ape social domanda

Ape social: la guida Cos’è l’Ape social, quali sono i requisiti per ottenerla, i limiti, le modalità e i termini da rispettare per fare domanda

Cos’è l’Ape social

L’Ape social consiste in una indennità che viene erogata dall’INPS e pagata dallo Stato, a cui possono accedere solo determinate categorie di lavoratori che si trovano in situazioni meritevoli di particolare tutela per accompagnarli alla pensione di vecchiaia.

La misura ha subito alcune restrizioni in virtù della legge di bilancio n. 213/2023 per il 2024 ed è stata confermata fino al 31.12.2025 dalla legge di bilancio 2025 fino al 2028.

Per il 2025 in corso e fino al 2028 il decreto legge n. 95/2025, convertito in legge nella giornata di mercoledì 6 agosto 2025, dopo l’approvazione definitiva da parte della Camera, ha previsto i seguenti incrementi autorizzati di spesa:

  • 2025: 55 milioni;
  • 2026: 60 milioni;
  • 2027: 85 milioni;
  • 2028: 50 milioni.

Questo incremento comporterà però la riduzione dei fondi destinati al pensionamento anticipato dei lavoratori precoci e a quelli per la povertà e l’inclusione.

Ape sociale: i destinatari della misura

Il primo requisito che la legge richiede per poter accedere alla misura è quello anagrafico. Per beneficiare dell’Ape social il richiedente deve aver compiuto 63 anni e 5 mesi.

I richiedenti devono appartenere inoltre alle seguenti categorie di lavoratori:

  • invalidi civili con una percentuale minima di invalidità del 74%;
  • lavoratori subordinati, che da almeno 7 anni, nel corso degli ultimi 10, o che negli ultimi 6 durante gli ultimi 7, svolgono attività definite “gravose”;
  • i caregiver che negli ultimi 6 mesi e al momento della richiesta si occupano dell’assistenza del coniuge o di un parente di primo grado che presenti un handicap “grave” o che si prendono cura di un parente di secondo grado che abbia i genitori o il coniuge di età superiore a 70 anni o che siano invalidi o deceduti;
  • soggetti disoccupati a seguito di licenziamento, dimissioni, risoluzione consensuale del contratto, scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato purché abbiano lavorato almeno 18 mesi negli ultimi 3 anni e non beneficino più dell’indennità di disoccupazione.

A questi requisiti si deve accompagnare quello contributivo che è di 36 anni per la categoria dei lavoratori impiegati in attività “gravose”, mentre per gli altri è di 30 anni. Il requisito contributivo per le madri lavoratrici viene ridotto almeno di 12 mesi per ogni figlio, fino a uno sconto massimo di 2 anni.

La misura spetta se l’attività lavorativa è cessata.

Compatibilità con redditi da lavoro

Anche nel 2025, l’Ape sociale può essere riconosciuta altresì a coloro che percepiscano redditi da lavoro autonomo purché svolto in modalità occasionale e purché l’importo non superi i 5000 euro annui.

La misura invece è del tutto incompatibile con la titolarità della pensione diretta.

Domanda Ape social 2025

Per ottenere l’APE Sociale nel 2025, è necessario presentare due domande all’INPS: una per la certificazione del diritto e una per la richiesta della prestazione. La domanda di certificazione può essere inoltrata in tre finestre temporali:

  • entro il 31 marzo, con risposta dall’INPS entro il 30 giugno;
  • entro il 15 luglio, con risposta entro il 15 ottobre.
  • dal 16 luglio al 30 novembre, periodo in cui le domande vengono elaborate solo se ci sono risorse residue per l’anno in corso.

Se i requisiti vengono maturati a marzo, la domanda di certificazione deve essere presentata entro fine mese. È possibile inoltrare contemporaneamente anche la domanda di prestazione, purché tutti i requisiti siano già soddisfatti, accelerando così l’avvio del beneficio.

Secondo la Circolare INPS 100/2017, l’indennità APE Sociale decorre dal mese successivo alla presentazione della domanda. Ad esempio, una richiesta inviata a marzo consentirà di ricevere la prestazione da aprile. Questa strategia può ottimizzare i tempi di approvazione e di erogazione del beneficio.

Erogazione Ape social

Una volta presentata la domanda la misura, che non può comunque superare l’importo massimo di 1.500,00 euro, viene erogata, in genere, a partire dal mese successivo.

E’ bene precisare altresì che l’Ape social non prevede il riconoscimento di tredicesima o rivalutazione dell’importo, la stessa inoltre fa reddito, per cui è sottoposta a imposizione fiscale, infine nel periodo in cui la stessa viene fruita non vengono accreditati contributi.

indennità accompagnamento inps

Indennità accompagnamento INPS e danno biologico Indennità accompagnamento INPS: non si può sottrarre dal risarcimento del danno biologico gli istituti hanno natura e scopi diversi

Indennità accompagnamento INPS

L’indennità di accompagnamento INPS ha una funzione assistenziale, coprendo le spese per l’assistenza continua. Il risarcimento del danno biologico, invece, ha una funzione risarcitoria, mirando a compensare le sofferenze psico-fisiche e la perdita di integrità del danneggiato, non i costi dell’assistenza. Le due prestazioni non sono sovrapponibili. Lo ha chiarito il Tribunale di Bologna nella sentenza n. 944/2025.

