danno da perdita di chance

Danno da perdita di chance: basta la revisione della decisione  Danno da perdita di chance: per il risarcimento non basta la lesione di una mera aspettativa, per riparare basta la revisione della decisione

Risarcimento danno da perdita di chance

Il risarcimento del danno da perdita di chance è il focus della sentenza del Consiglio di Stato n. 10324/2024, che affronta così un tema cruciale per il diritto amministrativo. Dalla decisione emerge chiaramente che questo tipo di risarcimento non si limita a una compensazione economica. Esso può anche consistere nella revisione della decisione amministrativa contestata. Analizziamo i punti chiave della pronuncia.

Procedura selettiva annullata: danno da perdita di chance

Un candidato aveva partecipato a una procedura selettiva per incarichi dirigenziali bandita dal Ministero dell’Istruzione. Non risultando vincitore, aveva contestato la valutazione dei punteggi, ritenendoli irragionevoli. Dopo un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, il Consiglio di Stato aveva annullato gli atti della procedura per manifesta illogicità nei criteri di valutazione.

Il candidato, ritenendo di aver perso l’opportunità di vincere, aveva richiesto al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio il risarcimento del danno patrimoniale, curriculare e non patrimoniale. Il TAR aveva respinto la domanda, decisione confermata successivamente dal Consiglio di Stato.

Il risarcimento non è automatico

Il Consiglio di Stato ha chiarito  infatti che il risarcimento del danno non segue automaticamente all’annullamento di un provvedimento amministrativo. Per ottenere il risarcimento, è necessario dimostrare:

  • la condotta illegittima dell’amministrazione;
  • il nesso causale tra la condotta e il danno;
  • la perdita concreta e ingiusta subita dal ricorrente.

L’onere della prova spetta al ricorrente, il quale deve fornire elementi certi o almeno altamente probabili per dimostrare il danno subito.

Perdita di chance: bene giuridico autonomo

La perdita di chance si deve tradurre in una possibilità concreta di conseguire un risultato favorevole, non un danno ipotetico o remoto. La giurisprudenza distingue la perdita di chance da una semplice aspettativa, richiedendo una probabilità vicina alla certezza del risultato perduto.

In questo caso, il Consiglio di Stato ha rilevato che il ricorrente non aveva dimostrato che, con una valutazione diversa dei punteggi, avrebbe certamente o probabilmente ottenuto l’incarico. La procedura coinvolgeva 97 candidati, di cui 74 ammessi alla fase finale. La possibilità del ricorrente di vincere, anche con una diversa valutazione dei titoli, è risultata priva di una base probatoria sufficiente.

La perdita di chance non richiede una probabilità matematica superiore al 50%, come suggerito da alcune sentenze. Tuttavia, la mera possibilità statistica, senza una base concreta, non è sufficiente per ottenere il risarcimento. In altre parole, la chance deve essere valutata in termini di un valore economico reale, non di un’aspettativa generica. Questo approccio evita di equiparare la chance alla certezza del risultato.

La revisione della decisione può bastare

L’aspetto interessante della sentenza da sottolineare però è il richiamo alla possibilità che il risarcimento consista nella revisione della decisione amministrativa. In alcuni casi, pertanto, l’annullamento degli atti impugnati e la corretta valutazione del candidato possono costituire una forma di riparazione sufficiente, rendendo superflua una compensazione economica. Tuttavia, ciò presuppone che il ricorrente dimostri un legame causale tra l’errore dell’amministrazione e la perdita subita.

 

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PintoPaga: due anni per azzerare l’arretrato PintoPaga: la manovra 2025 interviene sulla legge Pinto per azzerare in due anni l’arretrato nel pagamento degli indennizzi

Legge di Bilancio 2025 e il progetto “PintoPaga”

Avviato il progetto “PintoPaga”. La Legge di Bilancio 2025 (n. 207/2024) ha introdotto una riforma incisiva per accelerare i pagamenti previsti dalla Legge Pinto. L’obiettivo consiste nel ridurre l’arretrato in due anni e migliorare l’efficienza della gestione amministrativa, garantendo risparmi significativi per la finanza pubblica. Con la Legge di Bilancio 2025, il sistema di equa riparazione fa un passo avanti verso una maggiore efficienza e trasparenza. L’implementazione di risorse, tecnologia e regole rigorose consentirà di affrontare le criticità del passato e garantire un servizio migliore ai cittadini.

Digitalizzazione obbligatoria delle istanze

Le nuove norme impongono ai creditori di presentare richieste e documentazione esclusivamente in formato digitale. I modelli, disponibili sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, permetteranno una gestione più rapida e trasparente. I creditori dovranno inviare una dichiarazione sostitutiva entro un anno dalla pubblicazione del decreto che accoglie la domanda. Ritardi nella presentazione sospenderanno il calcolo degli interessi fino alla regolarizzazione.

Le dichiarazioni, in virtù della riforma, saranno valide per due anni. Tuttavia, l’amministrazione potrà richiederne il rinnovo, sempre in formato telematico. Eventuali trasmissioni incomplete sospenderanno gli interessi fino alla correzione dei dati.

