cellulari a scuola

Cellulari a scuola: la proposta dell’Italia Divieto di cellulari a scuola: la proposta di Valditara all’Unione Europea per tutelare benessere e apprendimento

Cellulari a scuola

Divieto di cellulari a scuola: il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato al Consiglio dell’Unione europea per l’Istruzione una proposta ufficiale per una raccomandazione europea sul divieto degli smartphone in classe. L’iniziativa, riportata sul sito del ministero, riguarda tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado nei Paesi membri dell’UE.

Valditara ha sottolineato come numerosi studi scientifici abbiano dimostrato gli effetti negativi dell’abuso di dispositivi mobili in età scolare, tra cui perdita di concentrazione, riduzione della memoria, peggioramento delle competenze linguistiche e indebolimento del pensiero critico. Secondo il Ministro, l’uso eccessivo degli smartphone tra bambini e preadolescenti contribuisce anche all’isolamento sociale e al calo delle performance scolastiche.

“È giunto il momento di intervenire con decisione per proteggere il benessere e la qualità dell’apprendimento dei nostri giovani”, ha dichiarato Valditara, aprendo alla possibilità di estendere il divieto anche alle scuole superiori.

Smartphone vietati in classe: la normativa italiana

In Italia, il Ministero dell’Istruzione ha già disposto a partire da settembre 2024 il divieto di utilizzo degli smartphone in classe per gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Resta permesso l’uso dei dispositivi elettronici solo se previsto nei piani didattici personalizzati per studenti con disabilità o DSA.

L’Europa si muove sul divieto dei cellulari

La proposta italiana si inserisce in un contesto europeo in cui vari Stati membri stanno già adottando misure restrittive sull’uso dei cellulari nelle scuole primarie e medie. Secondo Valditara, è necessario ora un coordinamento a livello europeo, anche per regolamentare l’accesso ai social network in età scolare, contrastando fenomeni come:

  • Cyberbullismo

  • Pedopornografia online

  • Atti di autolesionismo

  • Violenza di genere digitale

La proposta italiana ha ricevuto ampio consenso da parte degli altri Paesi membri, senza registrare interventi contrari.

animali in aereo

Animali in aereo: regole Enac Animali in aereo: il Ministero annuncia le modifiche normative Enac, che consentiranno di far volare cani e gatti con i loro padroni

Animali in aereo: aggiornamento regole Enac 

L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac) si prepara a introdurre un’importante novità che semplificherà notevolmente i viaggi aerei per chi possiede animali domestici. Lo annuncia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con un comunicato del 9 maggio 2025.

Un aggiornamento delle normative, previsto per il 12 maggio, stabilirà la possibilità di trasportare cani e gatti direttamente in cabina con i loro proprietari. In questo modo si abbandona la prassi, spesso traumatica per gli animali, del trasporto in stiva.

Questa svolta è stata caldeggiata dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che si è detto soddisfatto per questa soluzione.

Animali in aereo: i dettagli

Il trasporto in cabina degli animali domestici sarà consentito all’interno di trasportini adeguati, che potranno essere posizionati anche sopra i sedili. L’importante è che vengano saldamente assicurati tramite le cinture di sicurezza o altri sistemi di ancoraggio.

Allentate anche le restrizioni di peso: il peso complessivo dell’animale e del trasportino potrà infatti superare i limiti precedentemente in vigore. L’unica limitazione è che non si potrà eccedere il peso massimo stabilito per un passeggero medio. Questa apertura segna un cambiamento significativo. Anche i cani e i gatti di taglia media e grande, finora relegati nella stiva pressurizzata, potranno infatti viaggiare accanto ai loro padroni.

Benefici per viaggiatori e animali

L’ufficializzazione di questa normativa da parte di Enac è destinata a essere accolta con entusiasmo dai viaggiatori che non vogliono separarsi dai propri pet, soprattutto in vista delle vacanze estive.

Questa decisione allinea il trasporto aereo italiano a quanto già avviene nel settore ferroviario, dove viaggiare con gli animali domestici è diventato più agevole.