Risarcimento del danno per malasanità

Un paziente cita in giudizio un ente ospedaliero per presunta malasanità. L’azione legale viene intrapresa a seguito di un intervento chirurgico al ginocchio avvenuto nel 2013, durante il quale il paziente ha subito un’anestesia spinale. Secondo l’accusa, a causa della negligenza e dell’imperizia nella somministrazione dell’anestesia, il paziente ha sviluppato una grave neuropatia con conseguente paraparesi, disfunzione degli sfinteri e necessità di deambulazione con appoggio.

Nesso di causale: assente tra intervento e danno biologico

La consulenza tecnica d’ufficio (CTU) preventiva esclude inizialmente la responsabilità dell’ospedale, attribuendo la patologia a una preesistente e asintomatica “sindrome del midollo ancorato” che l’anestesia avrebbe solo “slatentizzato”.

Nuova CTU: danno biologico causato dall’intervento

Il giudice però dispone una nuova CTU con un collegio peritale composto da specialisti in medicina legale e anestesia. La nuova perizia ribalta le conclusioni precedenti. I consulenti accertano infatti che la causa più probabile dei sintomi sia un’aracnoidite adesiva, un’infiammazione delle meningi innescata da una lesione meccanica o chimica durante l’anestesia spinale. I periti nella perizia sottolineano che la sindrome del midollo ancorato può avere cause sia congenite che acquisite e, data la totale assenza di sintomi pregressi nel paziente, stabiliscono che l’anestesia sia stata la causa scatenante. La responsabilità dell’ospedale viene confermata anche dalla mancanza di una documentazione completa della procedura anestesiologica nella cartella clinica. Il giudice, accogliendo le conclusioni della seconda CTU, condanna l’ospedale al risarcimento dei danni subiti dal paziente.

Indennità accompagnamento INPS da sottrarre al risarcimento

Un punto cruciale del provvedimento riguarda la relazione tra l’indennità di accompagnamento erogata dall’INPS e il risarcimento del danno biologico richiesto. L’ospedale convenuto in giudizio invoca il principio della compensatio lucri cum damno, sostenendo che il risarcimento debba essere ridotto in considerazione delle indennità pubbliche già percepite dal paziente.

Indennità accompagnamento INPS: funzione assistenziale

Il Tribunale però respinge questa argomentazione, richiamando la giurisprudenza della Corte di Cassazione e in particolare la sentenza a Sezioni Unite n. 12567/2018, che enuncia il principio della diversa funzione delle due prestazioni.

  • L’indennità di accompagnamento INPS ha una funzione assistenziale. Viene concessa per compensare il pregiudizio di carattere patrimoniale derivante dalla necessità di assistenza continua, ovvero per le spese che il disabile deve sostenere per affrontare le conseguenze della sua condizione. Non è quindi un risarcimento per le lesioni in sé.
  • Il risarcimento del danno biologico, al contrario, ha una funzione risarcitoria. Mira a compensare le sofferenze psico-fisiche subite dal danneggiato e la perdita della sua integrità psicofisica, senza considerare gli aspetti economici legati all’assistenza.

Indennità accompagnamento INPS e risarcimento del danno

Le due somme pertanto non sono sovrapponibili. Le indennità e le pensioni pubbliche servono a coprire i bisogni assistenziali e a integrare il reddito del danneggiato, mentre il risarcimento per danno biologico ha l’obiettivo di reintegrare il patrimonio della persona lesa per le sofferenze e il danno alla salute. Non si può parlare di un “lucro” da sottrarre al risarcimento dovuto. Il tribunale stabilisce pertanto che l’indennità di accompagnamento non può essere detratta dal risarcimento del danno biologico, in quanto le due prestazioni hanno natura, finalità e scopi distinti.

Leggi anche: Indennità di accompagnamento

aliquote di rendimento

Aliquote di rendimento AAliquote di rendimento: cosa sono, normativa di riferimento, come funzionano, esempio di calcolo e a cosa servono

Cosa sono le aliquote di rendimento

Le aliquote di rendimento sono uno degli elementi chiave per il calcolo della pensione retributiva nel sistema previdenziale italiano. Anche se il metodo retributivo è ormai superato dalla riforma Dini del 1995, le aliquote restano ancora oggi rilevanti per chi ha maturato anzianità contributiva prima del 1996 o in alcune gestioni speciali.

Le aliquote di rendimento sono percentuali fisse utilizzate per calcolare la quota di pensione spettante con il metodo retributivo, cioè sulla base delle ultime retribuzioni percepite e non dei contributi effettivamente versati.

In pratica, a ogni anno di contributi versati fino al 1995 (o fino al 2011 per i “salvaguardati”) corrisponde una determinata aliquota, che va applicata alla retribuzione pensionabile per determinare l’importo della pensione annua lorda.

