Anonimizzazione delle sentenze
Anonimizzazione delle sentenze: con la sentenza n. 7625/2025, il Tar del Lazio ha annullato la decisione del Ministero della Giustizia di oscurare in modo generalizzato i dati personali contenuti nelle sentenze civili pubblicate sul portale dei servizi telematici. Secondo il giudice amministrativo, tale prassi viola il Codice Privacy e compromette la funzione pubblica della giurisprudenza, che deve essere accessibile in forma integrale per garantire la trasparenza e la comprensione delle decisioni.
Il contenzioso
La controversia nasce dal reclamo di alcuni ricercatori e operatori giuridici che, dopo l’attivazione della nuova banca dati giurisprudenziale, si sono trovati nell’impossibilità di consultare le sentenze in forma completa, a causa della rimozione sistematica di nomi, date e riferimenti essenziali. Tale oscuramento, giustificato dall’amministrazione come misura a tutela della privacy, rendeva però impraticabile l’analisi e lo studio dei precedenti giudiziari.
Il principio espresso dal Tar
Il Tar ha chiarito che non è l’amministrazione, bensì l’autorità giudiziaria, a poter decidere caso per caso sull’anonimizzazione delle sentenze, bilanciando il diritto alla riservatezza con il principio di pubblicità della giurisdizione. L’oscuramento totale, infatti, pregiudica l’effettiva intelligibilità della sentenza, impedendo di comprendere a fondo la vicenda fattuale da cui deriva il ragionamento giuridico. Inoltre, la pubblicazione integrale delle decisioni, salvo eccezioni (come nel caso di minori o procedimenti di famiglia), è prevista dal sistema normativo vigente.