La misura risponde alla crescente presenza degli animali da compagnia nelle famiglie italiane e all’importanza del loro ruolo nel benessere emotivo delle persone, come evidenziato da studi che ne equiparano i benefici a quelli di una relazione coniugale.

 

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affidamento diretto

Affidamento diretto Affidamento diretto negli appalti pubblici: cos'è, come funziona e cosa prevede il nuovo Codice

Cos’è l’affidamento diretto

L’affidamento diretto è una modalità semplificata di acquisizione di beni, servizi e lavori da parte delle pubbliche amministrazioni, che consente di assegnare un contratto senza gara formale, nel rispetto di determinati limiti economici e presupposti normativi. Con l’entrata in vigore del Codice dei contratti pubblici – D.lgs. 31 marzo 2023, n. 36, l’istituto dell’affidamento diretto ha subito importanti modifiche e semplificazioni, con l’obiettivo di rendere più snelle le procedure sotto soglia.

Trattasi quindi di una procedura di selezione del contraente che consente alla stazione appaltante di individuare un operatore economico senza pubblicazione di un bando di gara e senza previa consultazione di più soggetti, pur restando obbligatorio il rispetto dei principi di legalità, trasparenza, rotazione e buon andamento.

L’affidamento diretto rappresenta un importante strumento di semplificazione per le pubbliche amministrazioni, soprattutto in ambito sotto soglia. Tuttavia, la sua efficacia dipende dalla corretta applicazione delle regole procedurali e dal rispetto dei principi di imparzialità e trasparenza. Il nuovo Codice degli appalti pubblici ha consolidato la legittimità di questo istituto, introducendo regole più chiare e una digitalizzazione delle procedure che punta a una maggiore accountability.

La normativa di riferimento

La disciplina dell’istituto quindi è contenuta nel:

  • Codice dei contratti pubblici – D.lgs. n. 36/2023, in particolare agli artt. 49 e 50;
  • Allegato II.1 al Codice, che dettaglia le soglie di rilevanza comunitaria e sotto soglia;
  • Linee guida dell’ANAC, tra cui il Vademecum del 30 luglio 2024 sugli affidamenti diretti;
  • Normativa previgente (D.lgs. n. 50/2016), oggi abrogata, utile per confronto interpretativo.

Quando è possibile l’affidamento diretto: soglie economiche

Ai sensi dell’art. 50 del nuovo Codice, è possibile ricorrere all’affidamento diretto per importi inferiori a:

  • € 150.000 per lavori;
  • € 140.000 per servizi e forniture, anche nei settori speciali e per le centrali di committenza.

All’interno di queste soglie, la stazione appaltante può procedere con affidamento diretto, previa motivazione nella determina a contrarre e verifica dei requisiti generali e speciali dell’operatore economico selezionato.

Come funziona l’affidamento diretto: procedura

La procedura, pur semplificata, deve rispettare passaggi fondamentali:

  1. determina a contrarre semplificata: atto amministrativo che autorizza l’avvio della procedura, motivando la scelta dell’affidamento diretto;
  2. individuazione dell’operatore: può avvenire tramite indagini di mercato, elenco fornitori o rotazione tra precedenti affidatari;
  3. verifica dei requisiti: l’operatore deve possedere i requisiti di ordine generale (art. 94) e, se previsto, i requisiti tecnico-professionali;
  4. stipula del contratto: può avvenire anche in forma semplificata, con tracciabilità finanziaria e rispetto della normativa anticorruzione;
  5. pubblicazione degli esiti: gli esiti dell’affidamento diretto devono essere pubblicati sulla piattaforma digitale di approvvigionamento o sul sito dell’amministrazione.

