Responsabilità, Responsabilita - Primo piano

La transazione del medico non libera l’ospedale La Cassazione ha precisato che la transazione del medico con il paziente, non impedisce a quest’ultimo di domandare il risarcimento all’ospedale, ma ne determina la sola diminuzione del quantum debeatur

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Responsabilità medica: la transazione del medico

Nel caso in esame, i genitori di un bambino nato, con una grave menomazione a causa del ritardo con cui la ginecologa si era risolta a praticare il taglio cesareo, avevano transatto con il medico.

Rispetto alla suddetta circostanza, la Corte d’appello aveva ritenuto che l’azienda ospedaliera non potesse avvalersi della transazione intervenuta tra i genitori del bambino ed il medico.

Avverso tale decisione la società di assicurazioni e l’azienda ospedaliera avevano proposto ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La transazione del medico non libera la struttura sanitaria

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 15216-2024, ha rigettato, per quanto qui rileva, le doglianze formulate dalla parte ricorrente.

In particolare, la Corte ha rilevato come il Giudice di merito avesse correttamente escluso che la transazione conclusa dal medico, dipendente dell’ospedale, con i danneggiati potesse essere invocata dall’azienda ospedaliera o dai suoi assicuratori, in relazione alla domanda risarcitoria proposta nei confronti della stessa dai danneggiati.

A tal proposito il Giudice di legittimità ha ripercorso il quadro normativo di riferimento, affermando che la transazione conclusa dal medico non impedisce ai pazienti di introdurre e coltivare la domanda di risarcimento avanzata nei confronti dell’ospedale.

In particolare, il Giudice di legittimità ha precisato che l’errore del medico costituisce “un mero presupposto di fatto per il sorgere della responsabilità dell’ospedale: e come tutti i presupposti di fatto potrà essere accertato dal giudice incidenter tantum, senza efficacia di giudicato nei confronti del medico”

Resta fermo, ha precisato la Corte, che la conclusione della transazione non è priva di ricadute pratiche, dal momento che la sua esistenza determina, nei confronti dei danneggiati, la riduzione del quantum debeatur.

In altri termini, secondo la Cassazione, l’azienda ospedaliera non può pretendere di avvalersi dall’accordo transattivo a cui non ha partecipato, per ridurre il proprio debito “a quanto concordato tra le parti della transazione alla quale è rimasta estranea”.

Responsabilità solidale ospedale e medico

Inoltre, ha rilevato la Corte “l’ospedale e il medico rispondono in solido nei confronti del paziente: e al creditore di una obbligazione solidale è sempre consentito transigere la lite con uno dei coobbligati, con l’effetto di sciogliere il vincolo solidale rispetto al transigente e riservare i propri diritti nei confronti degli altri. La liberazione d’uno dei coobbligati, pertanto, non impedisce affatto di accertare la responsabilità di quest’ultimo nel diverso rapporto tra il danneggiato e i restanti coobbligati, ma comporta unicamente che, nel compiere tale accertamento, il giudice indagherà incidenter tantum sulla esistenza o meno di una condotta colposa da parte del medico. Diversamente opinando, prosegue la decisione, si perverrebbe al risultato per cui qualsiasi transazione stipulata dal danneggiato con l’autore materiale del danno libererebbe ipso facto anche «l’ausiliato»”.

Altrimenti opinando, ha proseguito la Corte, si giungerebbe alla conseguenza per cui la solidarietà si trasformerebbe in un istituto addirittura dannoso per il danneggiato, costringendolo a rifiutare transazioni anche vantaggiose per evitare di perdere il diritto a conseguire il danno differenziale dal preponente.

 

 

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