Quesito con risposta a cura di Enesia Ciampa, Giovanna de Feo, Giacomo Migliarini
In caso di omessa informazione da parte del medico al paziente sulle alternative terapeutiche, per condannare la struttura sanitaria al risarcimento del danno, è necessario accertare l’esistenza di un nesso causale intercorrente tra la suddetta condotta omissiva e il danno riportato dal paziente. In particolare, per affermare che l’omessa informazione fu causa materiale dell’evento dannoso occorre ricostruire il nesso di condizionamento fra l’omessa informazione e l’evento di danno attraverso un giudizio controfattuale. – Cass. 23 gennaio 2023, n. 1936.
Nel caso di specie la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sull’accertamento del nesso di causalità nell’ambito della responsabilità sanitaria, in particolare nel caso di omessa informazione da parte del medico nei confronti del paziente su delle tecniche terapeutiche alternative.
In primo e secondo grado la struttura sanitaria era stata condannata al risarcimento dei danni subiti da un paziente a seguito di un intervento chirurgico. I giudici di merito avevano ravvisato la responsabilità del medico sostenendo che, pur essendo stato l’intervento eseguito in maniera corretta e diligente, egli non aveva provveduto ad informare il paziente circa la possibilità di ricorrere ad una diversa e più moderna tecnica terapeutica, la quale avrebbe certamente evitato l’insorgere delle complicanze che si sono poi verificate.
La struttura sanitaria propone, così, ricorso per Cassazione eccependo l’erronea valutazione da parte dei giudici di merito del nesso di causalità intercorrente tra la condotta del medico e i danni subiti dal paziente.
La Suprema Corte ritiene la censura fondata, individuando nella sentenza impugnata una violazione dei principi delineati dalla giurisprudenza di legittimità in tema di causalità materiale.
I giudici di merito hanno individuato quale unico profilo di colpa nella condotta del medico l’omessa informazione al paziente sull’esistenza di tecniche terapeutiche alternative. Pertanto, per pervenire ad una condanna della struttura sanitaria al risarcimento del danno, sarebbe stato necessario accertare il nesso causale tra tale omissione e la verificazione del danno patito dal paziente.
Tale giudizio non è stato effettuato dalla Corte d’Appello la quale si è limitata ad affermare che la tecnica terapeutica alternativa di cui il paziente non è stato informato avrebbe evitato l’evento, e di conseguenza, la condotta omissiva del medico è stata causa dei danni riportati dal paziente.
Bisognava, invece, accertare, attraverso un giudizio controfattuale, l’esistenza del nesso di causalità tra l’omessa informazione e l’evento di danno. Occorreva verificare, altresì, con giudizio di probabilità logica, quale scelta avrebbe fatto il paziente qualora fosse stato informato della possibilità di ricorrere ad una tecnica terapeutica alternativa rispetto a quella utilizzata.
Dunque, non avendo i giudici di merito proceduto a tale accertamento, limitandosi ad affermare che la tecnica alternativa avrebbe evitato l’evento, e che, pertanto, la condotta omissiva del medico fu causa del danno, la Corte di Cassazione ha ritenuto opportuno cassare la sentenza rinviando alla Corte d’appello per l’accertamento dell’eventuale sussistenza del nesso causale tra la violazione della regola cautelare e l’evento dannoso.
PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI |
Conformi: Corte cost. 23 dicembre 2008, n. 438; Cass., sez. III, 11 novembre 2019, n. 28985 |