Differenze con la procedura negoziata

Affidamento diretto

Procedura negoziata

Nessun obbligo di confronto concorrenziale

Consultazione di un numero minimo di operatori

Utilizzabile solo sotto soglia

Utilizzabile entro soglie specifiche

Maggiore rapidità e semplicità

Maggiore formalizzazione della procedura

I principi da rispettare

Anche in caso di affidamento diretto, la PA deve rispettare i principi generali dell’evidenza pubblica:

  • Rotazione: evitare affidamenti ripetuti allo stesso operatore senza adeguata motivazione;
  • Trasparenza: pubblicare gli atti rilevanti sul profilo del committente;
  • Concorrenza potenziale: anche se non è richiesta la consultazione di più operatori, la PA deve giustificare la scelta dell’affidatario.

Vantaggi e rischi dell’affidamento diretto

La procedura presenta indubbi vantaggi ma anche rischi inevitabili.

Vantaggi:

  • procedura rapida e snella;
  • costi inferiori di gestione amministrativa;
  • adattabilità a esigenze urgenti o di valore limitato.

Rischi:

  • eccessiva discrezionalità nella scelta del fornitore;
  • possibili violazioni del principio di rotazione;
  • contenziosi se la scelta non viene adeguatamente motivata.

Per prevenire criticità, l’ANAC ha predisposto un vademecum operativo (luglio 2024) con indicazioni sulle best practices in tema di rotazione, indagini di mercato e scelta dell’affidatario.

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ambush marketing

Ambush marketing Ambush marketing: cos’è, come funziona, quali sono le principali forme, i vantaggi e quando è considerato illecito

Che cos’è l’ambush marketing

L’ambush marketing, noto in italiano come marketing d’imboscata o pubblicità parassitaria, è una strategia di comunicazione commerciale attraverso cui un’impresa cerca di associare il proprio marchio a un grande evento (spesso sportivo o culturale), senza averne titolo né autorizzazione. Questa pratica, sebbene talvolta posta in essere con modalità creative, può sfociare in violazioni della normativa sulla concorrenza, sulla proprietà intellettuale e sulla tutela del consumatore.

Il termine ambush marketing fu coniato negli anni ’80 dal manager di American Express Jerry Welsh, per descrivere le strategie di alcuni marchi che cercavano di “infiltrarsi” in eventi sponsorizzati da concorrenti, sfruttandone la visibilità senza contribuire finanziariamente all’organizzazione.
In sostanza, si tratta di una tattica pubblicitaria non autorizzata che può indurre il pubblico a credere che l’impresa sia sponsor ufficiale dell’evento, generando confusione tra consumatori, danno economico per gli sponsor legittimi e lesione dei diritti degli organizzatori.

Come funziona l’ambush marketing

L’obiettivo dell’ambush marketing è ottenere massima esposizione mediatica a basso costo, sfruttando l’eco generata da eventi ad alta risonanza. Le aziende coinvolte cercano visibilità senza sostenere gli oneri economici di una sponsorizzazione ufficiale. Questo avviene mediante:

  • l’uso di slogan o simboli evocativi dell’evento;
  • la presenza del marchio nei pressi delle aree ufficiali;
  • l’adozione di strategie promozionali in coincidenza temporale con l’evento.

Le principali forme di ambush marketing

Il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 3118/2025, ha individuato tre tipologie principali di ambush marketing:

  1. Ambush by association: il brand si collega all’evento mediante simboli, colori o riferimenti indiretti, pur non essendo sponsor.
  2. Ambush by intrusion: l’azienda ottiene visibilità nei luoghi fisici dell’evento (ad es. tramite striscioni o volantini nelle vicinanze).
  3. Opportunistic marketing: si sfruttano momenti salienti dell’evento per lanciare messaggi pubblicitari non autorizzati.

Il quadro normativo: cosa dice la legge in Italia

In Italia, la disciplina dell’ambush marketing è contenuta negli artt. 10-14 del Decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, convertito con modificazioni dalla Legge 8 maggio 2020, n. 31. La normativa mira a tutelare i grandi eventi di interesse nazionale, stabilendo che è vietato associare marchi, prodotti o servizi a manifestazioni ufficiali:

  • senza consenso dell’organizzatore;
  • mediante attività ingannevoli, intrusive o parassitarie.

