domicilio digitale

Domicilio digitale per il fisco: al via il nuovo servizio È online il nuovo servizio web per comunicare un domicilio digitale per il fisco e ricevere le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate e dell’AdeR

Domicilio digitale per il fisco

Domicilio digitale per il fisco: è attivo il nuovo servizio web dell’Agenzia delle Entrate, attraverso il quale i cittadini possono scegliere di indicare un indirizzo di posta elettronica certificata al quale ricevere le comunicazioni delle Entrate (atti, avvisi, altra corrispondenza). La novità, comunica l’Agenzia, è finalizzata a rendere più semplici e sicure le modalità di recapito, in attuazione di quanto previsto dal Dlgs n. 13/2024, ed è rivolta esclusivamente alle persone fisiche, ai professionisti e agli enti di diritto privato che non sono tenuti a iscriversi in albi, elenchi, o registri professionali.

Come utilizzare il servizio

Il servizio web è disponibile in area riservata sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il cittadino che sceglie la nuova modalità non deve fare altro che accedere con le credenziali Spid, Cie (Carta d’identità elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi) e indicare il proprio “domicilio digitale”, cioè un indirizzo di posta elettronica certificata (pec) o altro servizio di recapito certificato qualificato. Riceverà a quel punto, presso la stessa casella certificata, il codice necessario a validare l’operazione. Con le stesse modalità sarà inoltre possibile comunicare la variazione o la revoca del domicilio già registrato.

A chi è rivolto

Possono eleggere il domicilio digitale speciale le persone fisiche, i professionisti e gli enti di diritto privato che non sono tenuti all’iscrizione in albi, elenchi, registri professionali o nel registro delle imprese (articolo 6-quater del Cad, “Codice dell’amministrazione digitale”).

Come specificato nel provvedimento – pdf del 7 ottobre 2024, ciascun utente avrà la possibilità di eleggere un unico domicilio digitale e non potrà indicare un indirizzo già associato ad altri. Il servizio può essere usato anche per confermare il domicilio digitale precedentemente comunicato all’Agenzia, mentre la procedura è esclusa per i soggetti i cui indirizzi Pec devono essere iscritti nell’Indice nazionale dei domicili digitali delle imprese e dei professionisti “Ini-Pec” (articolo 6-bis del Cad).

Per quali comunicazioni

In base alle modifiche introdotte dal Dlgs n. 13/2024, i cittadini possono eleggere il domicilio digitale speciale al quale ricevere gli atti e le comunicazioni per cui non è previsto obbligo di notifica, sia gli atti, gli avvisi e i provvedimenti che per legge devono essere notificati.

Lo stesso decreto ha esteso la possibilità dell’uso del domicilio digitale anche agli atti di Agenzia delle entrate-Riscossione.

rottamazione-quater

Rottamazione-quater: le istruzioni per la riammissione Al via le richieste di riammissione alla rottamazione-quater per i decaduti fino al 2024. Online il servizio dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione

Rottamazione-quater: al via le richieste di riammissione

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha attivato il servizio online per presentare la domanda di riammissione alla Rottamazione-quater, misura prevista dalla Legge n. 15/2025, che ha convertito il decreto Milleproroghe (D.L. n. 202/2024). L’opportunità riguarda i contribuenti che al 31 dicembre 2024 avevano piani di pagamento decaduti dalla Definizione agevolata. Le richieste devono essere trasmesse esclusivamente online entro il 30 aprile 2025 tramite il portale ufficiale www.agenziaentrateriscossione.gov.it, dove sono disponibili anche le FAQ per chiarire i principali dubbi.

Chi può richiedere la riammissione?

La norma consente la riammissione esclusivamente per i debiti già inseriti nelle precedenti adesioni alla Rottamazione-quater, per i quali i contribuenti risultano decaduti per mancato, insufficiente o tardivo versamento delle rate previste.