Pagamenti semplificati e nuovi strumenti

I pagamenti avverranno solo tramite accredito su conto corrente. Non si potrà più procedere ai pagamenti in contanti o per mezzo di vaglia cambiari. I creditori potranno inoltre delegare un rappresentante legale con procura speciale per ricevere le somme dovute. Questa misura aumenta la sicurezza e riduce eventuali errori nella liquidazione.

Commissari ad acta per velocizzare le pratiche

Verranno nominati poi commissari ad acta, selezionati anche tra i funzionari pubblici, che svolgeranno l’incarico su base volontaria e fuori dall’orario di lavoro. Per loro è previsto un compenso massimo di 150 euro lordi per ogni incarico.

Per azzerare l’arretrato in due anni nuovo personale

Il progetto “PintoPaga”, lanciato dal Ministero della Giustizia per dare attuazione alle novità della legge di bilancio, si basa sulle risorse stanziate dalla Legge di Bilancio e sulla convenzione con Formez PA, società pubblica legata alla Presidenza del Consiglio. L’accordo prevede l’assunzione di nuovi dipendenti a tempo determinato, che affiancheranno quelli già operativi presso l’Ufficio I della Direzione Generale Affari Giuridici e Legali. Le nuove risorse umane saranno operative entro gennaio 2025 e gestiranno le pratiche relative ai decreti emessi tra il 2015 e il 2022. L’implementazione di personale e di strumenti tecnologici persegue la finalità di migliorare la gestione delle pratiche e di ridurre i tempi di lavorazione.

Risparmi stimati e obiettivi del progetto “PintoPaga”

Il costo complessivo della convenzione con Formez PA è stimato in 5 milioni di euro, ma il progetto punta a risparmiare fino a 60 milioni di euro, importo derivante dalla riduzione degli interessi di mora e delle spese legali legate ai ritardi nei pagamenti.

 

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Ddl concorrenza: legge in vigore In vigore dal 18 dicembre 2024 la legge annuale per il mercato e la concorrenza che prevede novità in materia di concessioni autostradali, startup e dehors

DDL concorrenza e mercato

Il ddl concorrenza è in vigore. Dopo l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge di conversione del decreto approvato dal CdM il 26 luglio 2024, il testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 17 dicembre per entrare in vigore il 18 dicembre 2024.

La nuova legge n. 193/2024 prevede diverse misure in materia di concessioni autostradali, dehors per migliorare la ricettività e il decorso urbano, di portabilità delle scatole nere per favorire la mobilità, di trasporto pubblico non di linea per contrastare l’abusivismo, di monitoraggio e rilevazione dei prezzi, di shrinkflation a garanzia del consumatore e di start up innovative per premiare le imprese che presentano maggiore potenzialità.

Ecco le misure più importanti della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023.

Concessioni autostrade: procedure pubbliche o in house

Si mira a far incassare allo Stato una parte dei pedaggi, invece che alle aziende concessionarie, per redistribuire i fondi. Le concessioni autostradali saranno aggiudicate per mezzo di procedure pubbliche o con affidamenti diretti del ministero dei Trasporti a società in house posta sotto il  controllo dal ministero dell’Economia. I pedaggi verrano versati in un fondo per investire nelle reti autostradali e in un dedicato alle concessioni, che verranno gestiti dal Ministero dei Trasporti.

Dehors: più servizi ai cittadini e decoro urbano

Nuove regole del Ddl concorrenza 2024 sui dehors per migliorare i servizi ai cittadini e il decoro urbano. Regole precise per mettere ordine nel settore, incentivando investimenti e migliorando la qualità delle aree urbane. Entro un anno, un decreto legislativo sarà emanato su proposta del Mimit e in concerto con vari ministeri, per coordinare la concessione di spazi pubblici ai locali. Particolare attenzione alle aree di interesse culturale e paesaggistico. I Comuni dovranno aggiornare i regolamenti per garantire il passaggio sicuro dei pedoni e delle persone con disabilità. Le norme legate alla pandemia rimarranno in vigore fino alla fine del 2025.

Scatole nere: nuove regole per la portabilità

Le assicurazioni non potranno inserire clausole che impediscano ai clienti di disinstallare senza costi i dispositivi di monitoraggio (scatole nere) alla scadenza del contratto. Si introduce la portabilità dei dati registrati dalle scatole nere, che i consumatori possono richiedere per mezzo della compagnia assicurativa. I dati (percorrenza totale, strade percorse, orari di guida) devono essere forniti in un formato leggibile e comune. Istituito un sistema informativo per prevenire le frodi assicurative, sotto la vigilanza di IVASS, con costi a carico delle assicurazioni.

Trasporto pubblico non di linea: lotta all’abusivismo

Per contrastare l’abusivismo nel trasporto pubblico non di linea prestato da taxi e Ncc, sono previste sanzioni per la mancata iscrizione al registro, come la sospensione e la revoca della licenza. I Comuni possono verificare i dati nel registro e comunicare eventuali revoche al Ministero dei Trasporti, per facilitare un controllo più efficace delle licenze.

