Ordine demolizione opere accessorie
L’ordine di demolizione comprende anche le opere accessorie, in quanto riferito a tutte le opere complessivamente e unitariamente intese. Così la terza sezione penale della Cassazione con la sentenza n. 24066-2024.
La vicenda
Nella vicenda, il tribunale di Napoli respingeva l’istanza di sospensione/revoca dell’ordine di demolizione di alcune opere abusive. Il ricorrente adiva quindi il Palazzaccio, a mezzo del difensore di fiducia, lamentando che l’ordine stesso avrebbe causato la demolizione di più di quanto previsto nelle sentenze di condanna, ossia, nello specifico del fabbricato sottostante, in quanto non era mai stato oggetto di accertamento nè delle sentenze stesse che riguardavano un muro di contenimento in cemento armato, la realizzazione di un manufatto di circa 155 metri quadrati e la realizzazione di tre appartamenti e un porticato su due livelli sulla facciata sud.
Carattere unitario del manufatto abusivo
Per la Cassazione, il ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza e aspecificità stante l’assenza di confronto con le ragioni della decisione.
Il giudice dell’esecuzione sul ritenuto carattere unitario del manufatto abusivo ha rigettato, infatti, l’istanza di revoca dell’ordine di demolizione con riferimento al piano inferiore che costituiva il piano di calpestio dei locali abitativi abusivi del piano superiore. In particolare, sottolineano da piazza Cavour, il giudice ha rilevato che, come riportato nell’elaborato tecnico e come si evinceva dalle sentenze e dagli accertamenti, “fu costruito il manufatto al primo piano, ma lo stesso fu realizzato sul muro di contenimento – ed è – altresì evidente che era stato già realizzato anche il piano inferiore”. Pertanto, era “scontato che la realizzazione del piano inferiore, inizialmente costituito dal terrapieno sia stata eseguita in prosecuzione dell’abuso originario, come d’altronde incontrovertibilmente dimostrato dalla struttura unitaria”. In sostanza, si era realizzato prima il piano superiore e poi quello inferiore, ma si era creato “un unico organismo unitario, in cui i lavori del piano inferiore costituivano prosecuzione dei precedenti abusi”.
Ordine di demolizione coinvolge tutte le opere unitarie
Per gli Ermellini, dunque, il giudice dell’esecuzione ha fatto buon governo dei principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità secondo cui “in caso di abusi realizzati in progressione, la demolizione deve necessariamente coinvolgere tutte le opere complessivamente e unitariamente intese”. In tale ultimo senso, la S.C. ha infatti precisato che “l’ordine di demolizione del manufatto abusivo, previsto dall’art. 31, comma nono, del d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, riguarda l’edificio nel suo complesso, comprensivo di eventuali aggiunte o modifiche successive all’esercizio dell’azione penale e/o alla condanna, atteso che l’obbligo di demolizione si configura come un dovere di ‘restitutio in integrum’ dello stato dei luoghi e, come tale, non può non avere ad oggetto sia il manufatto abusivo originariamente contestato, sia le opere accessorie e complementari nonché le superfetazioni successive, sulle quali si riversa li carattere abusivo dell’originaria costruzione (tra le tante, Sez. 3, n. 6049 del 27/09/2016; Sez. 3, n. 43236 del 11/10/2023)”.
La decisione
Rigettati anche gli altri motivi, la corte dichiara il ricorso inammissibile e condanna il ricorrente anche al pagamento delle spese processuali ai sensi dell’art. 616 c.p.p. oltre al pagamento di 3mila euro in favore della Cassa delle Ammende.
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