anni.

La cessione del quinto sulla pensione invece può essere richiesta dai titolari di pensioni, con esclusione dei beneficiari di:

  • pensioni sociali;
  • pensioni di invalidità civile;
  • assegni al nucleo familiare o di sostegno al reddito.

È l’INPS a trattenere mensilmente la rata e a versarla direttamente al soggetto finanziatore.

Chi può richiederla

Sono ammessi a richiederla:

  • i lavoratori dipendenti pubblici, statali e privati (con contratto a tempo indeterminato);
  • i pensionati con trattamento mensile sufficiente a garantire la quota cedibile, tutelando il cosiddetto minimo vitale.

È inoltre necessaria una polizza assicurativa obbligatoria contro il rischio di morte e perdita dell’impiego (per i lavoratori).

Vantaggi e svantaggi della cessione di 1/5

I vantaggi di questa misura sono i seguenti:

  • rata fissa e trattenuta automatica;
  • nessun obbligo di motivare la richiesta (prestito non finalizzato);
  • accessibilità anche in presenza di segnalazioni in centrale rischi;
  • possibilità di rinnovo o estinzione anticipata.

Gli svantaggi invece sono rappresentati invece:

  • dall’obbligo assicurativo che incide sul costo complessivo;
  • l’indisponibilità per contratti a termine o pensioni minime;
  • il limite della rata (1/5) che riduce l’importo ottenibile.

Costi della cessione del quinto

Il TAN (Tasso Annuo Nominale) e il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) variano in base ai seguenti dati:

  • età del richiedente;
  • durata del prestito;
  • ente erogatore e tipo di assicurazione.

Tra i costi obbligatori da sostenere troviamo:

  • interessi;
  • premi assicurativi;
  • spese di istruttoria;
  • commissioni bancarie o di intermediazione.

I nuovi tassi INPS da aprile 2025

Con il messaggio INPS n. 1166 del 4 aprile 2025, sono stati aggiornati i tassi soglia TAEG da utilizzare per i prestiti che si possono estinguere con la cessione di 1/5 della pensione, quando concessi da banche o intermediari in regime di convenzione ai pensionati:

Fascia di età alla scadenza Fino a €15.000 Oltre €15.000
Fino a 59 anni 9,69% 7,58%
Da 60 a 64 anni 10,49% 8,38%
Da 65 a 69 anni 11,29% 9,18%
Da 70 a 74 anni 11,99% 9,88%

 

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totalizzazione dei contributi

La totalizzazione dei contributi Totalizzazione dei contributi: cos’è, come funziona e quando conviene

Cos’è la totalizzazione dei contributi

La totalizzazione dei contributi è un istituto previdenziale che consente ai lavoratori di sommare gratuitamente i contributi versati in diverse gestioni previdenziali al fine di ottenere un’unica pensione. È particolarmente utile per chi ha avuto carriere lavorative discontinue o ha versato contributi in più enti previdenziali, senza aver maturato autonomamente il diritto alla pensione in ciascuna gestione.

Normativa

La totalizzazione è un meccanismo che permette di cumulare gratuitamente i contributi versati in più casse previdenziali pubbliche o private per ottenere una pensione unitaria. È regolata dal decreto legislativo n. 42/2006, successivamente modificato dalla legge n. 247/2007, dal decreto legge n. 78/2010; il decreto legge n. 201/2011; dal decreto del Presidente della Repubblica n. 157/2013.

Caratteristiche della totalizzazione dei contributi

L’istituto della totalizzazione presenta le seguenti caratteristiche distintive:

  • gratuità: a differenza della ricongiunzione, non prevede costi per il lavoratore;
  • obbligo di calcolo contributivo: la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo, anche per i periodi antecedenti il 1996 (se presenti),
  • versamento di contributi in almeno due gestioni previdenziali;
  • minimo di 20 anni complessivi per ottenere la pensione di vecchiaia.

