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Patti Lateranensi Patti Lateranensi: cosa sono, ratio, cosa prevedono, costituzionalizzazione, revisione del 1984 e modificabilità

Patti lateranensi

Patti Lateranensi: cosa sono

I Patti Lateranensi, resi esecutivi con la legge n. 810/1929, sono stati firmati l’11 febbraio 1929 tra il Regno d’Italia e la Santa Sede, al fine di regolamentare i loro rapporti. Questi accordi sono composti da un Trattato, da una Convenzione finanziaria e da un Concordato.

Patti Lateranensi: nasce lo Stato del Vaticano

I Patti Lateranensi sono stati sottoscritti per mettere la parole “fine” alla Questione Romana, nata nel 1870 con la Presa di Roma da parte del Regno d’Italia. Questo evento segnò la fine del potere temporale dei papi e l’annessione degli Stati della Chiesa all’Italia.

L’Italia, nel 1871, tentò di risolvere la questione con la Legge delle Guarentigie, che però non fu mai riconosciuta dalla Santa Sede in quanto atto unilaterale.

Con il passare dei decenni, si fece strada l’idea che la restituzione degli Stati Pontifici fosse irrealizzabile, ma che la sovranità su uno Stato in miniatura avrebbe comunque garantito la libertà d’azione del Papa. Il desiderio di Papa Pio XI di tutelare giuridicamente la Chiesa e la volontà di Benito Mussolini di inserire il cattolicesimo nel movimento fascista furono i motori che portarono alla firma dei Patti. Gli accordi furono siglati nel Palazzo di San Giovanni in Laterano dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per la Santa Sede e da Benito Mussolini per il Regno d’Italia.

Cosa prevedono i Patti Lateranensi

I Patti Lateranensi si articolano in due documenti principali:

  • Il Trattato riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede, dando vita allo Stato della Città del Vaticano. A questo documento era allegata la Convenzione finanziaria, che regolava le questioni legate alla spoliazione degli enti ecclesiastici.  Prevista inoltre l’esenzione da dazi  e imposte sui prodotto importati per il neonato Stato del Vaticano.
  • Il Concordato invece si occupava di definire le relazioni civili e religiose tra la Chiesa e il Governo. Esso stabiliva che il vescovo di Roma, ossia il Papa, non fosse obbligato a giurare fedeltà al governo italiano, in segno di rispetto per la sua indipendenza.

Patti lateranensi nella Costituzione

I Patti Lateranensi furono costituzionalizzati nell’articolo 7 della Costituzione italiana nel 1948. Questa norma sancisce l’indipendenza e la sovranità dello Stato e della Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine. Qualsiasi modifica dei Patti richiede l’accordo preventivo tra lo Stato e la Santa Sede. In questo caso la revisione non necessita di un procedimento di revisione costituzionale.

Le norme dei  Patti Lateranensi possono essere dichiarate incostituzionali solo se contrastano con i principi supremi dell’ordinamento costituzionale.

La revisione del 1984

Il Concordato è stato sottoposto a revisione nel 1984 con l’Accordo di Villa Madama sottoscritto dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal Cardinale Agostino Casaroli. La modifica principale fu la rimozione della clausola che riconosceva il cattolicesimo come religione di Stato.

Questo nuovo accordo stabilì in finanziamento del clero cattolico con l’otto per mille dell’IRPEF. Per la nomina dei vescovi inoltre non sarebbe più stata necessaria l’approvazione del governo italiano. Furono inoltre stabilite nuove clausole per il riconoscimento dei matrimoni celebrati con rito cattolico e delle sentenze di nullità matrimoniale. L’ora di religione cattolica divenne facoltativa, pur rimanendo curriculare.

Modificabilità dei Patti Lateranensi

Non è possibile proporre un referendum per l’abolizione o la modifica dei Patti Lateranensi o delle leggi a essi collegate, in quanto l’articolo 75 della Costituzione esclude i referendum su trattati internazionali. Sebbene l’articolo 7 della Costituzione permetta modifiche bilaterali con legge ordinaria, le modifiche unilaterali richiedono un procedimento di revisione costituzionale aggravato (ex art. 138 Cost.).

Il dibattito sulla modificabilità dei Patti ha spesso affrontato la possibilità di un atto unilaterale da parte dello Stato. Tuttavia, una denuncia formale sarebbe considerata una violazione del diritto internazionale.