Le aliquote possono variare in base:

  • alla gestione previdenziale (Fondo lavoratori dipendenti, ex Inpdap, CPDEL, CPI, ecc.);
  • al tipo di rapporto di lavoro (dipendente pubblico, privato, dirigente);
  • alla data di iscrizione al sistema previdenziale;
  • al numero di anni di contribuzione complessivi.

Normativa di riferimento

Le aliquote di rendimento sono disciplinate da una serie di norme stratificate nel tempo. Tra le principali fonti normative si segnalano:

  • Legge n. 153/1969, che contiene la “Revisione degli ordinamenti pensionistici e norme in materia di sicurezza sociale”;
  • Legge n. 335/1995 (Riforma Dini), che ha avviato il passaggio al sistema contributivo;
  • D.lgs. n. 503/1992, che ha rimodulato l’aliquota annua e i periodi di riferimento;
  • Legge n. 214/2011 (Riforma Fornero), che ha previsto il passaggio definitivo al sistema contributivo dal 2012;
  • Regolamenti specifici per le gestioni ex INPDAP (CPDEL, CPI, CPS, CPUG).

Come funzionano le aliquote di rendimento

Il meccanismo è semplice: per ogni anno di anzianità contributiva maturata prima del 1996 (o entro il 2011 per chi ha diritto al sistema misto), si applica una percentuale di rendimento alla retribuzione pensionabile.

Formula di base:

Quota retributiva annua = Retribuzione pensionabile x Aliquota annua x Anni di contribuzione

Esempio:

  • Retribuzione pensionabile: € 30.000
  • Aliquota annua: 2%
  • Anni di contributi: 40

Pensione annua: 30.000 x 2% x 40 = € 24.000 (80% della retribuzione lorda)

Attenzione: esistono dei limiti massimi all’aliquota cumulata (in genere non oltre l’80% della retribuzione), salvo deroghe specifiche per alcune categorie di lavoratori del pubblico impiego.

Metodo retributivo, contributivo e misto 

Le aliquote di rendimento si applicano solo alle quote calcolate col sistema retributivo, ovvero:

  • Metodo retributivo puro: riservato a chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31/12/1995 (non più vigente per i nuovi pensionati);
  • Metodo misto: per chi aveva meno di 18 anni al 31/12/1995. La pensione è calcolata:
    • con il metodo retributivo fino al 31/12/1995;
    • con il metodo contributivo dal 1° gennaio 1996 in avanti.

Dal 2012, tutti i lavoratori sono soggetti al sistema contributivo per le anzianità maturate successivamente.

Rilevanza delle aliquote di rendimento

Le aliquote di rendimento sono utilizzate anche per:

  • calcolare i riscatti di laurea, servizio militare o periodi non coperti da contribuzione, per chi opta per il metodo retributivo;
  • effettuare simulazioni pensionistiche (es. con il servizio INPS “Pensami”);
  • determinare la convenienza tra sistema retributivo, contributivo o misto in caso di opzioni di calcolo.

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fascicolo previdenziale

Fascicolo previdenziale INPS: cos’è e come accedervi Scopri come funziona il Fascicolo previdenziale del cittadino INPS: a cosa serve, chi può accedere, quali servizi offre e come consultarlo online con SPID o altre credenziali

Fascicolo previdenziale del cittadino

Il Fascicolo previdenziale INPS del cittadino è uno degli strumenti digitali più importanti messi a disposizione dall’INPS per la gestione online della posizione contributiva, previdenziale e assistenziale. Accessibile con credenziali personali, consente a lavoratori e pensionati di consultare in autonomia documenti, certificazioni e comunicazioni ufficiali.

A cosa serve il Fascicolo previdenziale INPS

Il portale è concepito per offrire una visione completa e personalizzata della situazione previdenziale del cittadino. Attraverso l’accesso online, è possibile:

  • monitorare i contributi versati;

  • consultare e scaricare certificazioni sanitarie e reddituali;

  • accedere alla corrispondenza ricevuta dall’INPS;

  • seguire lo stato di domande e richieste;

  • verificare pagamenti, pensioni e prestazioni in corso.

Chi può utilizzare il servizio

Il Fascicolo previdenziale è rivolto a diverse categorie di utenti, in particolare:

  • pensionati;

  • lavoratori dipendenti, pubblici e privati;

  • lavoratori autonomi e iscritti alla Gestione Separata;

  • cittadini italiani e stranieri con posizione contributiva INPS;

  • soggetti coinvolti in procedimenti per l’invalidità civile.

Come accedere al Fascicolo previdenziale

Per entrare nel portale, è necessario autenticarsi con una delle seguenti credenziali:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale);

  • CIE (Carta d’Identità Elettronica);

  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Il servizio è disponibile 24 ore su 24, direttamente dal sito www.inps.it.

Funzionalità disponibili

Queste le funzionalità disponibili nel fascicolo previdenziale INPS:

Documentazione e anagrafica

  • Consultazione dell’estratto conto contributivo e della posizione assicurativa;

  • Accesso alle informazioni anagrafiche di riepilogo;

  • Visualizzazione di provvedimenti emessi dalla Gestione Dipendenti Pubblici.