Modalità di pagamento

I contribuenti potranno scegliere tra due opzioni di pagamento:

  • Soluzione unica entro il 31 luglio 2025;
  • Rateizzazione in 10 rate, con le prime due scadenze fissate per il 31 luglio e il 30 novembre 2025 e le successive programmate il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre per gli anni 2026 e 2027.

Come presentare la domanda online

La richiesta di riammissione deve essere inviata esclusivamente tramite il servizio dedicato disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Sono previste due modalità di accesso:

  1. Area riservata:
    • Accesso con SPID, CIE, CNS o, per gli intermediari fiscali, Entratel;
    • Selezione delle cartelle e avvisi idonei;
    • Scelta del piano di rateizzazione senza necessità di allegare documenti di riconoscimento.
  2. Area pubblica:
    • Compilazione di un form online;
    • Inserimento del numero della Comunicazione delle somme dovute già ricevuta;
    • Indicazione del numero di rate desiderate (massimo 10);
    • Allegato del documento di riconoscimento;
    • Ricezione di una email di conferma con un link da convalidare entro 72 ore.

In caso di smarrimento della Comunicazione delle somme dovute, è possibile richiederne una copia seguendo le istruzioni disponibili sul sito ufficiale.

Comunicazione dell’esito della richiesta

Entro il 30 giugno 2025, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione invierà ai richiedenti:

  • L’ammontare delle somme dovute;
  • I moduli di pagamento con le relative scadenze.

Cos’è la Rottamazione-quater?

La Definizione agevolata (Rottamazione-quater), si ricorda, riguarda i carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022).

La misura consente di pagare esclusivamente:

  • Il capitale dovuto;
  • Le spese per procedure esecutive e diritti di notifica.

Non sono invece richiesti:

  • Sanzioni e interessi iscritti a ruolo;
  • Interessi di mora e aggio;
  • Maggiorazioni su multe stradali e altre sanzioni amministrative.

 

Leggi anche Rottamazione-quinquies: la nuova sanatoria 2025

codice fiscale

Codice fiscale Codice fiscale: cos'è, a che cosa serve, come richiederlo e ottenerlo, come si calcola e codice fiscale inverso

Cos’è il Codice Fiscale?

Il codice fiscale è un identificativo univoco assegnato a ogni cittadino italiano e a soggetti esteri con interessi in Italia. Serve per identificare le persone fisiche e giuridiche ai fini fiscali e amministrativi.

Introdotto con il D.P.R. n. 605/1973, è rilasciato dall’Agenzia delle Entrate e riportato sulla tessera sanitaria.

Come richiederlo

Questo identificativo viene assegnato automaticamente ai cittadini italiani alla nascita.

I cittadini stranieri comunitari che vogliono richiederlo devono farne richiesta a uno degli uffici dell’Agenzia presenti sul territorio (con modello AA4/8) alla rappresentanza consolare nel paese da cui proviene. Alla richiesta il soggetto deve allegare il passaporto o la carta di d’identità valida per l’espatrio in corso di validità.

I cittadini stranieri non comunitari invece lo ricevono:

  • allo sportello unico per l’immigrazione presente presso le prefetture (in caso di richiesta del permesso di soggiorno per lavoro o ricongiungimento familiare);
  • dalle Questure per coloro che richiedono altri tipi di permessi di soggiorno.

Calcolo del Codice fiscale

Il codice fiscale per le persone fisiche è composto da 16 caratteri alfanumerici, derivati da:

Cognome (3 lettere): le prime tre consonanti del cognome o, in loro assenza, le vocali.

Nome (3 lettere): prima, terza e quarta consonante del nome; se mancano, si usano le vocali.

Data di nascita e sesso (5 caratteri):

  • 2 cifre per l’anno di nascita (es. 85 per il 1985);
  • 1 lettera per il mese (A=Gennaio, B=Febbraio, C=Marzo, ecc.);
  • 2 cifre per il giorno, con 40 in più per le donne (es. 10 per un uomo nato il 10, 50 per una donna nata lo stesso giorno).

