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Cellulari a scuola: la proposta dell’Italia Divieto di cellulari a scuola: la proposta di Valditara all’Unione Europea per tutelare benessere e apprendimento

cellulari a scuola

Cellulari a scuola

Divieto di cellulari a scuola: il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato al Consiglio dell’Unione europea per l’Istruzione una proposta ufficiale per una raccomandazione europea sul divieto degli smartphone in classe. L’iniziativa, riportata sul sito del ministero, riguarda tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado nei Paesi membri dell’UE.

Valditara ha sottolineato come numerosi studi scientifici abbiano dimostrato gli effetti negativi dell’abuso di dispositivi mobili in età scolare, tra cui perdita di concentrazione, riduzione della memoria, peggioramento delle competenze linguistiche e indebolimento del pensiero critico. Secondo il Ministro, l’uso eccessivo degli smartphone tra bambini e preadolescenti contribuisce anche all’isolamento sociale e al calo delle performance scolastiche.

“È giunto il momento di intervenire con decisione per proteggere il benessere e la qualità dell’apprendimento dei nostri giovani”, ha dichiarato Valditara, aprendo alla possibilità di estendere il divieto anche alle scuole superiori.

Smartphone vietati in classe: la normativa italiana

In Italia, il Ministero dell’Istruzione ha già disposto a partire da settembre 2024 il divieto di utilizzo degli smartphone in classe per gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Resta permesso l’uso dei dispositivi elettronici solo se previsto nei piani didattici personalizzati per studenti con disabilità o DSA.

L’Europa si muove sul divieto dei cellulari

La proposta italiana si inserisce in un contesto europeo in cui vari Stati membri stanno già adottando misure restrittive sull’uso dei cellulari nelle scuole primarie e medie. Secondo Valditara, è necessario ora un coordinamento a livello europeo, anche per regolamentare l’accesso ai social network in età scolare, contrastando fenomeni come:

  • Cyberbullismo

  • Pedopornografia online

  • Atti di autolesionismo

  • Violenza di genere digitale

La proposta italiana ha ricevuto ampio consenso da parte degli altri Paesi membri, senza registrare interventi contrari.