Pensioni e prestazioni

  • Dettagli su pensioni attive, incluse deleghe, riscossione e cambio ufficio pagatore;

  • Informazioni su domande di pensione, accettate o respinte;

  • Monitoraggio di richieste presentate, pagamenti ricevuti e dichiarazioni reddituali;

  • Accesso ai dati relativi al Bonus 80 euro e alle campagne RED.

Invalidità civile

  • Visualizzazione del certificato medico introduttivo;

  • Stato dell’iter sanitario e delle domande presentate.

Comunicazioni e modelli fiscali

  • Consultazione della cassetta postale online per documentazione ufficiale INPS;

  • Accesso a modelli fiscali, come Certificazione Unica (CU), CUD storici e certificato OBIS/M.

Altri servizi disponibili

  • Gestione dei piani di cessione del quinto;

  • Servizio INPS Risponde per domande inviate agli sportelli informativi;

  • Dati su rapporti assicurativi e previdenziali, anche per genitori lavoratori.

contributi nocivi

Pensioni: inammissibili le questioni sui contributi nocivi dei dipendenti pubblici La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità sul mancato riconoscimento della neutralizzazione dei contributi “nocivi” nelle pensioni dei dipendenti pubblici

Inammissibili le qlc sui contributi nocivi nel lavoro pubblico

Contributi nocivi: con la sentenza n. 110/2025, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate in relazione all’art. 3, primo comma, della legge 30 dicembre 1965, n. 965 e all’art. 43, primo comma, del d.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092. Le disposizioni in esame regolano rispettivamente la liquidazione delle pensioni per i dipendenti civili dello Stato e per i dipendenti degli enti locali.

Le disposizioni oggetto di censura costituzionale

Le norme impugnate non prevedono, nel settore del pubblico impiego, la possibilità di applicare il meccanismo della neutralizzazione dei periodi contributivi. Tale istituto, in ambito previdenziale, consente di escludere dal calcolo pensionistico quei periodi che, pur oltrepassando il minimo contributivo richiesto, determinano un peggioramento della quota retributiva del trattamento pensionistico, per effetto di una retribuzione finale inferiore rispetto a quella percepita precedentemente.

La Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Regione Toscana, aveva sollevato questione di legittimità costituzionale denunciando il contrasto con gli articoli 1, comma 1, 3, comma 1, 35, comma 1, 36, 38, comma 2, e 98, comma 1, della Costituzione.

Il cumulo gratuito come causa di inammissibilità

La Corte costituzionale non ha esaminato nel merito le questioni proposte in quanto il trattamento pensionistico oggetto del giudizio era stato liquidato mediante il meccanismo del “cumulo gratuito”. Introdotto dall’art. 1, commi da 239 a 248, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, questo strumento consente di unificare contributi versati in diverse gestioni previdenziali, anche se ciascuna da sola non dà diritto autonomo a pensione.

Nel caso di specie, il giudice a quo non ha preso in considerazione – né tantomeno censurato – la normativa sul cumulo gratuito, in particolare la previsione che impone l’utilizzo integrale di tutti i periodi assicurativi accreditati presso le diverse gestioni. Tale disposizione costituisce, secondo la Consulta, un autonomo ostacolo normativo alla possibilità di applicare il principio di neutralizzazione.

La motivazione dell’inammissibilità

L’omessa valutazione della disciplina vigente in materia di cumulo gratuito ha comportato, secondo la Corte, una ricostruzione incompleta del quadro normativo rilevante ai fini del giudizio. Tale incompletezza, come chiarito da costante giurisprudenza costituzionale, è causa di inammissibilità delle questioni di legittimità sollevate.

contributi volontari

Contributi volontari Contributi volontari: cosa sono, chi e quando vi può accedere, versamento, requisiti contributivi e differenze con i contributi figurativi

Cosa sono i contributi volontari?

I contributi volontari rappresentano un’opportunità per i lavoratori che hanno interrotto o cessato l’attività lavorativa. La finalità di questi contributi è di permettere di integrare i requisiti contributivi necessari per accedere alla pensione o, per chi è già in possesso dei requisiti, aumentare l’importo della futura rendita pensionistica.

Questi contributi possono essere versati per tutte le più importanti tipologie di pensione:

  • dirette (vecchiaia, anzianità, assegno di invalidità e inabilità);
  • indirette (reversibilità o superstiti).

Contributi volontari: chi e in quali casi vi può accedere

I contributi volontari riguardano i lavoratori che non svolgono più un’attività lavorativa, sia dipendente che autonoma, o che l’hanno interrotta. Anche gli iscritti alla Gestione Separata possono beneficiarne.

Essi servono a coprire periodi in cui il lavoratore:

  • non svolge alcuna attività lavorativa;
  • si trova in aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio;
  • ha un contratto part-time e vuole integrare la contribuzione.

Chi può versare i contributi volontari

Possono fare istanza per ottenere l’autorizzazione al versamento di questi contributi diversi soggetti. Essi però non devono essere già iscritti all’INPS o ad altre forme di previdenza obbligatoria per l’attività corrente.