Luogo di nascita (4 caratteri): codice alfanumerico del comune italiano o dello Stato estero.

Carattere di controllo (1 lettera): calcolato con un algoritmo basato sui caratteri precedenti.

Esempio di Calcolo

Un uomo nato a Roma il 15 aprile 1985 con cognome Rossi e nome Marco avrebbe:

  • Cognome: RSI
  • Nome: MRC
  • Data di nascita e sesso: 85D15
  • Luogo di nascita: H501 (codice per Roma)
  • Lettera di controllo (calcolata dall’algoritmo): Z

Risultato: RSIMRC85D15H501Z

Codice fiscale inverso

Il codice fiscale inverso è il processo che permette di risalire ai dati anagrafici da un codice fiscale esistente. Tuttavia, non è sempre affidabile al 100%, poiché:

  • più persone possono avere lo stesso codice fiscale (casi di omocodia);
  • il codice fiscale omocodico viene modificato dall’Agenzia delle Entrate sostituendo alcuni numeri con lettere.

Per verificare la correttezza, si possono usare strumenti ufficiali dell’Agenzia delle Entrate o software di calcolo online.

 

Leggi anche gli altri articoli che trattano dello stesso argomento nella sua applicazione pratica

codice fiscale per i neonati

Codice fiscale per i neonati: il servizio online L'Agenzia delle Entrate ha implementato un nuovo servizio online per il rilascio del codice fiscale per i neonati e anche per il duplicato della tessera sanitaria

Codice fiscale sprint per i neonati

Al via il nuovo servizio online per ottenere velocemente il codice fiscale per i neonati, se il Comune di residenza non lo ha comunicato ai genitori. Questi ultimi, infatti, adesso possono richiederlo direttamente online nell’area riservata del sito dell’Agenzia. E’ il nuovo servizio implementato dalle Entrate che hanno esteso anche la possibilità di richiedere il duplicato della tessera sanitaria direttamente online. Le regole sono indicate nel provvedimento del direttore dell’Agenzia del 5 marzo 2025.

Come fare richiesta per il codice fiscale neonati

Il nuovo servizio per la richiesta del certificato di codice fiscale, spiegano dal fisco, è disponibile in area riservata sul sito dell’Agenzia: per accedere è quindi necessario avere Spid o in alternativa le credenziali Cie (Carta d’identità elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). La richiesta può essere fatta da uno dei due genitori così come dai loro eventuali rappresentanti (come per esempio i tutori). Una volta entrati nell’applicativo, basta inserire i dati anagrafici della bambina o del bambino e allegare la copia dei documenti di nascita (certificato di nascita o dichiarazione di nascita resa presso l’ospedale). Non appena l’ufficio ha lavorato la richiesta, il sistema invia una email per avvisare che il certificato è disponibile online.

Duplicato tessera sanitaria online

Più semplice anche richiedere il duplicato della tessera sanitaria, a prescindere dalla tipologia (con o senza microchip).

Grazie al nuovo servizio, disponibile in area riservata sul sito dell’Agenzia, è innanzitutto possibile visualizzare e stampare una copia dell’ultima tessera sanitaria attiva, chiedere la riemissione su supporto plastificato e anche verificare l’indirizzo al quale sarà spedita, che normalmente coincide con l’indirizzo di residenza registrato in Anagrafe tributaria. Qualora si volesse far recapitare la tessera presso un indirizzo diverso da quello di residenza, il servizio consente di indicare direttamente online un diverso recapito di spedizione.

rottamazione quinquies

Rottamazione quinquies: la nuova sanatoria 2025 Rottamazione quinquies: come funziona la sanatoria che nel 2025 consentirà ai contribuenti di pagare i debiti arretrati con il fisco

Rottamazione quinquies: le novità del ddl

E’ stato già soprannominato rottamazione quinques” il disegno di legge 1375 che dal 25 febbraio è in corso di esame presso la Commissione permanente Finanze e Tesoro del Senato.

Il disegno di legge composto di due corposi  articoli prevede significativi elementi di novità.