Monitoraggio e rilevazione prezzi più efficiente

Il monitoraggio dei prezzi e delle tariffe, attività compiuta dalle Camere di Commercio, viene reso più efficiente. Il Garante per la sorveglianza dei prezzi può infatti individuare i prodotti da controllare e adottare linee guida per uniformare le rilevazioni dei prezzi.

Shrinkflation: etichette per informare i consumatori

Per contrastare la shrinkflation, pratica che consiste nel ridurre la quantità di prodotto mantenendo lo stesso confezionamento, viene introdotto lobbligo di informare i consumatori mediante unetichetta specifica sui prodotti esposti.

Startup innovative

Ampliata la definizione di start up innovative attraverso l’introduzione di nuovi criteri per premiare le imprese con più potenziale.  La stessa deve essere una micro impresa o un’impresa piccola o media (raccomandazione Commissione UE 2003/361/CE) e non deve svolgere attività di agenzia e consulenza.

Buoni pasto

Dal 1° gennaio 2025 ai gestori privati dei ticket privati sarà applicato il tetto del 5% alle commissioni. La novità riguarderà solo i ticket di nuova emissione, per quelli già emessi varranno le regole previste fino al 31 agosto 2025.

Energia

I clienti vulnerabili potranno chiedere di accedere ai servizi che prevedono tutele graduali presentando domanda entro il 30 giugno del 2025.

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Decreto Ambiente: cosa prevede la legge Dalla semplificazione della VIA alla siccità sino alla promozione dell'economia circolare ecco tutte le novità del Decreto Ambiente convertito in legge in vigore dal 17 dicembre 2024

Decreto Ambiente: in vigore la legge

Il Decreto Ambiente, diventato legge dopo che il 10 dicembre il ddl di conversione ha ricevuto l’ok definitivo della Camera con 141 voti a favore, 80 contrari e 3 astenuti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 dicembre per entrare in vigore il 17 dicembre 2024.

La nuova legge (n. 191/2024) rafforza la tutela delle acque per intervenire contro i fenomeni crescenti di siccità, modifica i sistemi dei gestione degli imballaggi e dei rifiuti, così come disciplinati dal Codice dell’Ambiente e promuove l’economia circolare.

Questi sono solo alcuni dei temi affrontati dalla legge di conversione del decreto contenente “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”.

Testo Unico Ambiente

Il testo va a riformare il TUA, il Testo Unico Ambiente, che racchiude le principali norme in materia di tutela ambientale e gestione dei rifiuti. La legge entrerà in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.

Vai al testo coordinato del decreto Ambiente e della legge n. 191/2024

Le misure del DL Ambiente

Le misure introdotte, in base alle volontà espresse dal Governo nel comunicato del 10 ottobre 2024 hanno lo scopo di semplificare i procedimenti relativi alle valutazioni ambientali, dare impulso alle bonifiche e al contrasto al dissesto idrogeologico, rafforzare la tutela delle acque e promuovere leconomia circolare”.

Il testo, modificato nel corso del passaggio in Senato:

  • modifica la normativa in materia di valutazione ambientale condizionando la verifica di assoggettabilità alla VIA, in relazione ai progetti di competenza statale e regionale alle regole del decreto legislativo che si occupa della disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili;
  • sancisce che il rilascio dell’AIA ossia della Autorizzazione Integrata ambientale spetti al direttore generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica;
  • affida a un decreto il compito di definire progetti strategici per raggiungere gli obiettivi del PNIEC;
  • in presenza di esigenze contingenti motivate si consente l’assegnazione dei progetti spettanti alla Commissione tecnica PNRR-PNIEC alla Commissione tecnica VIA-VAS;
  • per i progetti di produzione di energia da fonte fotovoltaica, solare termodinamica, a biomassa, a biogas e di produzione di biometano, il proponente del provvedimento di VIA deve allegare una dichiarazione sostitutiva di certificazioni o di atto di notorietà che attesti la legittima disponibilità della superficie su cui realizzare l’impianto;
  • il Ministero della difesa potrà definire un programma di interventi per la transizione energetica di siti, infrastrutture e dei beni del demanio militare presenti sul territorio nazionale e disciplinare l’eventuale procedimento di valutazione o autorizzazione ambientale del programma o dei singoli interventi;
  • vieta la concessione dei permessi di ricerca e di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi sul territorio nazionale e nel mare, fatte salve specifiche eccezioni;
  • previene i fenomeni siccitosi e prevede la realizzazione interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque;
  • promuovere leconomia circolare, anche attraverso la modifica della legge n. 60 del 2022, che contiene disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne;
  • incentiva le operazioni di recupero dei rifiuti e di riutilizzo dei materiali di prossimità provenienti dalla realizzazione degli interventi relativi al tunnel sub-portuale e alla diga foranea di Genova;
  • consente il raggiungimento, entro le scadenze previste, degli obiettivi PNRR di bonifica e riqualificazione dei siti orfani;
  • istituisce una struttura di supporto al Commissario straordinario per l’attuazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito di bonifica di interesse nazionale (SIN) di Crotone – Cassano e Cerchiara;
  • prevede misure finalizzate ad attuare interventi per difendere il suolo e mitigare il dissesto idrogeologico;
  • Introduce disposizioni per le amministrazioni operanti nei settori dell’ambiente e della sicurezza energetica (SNPA, ISPRA, ISIN) e garantisce le funzionalità del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.