Tra questi vi rientrano:

  • i lavoratori dipendenti e autonomi;
  • lavoratori parasubordinati;
  • liberi professionisti (se non iscritti alla propria Cassa o ad altra previdenza obbligatoria);
  • lavoratori dei fondi speciali di previdenza (telefonici, elettrici, personale di volo, ecc.);
  • titolari di assegno di invalidità o pensione indiretta (reversibilità o superstiti).

L’autorizzazione di solito viene concessa quando il rapporto di lavoro che ha generato l’obbligo assicurativo è cessato o interrotto. Una volta ottenuta, l’autorizzazione non decade mai. I versamenti quindi possono riprendere anche senza presentare una domanda nuova.   

Autorizzazione versamento contributi volontari: casi particolari

È importante notare che l’autorizzazione può essere concessa anche se il rapporto di lavoro non è del tutto cessato, in casi specifici come:

  • sospensioni dal lavoro assimilabili a interruzione o cessazione (es. aspettativa per motivi familiari).
  • sospensioni o interruzioni previste per legge o contratto (congedi per formazione, per gravi motivi familiari, aspettative non retribuite, ecc.), in alternativa al riscatto;
  • contratto di lavoro part-time per integrare i periodi a orario ridotto;
  • integrazione dei versamenti per attività agricola con meno di 270 giornate di contribuzione annue.

Inoltre, possono versare questi contributi anche alcune categorie di lavoratori e pensionati iscritti a forme di previdenza diverse dall’INPS, se autorizzati prima di determinate date.

Requisiti per l’autorizzazione al versamento

Per ottenere l’autorizzazione, il lavoratore deve dimostrare di possedere uno dei seguenti requisiti contributivi:

  • almeno cinque anni di contributi (260 contributi settimanali o 60 contributi mensili) in qualsiasi periodo;
  • almeno tre anni di contribuzione negli ultimi cinque anni precedenti la domanda.

Questi requisiti devono essere maturati con contribuzione effettiva (obbligatoria) o confluita tramite trasferimento, ricongiunzione, riscatto e alcuni tipi di contribuzione figurativa.

La decorrenza dell’autorizzazione e l’importo della contribuzione variano in base alla categoria di appartenenza del lavoratore.

Versamento e benefici fiscali

I contributi volontari possono essere versati comodamente tramite il servizio “Versamenti volontari” sul Portale dei pagamenti INPS, scegliendo tra:

  • pagamento online PagoPA;
  • avviso di pagamento PagoPA.

Uno dei vantaggi più significativi dei contributi volontari è la loro deducibilità fiscale. Essi possono essere indicati come “oneri deducibili” nella dichiarazione dei redditi.

Come fare domanda

La domanda per l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari deve essere presentata in modalità telematica tramite il servizio dedicato.

In alternativa, è possibile rivolgersi :

  • al Contact center INPS (numero 803 164 da rete fissa o 06 164 164 da rete mobile).
  • agli enti di patronato e agli intermediari abilitati dall’INPS.

Contributi volontari e figurativi: differenze

In sintesi le principali differenze tra contributi volontari e contributi figurativi.

I contributi volontari

  • vengono riconosciuti al lavoratore su domanda;
  • sono a carico del lavoratore;
  • servono per agevolare l’accesso alla pensione o aumentarne l’importo.

I contributi figurativi

  • vengono accreditati d’ufficio o su domanda del dipendente in relazione a periodi in cui non può lavorare (Es: maternità, cassa integrazione);
  • non comportano esborsi per il lavoratore e per il datore;
  • evitano che il lavoratore perda la continuità contributiva e quindi sono utili per il conseguimento e la misura della pensione.

Leggi anche: Contributi figurativi

pensione anticipata

Guida in 8 passi alla pensione anticipata Pensione anticipata: modi per andare in pensione prima della maturazione dei requisii per la pensione di vecchiaia e come fare in 8 passi

Cos’è la pensione anticipata?

La pensione anticipata consente ai lavoratori di andare in pensione prima di aver maturato i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia. Quest’ultima può essere conseguita infatti solo da coloro che, fino al 2026, abbiano compiuto 67 anni di età e abbiano versato almeno 20 anni di contributi.

Pensionamento anticipato: tipologie

Nel corso degli anni la legislazione in materia pensionistica ha subito diverse modifiche. Le novità più importanti sono rappresentate senza dubbio dall’introduzione di diverse modalità di pensionamento anticipato. Facciamo una breve carrellata delle varie tipologie di pensione anticipata prima di passare alla descrizione degli 8 passi necessari per andare in pensione in anticipo.

Pensione anticipata ordinaria

Possono accedervi i lavoratori che hanno 42 anni e 10 mesi di contributi versati e le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi versati. Non è richiesto alcun requisito anagrafico, per cui vi si può accedere a qualsiasi età. Prevista la finestra di tre mesi dalla maturazione dei requisiti e il momento in cui si percepisce la pensione.

Pensionamento anticipato lavoratori in regime contributivo

Possono accedervi sono i lavoratori che rientrano nel regime contributivo, ossia coloro che hanno versato i contributi esclusivamente dopo il 1995. I requisiti necessari per accedervi sono: compimento di 64 anni di età e 20 anni di contributi effettivi versati.