Le violazioni possono comportare sanzioni pecuniarie fino a 2,5 milioni di euro, oltre a conseguenze civilistiche e penali (concorrenza sleale, uso illecito del marchio, pubblicità ingannevole).

Anche l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) interviene sanzionando le pratiche che violano il Codice del consumo.

Quando è considerato concorrenza sleale

L’ambush marketing diventa concorrenza sleale, ai sensi dell’art. 2598 c.c., quando:

  • induce confusione con l’attività o i prodotti di un concorrente;
  • sfrutta indebitamente la notorietà altrui;
  • viola il principio di correttezza professionale.

Ciò accade, ad esempio, quando un’azienda usa simboli simili a quelli ufficiali dell’evento, si insinua fisicamente nei luoghi riservati agli sponsor o sfrutta elementi distintivi dell’evento per attirare clienti.

Vantaggi e svantaggi dell’ambush marketing

Vantaggi per l’impresa:

  • riduzione dei costi di sponsorizzazione;
  • elevata visibilità mediatica;
  • possibilità di sfruttare la popolarità dell’evento senza formalità contrattuali.

Svantaggi e rischi:

  • sanzioni amministrative e risarcimento dei danni;
  • danno reputazionale;
  • contenziosi con gli organizzatori e gli sponsor ufficiali.

Inoltre, a lungo termine, l’uso di tattiche ingannevoli può minare la fiducia del pubblico e compromettere relazioni commerciali strategiche.

aggressione al personale scolastico

Aggressioni al personale scolastico: cosa prevede il ddl Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che va a rafforzare le tutele penali a fronte delle aggressioni al personale scolastico

Aggressioni al personale scolastico: le misure

Aggressioni al personale scolastico: il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 30 aprile 2025, su iniziativa del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha approvato un disegno di legge volto a rafforzare la protezione giuridica dei docenti e dei dirigenti scolastici, a fronte dell’incremento degli episodi di violenza nei contesti educativi. Approvati anche altri testi normativi riguardanti la scuola.

Rafforzamento tutela giuridica insegnanti e dirigenti

Il provvedimento legislativo introduce specifiche modifiche al quadro normativo vigente, con l’obiettivo di salvaguardare l’integrità fisica e morale del personale scolastico, riaffermandone il ruolo istituzionale e pubblico.

Arresto obbligatorio per lesioni

Tra le principali novità, si segnala la modifica dell’art. 380 del codice di procedura penale: il nuovo testo prevede l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza per chi cagioni lesioni personali a insegnanti o dirigenti scolastici nell’esercizio delle loro funzioni. Tale previsione estende ai professionisti della scuola la medesima tutela già garantita al personale sanitario, rafforzando la prontezza dell’intervento giudiziario in caso di aggressione.

Nuova aggravante per lesioni in ambito scolastico

Viene inoltre introdotto l’art. 583-quater del codice penale, che configura una circostanza aggravante ad effetto speciale per chiunque provochi lesioni, anche di lieve entità, al personale scolastico durante l’attività lavorativa. L’intento è quello di disincentivare condotte violente e riaffermare il valore giuridico della funzione educativa, quale bene protetto dall’ordinamento.

Altre norme sulla scuola

Il pacchetto normativo approvato include ulteriori misure che incidono su ambiti rilevanti della vita scolastica:

  • Consenso informato per tematiche legate alla sessualità: il disegno di legge approvato introdotto l’obbligo per le istituzioni scolastiche di acquisire il consenso scritto preventivo dei genitori, o degli studenti se maggiorenni, per la partecipazione ad attività extracurricolari o formative riguardanti l’educazione sessuale.

  • Modifiche allo Statuto delle studentesse e degli studenti: il decreto approvato in esame preliminare, va a modificare il Dpr n. 249/1998, puntando a contrastare efficacemente fenomeni di bullismo, cyberbullismo e uso di sostanze stupefacenti, rafforzando la corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia.