Quando conviene la totalizzazione dei contributi

La totalizzazione è conveniente nei seguenti casi:

  • carriere discontinue: utile per chi ha cambiato più lavori e ha versato contributi in enti diversi senza raggiungere il minimo richiesto in ogni gestione;
  • assenza di un diritto autonomo alla pensione: se un lavoratore non ha maturato la pensione in una singola gestione, può cumulare i contributi per ottenerne una unica;
  • evitare i costi della ricongiunzione: la totalizzazione è gratuita, mentre la ricongiunzione è spesso onerosa;
  • avere diritto a una pensione di anzianità: con la totalizzazione si può accedere alla pensione di anzianità con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.

Tuttavia, la totalizzazione potrebbe non essere conveniente per chi ha maturato contributi prima del 1996 con il sistema retributivo (se non ha maturato un diritto autonomo alla pensione in nessuna delle gestioni interessate) poiché il calcolo contributivo può ridurre l’importo della pensione rispetto a quello ottenibile con una ricongiunzione.

Differenza tra totalizzazione e ricongiunzione

Molti lavoratori si chiedono se sia meglio ricorrere alla totalizzazione o alla ricongiunzione.

Vediamo le principali differenze:

Caratteristica Totalizzazione Ricongiunzione
Costo Gratuita A pagamento (spesso elevato)
Calcolo pensione Contributivo Mantiene il sistema originario (retributivo o contributivo)
Anzianità minima Nessuna Nessun minimo richiesto
Pensione autonoma Unica pensione INPS La posizione viene accentrata in un solo ente
Età pensionabile 66 anni e 7 mesi (vecchiaia), 41 anni di contributi (anzianità) Dipende dall’ente previdenziale di destinazione

In generale, la ricongiunzione è conveniente per chi ha molti contributi retributivi e vuole mantenere un calcolo più favorevole, mentre la totalizzazione è indicata per chi cerca una soluzione gratuita per ottenere una pensione.

Quale pensione si ottiene con la totalizzazione

Chi utilizza la totalizzazione può accedere a diversi tipi di pensione, in base ai contributi maturati:

Pensione di vecchiaia

Richiede 66 anni 

Almeno 20 anni di contributi totali

Almeno 2 gestioni previdenziale coinvolte

Pensione di anzianità

Possibile con 41 anni di contributi a prescindere dall’età

Utile per chi ha avuto carriere lunghe ma frammentate in diverse gestioni

Pensione di inabilità

Spetta a chi ha invalidità totale e permanente

Requisiti contributivi differenti a seconda delle gestioni coinvolte

Pensione ai superstiti

Se il lavoratore deceduto aveva diritto alla totalizzazione, il coniuge o i familiari possono richiedere la pensione di reversibilità

Procedura per la totalizzazione dei contributi

La procedura per totalizzare i contributi è gestita dall’INPS ed è relativamente semplice e si snoda attraverso i seguenti step:

1. presentazione della domanda:il lavoratore deve inviare una richiesta all’INPS per l’applicazione della totalizzazione;

2. verifica dei contributi: l’INPS raccoglie i dati dai diversi enti previdenziali e verifica se il lavoratore ha i requisiti per la totalizzazione;

3. calcolo della pensione: ogni gestione calcola la quota di pensione spettante secondo il sistema contributivo. L’INPS somma le quote per determinare l’importo finale della pensione.

4. erogazione della pensione: la pensione viene erogata direttamente dall’INPS, anche se i contributi erano stati versati ad altri enti.

Considerazioni finali

La totalizzazione dei contributi è una soluzione utile per chi ha lavorato in più settori e ha versato contributi in enti previdenziali differenti. Permette di ottenere una pensione unitaria senza costi aggiuntivi, ma è importante considerare che la pensione verrà calcolata con il sistema contributivo, che potrebbe essere meno vantaggioso per chi ha periodi di lavoro antecedenti al 1996. Prima di scegliere la totalizzazione, è consigliabile valutare attentamente la propria posizione contributiva ed eventualmente confrontarla con la ricongiunzione per capire quale opzione garantisce la pensione più favorevole.

cessione del quinto

Cessione del quinto: tassi dal 1° aprile 2025 L'INPS comunica che il MEF ha stabilito i tassi effettivi globali medi per i prestiti da estinguere tramite cessione del quinto in vigore da aprile 2025

Cessione del quinto, nuovi tassi

L’INPS, con il messaggio 4 aprile 2025, n. 1166, informa che il Ministero dell’Economia e delle finanze ha stabilito i Tassi Effettivi Globali Medi (TEGM) per i prestiti da estinguere tramite cessione del quinto dello stipendio e della pensione, in vigore dal 1° aprile 2025 al 30 giugno 2025.