Ape sociale

Vi possono accedere i lavoratori fragili come i disoccupati, i lavoratori con una invalidità minima del 74, i caregiver e gli addetti a mansioni gravose. I requisiti richiesti sono: 63 anni e 5 mesi di età e, in base alla categoria, il versamento di contributi per almeno 30, 32 o 36 anni.

Pensionamento anticipato lavoratori precoci

Vi accedono i soggetti di ogni età che abbiano almeno 41 anni di contributi versati e un anno di contributi versati prima del compimento dei 19 anni. Questi lavoratori inoltre devono:

  • essere disoccupati;
  • avere una invalidità minima del 74%;
  • essere impegnati nell’assistere il coniuge o un parente convivente disabile da almeno sei mesi;
  • aver svolto attività usuranti o gravose per almeno 7 anni nel corso degli ultimi 10 o per 6 anni negli ultimi 7.

Quota 103

Vi possono accedere i lavoratori con 62 anni di età che abbiano versato 41 anni di contributi che abbiano maturato questi requisiti entro il 31 dicembre 2025.

Pensione anticipata in 8 passi

Per poter andare in pensione anticipata è necessario seguire i seguenti 8 passaggi.

  1. Prima di tutto occorre verificare se si possiedono i requisiti anagrafici, contributivi e personali richiesti dal tipo di pensione anticipata a cui si ritiene di avere accesso.
  2. Per verificare il rispetto del requisito contributivo è necessario controllare l’estratto conto contributivo utilizzando l’apposito strumento online presente sul sito dell’INPS.
  3. Utilizzare poi il simulatore presente nel portale INPS per verificare la data in cui si matureranno i requisiti per la pensione anticipata per la quale ha intenzione di fare domanda.
  4. Controllare se sussistono alternative per aumentare l’anzianità contributiva nel caso in cui si dovesse rientrare in una categoria che prevede particolari benefici contributivi.
  5. Verificare se è possibile accedere alla forma di pensione anticipata in cui si crede di avere diritto.
  6. Se dal controllo si ritene di essere in possesso dei requisiti richiesti per il tipo di pensione anticipata a cui si vuole accedere è necessario chiedere l’estratto conto certificativo accedendo al servizio apposito tramite credenziali (CIE, SPID, CNS).
  7. A questo punto si può procedere all’invio online della domanda per la pensione anticipata selezionando quella di interesse.
  8. Controllare infine lo stato di lavorazione della domanda dal servizio “Le mie domande” presenti nell’area riservata del richiedente “MyINPS”.

Leggi anche gli altri articoli che parlano di pensione 

bonus anziani

Bonus anziani 2025: a chi spetta la prestazione universale Cos'è e come funziona il Bonus anziani, la nuova prestazione universale 2025, pari a 850 euro al mese che vanno ad aggiungersi all'indennità di accompagnamento

Bonus anziani 2025 INPS

E’ partito il 2 gennaio 2025 il Bonus anziani, la nuova Prestazione Universale che l’INPS ha iniziato a erogare, in via sperimentale. Questo beneficio è destinato agli ultraottantenni non autosufficienti con un bisogno assistenziale classificato come “gravissimo”, come stabilito dall’articolo 34 del decreto legislativo 29/2024 recante “Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione della delega di cui agli articoli 3, 4 e 5 della legge 23 marzo 2023, n. 33”.

Periodo di sperimentazione

Il progetto pilota, ha reso noto l’INPS specificando tutti i dettagli del nuovo bonus anziani nel messaggio n. 4490 del 30 dicembre 2024, avrà durata biennale, con decorrenza dal 1° gennaio 2025 e conclusione al 31 dicembre 2026.

Bonus anziani e indennità di accompagnamento

La Prestazione Universale assorbirà l’indennità di accompagnamento (prevista dalla legge n. 18/1980) e alcune prestazioni fornite dagli ATS (Agenzie di Tutela della Salute), limitatamente agli ambiti di loro competenza, come previsto dall’articolo 1, comma 164, della legge 234/2021.

Modalità di presentazione della domanda

Dal 2 gennaio 2025, è possibile presentare la domanda online tramite la pagina dedicata sul sito INPS, intitolata “Decreto Anziani – Prestazione Universale”.

L’accesso potrà avvenire mediante:

  • Identità digitale personale (SPID, CIE o CNS);
  • Assistenza dei patronati.

Con il messaggio 8 luglio 2025, n. 2193 l’INPS ha comunicato che, all’interno del servizio di presentazione delle domande per la Prestazione Universale, sono stati effettuati i seguenti aggiornamenti:

  • una nuova versione semplificata del questionario “Bisogno assistenziale gravissimo”;
  • una nuova funzionalità per allegare la documentazione a supporto della domanda ai fini della rendicontazione della spesa.