  • Revisione dei criteri di valutazione nel secondo ciclo: le modifiche introdotte (al Dpr n. 122/2009) incidono sia sulla valutazione degli apprendimenti sia sul comportamento degli studenti, ponendo enfasi sul rilievo formativo della condotta scolastica.

decreto anziani

Decreto anziani: cosa prevede il correttivo Approvato dal CdM il correttivo al “Decreto Anziani”, che promuove la dignità e l’autonomia della popolazione anziana

Correttivo al decreto Anziani

Il Consiglio dei Ministri, dopo il via libera preliminare di marzo, il 30 aprile scorso, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che apporta modifiche al Dlgs 29/2024, riguardante le politiche a favore degli anziani. Queste nuove disposizioni, in attuazione della delega prevista dalla Legge n. 33/2023, mirano a semplificare e accelerare l’accesso ai servizi sanitari e sociali per la popolazione anziana, rendendo il sistema più efficiente e accessibile. Il correttivo approvato tiene conto dei pareri espressi dalla Conferenza unificata e dalle Commissioni parlamentari competenti.

Modifiche agli artt. 6 e 25 del D.Lgs. n. 29/2024

Le norme, tra l’altro, si legge nel comunicato stampa di palazzo Chigi, apportano talune modifiche all’articolo 6 del decreto legislativo n. 29 del 2024, dove si fa riferimento alle iniziative avviate dalle istituzioni scolastiche, nonché all’articolo 25 del medesimo decreto legislativo, nella parte in cui vengono citate le organizzazioni del Terzo settore e le associazioni di volontariato, al fine di eliminare termini non corretti;

Rinviati i termini di adozione dei regolamenti

Inoltre, il decreto proroga di sei mesi il termine per l’adozione del regolamento che definirà i criteri per l’individuazione delle priorità di accesso PUA, la composizione e le modalità di funzionamento delle unità di valutazione multidimensionale unificata (UVM) e lo strumento della valutazione multidimensionale unificata (VMU) omogeneo a livello nazionale. Questa proroga consentirà una definizione più accurata delle procedure e garantirà una maggiore uniformità nell’erogazione dei servizi su tutto il territorio nazionale.

Politiche anziani: fase pilota di 12 mesi per la VMU

Un’altra iniziativa significativa è l’introduzione di una procedura sperimentale della durata di dodici mesi, a partire dal 1° gennaio 2026. Questa fase pilota prevede l’applicazione provvisoria e a campione delle disposizioni relative alla valutazione multidimensionale unificata, prevedendo la partecipazione di una provincia per ogni regione italiana, con modalità demandate ad un decreto ad hoc del ministro della Salute.

L’obiettivo è testare l’efficacia delle nuove procedure e assicurare che il sistema di valutazione risponda adeguatamente alle esigenze degli anziani nelle diverse aree del paese.

 

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ambush marketing

Ambush marketing: stop del Consiglio di Stato Per il Consiglio di Stato, l’ambush marketing durante i grandi eventi sportivi lede la concorrenza e inganna i consumatori

Ambush marketing

Con la sentenza n. 3118/2025, il Consiglio di Stato ha confermato l’illiceità del cosiddetto ambush marketing, una forma di comunicazione commerciale ingannevole e non autorizzata che lega indebitamente un marchio a eventi di grande visibilità, in particolare sportivi, senza accordi con gli organizzatori.

Cos’è l’ambush marketing e perché è vietato

Questa pratica, nota anche come pubblicità parassitaria, consiste nel creare un’associazione – spesso implicita – tra un brand e un evento, sfruttandone la notorietà e l’impatto mediatico per trarne vantaggio economico. Il Consiglio di Stato ha sottolineato che tale comportamento può generare confusione nel pubblico, inducendo a credere che esista un rapporto di sponsorizzazione o affiliazione inesistente.