  1. Il contribuente avrà la possibilità di suddividere il debito con il fisco in 120 rate mensili (la prima con scadenza 31 luglio 2025) per la durata complessiva di 10 anni, un tempo mai previsto dalle precedenti rottamazioni.
  2. Il contribuente, diversamente da quanto previsto da alcune definizioni agevolate precedenti, non dovrà versare rate iniziali di importo elevato.
  3. Il contribuente andrà incontro alla perdita del diritto alla rateizzazione solo se non riuscirà a pagare otto rate mensili del piano di rientro, che possono essere anche non consecutive. Un approccio meno rigido quindi, in linea con la volontà di andare incontro alle difficoltà economiche che possono colpire chiunque nel corso della vita e che rendono più difficile fare fronte agli impegni economici.

Debiti fiscali rientranti nella rottamazione

Al momento il testo prevede l’estinzione dei carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 fino al 31 dicembre 2023, senza dover corrispondere sanzioni, interessi, interessi di mora, aggi e somme ulteriori. Il contribuente si libera dal debito pagando solo il capitale e rimborsando le spese di notifica della cartella di pagamento e quelle per le procedure esecutive avviate.

Estensione rottamazione quinquies a regioni ed enti

L’articolo 2 del disegno di legge prevede che entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge anche gli enti territoriali potranno prevedere definizioni agevolate per il recupero delle somme non corrisposte dai contribuenti. Entro 30 giorni decorrenti dall’adozione del provvedimento per la definizione agevolata ne devono dare notizia mediante pubblicazione sul propri sito istituzione.

Come fare per aderire

Il disegno di legge prevede diversi passaggi per la rottamazione quinquies.

  • L’agente della riscossione nell’area riservata indica al contribuente i carichi che possono essere definiti.
  • Il debitore, entro il 30 aprile 2025 manifesta (o integra con i dati mancanti) la volontà di definire la propria posizione debitoria, compilando apposita dichiarazione in cui dichiara anche di rinunciare ai giudizi eventualmente pendenti. La presentazione della dichiarazione produce tutta una serie di effetti come la sospensione dei termini di prescrizione e di decadenza, l’impossibilità di avviare nuove procedure esecutive, la sospensione degli obblighi che derivano da dilazioni precedenti, l’impossibilità di procedere all’iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche.
  • Entro il 30 giugno 2025 l’agente della riscossione comunica ai debitori che hanno fatto richiesta l’importo totale delle somme dovute per la definizione agevolata.
  • Il pagamento delle rate può essere effettuato con domiciliazione bancaria, con modelli di pagamento precompilati o presso l’agente della riscossione.
  • Concluso il pagamento delle somme agevolate l’agente è discaricato dal residuo e comunica entro il 31 dicembre 2030 a ciascun ente interessato, l’elenco dei debitori che si sono avvalsi della definizione e dei codici tributo per consentire ai creditori l’aggiornamento delle scritture.

Ratio della rottamazione quinquies

La gestione del contenzioso tributario e il recupero crediti dell’Agenzia delle Entrate sono fondamentali per il bilancio pubblico e il rapporto con i contribuenti. Le definizioni agevolate, soprattutto la  rottamazione quater, hanno favorito la regolarizzazione dei debiti fiscali, aumentando le entrate straordinarie e riducendo i procedimenti pendenti.

Occorre tenere presente che molti cittadini e imprese non evadono volutamente, ma affrontano difficoltà economiche aggravate da crisi e inflazione. L’accumulo di interessi e sanzioni rende il debito insostenibile, penalizzando chi vuole pagare, scoraggiando la regolarizzazione, e danneggiando i contribuenti e l’amministrazione finanziaria.

La previsione di una nuova rottamazione rappresenta un passo ulteriore dell’opera riformatrice finalizzata a creare un clima di collaborazione tra ente impositore e contribuente. I dati rivelano il successo delle precedenti rottamazioni, che hanno consentito a imprese e cittadini di ripianare i debiti fiscali beneficiando delle agevolazioni previste di volta in volta.