Tassi da aprile 2025

Per i prestiti fino a 15mila euro, il tasso medio è fissato al 13,32%, con un tasso soglia usura di 20,65%. Per gli importi superiori a 15mila euro, il tasso medio scende a 9,23%, con un tasso soglia usura di 15,54%.

Tassi soglia TAEG

Inoltre, i tassi soglia TAEG per i prestiti concessi ai pensionati variano in base all’età del richiedente e all’importo del prestito: è possibile consultare le informazioni nel dettaglio all’interno del messaggio INPS.

 

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rendita vitalizia Inps

Rendita vitalizia INPS Cos’è la rendita vitalizia INPS, quando spetta e quali sono le novità introdotte dal Collegato Lavoro

Cos’è la rendita vitalizia INPS?

La rendita vitalizia INPS, disciplinata dall’art. 13 della Legge n. 1338/1962, è un meccanismo che consente ai lavoratori di ottenere il riconoscimento della contribuzione previdenziale non versata dal datore di lavoro e ormai prescritta. In altre parole, permette di trasformare periodi di lavoro non coperti da contributi in periodi utili ai fini pensionistici, mediante il pagamento di un onere a carico del lavoratore o di un terzo.

A chi spetta e quando si può richiedere

La rendita vitalizia INPS può essere richiesta dai lavoratori dipendenti (anche se negli anni sono state ampliate le categorie di lavoratori) che:

  • abbiano prestato attività lavorativa subordinata per la quale il datore di lavoro non ha versato i contributi dovuti;
  • non possano più recuperare i contributi per intervenuta prescrizione (attualmente fissata in 5 anni);
  • dimostrino l’esistenza del rapporto di lavoro mediante documentazione probante (buste paga, contratti, testimonianze, etc.).

L’INPS consente il riscatto di tali periodi attraverso il versamento di un importo determinato sulla base della retribuzione percepita nel periodo scoperto da contribuzione. La disciplina del calcolo e quindi del costo del riscatto della rendita Italia INPS resta quella del decreto legislativo n. 187/1977.

Prescrizione e termini di richiesta

La prescrizione dei contributi previdenziali si verifica, come anticipato, in un periodo di 5 anni, come stabilito dall’art. 3, comma 9, lett. b) della Legge n. 335/1995.

Rendita vitalizia INPS: novità Collegato Lavoro

La recente Legge 13 dicembre 2024, n. 203 (c.d. Collegato Lavoro) ha introdotto importanti modifiche alla disciplina della rendita vitalizia INPS, in vigore dal 12 gennaio 2025. La circolare INPS n. 48/2025 ha illustrato le principali novità.

  • Semplificazione della procedura di richiesta: è possibile presentare la domanda online tramite il portale INPS, con un iter amministrativo più snello e veloce.
  • Possibilità per il lavoratore (e superstiti)  di richiedere la costituzione della rendita vitalizia INPS anche in proprio e a proprio carico e non in via sostitutiva del datore, quando il diritto di questo soggetto è prescritto, ossia quando la stessa non può essere richiesta dal datore di lavoro o dal lavoratore in sua sostituzione.
  • Il termine di prescrizione, in base alla regola generale, decorre dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere ovvero dalla data di prescrizione dei contributi non versati.

 

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assegno sociale

Assegno sociale sospeso per chi non comunica i redditi L'avvertimento dell'INPS ai percettori dell'assegno sociale e le informazioni su come comunicare i redditi 2020

Assegno sociale: obbligo comunicazione redditi

Con il messaggio 4 aprile 2025, n. 1173, l’INPS fornisce le indicazioni e le modalità ai percettori dell’assegno sociale per la comunicazione dei redditi.