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Università telematiche: cosa prevede il decreto Università telematiche: il decreto prevede lezioni live, esami in presenza, più docenti e regole chiare per una didattica di qualità

Università telematiche: didattica a distanza rafforzata

Le Università telematiche cambiano volto. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha introdotto significative modifiche alla regolamentazione della didattica a distanza. L’obiettivo del provvedimento è di garantire una formazione equa e di alta qualità.

Il nuovo decreto pone le basi per un sistema educativo più strutturato e regolamentato, equiparando le università telematiche e quelle tradizionali.

Principali novità del decreto università telematiche

Il provvedimento introduce una serie di misure per migliorare l’erogazione della didattica a distanza, stabilendo nuovi standard qualitativi e garantendo maggiore trasparenza. Vediamo quali sono le innovazioni principali.

Lezioni sincrone obbligatorie

Almeno il 20% delle lezioni nei corsi a distanza deve avvenire in modalità sincrona, ossia dal vivo e non registrata. Questa misura favorisce l’interazione diretta tra studenti e docenti, rendendo l’esperienza di apprendimento più coinvolgente e vicina a quella tradizionale.

Esami in presenza

Gli esami universitari dovranno essere svolti fisicamente in aula, con deroghe limitate a casi straordinari, come emergenze temporanee o disabilità accertate. Questa decisione mira a preservare l’integrità e la credibilità delle valutazioni.

Classificazione dei corsi

Il decreto introduce una suddivisione chiara dei corsi in quattro categorie basate sulla percentuale di didattica online:

  • convenzionali: fino al 20% online;
  • misti: tra il 20% e il 66% online;
  • prevalentemente a distanza: oltre il 66% online;
  • integralmente a distanza: 100% online.

Questa classificazione offre maggiore flessibilità agli studenti e assicura che i corsi mantengano standard qualitativi elevati.

Rafforzamento del rapporto studenti-docenti

Per i corsi a distanza, il decreto richiede un aumento del numero di docenti strutturati per migliorare il rapporto studenti-docenti. Ad esempio, per una laurea triennale scientifica servirà un professore ogni 150 studenti, rispetto ai 75 del precedente DM 1154/2021. Per le discipline umanistiche, il rapporto sarà di un docente ogni 200 studenti, rispetto ai 100 previsti in passato.

Obiettivi del decreto università telematiche

Il decreto vuole tutelare la qualità della formazione per tutti gli studenti, indipendentemente dalla modalità di erogazione dei corsi.  Questa iniziativa risponde anche alla crescente domanda di didattica a distanza, un bisogno accentuato durante la pandemia e ormai sempre più diffuso.

Lotta alle finte università

Un punto cruciale del decreto è la lotta contro le finte università. Il Ministero ha già presentato esposti alle procure per contrastare attività illegali, garantendo un sistema formativo trasparente e credibile. Il decreto prevede inoltre un rigoroso processo di accreditamento e valutazione, gestito dall’ANVUR, per tutte le istituzioni educative.

Impatti e tempistiche

Le nuove regole saranno applicate immediatamente alla futura offerta formativa, da presentare entro il 13 dicembre. Per i corsi già avviati, l’adeguamento sarà completato entro l’anno accademico 2024/25. Inoltre, è previsto un successivo decreto che specificherà ulteriormente le modalità di attivazione dei corsi di laurea nelle diverse classi.

Una visione per il futuro

Anna Maria Bernini ha sottolineato l’importanza di questa riforma per garantire un sistema educativo moderno e inclusivo. Con misure innovative e un focus sulla qualità, il Decreto Università Telematiche segna un passo fondamentale per l’evoluzione della didattica a distanza in Italia. Studenti e docenti potranno beneficiare di un sistema più equilibrato, trasparente e capace di rispondere alle sfide educative del futuro.

 

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patente digitale

Patente digitale: dal 4 dicembre sull’App IO Patente digitale: dopo la fase di sperimentazione iniziata il 23 ottobre 2024 dal 4 dicembre è disponibile sulla App IO

Patente digitale: gli step

La Patente digitale ha iniziato il suo iter con la App IO mercoledì 23 ottobre 2024. Nella fase di test questo documento è stato messo a disposizione di 50.000 italiani. I componenti di questo primo gruppo sono stati selezionati in modo da garantire varietà di soggetti differenti per età, genere, zone geografiche e caratteristiche sociali.

Dal 6 novembre 2024 la patente digitale è stata estesa ad altri 250.000 italiani.

Dal mercoledì 4 dicembre 2024, conclusa la fase sperimentale, la patente digitale è finalmente a disposizione di tutti gli italiani sulla app IO.