A chi spetta il Bonus anziani 2025

Per ottenere il beneficio, è necessario soddisfare i seguenti criteri:

  1. Età: avere almeno 80 anni compiuti;
  2. Bisogno assistenziale: condizione di gravissima non autosufficienza, accertata dalla Commissione medico-legale dell’INPS sulla base delle indicazioni della Commissione tecnico-scientifica (nominata con DM n. 155/2024 e approvate con decreto ministeriale del 19 dicembre 2024);
  3. Situazione economica: ISEE per prestazioni sociosanitarie agevolate ordinario non superiore a 6.000 euro;
  4. Indennità di accompagnamento: essere titolari dell’indennità prevista dalla legge n. 18/1980 (l’eventuale sospensione di tale indennità comporta l’impossibilità di ottenere la Prestazione Universale).

Isee sociosanitario nucleo ristretto

Con il messaggio 10 giugno 2025, n. 1842, l’INPS ha chiarito che, per il riconoscimento della Prestazione Universale, è valido anche l’ISEE sociosanitario recante un nucleo ristretto e non solo quello recante un nucleo ordinario, come precedentemente dichiarato. Restano fermi il valore dell’attestazione ISEE, che non deve essere superiore a 6.000 euro, e gli ulteriori requisiti previsti per il riconoscimento della prestazione. L’Istituto procederà d’ufficio al riesame delle domande presentate.

Importo del Bonus anziani 2025

Il beneficio verrà erogato mensilmente e comprende:

  • Quota fissa monetaria: pari all’importo dell’indennità di accompagnamento di cui alla legge n. 18/1980 (attualmente fissato a 531,76 euro);
  • Quota integrativa: un assegno di assistenza di 850 euro mensili, destinato a:
    • Coprire i costi per l’assunzione regolare di lavoratori domestici con mansioni di assistenza;
    • Finanziarie servizi di assistenza erogati da imprese specializzate, in linea con la programmazione regionale e locale.

Monitoraggio e adeguamenti futuri

L’INPS si occuperà di monitorare le spese legate alla Prestazione Universale. Qualora si riscontrassero scostamenti tra il numero di richieste e le risorse finanziarie disponibili, potrebbe essere necessario rivedere l’importo mensile della quota integrativa.

 

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benefici previdenziali

Benefici previdenziali lavoratori invalidi: guida breve Benefici previdenziali lavoratori invalidi: una breve guida sulle agevolazioni previste dal nostro ordinamento

Benefici previdenziali per i lavoratori invalidi

Il nostro ordinamento prevede diversi benefici previdenziali per i lavoratori invalidi. Queste hanno il pregio di agevolare l’ accesso alla pensione e, in alcuni casi, di fornire maggiorazioni contributive. L’obiettivo finale è di supportare i lavoratori più vulnerabili.

Pensione di vecchiaia anticipata

I lavoratori dipendenti di datori privati con un’invalidità superiore all’80% possono chiedere di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata.

I requisiti necessari per avere diritto questa agevolazione sono:

  • età anagrafica di 61 anni (uomini) e di 56 anni (donne);
  • almeno 20 anni di contributi.

Raggiunti i requisiti, occorre attendere 12 mesi. Questa misura è riservata ai dipendenti privati con contributi al 31 dicembre 1995. L’invalidità viene valutata secondo la Legge n. 222/1984.

Benefici previdenziali lavoratori invalidi: APE sociale

L’APE Sociale è una misura prevista per quei lavoratori che si trovano in condizioni di fragilità. Questa agevolazione si può chiedere a 63 anni e 5 mesi di età, se in possesso di 30 anni di contributi, in presenza di un’invalidità pari o superiore al 74%. Le donne beneficiano anche di una riduzione di 1 anno per ogni figlio (fino a massimo di 2 anni) sul requisito contributivo.

Pensione anticipata lavoratori precoci

I lavoratori precoci (almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni) possono andare in pensione con soli 41 anni di contributi se hanno un’invalidità pari o superiore al 74%.

Benefici previdenziali lavoratori invalidi: opzione donna

Tra i benefici previdenziali per i lavoratori invalidi opzione donna consente alle lavoratrici con una invalidità pari o superiore al 74% di accedere alla pensione anticipata. La misura può essere richiesta dalle donne in possesso di 35 anni di contributi e 61 anni di età, accettando un ricalcolo contributivo dell’assegno. L’età si riduce di 1 anno per figlio (max 2 anni).

Pensione di inabilità

La pensione di inabilità è prevista in favore dei lavoratori del settore privato che abbiano perso totalmente e permanentemente la capacità lavorativa. Questa agevolazione richiede il raggiungimento del requisito contributivo minimo di 5 anni (di cui 3 negli ultimi 5 anni). Questa misura è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa.

Nel settore pubblico, l’inabilità che comporta la corresponsione della pensione prevede la dispensa dal servizio.

L’inabilità si può configurare in due diverse modalità.

  • Inabilità assoluta a qualsiasi attività lavorativa (L. 335/95): richiede 5 anni di contributi (3 nel quinquennio precedente) e l’impossibilità totale e permanente di svolgere qualsiasi lavoro.
  • Inabilità assoluta alla mansione o a proficuo lavoro riguarda l’inidoneità assoluta e permanente alla propria mansione (dopo 15/20 anni di servizio a seconda dell’ente datore) o a svolgere un lavoro proficuo (dopo 15 anni di servizio).