L’approccio che intende seguire lo Stato è quello fondato sulla solidarietà, l’equità e una visione a lungo termine per costruire un rapporto basato sulla trasparenza e sulla fiducia.

 

 

Leggi anche Milleproroghe 2025: tutte le misure

Allegati

esenzione Iva

Esenzione Iva: arriva il certificato digitale Pubblicata in Gazzetta Ufficiale Europea la direttiva 2025/425 che introduce l'obbligo di utilizzare il certificato digitale per l'esenzione Iva

Certificato digitale esenzione Iva

Il Consiglio Economia e Finanza UE (Ecofin), con comunicato stampa del 18 febbraio 2025, ha reso noto di aver adottato formalmente nuove norme volte a sostituire con un nuovo modulo elettronico gli attuali certificati cartacei utilizzati per dichiarare le esenzioni Iva dell’Unione Europea. Ora, con la pubblicazione della Direttiva (UE) 2025/425 e del Regolamento di esecuzione (UE) 2025/428 entrambi sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 28 febbraio 2025, l’UE introduce l’obbligo ufficiale di utilizzare il certificato elettronico per l’esenzione Iva.

Sostituzione dei certificati cartacei

I certificati cartacei utilizzati per le merci esenti da Imposta sul Valore Aggiunto saranno sostituiti, dunque, da un modulo elettronico, semplificando e razionalizzando la procedura per le imprese e le amministrazioni quando tali merci sono importate a beneficio di ambasciate, organizzazioni internazionali o forze armate.

Nuove misure in vigore dal 1° luglio 2031

Le nuove misure entreranno in vigore il 1º luglio 2031 con un ulteriore periodo transitorio di un anno durante il quale gli Stati membri potranno utilizzare sia il formato elettronico che quello cartaceo.

Le necessarie specifiche informatiche saranno discusse nell’ambito di gruppi di esperti e stabilite mediante atti di esecuzione della Commissione.

bonus mobili ed elettrodomestici

Bonus mobili: cos’è e come si ottiene Come funziona il bonus mobili 2025: caratteristiche dei beni, limiti di spesa e requisiti temporali per beneficiare dell’agevolazione

Bonus mobili: cos’è

Il bonus mobili è un’agevolazione fiscale introdotta dall’articolo 16, comma 2, del decreto legge n. 63/2013. La misura è stata prorogata negli anni successivi, subendo alcune modifiche, fino al 2025.

Bonus mobili: come funziona

Il bonus mobili consiste in una detrazione Irpef del 50% delle spese sostenute per l’acquisto di arredi e grandi elettrodomestici all’interno di immobili oggetto di intervento di recupero del patrimonio edilizio.

La detrazione, fruibile in 10 quote annuali di pari importo, viene applicata su una spesa massima di 5.000 euro per l’anno 2025, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio.

Negli anni precedenti il tetto di spesa su cui calcolare la detrazione è stato di 5.000 euro per il 2024 e di 8.000 euro per il 2023.

Opere collegate al bonus mobili

La detrazione è collegata alle seguenti opere:

  • interventi in economia di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle parti comuni degli edifici residenziali;
  • di restauro e di risanamento conservativo su parti comuni di edifici residenziali e su singole unità abitative,
  • necessarie alla ricostruzione e ripristino di immobili danneggiati da eventi calamitosi qualora sia stato dichiarato lo stato di emergenza;
  • di restauro, risanamento, conservazione e ristrutturazione di fabbricati interi eseguiti da imprese o cooperative edilizie nel rispetto di determinate condizioni.

L’Agenzia delle Entrate ha precisato che per beneficiare dell’agevolazione l’intervento di ristrutturazione non deve essere finalizzato all’acquisto di mobili o elettrodomestici e che lo stesso può avere ad oggetto anche le unità pertinenziali degli immobili.