Le direttive del Ministero

In vista della fase di sperimentazione della patente digitale il Ministero dell’Interno aveva pubblicato la circolare 300/STRAD/1/0000032079.U/2024 del 22 ottobre 2024.

In base a questo documento, dal 23 ottobre 2024, in occasione di eventuali controlli su strada, la patente di guida può essere mostrata agli addetti dal dispositivo mobile, soddisfacendo così l’obbligo di esibizione sancito dall’art. 180, comma 1, lett. b del Codice della Strada.

Patente digitale e IT Wallet

La patente digitale, insieme alla tessera sanitaria e alla carta europea della disabilità dal 4 dicembre 2024 è entrata a far parte dellIT Wallet, il Portafoglio elettronico presente sulla App IO.

Il percorso dell’IT Wallet è iniziato quando è entrato in vigore il DL PNRR il 2 marzo 2024, che ha istituito il Sistema di portafoglio digitale italiano, un sistema in continua evoluzione.

Al momento i documenti digitali del portafoglio elettronico confluiscono nella App IO, perché già presente su milioni di dispositivi mobili.

Nel tempo il sistema del portafoglio elettronico sarà esteso ai privati, che quindi potranno realizzare i propri IT Wallet.

Anche i documenti e i servizi del portafoglio elettronico sono destinati ad aumentare progressivamente e l’IT Wallet verrà integrato con altri servizi nuovi e utilissimi.

Si potrà accedere ad esempio al fascicolo sanitario personale e alla firma digitale. L’IT Wallet potrà poi comprendere servizi di pagamento, abbonamenti ai mezzi di trasporto pubblico e altro ancora.

La versione finale dell’IT Wallet consentirà ai cittadini di spostarsi su tutto il territorio nazionale con i documenti in formato digitale. Il Portafoglio digitale conterrà infatti anche il passaporto e la tessera elettorale. Per accedere ai servivi sarà necessario autenticarsi con le credenziali dello SPID o della Carta di identità elettronica.

 

Leggi anche: It-Wallet: cos’è e a cosa serve

it wallet

It-Wallet: cos’è e a cosa serve Il decreto PNRR del 26 febbraio ha istituito il Sistema di portafoglio digitale italiano (IT-Wallet) disponibile dal 4 dicembre 2024 sull’App IO

It-Wallet: il sistema di portafoglio digitale

Dal 4 dicembre 2024 sull’ IT- Wallet sono digitalmente accessibili documenti fondamentali come la patente di guida, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità.

A cosa serve il sistema It-Wallet

Il sistema d’identità digitale è volto a semplificare la fruizione da parte degli utenti di servizi sia “fisici” che online, al fine di rendere più semplice la gestione delle relazioni con la Pubblica amministrazione. L’It-Wallet, il primo portafoglio digitale ad avere valore di legge, raccoglierà i documenti essenziali per il cittadino e, a partire dal 2025, sarà utilizzabile su qualsiasi smartphone.

L’introduzione dell’IT Wallet è finalizzata ad una significativa semplificazione per gli utenti, che possono gestire la propria identità digitale attraverso un unico strumento, aumentando di conseguenza la sicurezza e la trasparenza nell’utilizzo della stessa, efficientando anche i rapporti tra PA e cittadino.

Gli step dell’IT-Wallet

Da settembre 2024 è iniziata la fase di test e l’IT Wallet è stato progressivamente reso disponibile agli utenti.

L’attuazione ufficiale del sistema di portafoglio digitale è prevista per gennaio 2025, data a partire dalla quale i cittadini potranno scaricare l’ultima versione dell’App Io e attivare il l’IT Wallet tramite identificazione digitale (Cie o Spid).

A partire dall’inizio del 2025, dunque, verrà dato avvio al sistema digitale per consentire il progressivo perfezionamento dell’infrastruttura digitale in vista della sua piena operatività anche europea a partire dal 2026.

Da questa data, infatti, i portafogli digitali di diversi paesi europei saranno tra loro connessi tramite un’architettura che consentirà il riconoscimento reciproco delle identità digitali, garantendo un accesso ancora più agevole e sicuro ai servizi transfrontalieri.

Infatti, entro il 2026, dovrebbe prendere avvio anche un sistema di riconoscimento digitale, sul piano europeo, valido per tutti i cittadini europei che, attraverso “Eudi wallet” potranno utilizzare servizi online, condividere documenti digitali o effettuare pagamenti.

Nell’intenzione della Commissione europea, oltre a garantire la semplificazione, lo strumento in questione mira a proteggere la sicurezza dei cittadini dal rischio di truffe, frodi e furti d’identità.

Effetti sul rapporto tra cittadino e PA

Il Wallet si prefigge di trasformare il rapporto tra cittadini e PA, rendendolo più efficiente, sicuro e accessibile rispetto all’attuale situazione.

