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Antiriciclaggio Terzo settore Antiriciclaggio Terzo settore: obblighi estesi anche agli enti no profit dal Dl Economia n. 95/2025 convertito dalla legge 118/2025

Antiriciclaggio cos’è

Prima di entrare nell’argomento dell’antiriciclaggio Terzo settore ricordiamo che l’antiriciclaggio in generale può essere definito come l’insieme delle attività e delle procedure che le istituzioni finanziarie e altri soggetti regolamentati attuano per prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro sporco. Il riciclaggio mira infatti a nascondere l’origine illecita dei fondi, l’antiriciclaggio agisce in senso opposto. Il suo scopo principale infatti  consiste nel rendere l’operato dei criminali non redditizio e rischioso, rendendo impossibile la trasformazione del “denaro sporco” in “denaro pulito” nel sistema economico. L’antiriciclaggio è quindi il sistema di protezione del mondo finanziario, progettato per agire come una barriera contro il denaro proveniente da attività criminali, garantendo l’integrità e la legalità dell’economia globale.

Dl Economia: antiriciclaggio Terzo settore

Il Decreto Legge n. 95/2025, meglio noto come “Decreto Economia”, così come convertito dalla legge n. 118/2025 segna al riguardo un cambiamento epocale per gli Enti del Terzo settore.

Gli ETS infatti vengono formalmente inclusi tra i soggetti vigilati nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Questa novità, in linea con le direttive europee e le raccomandazioni internazionali del Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale, risponde all’esigenza di evitare che il no profit venga usato come canale per operazioni illecite. Il decreto riconosce un ruolo centrale al Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF). Esso diventa infatti il punto di contatto per le richieste internazionali e per il coordinamento delle iniziative di monitoraggio.

Obblighi operativi e documentali: più trasparenza e solidità

Anche gli ETS sono quindi tenuti a rispettare una serie di obblighi operativi e documentali che devono essere proporzionati alla dimensione dell’ente e che comportano responsabilità dirette per gli amministratori, con possibili sanzioni amministrative e penali in caso di mancata conformità.

L’adeguamento a queste nuove regole è sicuramente una sfida, ma anche un’opportunità per gli ETS. La maggiore trasparenza può rafforzare la loro credibilità, facilitare l’accesso a fondi pubblici e privati e proteggerli da infiltrazioni. A tale fine, gli enti possono adottare modelli organizzativi interni (es: manuali antiriciclaggio e sistemi di gestione del rischio) e affidarsi a consulenti specializzati. Investire nella conformità normativa significa infatti evitare sanzioni e garantire la solidità futura dell’organizzazione.

 

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