Il caso: pubblicità durante UEFA Euro 2020

Oggetto della controversia è stata una sanzione da 100.000 euro inflitta da AGCM a una nota azienda di e-commerce per aver esposto a Roma, in prossimità dell’area ufficiale UEFA, un maxi-cartellone con il proprio logo, le bandiere delle nazioni partecipanti e il claim “Chi sarà il vincitore?”. Il Tar aveva confermato la legittimità della sanzione, rigettando le giustificazioni dell’azienda, poi respinte anche dal Consiglio di Stato.

Le implicazioni giuridiche dell’ambush marketing

Secondo il massimo giudice amministrativo, tale condotta non è solo rilevante sul piano pubblicistico – con sanzioni fino a 2,5 milioni di euro – ma anche sotto il profilo civilistico e penale. Le norme sulla concorrenza sleale, la tutela dei marchi e il Codice del consumo vietano pratiche commerciali idonee a trarre in inganno il consumatore sull’origine, la natura o le caratteristiche del prodotto.

Il Consiglio di Stato ha distinto tre forme di ambush marketing:

  1. Ambush by association: associazione indiretta tra brand ed evento;

  2. Ambush by intrusion: presenza visiva del marchio nei luoghi dell’evento;

  3. Opportunistic marketing: sfruttamento di episodi legati all’evento per fini promozionali.

Una condotta sleale e pluri-offensiva

Il giudice ha qualificato l’ambush marketing come illecito pluri-offensivo, poiché danneggia più soggetti: l’organizzatore dell’evento, gli sponsor ufficiali e i consumatori. L’azienda ambusher si appropria indebitamente della visibilità dell’evento senza sostenerne i costi, alterando la concorrenza e minando la trasparenza del mercato.

contributi tv locali

Contributi tv locali: lo scalino preferenziale garantisce il pluralismo La Corte Costituzionale conferma la legittimità dello scalino preferenziale nei contributi pubblici alle tv locali

Meccanismo “scalino preferenziale”

Contributi tv locali: con la sentenza n. 44/2025, la Corte costituzionale ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio di Stato riguardanti il sistema di assegnazione dei contributi pubblici alle emittenti televisive locali. In particolare, è stata confermata la legittimità del cosiddetto scalino preferenziale, meccanismo che prevede una ripartizione delle risorse in base alla posizione in graduatoria.

Nessuna violazione dell’art. 77 Cost.

La Corte ha anzitutto escluso che gli emendamenti, con cui sono state legificate le norme regolamentari in materia di contributi, abbiano violato l’articolo 77 della Costituzione. Non sussiste, infatti, il difetto di omogeneità tra il contenuto originario dei decreti-legge e le disposizioni successivamente introdotte.

Irrilevante interferenza con giudizi

Sono state inoltre dichiarate infondate le censure relative all’interferenza con l’esercizio del potere giurisdizionale. Il meccanismo in esame non compromette né i giudicati formatisi né i giudizi ancora in corso, risultando compatibile con il principio di separazione dei poteri.

Lo “scalino preferenziale” non lede il pluralismo

La Corte ha chiarito che il criterio che assegna il 95% dei contributi alle prime cento emittenti in graduatoria e solo il 5% alle restanti non viola i principi del pluralismo informativo e della concorrenza.

Panorama informativo e ruolo della qualità

Nel motivare la decisione, la Consulta ha evidenziato il profondo mutamento del sistema dell’informazione, oggi fortemente influenzato dalla digitalizzazione, che ha eliminato molte barriere tecniche ed economiche, permettendo una moltiplicazione delle fonti. In questo contesto, l’obiettivo diventa la salvaguardia della qualità dell’informazione, più che l’aumento delle voci presenti nello spazio pubblico.