Comunicazione redditi obbligatoria

L’assegno sociale, ricorda l’istituto, “è una prestazione collegata al reddito e viene corrisposto nel caso in cui il soggetto beneficiario dimostri di non avere un reddito superiore al limite annualmente stabilito dalla legge”. In particolare, per la concessione dell’assegno la legge non solo stabilisce un limite reddituale, “ma impone anche ai soggetti beneficiari di comunicare all’INPS la propria situazione reddituale qualora non siano tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi all’Amministrazione finanziaria o non la comunichino integralmente (cfr. art. 35, comma 10-bis, dl n. 207/2008, convertito, con modificazioni, dalla l- n. 14/2009).

Sospensione e revoca assegno

A seguito delle verifiche effettuate, l’INPS ha individuato i soggetti titolari dell’assegno sociale che non hanno adempiuto a tale obbligo per l’anno 2020. Nei confronti di tali soggetti è stata avviata una campagna di comunicazione tramite raccomandata A/R, con cui si informa l’interessato che, in caso di ulteriore inadempimento all’obbligo di comunicazione reddituale, verrà avviato un procedimento di sospensione e successiva revoca della prestazione.

Come comunicare i redditi all’INPS

La comunicazione all’INPS, pertanto, può essere effettuata attraverso:

  • la procedura telematica disponibile sul sito istituzionale, autenticandosi con la propria identità digitale (SPID almeno di livello 2, CNS o CIE 3.0);
  • i servizi offerti dagli istituti di patronato o da altri soggetti abilitati all’intermediazione con l’INPS.

 

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finestre mobili

Finestre mobili Le finestre mobili per la pensione: cosa sono, come funzionano, quali sono le finestre attuali e giurisprudenza

Cosa sono le finestre mobili?

Le “finestre mobili” sono un meccanismo previsto dal sistema pensionistico italiano. Si tratta, in sostanza, di un periodo di attesa che interviene tra il raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi per la pensione e il momento effettivo in cui il pensionato può iniziare a percepire il trattamento pensionistico.

Il termine “finestra” si riferisce alla finestra temporale di accesso alla pensione, che varia a seconda della tipologia di pensione e del sistema in vigore. Le finestre mobili si “muovono” nel tempo in base alla normativa vigente, modificando così i tempi e le modalità di accesso alla pensione.

Come funzionano le finestre mobili?

In virtù del decreto legge n. 78/2010 le pensioni di anzianità e di vecchiaia che venivano liquidate ai lavoratori dipendenti decorrevano una volta che erano trascorsi 12 mesi dalla maturazione dei requisiti, mentre per i lavoratori autonomi era necessario il decorso di 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Si trattava quindi di un sistema “personalizzato”. L’apertura della finestra infatti dipendeva dalla data in cui il lavoratore raggiungeva i requisiti necessari per andare in pensione.

Con la riforma delle pensioni avvenuta per opera della legge Fornero del 2012 il sistema personalizzato è venuto meno. Ulteriori modifiche poi sono state introdotte dal decreto legge n. 4/2019, che ha introdotto una finestra mobile di 3 mesi per quei lavoratori che maturavano i requisiti per la pensione anticipata a partire dal 1° gennaio 2019.

Lo stesso decreto ha poi introdotto una finestra mobile di tre mesi, sei per i dipendenti pubblici, per chi maturava i requisiti per la pensione anticipata con quota 100, con quota 102 e con quota 103 dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2023.

A seconda della tipologia di pensione anticipata, il lavoratore deve quindi attendere un periodo di tempo variabile, che può andare dai tre ai sei mesi, per cominciare a percepire il trattamento pensionistico.   

L’introduzione delle finestre mobili ha avuto l’effetto di rendere il sistema pensionistico più sostenibile nel lungo periodo, diluendo il numero di pensionamenti anticipati e dando il tempo alle casse previdenziali di adattarsi. Tuttavia, questo ha comportato anche un allungamento dei tempi di attesa per gli utenti che intendono ritirarsi dal lavoro prima del pensionamento ufficiale.

