Quesito con risposta a cura di Enesia Ciampa, Giovanna de Feo, Giacomo Migliarini
Il danno alla capacità lavorativa specifica è di natura patrimoniale (lucro cessante) e riguarda una specifica attività in atto, mentre un danno alla capacità lavorativa generica non incide immediatamente sul reddito ed è una componente del danno biologico, non autonomamente liquidabile. – Cass. 20 gennaio 2023, n. 1752.
Nel caso di specie la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sul ricorso avverso la sentenza della Corte di Appello con la quale i giudici di merito avevano condannato una struttura sanitaria al risarcimento dei danni da malpractice sanitaria nel corso di un parto, stabilendo un risarcimento per danno parentale a favore dei genitori e un risarcimento per danno patrimoniale per perdita da chance nei confronti del minore, tenendo conto della compromissione della capacità lavorativa.
Avverso la suddetta pronuncia è stato proposto ricorso per Cassazione, articolato in tre motivi di censura.
Con il primo motivo si eccepisce l’incompletezza della motivazione esposta in primo e secondo grado in merito al risarcimento del danno parentale. In particolare, la ricorrente sostiene che il danno riflesso dei parenti di una parte lesa deve essere qualificato come danno conseguenza, per cui deve essere allegato e provato. Inoltre, tale danno può essere riconosciuto soltanto nel caso in cui il congiunto danneggiato sia deceduto o abbia riportato lesioni di particolare gravità. Nel caso di specie, in base alla CTU, le lesioni riportate dal figlio minore erano di modesta entità.
Vi sarebbe stata, così, una palese violazione dell’orientamento costante nella giurisprudenza di legittimità in base al quale il risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale richiede necessariamente la sussistenza di lesioni di particolare gravità e l’accertamento del danno provocato.
Con il secondo motivo di censura, la ricorrente lamenta la violazione e falsa applicazione degli artt. 1223 e 1226 c.c., essendo stato riconosciuto al minore un danno patrimoniale per lesione della capacità lavorativa specifica, qualificandolo però come danno patrimoniale da perdita di chance.
La ricorrente osserva che il danno alla capacità lavorativa specifica è di natura patrimoniale (lucro cessante) ed attiene ad una specifica attività, mentre il danno alla capacità lavorativa generica non incide immediatamente sul reddito ed è una componente del danno biologico, non liquidabile autonomamente.
Nel caso di specie il consulente tecnico d’ufficio ha riferito di alcune limitazioni di attività che sarebbero soltanto teoriche, per cui rientrerebbero nel danno non patrimoniale biologico qualificandole come limitazioni della capacità lavorativa generica. Pertanto, vi sarebbe stata una violazione di legge avendo la Corte di Appello concesso il risarcimento del danno “per una compromissione dell’attività lavorativa” non accertata però dal consulente tecnico.
Infine, con il terzo motivo di ricorso, si eccepisce nullità della sentenza per violazione degli artt. 100 e 112 c.p.c. per mancanza della domanda di risarcimento della perdita di chance, avendo i giudici di appello riqualificato il danno come perdita di chance.
Del resto, la chance è un’entità patrimoniale la cui domanda di risarcimento va espressamente proposta, non essendo sufficiente chiedere nell’atto introduttivo il risarcimento di tutti i danni.
Pertanto, alla luce di tali osservazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il primo motivo, mentre i residui due motivi vanno accolti nei limiti evidenziati con conseguente cassazione in relazione della sentenza impugnata e rinvio alla Corte di Appello in diversa composizione.
PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI |
Conformi: Cass., sez. III, 30 agosto 2022, n. 25541; Cass., sez. III, ord. 8 aprile 2020, n. 7748; Cass., sez. III, ord. 24 aprile 2019, n. 11212 |