Beni mobili agevolabili

Beneficiano dell’agevolazione gli acquisti di mobili (letti, cassettiere, armadi, tavoli, divani, materassi, scrivanie, sedie, librerie) o di grandi elettrodomestici, solo se appartenenti a determinate classi energetiche che non devono essere inferiori alle seguenti:

  • classe non inferiore alla A per i forni;
  • classe non inferiore alla E per lavatrici, lavasciugatrici, lavastoviglie;
  • classe F per frigoriferi e congelatori.

Requisiti temporali

Per il 2025, l’agevolazione spetta in relazione agli acquisti che vengono effettuati entro il 31 dicembre 2025 e collegati a interventi di ristrutturazione iniziati dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello in cui si è provveduto all’acquisto degli arredi o dei grandi elettrodomestici, ossia a partire dal 1° gennaio 2024.

Modalità di pagamento

Per poter beneficiare del bonus mobili i contribuenti devono effettuare i pagamenti con bonifici bancari o postali, carte di credito, carte di debito. Non è consentito, invece, pagare con assegni bancari, contanti o altri mezzi di pagamento.

Vanno pagate nello stesso modo anche le spese per il trasporto e il montaggio dei beni. L’agevolazione spetta pure se i beni vengono acquistati a rate purché il pagamento venga effettuato con mezzi di pagamento tracciabili e il contribuente conservi debitamente la ricevuta di pagamento.

Trasmissione dati all’Enea

Dal 1° gennaio del 2018 i dati relativi agli acquisti di elettrodomestici di classe non inferiore alla F e alla classe A per forni e apparecchiature per le quali è richiesta l’etichetta della classe energetica, devono essere trasmessi in via telematica all’Enea nel termine di 90 gg. dal completamento dei lavori.

L’omessa o tardiva trasmissione dei dati non causa tuttavia la perdita del diritto al bonus mobili.

Documenti da conservare

Ai fini dell’agevolazione è necessario conservare: le ricevute di pagamento effettuate con bonifico, carta di credito o debito, i documenti da cui risulta l’addebito sul conto corrente, le fatture di acquisto di arredi ed elettrodomestici nelle quali deve essere indicata nel dettaglio la quantità, la natura, la qualità dei beni e dei servizi acquistati.

 

Leggi anche la guida al bonus mobili dell’Agenzia delle Entrate

esenzione ici

Esenzione ICI immobili della chiesa a “uso misto” La Consulta boccia la questione di legittimità costituzionale sull'esenzione ICI degli immobili ecclesiastici a "uso misto"

Esenzioni ICI immobili chiesa

E’ inammissibile la qlc sull’esenzione ICI degli immobili della chiesa a “uso misto”. Lo ha sancito la Consulta, con la sentenza n. 20/2025, dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo numero 504 del 1992 sollevata dalla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Piemonte.

La qlc

Il giudice a quo aveva censurato la norma – con riferimento al regime ICI, quindi per le annualità anteriori al 2012 – sul presupposto che essa, riguardo agli immobili ecclesiastici a “uso misto” (in parte religioso e in parte commerciale), ma unitariamente accatastati, non avrebbe consentito, ai fini dell’esenzione d’imposta, lo «scorporo delle superfici», in base alla loro effettiva destinazione.

Tale omissione, determinando la tassazione anche delle porzioni immobiliari destinate ad attività di culto, avrebbe comportato la violazione dell’articolo 117, primo comma, della Costituzione, in relazione all’articolo 7, terzo comma, dell’Accordo del 18 febbraio 1984 di revisione del Concordato lateranense, quest’ultimo escludendo ogni imposizione tributaria per le attività religiose degli enti ecclesiastici.