Vuoi approfondire? Allora leggi Pensione di inabilità

Assegno ordinario di invalidità 

L’assegno ordinario di invalidità è previsto sempre per i lavoratori del settore privato con capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo. Come previsto per la pensione di inabilità è necessario essere in possesso di almeno 5 anni di contributi (di cui 3 negli ultimi 5 anni).

Maggiorazione contributiva di 2 mesi all’anno

I lavoratori dipendenti che presentano un’ invalidità superiore al 74% o che siano sordomuti hanno diritto a 2 mesi di contribuzione figurativa per ogni anno di lavoro effettivo presso amministrazioni pubbliche o aziende private, fino a un massimo di 5 anni aggiuntivi. Questo beneficio è utile per il diritto e la misura della pensione (nel sistema retributivo), ma non per il calcolo della quota contributiva. Si applica solo ai periodi di lavoro dipendente.

pensione anticipata flessibile

Pensione anticipata flessibile Pensione anticipata flessibile: cos’è, a chi spetta, requisiti, come funziona, quanto spetta, come fare domanda

Pensione anticipata flessibile: cos’è 

La pensione anticipata flessibile consiste in una misura economica che può essere richiesta dai lavori dipendenti e dai lavoratori autonomi che nel 2024 e nel 2025 raggiungono i seguenti requisiti anagrafici e contributivi:

  • 62 anni di età;
  • 41 anni di contributi.

Questa la ragione per cui la pensione anticipata flessibile è nota anche come “Quota 103”.

Principali riferimenti normativi

  • Legge di bilancio 2025
  • Legge di bilancio 2025
  • Circolare n. 53 del 5 marzo 2025 che contiene le indicazioni necessarie per il funzionamento di Quota 103 nel 2025

Chi può chiedere la pensione anticipata flessibile

Questo tipo di prestazione è riservata ai lavori dipendenti e agli autonomi iscritti alle seguenti gestioni pensionistiche:

  • fondo pensioni per i lavori dipendenti;
  • gestioni pensionistiche dei lavoratori autonomi, come quella per i commercianti, gli artigiani, i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri;
  • gestioni sostitutive ed esclusive INPS;
  • gestione separata INPS.

Come funziona la pensione anticipata flessibile

Il funzionamento della pensione anticipata flessibile per i lavoratori autonomi e i dipendenti del settore privato che maturano i requisiti anagrafici e contributivi richiesti (62 anni di età e 41 anni di contributi) prevede la decorrenza del diritto dopo sette mesi.

Sono previste variazioni per la decorrenza del trattamento (finestre) per:

  • i lavoratori dipendenti e gli autonomi iscritti a una gestione diversa da quella esclusiva AGO;
  • i dipendenti iscritti a una gestione esclusiva AGO (gestione separata per i dipendenti statali, cassa pensioni per i dipendenti degli enti locali e cassa pensioni per gli ufficiali giudiziari);
  • i dipendenti della pubblica amministrazione iscritti a una gestione esclusiva AGO o a una gestione diversa dall’AGO;
  • il personale del comparto scuola;
  • il personale dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.

Quanto spetta a titolo pensione anticipata flessibile

Per i lavoratori che raggiungono il requisito anagrafico e contributivo nel 2024 e nel 2025 la pensione è calcolata in base alle regole del sistema contributivo.

Il valore lordo mensile non può essere superiore al quadruplo del trattamento minimo pensionistico per le mensilità anticipate rispetto al momento di maturazione dei requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia.

Nel momento in cui si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia (dal 2023 al 2026 67 anni di età) viene pagato l’importo previsto perequato.

Pensione anticipata flessibile e lavoro autonomo occasionale

Chi diventa titolare della pensione agevolata flessibile può svolgere un’attività di lavoro autonomo occasionale purché il reddito conseguito non raggiunga i 5000 euro annuali.

Il superamento di questo limite comporta la sospensione dell’erogazione della pensione anticipata flessibile nell’anno in cui questo reddito è stato prodotto e l’eventuale recupero delle rate pensionistiche erogate senza titolo.

Domanda: quali requisiti?

Come anticipato, per chiedere la pensione anticipata flessibile è necessario, per il 2024 e il 2025, aver compiuto 62 anni di età e aver cumulato 41 anni di contributi.

Il requisito contributivo, su domanda dell’interessato, si può anche perfezionare cumulando i periodi versati o accreditati presso la gestione separata, l’AGO e forme sostitutive di quest’ultima, sempre gestite dall’INPS.

Come fare domanda

La domanda per conseguire la misura può essere inoltrata all’INPS in tre diverse modalità:

  • attraverso il servizio telematico dedicato;
  • tramite il Contact center INPS;
  • tramite i servizi telematici a disposizione degli enti di patronato e degli intermediari INPS.

Una volta inoltrata la domanda, il temine per emanare il provvedimento con cui l’INPS comunica l’esito è di 30 giorni, fatti salvi termini superiori previsti con regolamento.

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