Affitti brevi: le ragioni del CIN
Affitti brevi: dal primo settembre entra in vigore in tutta Italia il CIN, il “codice identificativo nazionale”. Dopo le sperimentazioni in alcune regioni, come Veneto e Puglia, il CIN – che diverrà obbligatorio, di volta in volta per ciascuna regione, entro il 1 gennaio 2025 (dopo la proroga stabilita dal ministero rispetto alla data originaria dell’1 novembre 2024) – sostituirà i sistemi di riconoscimento regionali, (CIR) allo scopo di censire e tracciare su scala nazionale le locazioni turistiche inferiori a 30 giorni al fine di contrastare l’abusivismo sugli affitti e tenere sotto controllo la loro diffusione soprattutto nelle città con maggiori presenze di turisti.
Infatti, a maggior ragione in seguito alla diffusione di sistemi e applicazioni come Airbnb, che hanno semplificato molto la gestione degli affitti brevi, l’offerta di case in affitto in Italia è aumentata molto e molto velocemente, rendendo talvolta più difficile la loro tracciabilità e favorendo indirettamente alcune forme di abusivismo.
Nelle città con un intenso turismo il fenomeno ha anche portato a una riduzione delle case in affitto per i residenti, con conseguenze sull’offerta e sul costo degli affitti di lunga durata.
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In cosa consiste il CIN
Il “decreto anticipi” n. 145/2023 convertito in l. 191/2023, all’articolo 13-ter, prevede nuovi obblighi per i proprietari di unità abitative destinate alle locazioni turistiche. Tra questi, appunto, l’obbligo del codice identificativo nazionale (CIN).
Del Codice, che verrà assegnato mediante procedura telematica, come contemplato dallo stesso art. 13 ter del citato decreto – si deve dotare chi mette un immobile in affitto per periodi brevi.
Esso dovrà essere esposto in ogni annuncio e fuori dall’edificio in cui è collocato l’immobile.
Il CIN si richiede tramite l’iscrizione alla Banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili in locazione breve e per finalità turistica (BDSR), gestita dal ministero del Turismo e raccoglierà sia le informazioni sugli immobili – come quelle catastali, le certificazioni sugli impianti, la capacità ricettiva, l’ubicazione – sia i dati di chi mette in affitto.
Le sanzioni
È comunque previsto un periodo di 60 giorni dalla data di pubblicazione in G.U. nel quale non saranno emesse multe nei confronti di chi non lo avrà ancora ottenuto. Oltre questo termine chi mettesse in affitto una casa per tempi brevi senza un CIN rischierà: una multa tra gli 800 e gli 8mila euro, mentre chi non esporrà il codice all’esterno dell’abitazione e negli annunci potrà ricevere multe tra i 500 e i 5mila euro.
Un’evoluzione del CIR
Secondo il governo il nuovo sistema renderà più semplice e omogenea la gestione burocratica degli affitti brevi, evitando che ogni regione ed ente locale facciano da sé con regole diverse e talvolta in contraddizione tra loro.
Il CIN è infatti una sorta di evoluzione su scala nazionale del CIR, cioè il “codice identificativo di riferimento” che diverse regioni avevano attivato negli anni scorsi per tenere sotto controllo gli affitti brevi. Gli accordi legati alla BDSR prevedono che gli enti locali già in possesso di un CIR comunichino i dati alla piattaforma, in modo da semplificare l’attivazione del CIN da parte di chi mette in affitto le case.
Il CIN sarà fondamentale anche per l’identificazione degli immobili destinati alla locazione turistica all’interno della banca dati unica.
Come ottenere il CIN
Il titolare o gestore di una struttura ricettiva o di un immobile destinato alla locazione breve o per finalità turistica, per poter ottenere il CIN dovrà registrarsi sul sito sito ufficiale della BIRDS (Banca Dati Nazionale Strutture Ricettive degli immobili destinati a locazione breve o per finalità turistiche) del Ministero del Turismo e accedere tramite SPID o CIE, e seguendo le direttive, farne richiesta.
La comunicazione del codice dovrà arrivare entro 60 giorni. I termini decorrono dal momento di effettiva applicazione delle disposizioni sul CIN (Decreto-legge n. 145/2023, art. 13-ter), cioè dopo 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’avviso attestante l’entrata in funzione della BDSR su tutto il territorio nazionale.
Chi ha già ottenuto il codice identificativo regionale o provinciale prima dell’applicazione delle nuove disposizioni, ha ulteriori 60 giorni di tempo per ottenere il CIN. Quindi, si hanno complessivamente 120 giorni dalla pubblicazione dell’avviso. Una volta decorsi questi termini, si sarà suscettibili di sanzione.