La decisione della Consulta

La Corte costituzionale ha giudicato inadeguata la ricostruzione del quadro normativo operata dal rimettente e inesatta l’individuazione del parametro dallo stesso effettuata. Sotto il profilo ricostruttivo, il giudice a quo ha attribuito alla norma pattizia del 1984 una portata esonerativa immediata, come se essa si riferisse alle attività religiose in sé, mentre tale norma si limita a equiparare, per gli effetti tributari, l’attività di culto-religione a quella di beneficenza-istruzione. Inoltre, il rimettente non ha tenuto conto dell’incidenza del diritto UE, viceversa determinante nello sviluppo della normativa interna sulla tassazione immobiliare degli enti non commerciali. Infine, non ha chiarito se il fabbricato di causa fosse all’epoca frazionabile, sì da consentire lo «scorporo delle superfici».

agevolazione prima casa

Agevolazione prima casa anche per l’immobile inagibile La Cassazione ha chiarito che l'agevolazione prima casa può applicarsi anche all'acquisto di un immobile inagibile purchè destinato all'uso abitativo

Agevolazione prima casa

Con l’ordinanza n. 3913/2025, la sezione tributaria della Cassazione ha chiarito che l’agevolazione fiscale per l’acquisto della “prima casa” può applicarsi anche agli immobili inagibili (fabbricati collabenti), purché destinati all’uso abitativo dopo idonei interventi edilizi.

La vicenda

Nella vicenda, un’acquirente chiedeva di usufruire dell’agevolazione prima casa versando l’imposta di registro nella misura ridotta del 2%. L’Agenzia delle Entrate emanava avviso di accertamento sostenendo che l’agevolazione si applicasse solo agli immobili abitativi, anche in costruzione, escludendo quelli inagibili.

La questione approdava in Cassazione, la quale ha respinto la tesi del fisco, affermando che la possibilità di destinare l’immobile all’uso abitativo prevale sull’attuale stato di inagibilità.

Fabbricati collabenti

Secondo la S.C., infatti, lo stato di collabenza (dei fabbricati F/2) produce improduttività di reddito ma non fa venir meno in capo all’immobile la tipologia normativa di “fabbricato”. Per quanto oggettivamente inidonei a soddisfare attuali esigenze abitative, ritiene la Corte che “né l’assenza di attualità di destinazione ad abitazione né l’attribuzione della categoria catastale F/2 rappresentano ostacoli alla possibilità di accesso alle agevolazioni prima casa; e, tanto risulta confermato dal tenore del precetto normativo che esclude l’usufruibilità dei benefici fiscali unicamente per i fabbricati classificati in categoria A/1, A/8 e A/9, senza ulteriori limitazioni per altre categorie catastali suscettibili di concreta finalizzazione abitativa e, dunque, né per i fabbricati in corso di costruzione ovvero da ultimare né per i fabbricati collabenti”.

Nessuna idoneità abitativa immediata

La circostanza che il cespite presenti caratteristiche di degrado tali da esigere importanti opere edili di intervento ovvero la previa demolizione e successiva ricostruzione, “se destinato a finalità abitativa, non può limitare l’accesso al beneficio fiscale, tanto più se tali benefici risultino accessibili per gli immobili ancoa da ultimare, risultando rilevante solo che l’immobile sia strutturalmente destinato ad uso abitativo, non essendo richiesto che esso sia già idoneo al momento dell’acquisto (Cass. n. 3804/2003, Cass. n. 18300/2004)”.

Peraltro, ciò soddisfa, proseguono da piazza Cavour, “l’esigenza perseguita dal legislatore di incoraggiare sia lo sviluppo dell’edilizia abitativa mediante l’incremento quantitativo delle costruzioni sia interventi di restauro e risanamento conservativo volti a preservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, nonché la commercializzazione degli immobili da
recuperare”.

Il principio di diritto

Per cui rigettando il ricorso dell’amministrazione finanziaria, la S.C. ha affermato ilo seguente principio di diritto: “In materia di agevolazione ‘prima casa’ (art. 1 Nota Il bis della Tariffa, parte
prima, allegata al d.P.R. n. 131 del 1986), posto che la norma agevolativa non esige l’idoneità abitativa dell’immobile già al momento dell’acquisto, il beneficio può essere riconosciuto anche all’acquirente di immobile collabente, non ostandovi la classificazione del fabbricato in categoria catastale F/2, ed invece rilevando al suscettibilità dell’immobile acquistato ad essere destinato, con i dovuti interventi edilizi, all’uso abitativo”.