Le attuali finestre mobili per la pensione

Oggi le finestre mobili continuano a essere un elemento centrale del sistema previdenziale italiano. Le regole attuali si differenziano a seconda del tipo di pensione a cui si accede. Ecco alcune delle principali finestre mobili per la pensione anticipata, come stabilito dalla normativa in vigore legge n. 213/2023:

– per chi matura i requisiti quota 103 dal 1° gennaio 2024 la finestra mobile è di sette mesi (che sale a 9 mesi per il pubblico impiego);

– dal 1° gennaio 2024 è prevista una finestra mobile di tre mesi per chi raggiunge i requisiti per la pensione anticipata contributiva  (64 anni e 20 anni di contributi effettiva);

– per gli assicurati ex casse di previdenza amministrate dal tesoro (CPDEL, CPI, CPS e CPUG) la finestra mobile per l’accesso alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni di contributi i precoci) è progressivamente innalzata:

  • 4 mesi per chi matura i requisiti nel corso del 2025;
  • 5 mesi per chi matura i requisiti nel corso del 2026;
  • 7 mesi per chi matura i requisiti nel corso del 2027;
  • 9 mesi per chi matura i requisiti a partire dal 2028 in poi.

Giurisprudenza rilevante  

La giurisprudenza italiana ha avuto un ruolo importante nell’interpretare e chiarire le regole relative alle finestre mobili.Essa nel tempo ha risolto soprattutto i contenziosi legati ai tempi di attesa per il pensionamento. Numerosi ricorsi sono stati presentati riguardo alla corretta applicazione di questi meccanismi. Sono diverse le sentenze significative che hanno influenzato il sistema pensionistico.

Di recente però occorre segnalare, in particolare la Cassazione n. 32453/2024, la quale ha avuto il pregio di precisare che il regime delle “finestre” previsto dal D.L. n. 78 del 2010, art. 12, si applica anche ai lavoratori invalidi in misura non inferiore all’80%. Questa interpretazione deriva dal chiaro tenore testuale della norma, che individua in modo ampio l’ambito soggettivo di riferimento per lo slittamento di un anno dell’accesso alla pensione di vecchiaia. Tale ambito comprende non solo coloro che maturano il diritto a sessantacinque anni per gli uomini e a sessanta anni per le donne a partire dal 2011, ma anche tutti i soggetti che, in altri casi, maturano il diritto al pensionamento di vecchiaia alle età previste dai rispettivi ordinamenti.

 

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Estate INPSieme Senior 2025: il bando per i pensionati Pubblicato dall'INPS il bando Estate INPSieme Senior 2025 che prevede contributi per soggiorni in Italia o all'estero per i pensionati

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L’INPS ha pubblicato il bando Estate INPSieme Senior 2025, finalizzato ad offrire ai pensionati, loro coniugi/uniti civilmente e figli con disabilità conviventi, la possibilità di fruire di soggiorni estivi (da giugno a novembre) sia in Italia che all’estero, con un contributo economico a copertura totale o parziale dei costi.

L’iniziativa permette di soggiornare in località marine, montane, termali o culturali, crociere comprese, con pacchetti organizzati e forniti esclusivamente da tour operator e agenzie di viaggio.

Chi può partecipare a Estate INPSieme Senior 2025

Il bando è destinato a:

  • Pensionati iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali
  • Pensionati della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP)
  • Pensionati della Gestione Fondo Postelegrafonici

Come anticipato, possono beneficiare del contributo anche i coniugi e i figli conviventi con disabilità.

Importo del contributo e durata del soggiorno

L’INPS assegna un contributo economico massimo per coprire, totalmente o in parte, il costo del soggiorno, che può essere:

  • Otto giorni e sette notti, con un contributo di 800 euro

  • Quindici giorni e quattordici notti, con un contributo di 1.400 euro

Come presentare la domanda

La domanda di partecipazione deve essere presentata dal soggetto richiedente la prestazione, esclusivamente online, entrando nella propria area riservata del sito Inps, attraverso il servizio “Portale Prestazioni welfare” e cliccando su “Accedi all’area tematica”. Successivamente è necessario cliccare su “Gestione domanda” e in seguito, su “Presentazione domanda”, cliccare “utilizza il servizio”. Infine, cliccare su “Vai alla prestazione” in corrispondenza di “EstateINPSieme Senior”.

La domanda va inviata entro e non oltre le ore 12:00 del 16 aprile 2025.

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