Quesito con risposta a cura di Federico Cavalli, Nicolò Pignalosa, Vincenza Urbano
Il reato di riciclaggio è integrato in presenza di operazioni volte anche solo ad ostacolare la tracciabilità dei beni proventi di attività illecita, non essendo necessario il definitivo impedimento della stessa tracciabilità. In ciò esso si differenzia dal reato di ricettazione, il quale punisce la condotta di chi si limita a ricevere il bene provento di delitto senza modificarlo né ripulirlo delle tracce della propria provenienza. – Cass. 3 novembre 2022, n. 43420.
La Suprema Corte si è pronunciata in merito all’elemento oggettivo del reato di cui all’art. 648bis c.p., con riferimento alla condotta di un imputato che in qualità di dipendente di una società addetta ai servizi postali, sostituiva n. 25 buoni postali fruttiferi di vecchio tipo, proventi di furto, con n. 3 buoni postali di nuovo tipo, apponendo falsamente sui medesimi la firma della vittima del furto ed intestandoli a sé stesso.
I ricorrenti adducevano l’inapplicabilità della fattispecie di riciclaggio alla luce della evidente tracciabilità dell’operazione, peraltro confermata dalle testimonianze che avevano agevolmente ricostruito la vicenda delittuosa mediante una semplice consultazione del sistema informatico della società, che confermava che i buoni erano stati anche incassati dall’imputato. Dunque, a parere della difesa, non vi sarebbe un occultamento della provenienza del bene, ma un semplice incasso del provento del diverso delitto di truffa, per il quale, tuttavia, il Tribunale aveva già dichiarato il “non doversi procedere”.
Il Collegio giudicante, nel ritenre il ricorso inammissibile, ha rammentato che il delitto di riciclaggio si connota di un elemento oggettivo consistente nell’idoneità ad ostacolare l’identificazione della provenienza del bene e all’elemento soggettivo costituito dal dolo generico di trasformare il bene per impedirne l’identificazione. A parere della Corte non è necessario che sia efficacemente impedita la tracciabilità del percorso del provento di reato, ma è ben sufficiente che essa sia solo ostacolata.
Infatti, in relazione a casi analoghi, la giurisprudenza di ultimo grado ha ritenuto integrato il delitto di riciclaggio finanche nella condotta di chi deposita in banca denaro di provenienza illecita poiché, stante la natura fungibile del bene, in tal modo esso viene automaticamente sostituito con “denaro pulito”.
Pertanto, nel caso in oggetto, la condotta del reo è stata correttamente ritenuta punibile ex art. 648bis in quanto essa configurava un ostacolo all’identificazione del provento di reato.
Infine, la Corte ha ritenuto di dover perimetrare il reato di riciclaggio rispetto a quello di ricettazione, evidenziando che quest’ultimo si compendia nella diversa condotta di chi si limiti a ricevere il provento di illecito senza modificarlo né ripulirlo delle tracce della sua provenienza.
PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI |
Conformi: Cass., sez. VI, 3 ottobre 2018, n. 13085 |
Difformi: Cass., sez. VI, 22 marzo 2018, n. 24941 |