 

Leggi anche gli altri articoli in materia di fisco

Allegati

rottamazione-quater

Rottamazione-quater: i vantaggi dell’addebito diretto L'Agenzia delle Entrate spiega come gestire le scadenze della rottamazione-quater con l'addebito diretto

Rottamazione quater 2025

La rottamazione-quater delle cartelle esattoriali prosegue anche nel 2025, con le nuove rate previste a partire da fine febbraio. L’Agenzia delle Entrate, tramite la propria rivista online FiscoOggi spiega come gestire meglio le scadenze con l’addebito diretto sul conto corrente, al fine di “evitare dimenticanze e restare sempre in regola con i pagamenti”.

Cos’è la Rottamazione-quater e chi può beneficiarne

La Definizione agevolata, si ricorda, riguarda i carichi affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Introdotta dalla legge di bilancio 2023 (legge n. 197/2022), consente ai contribuenti di pagare solo:

  • l’importo dovuto a titolo di capitale;
  • le spese per eventuali procedure esecutive e i diritti di notifica.

Non sono invece dovuti:

  • sanzioni e interessi di mora;
  • somme aggiuntive come l’aggio.

Perché scegliere la domiciliazione bancaria

Attivando la domiciliazione bancaria, spiegano le Entrate, i pagamenti vengono effettuati automaticamente alle scadenze previste, riducendo il rischio di perdere i benefici della Definizione agevolata.

Il mancato pagamento di una rata, anche se solo parziale o tardivo, comporta invero la decadenza dai vantaggi previsti dalla definizione agevolata, tra cui la cancellazione di sanzioni e interessi.

Come attivare l’addebito diretto

L’attivazione della domiciliazione bancaria, spiega ancora il fisco, può essere effettuata online tramite il sito ufficiale dell’Agenzia delle entrate-Riscossione.

È possibile accedere al servizio con le credenziali SPID, CIE (Carta d’identità elettronica), CNS (Carta nazionale dei servizi) o, per gli intermediari fiscali, con le credenziali dell’Agenzia delle entrate.

Una volta effettuato l’accesso, occorre collegarsi alla sezione “Definizione agevolata” e selezionare il servizio “Attiva/revoca mandato SDD piani di Definizione agevolata”. Quindi, visualizzare il riepilogo dei propri piani di pagamento e compilare la richiesta di addebito diretto per il piano desiderato.

Dati richiesti per la domiciliazione bancaria

Al fine di completare la richiesta, sarà necessario inserire:

  • Dati anagrafici del contribuente.
  • Indirizzo e-mail per ricevere la conferma dell’attivazione.
  • IBAN del conto corrente su cui verranno addebitate le rate.

Il contribuente deve dichiarare, inoltre, di essere il titolare del conto corrente o di essere autorizzato a operare su di esso. In caso di conto corrente intestato a un’altra persona, è necessario fornire i dati del titolare e allegare una Dichiarazione di consenso all’addebito, firmata dal titolare stesso, insieme a una copia del suo documento di riconoscimento.

Tempistiche dell’attivazione

Effettuato l’invio della richiesta, il sistema invierà una e-mail di presa in carico della domanda e, successivamente, con altra mail, confermerà l’attivazione del servizio e indicherà la prima rata che verrà addebitata sul conto.

Per garantire che la domiciliazione sia valida per la rata più imminente, la conferma dell’attivazione deve essere ricevuta almeno 10 giorni lavorativi prima della scadenza.

Calendario delle rate per la Rottamazione-quater

I contribuenti che hanno aderito alla Rottamazione-quater hanno potuto dilazionare il pagamento fino a 18 rate in 5 anni.

Nel 2025 sono previste le seguenti scadenze:

  • 28 febbraio 2025
  • 31 maggio 2025
  • 31 luglio 2025
  • 30 novembre 2025