La capacità di gestione della propria identità digitale consentirà ai cittadini di avere maggiore controllo sulla fiducia nel sistema pubblico e determinerà un aumento della partecipazione dei cittadini ai servizi digitali offerti dalla PA. Il nuovo sistema digitale si prefigge inoltre l’obiettivo di ridurre la burocrazia e di velocizzare i tempi di risposta della PA.

Quali documenti e come caricarli su IT-Wallet

Per il momento i documenti che possono essere conservati nel portafoglio digitale sono la patente di guida, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità. Nel 2025, saranno implementati anche servizi online e integrati altri documenti (come la carta d’identità, titoli di appartenenza agli albi, documenti anagrafici, ma anche tessere o abbonamenti vari). Per caricare i documenti, occorre innanzitutto scaricare l’app IO, quindi identificarsi con Spid o Cie. A questo punto si possono caricare i documenti digitali (i cui dati sono resi disponibili dagli stessi enti che emettono i documenti fisici) che resteranno a portata di mano in qualsiasi momento. L’app potrebbe richiedere per ultimare l’operazione una verificare dei documenti caricati, al fine di garantirne l’autenticità.

autonomia differenziata

Autonomia differenziata: parziale bocciatura della Consulta La Corte Costituzionale ha ritenuto illegittime diverse disposizioni della legge sull'autonomia differenziata pur non bocciando l'intero provvedimento

Autonomia differenziata: l’intervento della Consulta

La Corte Costituzionale ha deciso in merito alle questioni di costituzionalità sollevate sulla Legge n. 86 del 2024 riguardante l’autonomia differenziata delle regioni ordinarie. La sentenza n. 192/2024, il cui contenuto era stato anticipato con comunicato stampa lo scorso 14 novembre, è stata depositata in cancelleria il 3 dicembre 2024.

Il provvedimento conferma che la legge nel suo complesso non è stata giudicata incostituzionale. Tuttavia sono stati rilevati diversi profili di illegittimità legati a specifiche disposizioni del testo legislativo.

Interpretazione dell’art. 116, comma 3, della Costituzione

La Corte ha esaminato in dettaglio l’articolo 116, terzo comma della Costituzione italiana, che permette alle regioni ordinarie di acquisire forme di autonomia differenziata. I giudici hanno sottolineato che tale norma deve essere interpretata nel contesto della struttura dello Stato italiano, che riconosce alle regioni un ruolo fondamentale ma in un quadro che rispetti i principi di unità della Repubblica, solidarietà tra le regioni, eguaglianza e garanzia dei diritti dei cittadini. Inoltre, la Corte ha ribadito che la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni, in applicazione di tale articolo, non deve rispondere a un semplice riparto di potere, ma deve essere finalizzata al bene comune e alla tutela dei diritti costituzionali.

Autonomia differenziata: finalità e funzionalità

La Corte ha inoltre chiarito che l’autonomia differenziata dovrebbe mirare a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, a garantire maggiore responsabilità politica e a rispondere meglio alle esigenze dei cittadini. Tuttavia, sono state evidenziate delle problematiche in merito alla forma e alle modalità con cui le autonomie vengono differenziate.

I profili di incostituzionalità

Nell’analizzare i ricorsi presentati dalle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, la Corte ha individuato alcune disposizioni della legge sull’autonomia differenziata che risultano incostituzionali.

In particolare, sono state bocciate le seguenti previsioni:

  1. Devoluzione di materie e funzioni: La legge consente che l’intesa tra lo Stato e la regione possa trasferire materie intere o ambiti di materie. La Corte, però, ritiene che la devoluzione debba riguardare solo funzioni specifiche, giustificate in relazione al principio costituzionale di sussidiarietà, che regola la distribuzione dei compiti tra Stato e regioni.
  2. Delega legislativa sui livelli essenziali delle prestazioni (LEP): La legge conferisce una delega legislativa per definire i LEP (diritti civili e sociali), ma la Corte ha sottolineato l’assenza di criteri direttivi adeguati. In tal modo, la decisione sulle prestazioni fondamentali verrebbe rimessa al Governo, limitando il ruolo del Parlamento.
  3. Determinazione dei LEP tramite dPCM: La Corte ha ritenuto illegittima la previsione che affida al Presidente del Consiglio dei Ministri la responsabilità di aggiornare i LEP tramite decreto (dPCM), poiché tale modalità non garantisce sufficiente partecipazione parlamentare.
  4. Modifica delle aliquote tributarie: La legge consente di modificare, tramite decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali destinati a finanziare le funzioni trasferite. Secondo la Corte, questa disposizione potrebbe premiare le regioni inefficienti, che non riescono a garantire l’efficacia dei servizi nonostante i fondi ricevuti.
  5. Concorso obbligatorio agli obiettivi di finanza pubblica: La Corte ha rilevato che la legge prevede la facoltatività del concorso delle regioni agli obiettivi di finanza pubblica, compromettendo i vincoli di solidarietà e l’unità della Repubblica.
  6. Estensione dell’autonomia alle regioni a statuto speciale: La Corte ha escluso che l’autonomia differenziata possa essere applicata anche alle regioni a statuto speciale. Tali regioni hanno già procedure autonome per richiedere forme di maggiore autonomia, quindi l’estensione della legge non è costituzionalmente corretta.