Contributi tv locali e scalini preferenziale

Il meccanismo dello scalino preferenziale mira a premiare le emittenti più strutturate, promuovendo l’uso di tecnologie avanzate e la produzione di contenuti informativi di qualità. La Corte ha ritenuto tale scelta non irragionevole, poiché orientata a sostenere imprese editoriali capaci di affrontare il mercato e garantire occupazione stabile nel settore.

controllo amministrativo

Il controllo amministrativo Controllo amministrativo: definizione, evoluzione normativa, tipologie e livelli nella pubblica amministrazione

Cosa si intende per controllo amministrativo

Il controllo amministrativo rappresenta una funzione fondamentale dell’organizzazione pubblica, finalizzata a garantire la legittimità, l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa. In un sistema complesso come quello della pubblica amministrazione italiana, i controlli costituiscono uno strumento essenziale per assicurare il rispetto delle norme, l’uso corretto delle risorse pubbliche e il perseguimento degli obiettivi istituzionali.

Per controllo amministrativo si intende l’attività volta a verificare e valutare l’operato dell’amministrazione pubblica, sia sotto il profilo della legalità (conformità agli atti normativi e regolamentari), sia sotto quello dell’efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.

Questa funzione è espressione del principio costituzionale di buon andamento (art. 97 Cost.), che impone alla pubblica amministrazione di agire secondo criteri di correttezza, trasparenza e responsabilità.

Evoluzione normativa e attuazione pratica

A partire dagli anni ’90, la disciplina dei controlli amministrativi è stata oggetto di un profondo rinnovamento, orientato verso una logica di risultato più che di mera conformità formale. Le riforme in materia di pubblica amministrazione, in particolare il D.Lgs. 286/1999, il D.Lgs. 150/2009 (legge Brunetta) e le disposizioni più recenti sulla performance organizzativa, hanno introdotto strumenti per misurare l’efficacia dell’azione pubblica in modo sistematico.

In ambito locale, il Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000) disciplina i controlli interni sugli atti e sulle gestioni degli enti territoriali, prevedendo anche il ricorso a organismi indipendenti di valutazione (OIV).

Tipologie di controllo amministrativo

Il sistema dei controlli nella pubblica amministrazione si articola in varie tipologie, tra le quali si distinguono principalmente:

  1. Controllo di legittimità: consiste nella verifica della conformità degli atti amministrativi alle norme di legge, regolamento e ai principi generali dell’ordinamento. Può essere preventivo o successivo.
  2. Controllo di merito: riguarda la valutazione dell’opportunità e convenienza dell’azione amministrativa, in relazione agli obiettivi prefissati e alle risorse disponibili. Ha natura discrezionale e non giurisdizionale.
  3. Controllo contabile: mira ad accertare la regolarità e la correttezza della gestione finanziaria, contabile e patrimoniale degli enti pubblici. È esercitato dalla Corte dei conti e dagli organi interni di controllo.
  4. Controllo strategico: valuta il raggiungimento degli obiettivi istituzionali e l’impatto delle politiche pubbliche, contribuendo alla pianificazione e al miglioramento continuo delle performance amministrative.
  5. Controllo di regolarità amministrativa e contabile: disciplinato dal D.Lgs. 286/1999, si applica agli atti amministrativi e ai documenti contabili, garantendo la legittimità e la coerenza della spesa pubblica. In ambito statale è esercitato dagli Uffici centrali di bilancio e dalla Ragioneria generale dello Stato.
  6. Controllo di gestione: è finalizzato alla verifica dell’efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, con particolare attenzione all’utilizzo delle risorse in relazione ai risultati conseguiti.
  7. Controlli ispettivi: sono attività di vigilanza e verifica condotte da organi superiori o esterni, anche su segnalazione o d’ufficio, per accertare disfunzioni o irregolarità nell’attività amministrativa.