Interpretazioni costituzionalmente orientate

Nonostante le criticità riscontrate, la Corte ha dato un’interpretazione positiva ad alcune altre disposizioni della legge:

  1. Iniziativa legislativa: L’iniziativa per l’approvazione della legge di differenziazione non è riservata esclusivamente al Governo, ma deve coinvolgere anche il Parlamento.
  2. Emendamento dell’intesa: La legge di differenziazione non è un atto “prendere o lasciare”, ma implica che il Parlamento possa apportare modifiche all’intesa, con la possibilità di rinegoziarla.
  3. Definizione dei LEP: La legge deve chiarire meglio quali materie siano soggette alla determinazione dei LEP. In particolare, se una materia non rientra nei LEP, non potranno essere trasferite funzioni che riguardano i diritti civili e sociali.
  4. Compartecipazione tributaria: La Corte ha sottolineato che le risorse per le funzioni trasferite devono essere determinati non sulla base della spesa storica, ma utilizzando criteri di efficienza e fabbisogni standard, in modo da garantire una corretta copertura delle funzioni trasferite.
  5. Clausola di invarianza finanziaria: L’intesa e l’individuazione delle risorse per le funzioni devolute dovranno tener conto del quadro economico generale e degli obblighi finanziari europei.

Ruolo del Parlamento

La Corte ha lasciato al Parlamento il compito di correggere le incongruenze riscontrate, in modo da garantire che la legge rispetti pienamente i principi costituzionali. Spetterà al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti normativi derivanti dalle questioni sollevate, assicurando che la legge sia pienamente funzionale e conforme alla Costituzione.

Infine, la Corte rimarrà competente a valutare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione che dovessero essere adottate, qualora venissero impugnate da altre regioni o in via incidentale.

 

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testo unico rinnovabili

Testo Unico Rinnovabili Testo Unico energie rinnovabili: semplificazioni, zone di accelerazione e nuove regole amministrative per la produzione di energia 

Approvato il Testo Unico Rinnovabili

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Testo Unico Rinnovabili, una normativa che ridefinisce i regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER). Sebbene l’obiettivo dichiarato sia la semplificazione delle procedure, il decreto rischia di aggiungersi alla già complessa giurisprudenza in materia energetica.

Il Testo Unico Fer rappresenta un tentativo di bilanciare le esigenze di sostenibilità con la necessità di semplificazione amministrativa. Tuttavia, resta il dubbio che questa nuova normativa possa creare sovrapposizioni con il quadro normativo esistente, accentuando la complessità anziché ridurla. Sarà fondamentale un attento monitoraggio per valutarne l’efficacia e l’impatto sul settore delle energie rinnovabili in Italia.

La normativa entrerà in vigore il 30 dicembre 2024. Regioni ed enti locali avranno 120 giorni per adeguarsi alle nuove disposizioni.

Testo Unico Rinnovabili: obiettivi e ambiti di applicazione

Il decreto si propone di favorire la diffusione degli impianti di energia rinnovabile, garantendo al contempo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e del paesaggio. Le principali novità includono la definizione di tre regimi amministrativi: attività libera, procedura abilitativa semplificata (PAS) e autorizzazione unica. L’introduzione di meccanismi come il silenzio-assenso e la riduzione dei tempi per la PAS (ora fissati a 30 giorni) mirano a snellire gli iter burocratici, incentivando gli investimenti nel settore.

Modifiche principali

Diverse le novità che meritano di essere segnalate.

  • Eliminata la comunicazione di inizio lavori (CIL), per semplificare la gestione per molti interventi.
  • Ampliate le attività in regime di attività libera, che ora includono interventi su aree vincolate, purché non visibili dall’esterno e realizzati con materiali tradizionali.
  • Nuove disposizioni sulla PAS, che prevedono una sola sospensione per eventuali integrazioni documentali e oneri istruttori per progetti sopra 1 MW di potenza.
  • Autorizzazione unica, concessa entro 120 giorni dalla Conferenza dei Servizi, con validità minima di cinque anni.

Le violazioni alle disposizioni comporteranno sanzioni amministrative più severe, per prevenire abusi e difformità.

Zone di accelerazione e impatti ambientali

Il decreto introduce anche il concetto di zone di accelerazione, aree in cui le procedure autorizzative vengono ulteriormente semplificate. Il GSE (Gestore dei Servizi energetici) si occuperà di una mappatura nazionale per individuare le aree terrestri e marine idonee, che saranno poi regolamentate da piani regionali e nazionali. Inoltre, interventi in attività libera e PAS non saranno soggetti a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), grazie a modifiche apportate al decreto legislativo n. 152/2006.

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Daspo: cos’è e come funziona Il Daspo è un provvedimento amministrativo che consiste nel divieto di accesso a manifestazioni sportive per un periodo determinato. Analizziamo come funziona e le tipologie oggi esistenti

Daspo (Divieto di Accesso alle manifestazioni sportive)

Il Daspo (abbreviazione di “Divieto di Accesso alle manifestazioni Sportive”) è una misura preventiva di natura amministrativa che viene applicata a chi è ritenuto responsabile di comportamenti violenti o pericolosi durante eventi sportivi. L’obiettivo principale di questa normativa è quello di tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza, prevenendo gli episodi di violenza e mantenendo l’integrità degli eventi sportivi.

Di seguito analizziamo in dettaglio cos’è il Daspo, come funziona, le tipologie esistenti e quale legge lo ha istituito.

Cos’è il Daspo

Il Daspo è un provvedimento amministrativo che consiste nel divieto di accesso a manifestazioni sportive per un periodo determinato. Viene applicato nei confronti di individui che abbiano compiuto atti di violenza, disordini o altri comportamenti pericolosi durante eventi sportivi. È una misura preventiva, cioè destinata a impedire che chi ha compiuto determinati atti illeciti possa ripetere tali comportamenti in futuro, tutelando così l’ordine pubblico e la sicurezza degli spettatori, degli atleti e degli organizzatori.

Il Daspo non è una condanna penale, ma una sanzione amministrativa, che non prevede l’ingresso in carcere ma l’imposizione di un divieto di partecipazione a eventi sportivi. La durata di tale divieto può variare, ma solitamente va da un minimo di uno a un massimo di cinque anni.

La disciplina del Daspo

Il Daspo è stato istituito dalla Legge 401/1989, che ha introdotto una serie di misure contro la violenza nelle manifestazioni sportive. In particolare, l’articolo 6 della legge stabilisce che, in seguito a determinati comportamenti violenti o di disordine, l’autorità di pubblica sicurezza può disporre un divieto di accesso a manifestazioni sportive per i trasgressori. La legge è stata successivamente modificata e integrata con altre disposizioni che hanno ampliato le tipologie di reati che giustificano il Daspo e ne hanno esteso l’applicazione.

Un’importante evoluzione del Daspo è avvenuta nel 2017 con il Decreto Legge n. 8, che ha esteso l’applicazione del Daspo a tutti i tipi di eventi sportivi, non solo alle partite di calcio. Inoltre, sono stati previsti maggiori poteri per la Polizia di Stato, che può emettere il Daspo anche in base a specifiche situazioni di rischio o all’esistenza di precedenti comportamenti pericolosi. Il Daspo, quindi, non riguarda solo i tifosi più violenti, ma può essere applicato anche a chi rappresenta una minaccia per la sicurezza e l’ordine pubblico.

Come funziona il Daspo

Il Daspo viene emesso dalle autorità di pubblica sicurezza, solitamente dalla Polizia di Stato, in seguito a episodi di violenza o di disordini verificatisi in occasioni di manifestazioni sportive. La decisione viene presa sulla base di indagini e prove che dimostrano la responsabilità di una persona in atti di violenza o comportamento pericoloso.

Una volta emesso, il Daspo impedisce all’individuo di partecipare ad eventi sportivi, sia locali che internazionali, durante il periodo di validità del provvedimento. Il divieto può includere anche il divieto di avvicinarsi a determinate aree o stadi in occasione di eventi sportivi. In alcuni casi, il Daspo può prevedere l’obbligo di firma presso una stazione di polizia nei giorni in cui si svolgono gli eventi.

Se una persona violasse il Daspo, incorrerebbe in sanzioni più severe, tra cui l’arresto o l’estensione del divieto.

Tipologie di Daspo

Esistono diverse tipologie di Daspo, che possono variare in base alla gravità dei comportamenti violenti o illeciti e alla situazione specifica. Le principali tipologie sono:

Daspo Ordinario

Il Daspo ordinario è quello più comune e viene applicato a chi ha compiuto reati durante una manifestazione sportiva, come ad esempio risse, aggressioni, danneggiamento di beni, lancio di oggetti pericolosi o altri atti di violenza. La durata del divieto di accesso agli stadi varia da uno a cinque anni, e il provvedimento viene emesso dalla Questura o dalla Polizia di Stato.

Daspo Speciale

Il Daspo speciale è una versione più restrittiva, applicata a chi ha compiuto atti particolarmente gravi o che ha recidivato, ossia che ha già ricevuto un Daspo in passato e ha continuato a compiere comportamenti violenti o pericolosi. In alcuni casi, il Daspo speciale può comportare il divieto di accesso anche a tutte le manifestazioni sportive, comprese quelle che non abbiano attinenza con il precedente comportamento violento.

Daspo Urbano

Il Daspo urbano è una misura più recente e riguarda chi commette reati non necessariamente legati allo sport, ma che avvengono nelle vicinanze degli impianti sportivi o in contesti legati alla viabilità verso e dai luoghi di svolgimento di eventi sportivi. Può riguardare atti di vandalismo o anche episodi di teppismo che disturbano la sicurezza pubblica. Il Daspo urbano si estende anche ai comportamenti violenti in zone di particolare concentrazione di pubblico, come aree residenziali o centrali in prossimità degli stadi.