Livelli del controllo amministrativo

I controlli nella pubblica amministrazione si articolano su più livelli, a seconda dell’organo che li esercita e della fase in cui intervengono:

  • Controlli interni: svolti dagli stessi organi dell’amministrazione o da strutture a ciò deputate (es. nuclei di valutazione, uffici interni di controllo di gestione). Rientrano in questa categoria il controllo di gestione, il controllo strategico e quello di regolarità amministrativa.
  • Controlli esterni: esercitati da enti terzi rispetto all’amministrazione controllata. Il principale è quello della Corte dei conti, che vigila sulla legittimità e sulla regolarità della gestione finanziaria pubblica, nonché sull’eventuale responsabilità amministrativo-contabile dei funzionari.
  • Controlli preventivi: intervengono prima che l’atto produca effetti giuridici. Sono tipici, ad esempio, i controlli di legittimità sugli atti soggetti a visto o registrazione.
  • Controlli successivi: effettuati dopo l’adozione dell’atto amministrativo, al fine di verificarne l’effettiva efficacia e l’impatto rispetto agli obiettivi fissati.
  • Controlli gerarchici e funzionali: il primo è esercitato da un’autorità superiore nei confronti dell’autorità subordinata; il secondo si basa sulla competenza funzionale (es. autorità di vigilanza nei settori regolati).

 

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Vaccino anti-hpv

Vaccino anti-HPV: la Consulta legittima la legge della Puglia Per la Corte, la legge della Puglia sul vaccino anti-papilloma virus non viola la Costituzione

Vaccino anti-HPV e percorsi scolastici

Vaccino anti-HPV: con la sentenza n. 48 del 2025, la Corte costituzionale ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate in merito all’articolo 1 della legge della Regione Puglia n. 22/2024, che ha introdotto l’articolo 4-bis nella legge regionale n. 1/2024. Tale disposizione stabilisce che, per accedere ai percorsi formativi nella fascia 11-25 anni, inclusi quelli universitari, è necessario presentare una delle seguenti documentazioni alternative:

  • Attestazione della somministrazione del vaccino contro il Papilloma Virus Umano (HPV);

  • Certificazione dell’avvio del programma vaccinale;

  • Dichiarazione di rifiuto della vaccinazione;

  • Partecipazione a un colloquio informativo sui benefici del vaccino;

  • In alternativa, è possibile esprimere un “formale rifiuto” di produrre qualsiasi documento.

La Consulta conferma la legittimità della norma

Il ricorso era stato presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri, che contestava la norma regionale per presunta violazione della competenza statale esclusiva in materia di “norme generali sull’istruzione” e di livelli essenziali delle prestazioni (LEP) relativi ai diritti civili e sociali, in base all’articolo 117, secondo comma, lettere n) ed m) della Costituzione.

Venivano inoltre richiamati presunti contrasti con:

  • Gli articoli 3 e 34 della Costituzione (principio di uguaglianza e diritto all’istruzione);

  • L’articolo 117, primo comma, in relazione all’articolo 9 del Regolamento UE 2016/679 (GDPR), per il trattamento dei dati personali sanitari.

La Corte ha però dichiarato inammissibile la questione relativa ai LEP per insufficienza della motivazione, e ha ritenuto non fondate le altre censure.

Promuovere la consapevolezza vaccinale

La Consulta ha riconosciuto la legittimità della legge regionale pugliese in quanto esercizio coerente delle competenze concorrenti in materia di tutela della salute e istruzione, previste dalla Costituzione. Il provvedimento non introduce un obbligo vaccinale vero e proprio, ma mira a promuovere la vaccinazione anti-HPV o, almeno, a favorire una scelta informata da parte degli studenti e delle famiglie.

L’obiettivo è quello di stimolare la riflessione consapevole, senza imporre in modo coercitivo la presentazione di attestati sanitari. Viene, infatti, espressamente prevista la possibilità di rifiutare formalmente la produzione di qualsiasi documentazione, salvaguardando così il diritto all’istruzione e il rispetto della libertà individuale.

La decisione

La Corte costituzionale ha confermato, dunque, che la normativa regionale che prevede, ai fini dell’iscrizione ai percorsi di istruzione per i giovani tra 11 e 25 anni, l’obbligo di documentare la propria posizione vaccinale rispetto al virus HPV – anche mediante un semplice rifiuto formale – è costituzionalmente legittima. La misura rispetta il principio di proporzionalità, non vìola il diritto allo studio e rappresenta uno strumento efficace per promuovere la prevenzione sanitaria in ambito educativo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona.